Nicolò Andreula, Founder Disal Consulting

 

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Con l’ospite di oggi entriamo nel personale: parliamo di ambizione, successi ma anche di fallimenti e vulnerabilità, e condiamo il tutto con una lezione in storytelling. Abbiamo parlato con Nicolò Andreula, Founder di Disal Consulting nonché autore, economista e docente universitario esperto in storytelling.

Nicolò nasce a Bari da genitori medici e nonostante la medicina fosse il percorso più naturale da seguire entra in Bocconi con l’obiettivo di salvare il mondo studiando Economia dello sviluppo. Ben presto però si scontra con la realtà e capisce che quel sogno è difficilmente realizzabile.

Intraprende una carriera brillante in finanza e in consulenza, passando da Goldman Sachs e da McKinsey, viaggia in tutto il mondo e lavora tantissimo con lo scopo di raggiungere una posizione professionale di prestigio. Mentre lavorava a Singapore accade un evento nella sua vita privata che lo convince a ricalcolare il suo percorso e decide di premere il tasto pausa e tornare a Bari alla ricerca della sua prossima missione. 

Il ritorno a Bari permette a Nicolò di trovarsi con un vuoto davanti che lo spinge a intraprendere un percorso nuovo. Si trova a scrivere un libro sulla Flow Generation, fonda la sua società di consulenza, insegna a H Farm. Poi si  ritrova a pensare a come mettere in valore Bari - così lancia un evento: ABCD A Bari Capitale Digitale che sta dando nuova energia alla città. E se vi interessa vi segnaliamo gia che lanno prossimo si terra il 4 e 5 aprile ovviamente a Bari!

Nicolò ci ha dato una vera e propria lezione di storytelling e abbiamo parlato dell’importanza di riuscire a parlare di se stessi e della propria azienda; ma anche delle vulnerabilità, delle ambizioni, dei fallimenti e di come si costruiscono rapporti mostrandosi empatici. E generalmente come essere più autentici nel disegnare il proprio percorso. Nicolò ha dato tanti spunti interessanti e siamo sicure che possano essere di aiuto a tanti di voi.


TAKE AWAYS

Decisione di non seguire le orme dei genitori (00:02:59) Nicolò racconta il momento in cui decide di non seguire medicina ma di iniziare gli studi in Economia.

Salvare il mondo (00:05:06) La spinta idealista iniziale e le delusioni che ha vissuto nel tentativo di voler "salvare il mondo".

Esperienze lavorative (00:08:20) Le esperienze in Russia, il lavoro per Finmeccanica, l'MBA in Francia e le esperienze con Goldman Sachs e McKinsey.

Il vero fallimento (00:12:45) Nicolò parla del vero significato di fallimento e dell'importanza di avere il coraggio di cambiare.

Un altro cambiamento (00:13:48) Il trasferimento a Singapore e le sfide di ricominciare da zero in un nuovo paese.

Insegnamento e storytelling (00:17:57) Nicolò condivide la sua passione per l'insegnamento e come ha sviluppato un corso di storytelling.

L'importanza dello storytelling imprenditoriale (00:24:43) Nicolò spiega come lo storytelling influenzi il successo imprenditoriale, basandosi sulla sua esperienza con la sua azienda e altri esempi.

La fiducia nella storia (00:25:59) L'influenza delle storie sulle percezioni e decisioni delle persone.

Elementi chiave di una storia efficace (00:28:14) Nicolò condivide i consigli su come creare una storia coinvolgente per i primi fondatori di start-up. L'importanza di creare personaggi autentici e di basare le storie su valori autentici.

Errori comuni nel raccontare storie (00:32:09) Nicolò sottolinea l'errore di confondere una storia con un esempio e l'importanza di includere dettagli multisensoriali e situazioni di conflitto.

Creare empatia attraverso la vulnerabilità (00:33:29)  Discussione sull'importanza della vulnerabilità nel creare empatia e connessioni significative.

Storytelling nell'ambito aziendale e della gestione delle risorse umane (00:35:16) Nicolò sottolinea l'importanza del storytelling non solo nel marketing ma anche nella gestione delle risorse umane e nella comunicazione delle strategie aziendali.

Il bisogno di fermarsi e ricaricare le energie (00:37:30) Nicolò racconta la sua esperienza di burnout e l'importanza di fermarsi e ricaricare le energie prima di affrontare nuove sfide.

Il ritorno a casa (00:39:29) Il ritorno a Bari dopo aver deciso di mollare il lavoro a Singapore.

Accettare il vuoto (00:40:20) Nicolò riflette sul periodo di vuoto e sull'accettazione di non avere un chiaro scopo lavorativo.

Il remote working e il nomadismo digitale (00:41:57) Nicolò parla dell'inizio del remote working nel 2018 e delle sfide affrontate.

L'evento ABDC (00:43:25) L'origine e l'obiettivo dell'evento ABDC e il suo ruolo nel valorizzare la città di Bari.

Conciliare ambizioni globali e stile di vita sostenibile (00:47:44) Nicolò riflette sulla possibilità di conciliare ambizioni globali con uno stile di vita sostenibile.

La paura di fallire (00:50:28) Nicolò parla della sua paura di fallire e del processo di accettazione di poter fallire.

L'italianità come risorsa (00:51:48) Nicolò riflette sull'importanza dell'italianità nella sua capacità di socialità e creatività.

Lo storytelling e l'importanza dell'autenticità (00:52:09) Discussione sull'importanza del storytelling e dell'autenticità nel percorso professionale di Nicolò.

 

TRASCRIZIONE EPISODIO

Camilla Scassellati Sforzolini  (00:02:00) Nicolò, partendo dalla tua infanzia a Bari, come sanno i nostri ascoltatori, adoriamo partire dall'infanzia perché è un periodo veramente formativo della vita e nel tuo caso sei cresciuto con due genitori medici. E l'aspettativa, in un certo senso, che anche tu avresti voluto fare il medico. ti ricordi un momento in particolare o una serie di momenti che sono stati un po una svolta nella tua decisione di non seguire le orme dei tuoi genitori e diventare anche tu un medico a Bari, come si aspettavano tutti?

Nicolò Andreula (00:02:59) - Io per tanto tempo, un po per pigrizia mentale, un po per non scontentare nessuno, dicevo sì, sto considerando medicina e forse un po era vero. Poi a un certo punto faccio un test per entrare in una facoltà di economia.

Nicolò Andreula (00:03:11) - Lo passo e nel momento in cui mi arriva l'email di ammissione a quella facoltà io dico va bene, that’s it finito, ti dico ma ora quindi ok, ottimo, quindi però ti preparerei lo stesso a Medicina e poi sceglierai. E io dissi no ragazzi è fatta, io ci vado a economia. E in quel momento crollò un castello perché tutti dissero ok, è vero, farà questo, ma come non ti prepari? No, non mi siedo neanche al test di medicina, non mi preparo. Basta, finito, andrò lì.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:03:40) - Quindi in realtà è una cosa che sapevi già, ma hai avuto bisogno di un test o di qualcosa di concreto per darti la.

Nicolò Andreula (00:03:47) - Guarda, io dicevo voglio prepararmi sia per fare economia, ma considererò sempre l'idea di fare medicina, poi vediamo adesso faccio questo test eccetera. Quando poi mi è arrivata quella mail io ho detto no basta finito che ce l'ho quella mail mi ha cambiato la vita perché mi ha fatto realizzare che quell'opzione era vera, era reale, era davanti a me e basta.

Nicolò Andreula (00:04:06) - Dovevo prendere, non dovevo complicarmi la vita. E tante volte poi ho realizzato ex post. Nella vita la felicità non vuol dire aggiungere cose, ma toglierne altre, togliere opzioni, prendere la decisione e togliere dei pensieri. In questo caso è stato esattamente così.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:04:22) - Sei uno storyteller, quindi hai diviso il tuo percorso in diversi capitoli che a cui hai dato dei titoli e il primo ci hai detto che è save the world o salvare il mondo. Quindi sei partito con una spinta molto idealista dopo l'università e devo dire che anche io ho avuto lo stesso spinta subito dopo l'università durante l'università di voler salvare il mondo. Comunque fare qualcosa che potesse avere un impatto più grande di me e in quel momento mi sembrava aiutare andare in Paesi in via di sviluppo aiutare persone in difficoltà nel mio caso era molto legato all'ambiente. Nel tuo era più quello che ho detto prima e poi spesso si è delusi da questa prima spinta idealista. Ci puoi raccontare un po tu come hai vissuto quel capitolo, cosa volevi fare e come si è terminato, diciamo nella tua mente, nel tuo percorso.

