Da YouTuber a imprenditore, con Marcello Ascani, Content Creator e Co-Founder di Flatmates

 

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La prima passione di Marcello è il disegno ed è sicuro che diventerà un artista. Così convince i genitori a farlo iscrivere al liceo artistico. Ma arrivato al liceo le cose non sono esattamente come si aspettava, e Marcello trova un altro modo per esprimere la sua creatività.

Aprirà un canale YouTube per far vedere i suoi disegni. La svolta per Marcello arriva però solo nel 2016 quando durante un viaggio in California, dove realizza un video al giorno, scopre che quello che funziona veramente è il modo in cui racconta la sua esperienza. Oggi il canale di Marcello ha 685 mila iscritti e alcuni dei suoi video hanno milioni di visualizzazioni. Come ha fatto? Glielo chiediamo durante la nostra chiacchierata.

Ma la storia di Marcello non finisce qui. I brand spesso non sanno valorizzare il lavoro dei content creator.
Individuato questo  problema, nel marzo 2021 Marcello, insieme a Gummy Industries, lancia Flatmates, la sua agenzia di influencer marketing.

Continuando l’attività di content creator, Marcello riesce a trovare un equilibrio tra Youtube e Flatmates, affermandosi anche come imprenditore.Ma prima di tutto Marcello è una persona capace di intrattenere, divertire ed ispirare gli altri.
E cos’è questo se non un artista? Ascoltiamo la sua storia.

 

Marcello, che ti segue ti conosce già molto bene visto che comunque la tua vita la racconti su YouTube, ma la nostra audience potrebbe non essere così tanto al passo, quindi vorremmo scoprire appunto tutta la tua storia sul podcast e si comincia sempre dall'inizio su Made IT e quindi ti vogliamo chiedere della tua prima passione, che è stata la pittura, hai lottato con i tuoi genitori per andare al liceo artistico e poterla seguire, ma una volta che sei arrivata al liceo artistico ci sono dei momenti in cui ti sei un po’ scoraggiato e pensavi che non saresti andato da nessuna parte con quella passione, con quello che volevi fare.
Ci puoi raccontare un po’ questa fase della tua vita e cosa ti ha scoraggiato del liceo artistico o comunque del voler fare l'artista, forse.

Allora, diciamo che io dai zero ai 14 anni ero sicuro che la mia strada in qualche modo era legata al disegno o alla pittura, diciamo che erano le mie due passioni, anche se poi ero interessata anche a tanto altro, e quindi i miei inizialmente il primo anno mi hanno costretto proprio a scrivermi allo scientifico, io ho lottato per andare all'artistico e diciamo che il motivo per cui mi ha deluso inizialmente è perché io avevo riposto tutta la mia fiducia nel fatto che quella fosse una buona scelta, perché era la prima volta in cui io andavo dai miei e gli dicevo fidatevi di me perché io sono una persona coscienziosa, so dove sto andando, non è una scelta diciamo capricciosa ma… pensa. mio padre mi disse proprio “guarda che gli artisti diventano famosi dopo che sono morti, quindi se vuoi fare l'artista non è detto che la tua vita sarà bella”, quindi io dovevo convincerli che comunque stavo andando incontro a una vita serena. Dopo averli convinti arrivo il primo giorno di liceo artistico, che era disorganizzatissimo, e non sapevano neanche in che sezione mettermi quindi tipo io le prime ore vago per la scuola senza sapere dove andare. Arrivo in classe alla terza ora e chiedo un po’ in giro, parlo, cerco di capire com'è la situazione e mi rendo conto che quasi nessuno sa disegnare cioè io sono andato la all'artistico con l'obiettivo di diventare più bravo, ma ero già abbastanza bravo e mi ritrovo a trovarmi comunque con persone che in realtà erano più o meno sul livello delle persone allo scientifico e quindi avevo una visione romanzata del fatto che sarebbe stato super stimolante, tutti appassionati e invece erano là molti per non studiare, comunque molto simpatici e quindi inizialmente sono rimasto impaurito dal fatto che la mia non fosse una buona scelta, quindi inizialmente l'ho tentato di tornare da mia mamma e dirgli “mamma, avrò fatto una stupidaggine, riportami allo scientifico”. In realtà poi con gli anni, che poi io sono al secondo liceo, ma dal triennio in poi, quando ho preso la sezione dedicata alla pittura alla scultura in realtà là c'è stata un po’ la selezione degli studenti e ho rivalutato un po’ la scuola. Abbiamo addirittura fatto tante ore di scultura, tante ore con la modella, un mio compagno di classe poi dopo è diventato proprio un artista, uno scultore a tutto tondo, quindi quella carriera l'avrei potuta fare. Solo che quel trauma iniziale mi ha proprio aperto gli occhi e mi ha detto “ok, il futuro Marcello è nelle tue mani, se non funziona questa roba all'artistico devi creare qualcos'altro, quindi pensa a qualcos'altro”, che poi è stato il mio canale YouTube.