Nicolò Andreula (00:05:06) - Ma io volevo salvare il mondo studiando economia, per cui studio l'economia dello sviluppo Development Economics e poi nell'estate della triennale, anziché andarmene a Ibiza o in una banca investimento, decido di andare a fare volontariato anzi fare ricerca e a vivere in una baraccopoli. Questa baraccopoli lo racconto anche in un mio podcast. Tu hai visto adesso la versione super short? Mi rendo conto che le persone che mi avevano assunto tra virgolette in realtà avevano accettato la proposta di progetto perché volevano dei soldi da me. Non so quanto fossero realmente interessati al mio progetto. Speravano che io poi portassi loro dei soldi, dei soldi per darmi una mano a fare la mia ricerca per andare in giro con loro e lo slam. E quando mi accorsi che lì molte di quelle persone se ne fregavano di cosa volessi fare veramente, ma mi vedevano come working dollar e anche le persone con cui condividevo l'abitazione, io mi trasferii proprio in una baraccopoli. Quindi feci anche un grande sacrificio tra virgolette. Dal punto di vista personale. Comunque sì, mi avevano accolto, ma in realtà mi chiedevano soldi ogni giorno.

Nicolò Andreula (00:06:08) - Questo per me è stato uno shock che è durato tantissimo tempo e che poi ha influenzato tante scelte che sono venute dopo perché è stata la prima grande delusione. Poi sono passato da un contesto destrutturato come quello all'ONU, dove comunque ho trovato troppa burocrazia, per cui ho avuto due grandi delusioni che stando sul campo da solo, mi sono sentito sfruttato stando in grande organizzazione. Mi sono inutile perché ho detto vabbè, lo sai che c'è? Ora anziché provare a salvare il mondo devo investire su me stesso, altrimenti non salverà il mondo e mi perderò. E mi ha fatto essere molto più cinico. Purtroppo solo dopo ho capito due cose. Ci ho capito che ah, se tu fai bene il tuo lavoro, non ha importanza quale questo lavoro sia, ma se tu fai il tuo lavoro in maniera onesta e può essere fare il digital marketing, il salumiere, l'elettricista cioè cioè se tu fai il tuo lavoro in maniera onesta e porti avanti una professione, puoi comunque fare del bene al mondo, guadagnare dei soldi onestamente, far girare l'economia, pagare le tasse.

Nicolò Andreula (00:07:09) - Puoi comunque fare del bene al mondo e secondo dopo mi sono reso conto che e questa era la mia speranza recondita quando poi ho fatto il passaggio al settore privato tante competenze che tu acquisisci in un'azienda dopo le puoi riutilizzare anche in contesti sociali. Che poi è quello che è avvenuto quando dopo lunghe peripezie sono tornato a. Bari e ho detto ok, perché non faccio qualcosa di buono anche per la mia città senza che me ne vado a Timbuktu o a Mombasa? Perché non lo faccio a Bari Vecchia e a poco a poco ci sto provando.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:07:41) - E infatti questo secondo capitolo della tua storia lo intitoli Salvare il mio portafoglio oppure save the wallet in inglese. Non so, io mi ritrovo molto in questi capitoli, quindi immagino che sono dei capitoli conosciuti. A chi soprattutto a chi inizia da Save the World. Poi c'è sempre questo cambio, come dicevi tu e presa di coscienza che in realtà nel settore privato si possono fare cose molto più velocemente, poi sperare di poterlo applicare in un modo diverso e nel tuo caso questo ti porta prima in Russia credo a lavorare per Finmeccanica poi farai un MBA a INSEAD in Francia hai lavorato a Goldman Sachs e poi finalmente quattro anni da McKinsey come consulente strategico.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:08:20) - Ci riusciresti a spiegare un po? Ovviamente ho detto 3 o 4 cose che sono state sicuramente molto impattanti nel tuo percorso. Però a isolare un po gli highlight di questo periodo e soprattutto cosa? Sempre con l'idea di trarre un po di lezione cosa hai capito che ti piaceva di quello che stai facendo e quello che invece non ti piaceva per niente di quello che avevi fatto in quel periodo?

Nicolò Andreula (00:08:42) - Allora tu potresti dirmi ma ma scusami, tu, prima lavoravi per un'agenzia, il governo colombiano per le vittime del conflitto armato e poi sei andato a Mosca per uno dei grandi colossi della difesa, no? Qual era il senso di tutto questo? Intanto, grazie a Dio, Finmeccanica a Mosca non vendeva armi ma vendeva sistemi tecnologici civili perché essendo Finmeccanica una Nato company le era proibito e questa era una delle condizioni per me. E poi io sono andato lì con la promessa di capire le relazioni internazionali. Mi sono reso conto che nei Paesi emergenti come la Russia come la Cina come il Giappone o comunque all'estero la politica estera italiana oltre alla Farnesina quindi oltre al Ministero degli Affari esteri la fanno le grandi aziende partecipate dallo Stato, per cui il capo dell'Eni, il capo di Finmeccanica, il capo dell'Enel, conta quasi quanto un ambasciatore.

Nicolò Andreula (00:09:32) - E lì mi sono reso conto di tutto questo. Ero andato con questa idea, con questa promessa. Per me è stata una grande conferma. Lì però è stato il mio primo vero grande contesto aziendale. Ho capito anche quanto contino le relazioni personali e cioè tu esci dall'università, magari fai qualche stage, qualche volontariato, qualcosa. Poi quando vai nel mondo reale di una grande azienda ti rendi conto che oltre a tutto quello che sui sui libri devi capire come ragionano le persone devi coltivare il tuo network, devi far sì che le persone si fidino di te. Allora questo all'inizio è stato molto frustrante perché io proponevo idee che non ascoltava nessuno. Dopo però, quando ho capito come funzionava tutto, quando ho capito come stare al mondo, non come manipolare le persone, semplicemente come stare al mondo. Questa è stata una marcia in più che mi ha fatto fare carriera più in fretta. Da un lato ho capito questo quando ero più meccanica, poi mi innamorai dell'idea della consulenza perché mi piaceva. Mi ricordo che c'era Bain in quel periodo in Finmeccanica.

Nicolò Andreula (00:10:28) - Mi piacevano queste persone che raccoglievano tanti input, tante persone e poi provavano a mettere in ordine le nostre idee e ad incrociarle con dei vari trend dei business plan. E sì, wow, bello questo lavoro mi piacque. Andai a fare un MBA per questo per prendere queste conoscenze perché avevo studiato economia politica astratta, volevo studiare management, dovevo studiare Basic administration ed entrare in consulenza e ho capito che piaceva questo. Tant'è vero che poi è quello che mi è piaciuto di più. Tu mi dirai tra l'MBA e McKinsey c'è stato Goldman Sachs. Ecco, io sono entrato in Goldman non perché fossi innamorato della finanza, ma perché ero attratto dal marchio. Cioè feci una cosa, fece un'applicazione perché dissi Voglio misurarmi con i migliori del mondo, voglio una super medaglietta nel mio curriculum, senza minimamente considerare che la mia personalità è la cultura aziendale di Goldman. Erano completamente incompatibili. La cultura di Goldman è molto competitiva, ha un etica del lavoro molto importante e io l'ho trovata molto individualista. Non mi sono posto questo problema, ho solo detto Goldman è il top, ma a me non me ne importa niente della finanza, ma io non sono quello che sono, voglio arrivare al top e mi sono fatto malissimo perché mi sono reso conto che non ce la facevo a sopportare certi orari e certi progetti e non ce la facevo da un lato fisicamente, ma poi sono rari che ho fatto comunque, ma dall'altro quando l'unica cosa che ti spinge è qualcosa di superficiale, come voglio dimostrare di essere fichissimo e non duri molto.

Nicolò Andreula (00:11:49) - Cioè se non c'è un allineamento tra qual è il percorso dell'azienda, quali sono i valori e qual è la cultura aziendale e te stesso. Ho imparato che anche 8 ore possono essere eterne, figurati 16 sì.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:11:59) - Che poi questi capitoli dove in realtà sei tu che hai fatto una scelta non consono a te stessa, ti fanno sentire quasi come se stessi fallendo, perché poi sei in quell'ambiente, ti senti isolato che devi fare le cose che fanno gli altri. Però in realtà è solo che la scelta a valle era sbagliata e quindi poi ovviamente uno fa fatica. Quindi anche importante prendere lucidità di dire ok, questo in realtà non è per me, ma non perché sto fallendo, semplicemente perché non è per me e va bene così. E appunto come hai detto non è che poi sei andato da McKinsey dove comunque si fanno orari simili si lavora molto ma se sei più. Con i tuoi ex è più allineato con i tuoi interessi è ovviamente molto più facile.

Nicolò Andreula (00:12:36) - Il vero fallimento non è tanto una performance review al di sotto delle tue aspettative o il fatto che i tuoi colleghi non ti stimino.

Nicolò Andreula (00:12:45) - Il vero fallimento è quando ti accorgi di aver fatto la scelta sbagliata e non trovi il coraggio di cambiare, cioè solo quelle persone che io considero fallite, passami il termine, negativo. Io non considero fallita una persona che ha provato a fare qualcosa, provato a inseguire un sogno, non ce l'ha fatta. Non considero fallito un atleta olimpico che ha lavorato dodici anni per inseguire una medaglia. Non ce l'ha fatta. Ma considero fallito una persona che entra in un'azienda, non si trova bene, capisce che quello non è il lavoro giusto per lei o per lui, pur non avendo bisogno di quel perché. Tu dici devo mangiare, devo pagare un mutuo, devo crescere. Un figlio dice ok, basta. Ma prendiamo gli individui ad alto potenziale che sono gli ascoltatori del tuo podcast. No, ma persone che per mancanza di coraggio o di ammettere a se stessi, agli altri che magari non sono fatti per quell'azienda come io non ero fatto per gomma o come io a un certo punto non ero fatto per un certo P Consulenza continua a stare lì per paura del giudizio degli altri o per non voler affrontare il vuoto.

Nicolò Andreula (00:13:45) - Quello è un vero fallimento e quello va stigmatizzato.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:13:48) - Dopo McKinsey decidi di fare un altro cambiamento, di andare a vivere a Singapore. Quanti anni avevi a quel in quel momento? Quando decidi di andare a Singapore nel 2016?

Nicolò Andreula (00:13:57) - Quindi avevo 31 anni.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:13:59) - Lo chiedo perché ovviamente avevi già fatto tante cose diverse. Ci hai detto, hai vissuto in vari paesi, avevi fatti tanti cambiamenti. Quindi a 31 anni vuol dire fare un altro cambiamento, spostarsi di nuovo dall'altra parte del mondo. E quindi ovviamente lo facevi per seguire un tuo collega che aveva perso una società di consulenza, ti ha chiesto di andare con lui, hai deciso di andare Quindi ti volevo chiedere hai avuto paura di ricominciare di nuovo da zero in un posto che non conoscevi? Cosa ti ha spinto ad accettare quell'opportunità?

Nicolò Andreula (00:14:27) - Mi rendo conto che quando cambi tantissimi posti sono cambiati veramente tanti. Senti un po una moving fatigue, C'è un affaticamento nel cambiare posto, cambiare gruppo all'epoca, riaprire Tinder, farti i primi appuntamenti. Lo dico per ridere perché non è una questione di sesso, è questione di vita sentimentale.

Nicolò Andreula (00:14:47) - Se tu sei single e devi ricominciare in un paese, oltre agli amici, devi rifare anche un giro di appuntamenti. Non so come spiegarti. Mi rendo conto che fa ridere, ma adesso non ho più questo problema perché sono felicemente fidanzato. Ma nel 2016 il mio problema era adesso chi se li deve rifare i primi dati col caffettino, la birretta where you from eccetera? Cioè non ce la facevo veramente più perché l'avevo fatto tante e tante volte. Io a Londra non mi ero mai realmente stabilito perché quando lavori in consulenza a un certo livello e non hai una vita in un posto solo, stai sempre a girare, ti fai. E nel mio caso era stato tre mesi in Giappone, tre mesi a Barcellona, tre mesi tra Dubai e Riad, tre mesi a Copenaghen, quattro mesi a Francoforte. Cioè se quello che ti rimangono sono i week end week end in cui, tra l'altro, se da un lato devi recuperare il sonno per cui provi a dormire tanto, ma devi anche recuperare la vita sociale, per cui fai tardi, bevi un po di più, sei stremato.

Nicolò Andreula (00:15:48) - Per cui io sono nato a Singapore con due obiettivi il primo ritrovare degli stimoli professionali e segui ex-collega un mio collega che era anche stato il mio capo è uno dei più grandi economisti che io abbia mai conosciuto. E insegui la promessa di dormire più spesso nel mio letto. Cioè, lui mi disse Sto aprendo una società di consulenza con dei ritmi un po più sostenibili e che era vero, almeno all'inizio, per cui paradossalmente io sono stato sono andato a Singapore per stare un po di più a casa e perché a Londra non riuscivo mai a mettere delle radici vere e proprie e avevo voglia di far parte di un progetto in cui credevo. Non mi piaceva l'idea di diventare un partner di McKinsey perché non ero stato in grado di trovare una mia platform, perché giravo troppo spesso tra divisioni eccetera eccetera. Avevo trovato in Fraser una guida, un sogno in cui credere e in Singapore un posto dove fare fare casa. E paradossalmente però per me è stato più facile sentirmi a casa, a Singapore e a Mosca che a Londra e a New York o a Parigi.

Nicolò Andreula (00:16:48) - Perché a Singapore, a Mosca tu sei in un contesto così diverso, dove gli expat fanno gruppo tra loro, mentre quando sei a Londra, quando sei a New York sei sempre un po straniero. A casa di altri sono i local, gli inglesi o gli americani che hanno un gruppo loro. E sì, fai qualche cenetta, ma tu non sei mai veramente loro amico perché ti vedono come transitorio. A meno che nel mio caso non è successo. Non ti fidanzo, ti sposi con qualcuno di loro, allora ti vedono poi permanente. Non so se il più che ne so, if you can relay.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:17:18) - Sì sì, in realtà sì. E soprattutto mi fa ridere l'idea che appunto per seguire un letto e avere un posto stabile ti ha portato dall'altra parte del mondo in quel momento anche molto più lontano da casa. Ovviamente però assolutamente e anche la vita della consulenza so che molti ascoltatori ci saranno passati quindi sono sicura che ci sono molte persone cancellate in questo momento E poi una cosa molto interessante su cui ci concentreremo per un attimo nella nostra chiacchierata il fatto che non a Singapore ma a Hong Kong ma diciamo da quelle parti del mondo hai anche iniziato a insegnare.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:17:52) - Ci puoi raccontare la storia di come sei arrivato ad insegnare cosa sei arrivato ad insegnare?

Nicolò Andreula (00:17:57) - Perché allora io ho sempre avuto la passione e il mito dell'insegnamento, un po perché mia madre è stata una professoressa universitaria di chirurgia, un po perché mi piace parlare le persone e passare i concetti. Ho sempre avuto dei professori splendidi nella mia vita, sto molto fortunato. Ho provato sempre grandissima ammirazione nei confronti di molti docenti e ho sempre sognato di diventare uno di loro. Quando però ero in McKinsey, in McKinsey sono in pochissimi a poter parlare a nome dell'azienda e sono tutte persone senior. È molto difficile che è un manager Parli a nome dell'azienda o che abbia non dico autorizzazione, ma anche il tempo per farlo. Per cui una delle cose che io chiesi al mio capo di inserire il contratto del fatto che io potessi essere libero di insegnare di trovarmi un insegnamento part time ovviamente il mio capo disse non ci sono problemi purché questo sia un tuo impegno marginale. Dissi ok e contattai un ex funzionario di insegna della Business School dove avevo studiato, che in quel momento era diventata la Dean, cioè la rettrice di un MBA di Hong Kong ed era sempre stata una mia mentore, una persona molto presente nella mia vita. La contattai e dissi guarda, avrei voglia di insegnare se ma ti ci vedo un po, ti ci vedo, cosa vorresti insegnare? E io le dissi strategia e lei mi rise in faccia con delle strategie. Ma perché ride? Le disse Mettiti in fila. Tutti vogliono insegnare strategia. E io dissi Bene, ma io quello so fare il peccato. Allora non potrai farlo qui. Io sono disposto a darti una possibilità, ma non strategia, è che sì. Bene, allora dimmi cosa posso insegnare secondo te? Le disse No, devi dirmelo tu. Se tu riesci a trovarmi una materia che noi in questo momento non copriamo, ma ma che tu pensi che ci sia bisogno nel mio master, io ti do una chance a chi si sporca, mi serve. Io che ne so, ho fatto una MBA, avete tutti i corsi più o meno che ci sono insegnate. Cosa vuoi che ti dica e pensa attentamente quando tu sei arrivato in consulenza da dopo in sei anni siete una delle migliori business school del mondo.

Nicolò Andreula (00:19:49) - Che cosa ti manca? Cosa ti è mancato? Io mi sono grattato il capo per un po di tempo e poi ho detto Sai che c'è? Cioè due cose sulle quali ho avuto veramente problemi impostare una presentazione e imparare a scrivere. Io sono arrivato in McKinsey che scrivevo mail troppo lunghe, troppo confuse, che le persone leggevano. Eppure io ho una bella penna, ma le persone non avevano tempo per leggere le mie mail, cioè il dono della sintesi e della logica. Non ce l'avevo a quel livello essere in grado di comunicare con i miei colleghi quando c'era poco tempo e molta tensione nell'aria che era praticamente sempre. Perché quando fai un progetto a quel livello sei bombardato da da stimoli di stress da altre cose per cui mi sono inventato un'idea di corso che era How to Make Great Group presentation and stay Friends afterward cioè come fare delle belle presenta delle grandi presentazioni di gruppo e rimanere amici dopo quindi un qualcosa che avesse a che fare con la comunicazione efficace e con il feedback che erano le due cose su cui io pescavo e dove ho visto la maggior parte dei miei colleghi o delle persone che si affacciano al mondo del lavoro avere problemi.

Nicolò Andreula (00:20:51) - Lei comprò l'idea e disse Guarda se tu riesci a venderla queste cose a venderla a cioè io più o meno lo insegniamo come opzionale se convinci una serie di ragazzi si fa altrimenti no se ce cascano direbbe un mio amico per cui io scrissi no come come quando vedi le opzionali di questo corso tratta questa cosa questo debiti formativi farai questo E mi fece una croce incrociai le dita ed ebbi un numero poco sopra il mio per cui disse ok proviamo. Lì successero due cose. Intanto il corso fu un grande successo perché era molto lontano da quello che loro avevano fatto in qualsiasi altro corso e ne videro subito l'utilità. E poi io capii che ai ragazzi mancava anche la capacità di raccontarsi. Cioè, soprattutto in Asia, i ragazzi non erano capaci di vendersi. Cioè quando tutti i presenti a un'azienda ti manca quella parte lì che oggi chiamiamo storytelling, ma che nel 2016 non si chiamava, o almeno per cui dico ok, voglio fare per quelle, mi disse Ok, il corso è andato benissimo, si è creato un bel passaparola. Anziché aspettare un anno lo riprendiamo nel prossimo semestre, il prossimo quarter.

Nicolò Andreula (00:21:58) - Mi ricordo come un ragazzo università e io inserii la parte storytelling una parte storytelling che all'epoca erano 1 ora e mezza dopodiché fast forward questo corso Hong Kong andò benissimo feci una cosa simile a Singapore poi arrivai a in Italia dei farm te la faccio brevissima e Carlo Carraro già rettore di Ca'Foscari all'epoca rettore di H-Farm capì che insegniamo storytelling e mi proposi per un corso storytelling. Io dissi subito sì immaginando che sarebbero state 2 ore mentre il corso era di tre giorni per cui di nuovo io dovetti vendere qualcosa che. Intuivo di saper fare, ma che non avevo pronto e il contratto era sempre quello. Era. Prova a raccontarlo. Vedi se le persone si iscrivono e poi te lo dovrai costruire. Vediamo come va la prima edizione pilota. E adesso l'avrò insegnato quel corso. Aver insegnato 80 volte ad aziende, a singole persone e a varie versioni.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:22:49) - E oggi appunto, dirigi il master di Digital Entrepreneurship

Nicolò Andreula (00:22:54) – Mi è andata bene, ci sono cascati, mettiamola così.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:22:57) - Quindi è andata bene, ci sono cascati. Io ho un consiglio per i docenti universitari sulla base della tua storia anche che dare dei nomi ai corsi interessanti o comunque un po diversi simpatici, lo trovo che sia un modo già di farti capire che tipo di docente sei e che sarà un pochino più magari divertente o engaging del solito corso in strategie.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:23:19) - Quindi io sono una grande compratrice di corsi che hanno titoli simpatici, quindi questo è il mio consiglio.

Nicolò Andreula (00:23:25) - Camilla Non solo, ma come docente ti obbliga perché dici non lo so, lo chiami, che ne so, Executive Communications e basta, no? O boh. Cioè, c'è già un aspetto. Di certo io ti parlo di concetti, poi vedi tu che ci devi fare. Ma se tu metti un sottotitolo, addirittura un titolo che ti dice guarda, io ti prometto che tu saprai fare delle grandi presentazioni, che conquisterà il cuore di chi ti ascolta, che le persone non sbaglieranno, che troverai un mercato per i tuoi prodotti. Beh, è una bella promessa, è un bello obbligo.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:23:56) - Anche se poi ovviamente siamo chi ha fatto corsi di business di economia MBA o non MBA. Le presentazioni di gruppo sono una grande parte del curriculum ed effettivamente è difficile rimanere amici dopo, quindi sono sicuro che anche nel quel contesto preciso hai trovato il tuo mercato perché tante persone avevano magari già avuto queste esperienze. Forse chi ci ascolta sa che io sono una amante dello storytelling e una grande believer nel fatto che lo storytelling è importantissimo soprattutto nell'imprenditoria e quindi voglio rubarti un pochino di tempo di questa intervista per parlare proprio di quello e di quello che insegni.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:24:33) - E quindi inizio con una domanda basica perché vorrei sentire anche il tuo punto di vista. Cioè secondo te lo storytelling può effettivamente influenzare il successo imprenditoriale?

Nicolò Andreula (00:24:43) - Assolutamente sì. La mia stessa azienda è basata sullo storytelling, sia a livello di prodotto e servizio che vendiamo, sia a livello di marketing. Cioè chi si fiderebbe una società di consulenza a Bari vecchia, con una dozzina di persone sparse per il mondo che non c'hanno manco un ufficio reale se dietro non ci fosse una storia tanto potente quanto reale, cioè almeno 1/2 dei clienti che abbiamo, ma ben più della metà sicuramente ci hanno scelto per per la storia che abbiamo raccontato loro su di noi ma tanti ma pensa anche ad Elon Musk Voglio dire Musk riesce a vendere un Tesla track sulla base di una storia che racconta e di un prodotto che mette lì. Voglio dire, quanti prodotti? Ormai Apple fa un prodotto mediocre? Il prodotto di Apple non è assolutamente conveniente dal punto di vista prezzo, qualità, prezzo. Eppure dietro il brand ha una storia tale per cui tu ti fidi, ti si è affezionato, ci hai costruito un tuo ecosistema, ma voglio dire le stesse compagnie perché tu ti compri un farmaco, ti compri un farmaco, ti metti in bocca qualcosa che potenzialmente può avere un effetto sul tuo cuore, sul tuo fegato, sul tuo cervello.

Nicolò Andreula (00:25:59) - Perché ti fidi della storia che in quelli, in quei laboratori ci sono delle persone che hanno studiato tanto e oltre ai profitti hanno a cuore il tuo bene, perché la gente per tanti anni non è venuta a pari o tuttora quando viene a Bari dice ma Bari sicura no perché non conoscono i dati perché se vedessero i dati saprebbero che è una città sicurissima ma perché hanno in testa la storia che a Bari ti scippano e Bari è una città pericolosa e a Napoli ti tolgono l'orologio e quindi dobbiamo avere paura di tutto questo. Voglio dire, prova a dire ad una persona di 60 anni che stai andando a fare un progetto in Ruanda e la prima cosa che ti diranno del Ruanda. Ruanda Si mangeranno le braccia tagliate con i macete, i bambini con le mosche, gli occhi e la pancia gonfia per fame. Le storie sono ovunque intorno a noi e influenzano moltissime delle nostre decisioni. Un'azienda senza una storia o fa un prodotto può andare avanti se è un prodotto che spacca, ma non per non aver perdonato alcuno. Sbaglio? Una storia? Un'azienda con una bella storia alle spalle autentica può sbagliare tante volte e può continuare andare avanti.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:27:06) - Sì, poi diciamo che anche se soprattutto se parliamo di imprenditori early stage quindi qualcuno che sta in questo momento fondando e crescendo un'azienda le storie sono ovunque in quel periodo. Perché ovviamente tu devi convincere tantissime persone a credere in te, a partire da te stesso, il tuo co-founder, i tuoi potenziali investitori, i tuoi clienti, i tuoi in. Piegati che è importantissimo. E ad ogni di queste persone tu stai raccontando una storia perché non c'è dietro nessun tipo di dato all'inizio soprattutto quindi devi devi coinvolgere le persone solo con la potere delle tue parole delle tue ambizioni delle tue. Di quello che pensi che potrai essere nel futuro. Quindi effettivamente l'imprenditoria all'inizio è solo una storia e trovo che tante persone non si rendono conto di questo e troppe persone, come dicevi, non si stanno presentare, non sanno vendere se stessi o dalla propria idea nel modo più coinvolgente o genuino possibile, perché spesso ci blocchiamo a parlare di dati che non esistono e poi diventa noioso. E trovo che soprattutto gli italiani, anche se siamo bravissimi a raccontarci sulle start up, non trovo che siamo altrettanto bravi degli americani, per esempio.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:28:14) - E quindi ti volevo chiedere secondo te quali sono gli elementi chiave di una storia efficace e coinvolgente? Se pensiamo a questi first time founders start up all'inizio cosa? Quali sarebbero i tuoi consigli di quello che bisogna?

Nicolò Andreula (00:28:27) - Ok. Il primo è Sketch actors, cioè butta giù i personaggi, pensa a Riccardo Russo. Riccardo Russo è un grandissimo imprenditore. Io ho la fortuna di parlarci spesso ed è un ragazzo di Messina che viene da una famiglia normale. Non si è neanche laureato e dopo aver fatto alcune esperienze in start up ha avuto la sua idea che è creare Texts, che è una start up che si occupa adesso di intelligenza artificiale applicata a WhatsApp come come assistenza per il customer service ed è riuscito a raccogliere così così quasi mezzo milione in Inside out. E perché l'ha fatto? Perché Riccardo è il classico bravo ragazzo che lavora sodo, impara e si sporca le mani e lui ha questo personaggio. Ma prima ancora di raccontare questa storia agli altri, si vede che l'ha raccontato a se stesso, perché tutte le scelte che fa in questo momento seguono una trama specifica.

Nicolò Andreula (00:29:26) - Non penso che lui abbia in testa una trama perché Riccardo non è un amante, lo storytelling, ma Riccardo ha in testa dei valori e questi valori per lui sono l'onestà, il lavoro duro, l'etica dell'azienda per cui tu lo vedi veramente, che mette sempre al primo posto i colleghi clienti, cioè lui. Quello è un tipo di leader alla Simon Sinek Always eats last, cioè che che mangia sempre per ultimo, che aspetta sempre che siano gli altri. L'altra volta era il suo compleanno e non l'ha detto ai colleghi perché non voleva che si sentissero in colpa mentre lui stava lavorando. Pensa un po che Matteo magari esagera pure, però dei valori ben chiari, per cui tu devi intanto capire chi è il personaggio che che vuoi essere, non solo che vuoi vendere, perché alla fine poi la gente se ne accorge. Se tu provi a raccontare una storia che non è autentica, alla fine se ne accorgono subito le persone, anche alla fine. A un certo punto invece intanto capisci che tipo di persone vuoi essere sulla base e agisci sulla base dei tuoi valori.

Nicolò Andreula (00:30:19) - E nel frattempo cerca di avere chiara una visione dov'è che vuoi arrivare? E questa missione deve essere grande, ambiziosa, assurda per molti, ma tu devi essere in grado di descriverli e di lavorare per arrivare lì una volta che c'hai tutti questi tre elementi. In Italia è difficile perché in Italia porta sfiga, ti rubano l'idea. Chi ti credi di essere? È difficile per le persone anche parlare apertamente di questa visione. Per cui numero uno numero due se hai dei valori quasi ti spaventi a dire quali sono i tuoi valori, perché c'è sempre un chi ti credi di essere la cosa bella, almeno per quello che riguarda me e che i valori non devono necessariamente essere dei concetti che ti appartengono, ma dei concetti a cui tendi. Ti parlo da un punto di vista mio personale. Io sono figlio unico e per natura perché sono cresciuto a certa maniera. Sono naturalmente egoista e nella vita ogni giorno mi alzo e penso Voglio seguire la mia natura egoista o voglio fare qualcosa in più per le altre persone, per il contesto che mi circondano, eccetera eccetera.

Nicolò Andreula (00:31:25) - Il mio valore, l'altruismo e la solidarietà, l'esempio di mia madre, l'esempio di alcuni preti che stanno qua, l'esempio di persone migliori di me. Metto questi valori li e tendo a questi valori ecco. E cerco di essere meno peggio di fare un po meno schifo ogni giorno. Il valore quando tu dichiari di avere un valore non è che sei depositario del concetto di solidarietà, ma che ti ispiri a qualcosa che ti facesse una persona migliore.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:31:48) - E invece, parlando delle cose da non fare, ci sono degli errori, magari che tu vedi anche in classe quando insegni. Insomma, quali sono le cose che le persone tendono a fare quando raccontano una storia. E so che ovviamente è una domanda molto ampia, ma pensiamo sempre una storia più nel mondo commerciale del business che che cerchi di correggere o che vorresti.

Nicolò Andreula (00:32:09) - È la prima è si tende a confondere la storia con l'esempio. L'esempio è C'era una volta un mio cliente, era in difficoltà, io le ho dato una mano e abbiamo guadagnato tutti e due. E no, il mio prodotto funziona, no? Una storia.

Nicolò Andreula (00:32:29) - A differenza dell'esempio a dei personaggi, è ancorata nello spazio, nel tempo, ha dei dettagli multisensoriali e prevede una situazione di conflitto e che generi empatia coi protagonisti. Se tu non inserisci tutte queste cose perché non hai tempo? Perché non la sai raccontare, perché ti vergogni? Molte persone si vergognano di parlare dei propri fallimenti, delle proprie difficoltà. Ma tu vuoi che io dica che io ero insicuro? Tu vuoi che io dica che in quel momento ho sudato freddo? Sì, se no sarà impossibile empatizzare a livello neuroscientifico. Siccome siamo tra amanti del settore, quello che fa la differenza in una storia e quando la storia produce ossitocina, che è una sostanza che il nostro corpo produce, che viene associata a sentimenti, attitudini come fiducia, generosità, eccetera eccetera, l'ossitocina si può produrre in tanti modi con gli abbracci, con le coccole oppure siccome onde evitare denunce perché se noi stesse ad abbracciare il nostro pubblico sarebbe un problema. Si può produrre con l'empatia raccontando i sentimenti che tu provi in quel momento le tue vulnerabilità le tue insicurezze eccetera eccetera E facendo scaturire nell'altro hanno what you are feeling o i know how? Do you feed back? Te so quello che stai sentendo, so quello che sentivi la volta scorsa.

Nicolò Andreula (00:33:42) - Se tu riesci a fare questo, ed è un grande rischio che tu corri, perché, voglio dire, ti vergogni di raccontare come in quel momento puoi passare per bravo, ma se lo fai e funziona, hai vinto, sei automaticamente amico di quel di chi ti sta ascoltando. E allora si fideranno di te, ti daranno i soldi, comprano i tuoi prodotti, ti ti verranno dietro.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:34:04) - Sì, questa è una cosa che in effetti io diciamo sempre sul podcast, quindi spero che sia un messaggio che stia passando, che è quello di non aver paura di essere vulnerabili. Esattamente per il motivo, per i motivi che hai appena spiegato, ma che non si può creare empatia, non si può, non si può connettere con il prossimo sé se non si è vulnerabili. Troppo spesso nel mondo del business si pensa di non poter essere vulnerabili quando è esattamente l'opposto. Tanto ormai tante volte. Adesso LinkedIn ovviamente è una piattaforma dove uno si connette con gli altri, il mondo del lavoro. È molto più facile empatizzare con qualcuno che ti dice ho fatto un errore nel mio business, ho un problema, mi aiuti a risolverlo? E si vede già dal numero di commenti che le persone vengono ad aiutarti.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:34:46) - Si ricordano il tuo brand molto più di dire solo successi, successi, successi. E poi non racconti mai quello che c'è dietro ed è per questo che le storie sono così importanti, perché sono il modo in cui noi ci connettiamo agli altri. Quindi non potrei essere più d'accordo con quello che hai detto. E poi ovviamente stavamo parlando di valore commerciale. Quindi come crescere una start up? Come avere successo? Però, come dicevi, lo storytelling è importante semplicemente da un lato umano, per potersi connettere con gli altri ed avere delle relazioni.

Nicolò Andreula (00:35:16) - Ti dico la verità per me lo storytelling è molto importante non solo per vendere prodotti, ma anche per vendere un'idea di azienda. Cioè in questo momento per me gestire persone è difficile tanto quanto trovare progetti, gestire un progetto, fare, fare bene. Lo porto a casa. Le due cose che se vuoi devo fare meglio per far crescere il mio business, ammesso che lo voglia far crescere. Chi l'ha detto? Dobbiamo crescere? Boh, questo è un altro concetto occidentale che forse dovremmo mettere in discussione, ma ammesso e non concesso, vogliamo farlo.

Nicolò Andreula (00:35:44) - Sono a vendere i progetti, ok, ma anche trattenere talenti. Molte persone se ne vanno anche dalla mia azienda perché non credono realmente in quello che facciamo o perché si sentono sole, soprattutto lavorando a distanza. Allora avere una buona storia dell'azienda, del chi sei tu, del che futuro vedi per loro eccetera eccetera che è molto utile anche a livello di gestione risorse umane cioè tutti pensano che lo storytelling sia uno strumento di marketing ma non è vero. Lo storytelling è anche uno strumento di gestione personale e cioè se tu non hai tutta una strategia non riesci a raccontarla. Quella strategia è inutile ed è il motivo per cui molti, incluso il sottoscritto, se ne vanno. La consulenza perché la consulenza investe tantissimo tempo nel fare dei pacchi di slide, dei fogli Excel, nel raccontare, nel trovare le strategie giuste, ma non si preoccupa di raccontarle non si preoccupa di comunicarle Io non li ascolta. Se io stories sei buono, la tua strategia è tanto buona quanto sono le storie che riesce a raccontare che usi per raccontarla. E questo è un grande problema.

Nicolò Andreula (00:36:48) - Così è nata di self consulting cioè io è stato questo il segmento di mercato che ho visto cioè è un ma se io ti aiuto a trovare la migliore strategia se io ti dico dove devi andare se io ti dico qual è il numero giusto il prezzo giusto e poi tu non lo sai raccontare non dico ai tuoi clienti, ma almeno i tuoi colleghi non ti credono, non ti seguono, ti vengono dietro. È come non aver fatto quel progetto.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:37:10) - Torniamo a te e al terzo capitolo, la tua storia. Ricordo sono stati salvati. Salvare il mondo, salvare il portafoglio e poi adesso arriva. Salvare la salute mentale. Ci puoi raccontare perché si chiama così questo capitolo? E se puoi, se hai voglia in dettaglio, perché hai deciso di tornare a Bari, che è stata una parte importante? Di questo capitolo.

Nicolò Andreula (00:37:30) - Io ho avuto un paio di burnout serio nella mia vita. Direi esaurimento nervoso, ma è una roba anni 90 da gente che fuma 3000 sigarette al giorno. Fa più figo, no? Sembra il cocktail di un bar.

Nicolò Andreula (00:37:40) - Vorrei due mojito e tre burnout, per cui dico burnout normalizzato. Ho due burnout importanti nella mia vita e vedevo arrivare il terzo. Lo vedevo arrivare da tanto tempo perché stavo lavorando troppo, stavo viaggiando troppo, non avevo una situazione, avevo una situazione sociale sì, soddisfacente, più più bella da raccontare che da vivere. Mettiamola così avevo perso un po di energie. A un certo punto muore la mia seconda mamma, una persona a cui io tenevo tantissimo, cioè una persona che era stata la mia baby sitter, ma non avendo avuto nonni nella mia vita era diventata veramente mia nonna, la mia seconda. A un certo punto questa persona, che era malata più di quanto mi avessero detto, muore viene e questo per me è una mazzata tremenda. E io in quel momento dico ok, io so già che non ce la farò ad affrontare il periodo che mi aspetta. Lo so, ho bisogno di fare, ho bisogno di fermarmi. E tutti mi dicevano va bene, adesso che l'hai capito, però trovati già il prossimo piano, Prendi un lavoro in Italia, così ti avvicini.

Nicolò Andreula (00:38:39) - Avete capito? Io Ma mi devo fermare e basta. Non sono le condizioni o la lucidità per capire quale deve essere il mio prossimo step. Io mi devo fermare. Questo è il più bel consiglio che abbia mai ricevuto e che io cerco di passare quando sei in una situazione di difficoltà, se te lo puoi permettere a livello economico, cioè se non stai morendo di fame o se non devi crescere una famiglia, aiutare i tuoi genitori se te lo puoi permettere, anche riducendo drasticamente il tuo stile di vita. Prima di fare il prossimo passo ricarica le tue energie. E io ho fatto esattamente questo. Cioè conoscevo i sintomi di qualcosa che mi avrebbe di nuovo distrutto e ho detto va bene, io, ma mi fermo perché altrimenti vorrà dire che non ho imparato niente. Cioè se io schianto la macchina per la terza volta vuol dire ho imparato niente prima di schiantarmi mi sono fermato per questo. Su questo certo mi sono fermato con grande rispetto per il mio capo, i miei colleghi. Pensa che Amelia se n'è andata a metà dicembre.

Nicolò Andreula (00:39:29) - Io sono tornato a casa per il funerale. Dopo Natale avevo già deciso di mollare. Sono tornato a Singapore e ho detto al mio capo Io non ce la faccio più, ho bisogno di mollare. E lui ha detto Non ce la faccio più. E poi me ne sono a Singapore il 2 maggio, perché comunque ero andato lì con una missione. Lo sto aiutando a costruire l'azienda e ci siamo dati quattro mesi per poter portare tutto a casa.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:39:54) - Quindi come hai detto sei tornato senza un piano, quindi sei tornato per stare a casa tua nel posto che ti faceva stare meglio e non hai avuto come ti sei trovato in quel vuoto, di non avere subito una cosa da fare? Perché ovviamente siamo tutti abituati ad andare in costantemente tra gli stage durante l'università, lavoro, lavoro, lavoro. Cosa hai scoperto in quel periodo di vuoto o comunque di simil vuoto?.

Nicolò Andreula (00:40:20) -. Mi sono dato come compito a casa di accettare questo vuoto cioè perché non ero è tuttora io un mio pensiero. Tu vieni guardato più grande paura vi dico rimanere solo pensa a quanto mi fa paura il vuoto no pensare a quanto devo ancora lavorare e a volte mi forzo Quando sono stato dico tu non devi uscire, tu devi stare a casa, a casa a staccare, svuotare.

Nicolò Andreula (00:40:46) - Non avevo staccato dicendo adesso torno a Bari, mi stabilisco per staccare dicendo boh, basta. E ho capito una serie di cose che non è che mi ero stancato di lavorare insieme per seguire un sacco, di lavorare senza uno scopo mentre durante i miei Twenty, cioè il periodo tra i venti 30 anni io avevo lavorato come un ciuccio diremmo a Bari come un come un asino come un somaro perché il mio grande obiettivo era sviluppare me stesso o guadagnare soldi eccetera eccetera. Avere prestigio. Una volta ottenuto tutte queste cose il mio stimolo si era esaurito. Perché non è che io impazzisco per macchine di lusso, grandi orologi o bottiglie di vodka. Volevo stare bene, volevo comprarmi una casa. L'ho fatto grazie a Dio. Sono stato molto fortunato. Volevo dimostrare di poter essere arrivare al top. Mi mancavano gli stimoli. Mi sono reso conto che non era il mio lavoro a farmi, cioè a svuotarmi, ma era il fatto che non vedevo più un perché. Nel momento in cui poi io poi a un certo punto mi sono dato un'altra missione o almeno un altro scopo nella vita ed era dimostra a te stesso e agli altri che il tuo lavoro non si può fare solamente da Londra, Los Angeles, Singapore ma lo puoi fare da dove vuoi adesso questa è una cosa abbastanza normale.

Nicolò Andreula (00:41:57) - Il remote working, il nomadismo digitale sdoganato. Ma nel 2018, quando ho iniziato a farlo, vi assicuro che non era affatto per scontato. Le persone mi prendevano in.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:42:07) - Giro perché pandemia non non esiste c'è lo facevano già alcune persone ma non c'era un nome.

Nicolò Andreula (00:42:14) - Si chiamava nomadismo digitale. Se veramente vi voglia di stare a Bali a Chang mai eccetera eccetera ma io ho dovuto scrivere un libro per parlare di questa attitudine non solo per fare le cose ma come mi succede sempre faccio dei progetti di ricerca o di studio, cioè non sapendo già tutto. In quel momento io ho chiamato le persone come me flow Generation, tant'è vero che questo è stato un libro che ha cambiato la vita. Sicuramente a me, ma forse anche ad un altro paio di persone. Per usare un'approssimazione al ribasso perché non c'era un nome per questo e ho capito. Questa è la mia più grande realizzazione che dandomi uno scopo nella vita mi sarebbe piaciuto continuare a lavorare sodo, che il lavoro ti può riempire, mentre prima il lavoro era solamente una rottura di palle.

Nicolò Andreula (00:42:54) - Tant'è vero che adesso sto organizzando questo evento ABCD che mi fa lavorare la notte, il weekend eccetera, ma non mi pesa per niente.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:43:00) - E parliamo di ABCD perché è un evento che ha a che fare con Bari ovviamente, ma che ha anche un messaggio importante. Quindi volevo che ci raccontassi da dove viene l'intuizione di ABCD e cos'è un po il tuo scopo nel mettere un po in valore città come Bari e che ruolo possono giocare nell'essere un po la Bali d'Italia, che si scherza sempre su questa cosa, ma nel tuo caso è un messaggio che vuoi veramente passare.

Nicolò Andreula (00:43:25) - Io sono il primo che dico che io vivo a Bali con la R. Dico dove abito io dico a Bari con la R. No, scherzo, questo ho fatto anch'io allora, quattro anni fa o cinque anni fa non ricordo. Un gruppo di stelle nascenti del digital italiano fa un evento chiamato PPM pane pomodoro networking cioè venti persone da ogni parte d'Italia si danno appuntamento sulla spiaggia di Bari che si chiama pane pomodoro per un evento di networking, birrette, cazzeggio, eccetera e mi invitano alcuni dei miei studenti, altre persone a cui parlavo sui social mi invitano.

Nicolò Andreula (00:43:55) - Io dico porca miseria avete state portando a Bari delle persone veramente Smart Luca Mastella marketing espresso Marche ignoranti dico possibile che l'unica cosa che gli facciamo fare qua e prendersi a birretta sul mare varia molto da offrire e non possiamo sprecare questa occasione per cui in cinque giorni ci inventiamo con loro un evento sul futuro della formazione. Un evento dal respiro globale ma su un tema locale, sul fatto che le persone studiassero qui e poi se ne andassero e lo chiamiamo in dialetto ti ai baratti a perde cioè ti insegnerò a vivere e poi ti lascerò andare. Questo evento ora, durante il copy ha un successo clamoroso, cioè con zero budget, cinque giorni di preparazione. Noi stimiamo 180 persone in un posto bellissimo e ne lasciamo a casa 100 fuori dai cancelli. Perché dico a Mauro Santin vuoi vedere che questa idea di Bari non solo come un posto dove si vengono a prendere le birrette sul mare, fa il bagno e fa i falò sulla spiaggia? Ma come? Un posto dove si possa parlare di digitale lavorare il digitale e permettetemelo, tutte quelle cose che avevo descritto in Flow Generation possono succedere qui.

Nicolò Andreula (00:45:02) - E mi viene in mente l'acronimo preso. Mi piace mettere in fila le parole. Un mio amico ha lanciato una campagna elettorale provocatoria tanto tempo fa, chiamando Bari Capitale. Mi viene in mente l'acronimo Passeggiavo con Gigi Nigro, ABCD a Bari, capitale digitale. Cioè io dico ragazzi guardate che questo ognuno di noi dovrebbe essere in grado di poter scegliere da dove lavorare non dove lavorare ma da dove. Che un concetto diverso perché al sud Italia non abbiamo tante aziende che fanno base qua alcune le stiamo attraendo e l'evento e attrarre ma questo è un evento che ha tre scopi fondamentali ispirazione formazione condivisione. Vogliamo dimostrare che certe cose sono possibili che è possibile sognare in grande al sud al sud che non c'è niente di male a parlare di fallimenti e non c'è di male a parlare di successi, perché al Sud è una questione di superstizione, un senso di colpa. Non si parla manco dei successi, cioè non si può, non puoi parlare dei fallimenti perché sono disgraziato, ma non puoi manco parlare di successi, altrimenti la gente porta nella terra, tira, porta male, tira in piedi.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:46:00) - Per cui io trovo una cosa assurda anche su questo sull'italianità che se parla di successo la prima domanda è va beh ma il figlio di papà ha fatto questo è facilitato.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:46:10) - C'è sempre l'invidia che prende il primo posto quando uno parla di successi però terzo obiettivo dicevi il.

Nicolò Andreula (00:46:17) - Terzo obiettivo è la formazione perché la terzo obiettivo la formazione cioè il fatto che io volessi creare una opportunità di apprendimento gratuito perché grazie a Dio fino adesso abbiamo abbastanza sponsor per poterci permettere e persone che credono in noi. La gratuità dell'evento a livello gratuito possiamo concederci questo lusso questo A Bari, capitale d'Italia siamo partiti con 150 persone quest'anno abbiamo oltre 1000 iscritti cerchiamo sempre di sfidare il luogo comune no cioè prima non è possibile un evento del genere a Bari, poi l'abbiamo fatto, l'abbiamo allargato poi ho visto il Festival dell'economia di Torino, mi hanno invitato a parlare, ho detto che figata varie location in contemporanea, varie location contemporanee anche per noi. Cioè, voglio dire, sono tutte cose che succedono insieme e succedono alla grande. Vediamo come sarà dopodomani.

Nicolò Andreula (00:47:05) - Abbiamo un grande testo, ogni volta facciamo qualcosa di di più ambizioso. Vediamo. Ho la giusta paura.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:47:10) - Ne abbiamo parlato poco però ne abbiamo ovviamente parlato un po del fatto che effettivamente oltre a organizzare l'evento hai fondato la tua società a Bari che è questa società di Consulting di di consulenza e quindi sei riuscito in realtà a prendere tutte le cose che avevo imparato nel tuo percorso e a salvare la tua salute mentale nel senso di riuscire a fare. Quello che volevi fare, da dove lo volevi fare e per te stesso. Secondo te è possibile veramente conciliare quello che ci fa stare bene le nostre ambizioni? E pensi di essere riuscito a farlo in un certo senso con con questo capitolo della tua vita?

Nicolò Andreula (00:47:44) - Camilla Se mi guardo indietro e se mi guardo allo specchio adesso ti dico di sì. Io riesco a conciliare ambizioni globali con uno stile di vita sostenibile. Sono giorni che non riesco a dormire perché c'ho troppi pensieri, c'ho pochi clienti o mi manca lo stimolo intellettuale che ho a Londra, ma ho l'indole. Disal is the best Strategy storytelling boutique e da un lato revisione l'aspirazione dall'altro.

Nicolò Andreula (00:48:09) - Però quando lavori con Netflix, World Economic Forum e ONU dici vabbè, ok, sta andando bene. Come dico sempre a tutti, quando magari mi vedono sveglio alle cinque a scrivere proposte per i clienti è un'aspirazione. C'è il mondo perfetto, non esiste. Secondo me è possibile attendere, ma non sarà così amato tra 40 anni. Ma perché il mio più grande nemico sono io? Cioè se io mi vedo rilassato e sto lavorando 7 ore al giorno, io per mia scelta personale vuole sempre lavorare otto nove Prendo sempre la sfida in più, per cui devo fare i conti anche con me stesso. Un oggetto meraviglioso e mi regalo a mio padre quasi dieci anni fa. Era una scultura di cartapesta che si chiamava l'ambizione e c'era uno che tirava la fionda, la tirava così no? E il sottotitolo dell'ambizione la tira e molla. E questa fase di vita è utile per la mia salute mentale. Non è che devo dormire 20 ore al giorno, ma devo essere in grado di fermarmi, rallentare e con disagio. Lo sto facendo perché a volte facciamo delle stracciate, altre volte ci concediamo di passare un mese in Indonesia a lavorare.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:49:06) - Hai menzionato prima quando parlavamo appunto di come hai accettato i vari corsi da docente prima a Hong Kong, poi da etc farm che ti piace prima dire di sì e poi imparare come si fanno le cose. Quindi in un certo senso non vuoi mai lasciar andare una cosa perché non la sai fare.

Nicolò Andreula (00:49:23) - Questa è una frase di Richard Branson. Richard Branson dice Quando ti chiedono quando ti chiedono di fare qualcosa che non sai fare tu prima di sì. Ed è figo. Ma non è che io non sapevo fare storytelling, non c'avevo la lezione pronta di storytelling.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:49:36) - C'è quella linea sottile. Lo penso sempre, anche sempre, del motto che sappiamo tutto No fake it until you make it, che è un po un valore.

Nicolò Andreula (00:49:47) - Sì, sì.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:49:48) - È una cosa simile. Nel senso che cosa vuol dire fake it until you make it e poi figure it out, Nel senso se qualcuno ti dice sai fare questo dici sì e poi io penso sempre che ovviamente c'è una linea sottile tra.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:50:00) - Devi comunque avere tutte le carte in regola, però è importante sapere anche mettersi un po in gioco senza aver. Perché spesso quello che ci ferma forse è la paura di fallire ancora di nuovo per parlare di questo tema importante che pensiamo che se non abbiamo tutto esattamente pronto, allora falliremo. Allora piuttosto che fallire, diciamo di no per non metterci in gioco. Tu come vivi? So che anche appunto come dicevi un tema del vostro evento come vivi la paura di fallire nella tua vita? Detto dei prima mi.

Nicolò Andreula (00:50:28) - Terrorizzava, prima mi terrorizzava e molto. Io mi sono reso conto che potevo fare delle scelte molto più ambiziose, ma per la paura di fallire, di essere giudicato, di non avere il consenso dei miei genitori. Poi mi sono reso conto che a Il Poeta ci dicono che per essere felice devi tradire le aspettative. E poi mi sono reso conto che i tuoi genitori non vogliono i miei genitori sono persone eccezionali. Non volevano il meglio per me, volevano il bene al minor rischio possibile. Quando ho capito che c'era questo mismatch tra tante persone mi volevano bene e ho accettato il fatto che posso fallire.

Nicolò Andreula (00:50:59) - Ho fallito apposta varie volte, anche tornare a Singapore, sbattere in faccia a tutti il fatto che fossi disoccupato quando mi chiedevano adesso che fai? Io ridevo dicendo aspetto il reddito di cittadinanza. In realtà in quel momento io stavo scrivendo un libro e tenevo ancora due corsi, uno Hong Kong e Singapore, ma volevo dire a tutti non c'ho niente in mano e quindi questo mi ha aiutato molto a stare bene con me stesso perché volevo che la gente avesse a che fare non con Nicolò, superconsulente fichissimo, autore, scrittore, nerd, professore universitario, ma con Nicolò che era un ragazzo con tutte le insicurezze di stress, gli scherzi di uno di 32 anni, 34 anni in più.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:51:34) - Arriviamo alla fine della nostra chiacchierata, che concludiamo sempre con la stessa domanda. Nel tuo caso penso interessante perché hai vissuto anche in giro per il mondo, ma se pensi al tuo percorso, come pensi che la tua italianità ti abbia aiutato?

Nicolò Andreula (00:51:48) - Io trovo che gli italiani sotto sotto di questi tempi un po sotto sotto, siano persone che che sotto sotto sono solidali.

Nicolò Andreula (00:51:57) - Gli italiani sono bravi a fare gruppo e a improvvisare e questa capacità di socialità e di creatività mi ha aiutato molto nella vita a reinventarmi, ad ambientarmi e mi è stata molto, molto utile.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:52:09) - Bene, grazie mille Niccolò, è stato un piacere averti su MadeIT e trovo che abbiamo parlato di due cose particolarmente interessanti, almeno per me. Poi voglio sentire cosa ne pensano i nostri ascoltatori, ma sicuramente dello storytelling che come tutti sanno per me è un tema molto importante e poi anche di questo come dicevi l'ambizione questa molla che va e che viene che è importante anche a. Ascoltarsi, non aver paura di fallire, essere molto autentici e secondo me questo è un messaggio che è passato nella tua storia e che spero che aiuterà tanti a riflettere sul proprio percorso, che è quello che vogliamo fare con questo podcast, oltre a spingere tutti ad essere startupper. Ma ogni tanto, io in primis che non seguo il mio consiglio. Quindi è importante anche parlare di tutto quello che c'è intorno. Quindi grazie mille.

Nicolò Andreula (00:52:49) - Grazie a te per l'invito, complimenti per questo podcast, a te Camilla, Ines e grazie a tutti quelli che hanno ascoltato la mia esperienza.

Inès Makula (00:53:00) - Grazie mille di averci ascoltato. Mi raccomando non dimenticate di iscrivervi al nostro podcast ovunque ci ascoltiate per non perdere nessuna puntata. Se ci volete dare una mano a crescere, lasciateci cinque stelle su Spotify o scriveteci una recensione su Apple Podcast. Ci mettete davvero pochissimi secondi, ma è un prezioso aiuto per far scoprire il podcast a noi ascoltatori e continuate a condividere con tutte le persone che conoscete.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:53:20) - Ci potete seguire su Instagram a MadeIT podcast o su LinkedIn cercando MadeIT podcast dove condividiamo tanti contenuti esclusivi. Quindi andateci a seguire. Vogliamo ringraziare Mirko Mercantili, il nostro sound editor, Mattia Cittadino, per il suo aiuto nella creazione dei contenuti social e GRS Entertainment per aver composto le nostre musiche.

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Ambra Zhang, Co-Founder Juniper