Ed è esattamente per questo motivo, tra l'altro, che iniziamo dall'inizio, perché ci sono sempre dei piccoli momenti nella storia di tutti, nel tuo caso è molto marcato, in cui ci rendiamo conto che magari la strada tracciata non è quella giusta e c'è bisogno di prendere la propria strada, nelle proprie mani ed è quello che hai fatto tu appunto come hai detto non ti sei fatto scoraggiare, ma hai cercato un po’ un'alternativa per emergere o per incanalare la tua creatività che non veniva magari stimolata il giusto con la scuola, e poi fa vedere anche un lato abbastanza imprenditoriale, che è quello di aprire il tuo canale YouTube. Quindi hai aperto il tuo canale YouTube quando era ancora al liceo ed era un canale di disegni. Come ti è venuta l'idea? Com'è andato il canale all'inizio? E perché hai voluto aprirlo?

Io mi sono appassionato a YouTube già alle scuole medie e già qualche tentativo, solo di apertura di canali che poi non hanno mai visto la luce, l'ha fatto, senza neanche fare video, però giusto per capire come funzionava. Inizialmente, adesso non è più così, come aprivi il canale sarà l'opzione di fare un video subito, istantaneamente, direttamente dalla webcam per farti un po’ prendere dimestichezza, avevo fatto quella roba là, zero visualizzazioni, quindi mi era rimasto un po’… sapevo che esisteva quella strada da qualche parte e già mi ricordo nel passaggio in quell'estate tra la terza media del primo liceo mi ero appassionato proprio di tanti youtuber, seguivo tanti youtuber, tra cui uno che si chiama Riccardo ad Algeri Richard su YouTube, è ancora uno dei numeri uno nel campo del disegno, e già ai tempi aveva appena iniziato aveva tipo 9000 iscritti e parlava di disegno, faceva ritratti faceva vari video tutorial e quindi io ho aperto il mio canale pensando se lui nella mia testa ce l'aveva fatta, poi adesso a posteriori dico “cavolo, era solo l'inizio” però da fan da ragazzino pensavo che l'avesse già fatta e dicevo “se lui ce l'ha fatta potrei anch'io partire con lo stesso intento”, quindi ho visto il suo primo video, sono andato sul suo canale, ho ordinato i suoi video in ordine cronologico al contrario, si può ancora fare, e ho visto che il primo suo video caricato era una compilation dei suoi disegni, chiamato tipo “alcuni miei disegni, guardateli” e quindi anch'io ho fatto le foto ai miei disegni e ho fatto la compilation dei disegni, che tra l'altro lasciata sul canale per onorare la storia di questa cosa qua. Foto tutte storte, mio padre che passa mi guarda a fare queste foto e mi dice “ma sei sicuro che vanno bene? sono tutte storte” io gli dico tranquillo… va beh, quel video ha fatto zero view, pubblicato il 31 dicembre 2012, quasi dieci anni son passati.

Eh, ora possiamo andare nel tuo canale ordinarlo in ordine cronologico e rivedere questo video per dare un po’ di visualizzazioni e ricordarci che si inizia sempre dall'inizio, cioè da un posto dove, e questo lo dice sempre anche Inès nel podcast, se non fai il primo episodio deve essere per forza brutto, però almeno vuol dire che hai cominciato. Volevo tornare un poco su questo tema che abbiamo toccato un all'inizio della domanda, secondo te quanto è importante seguire un proprio progetto oltre alla scuola, l'università, il lavoro cioè avere anche una propria cosa che si segue al di là del percorso tracciato, se vogliamo chiamarlo così.

Allora, io sono ossessionato da questo tema, ne parlo molto spesso quando i ragazzi mi scrivono gli dico sempre questa cosa qua, ed è appunto il fatto che ad oggi il mondo reale e il mondo della scuola non si toccano quasi mai e quindi tu puoi decidere, puoi scegliere di essere in una bolla, e quindi non scoprire il mondo reale anche per molti anni perché dopo il liceo può fare l'università, dopodiché puoi fare un master, un dottorato, puoi anche lavorare nel mondo della scuola per sempre, però la maggior parte delle persone saranno costretti a uscire dal mondo scolastico e scoprire il mondo reale e c'è questo impatto che alcune volte è molto brutto. Magari ragazzi di 27 anni che hanno fatto, laureato magistrale, tutto quanto, iniziano a lavorare e non sanno niente, come se fosse stato tutto inutile o quasi. Per cui avere un progetto parallelo, che io dico si fa mettere le mani in pasta, quindi ti fa affrontare dei problemi paralleli, diversi da quelli dell'università e che sono più simili ai problemi del mondo reale, che sia il mio amico scultore, iniziare a fare le sculture iniziare a venderle prima della fine del percorso scolastico, mi ha fatto fin da subito aprire gli occhi sul fatto che era impossibile farlo nella tradizionale per cui prima di finire la scuola ha capito che esistevano vie alternative per emergere nel mondo dell'arte, oppure se hai un'altra passione, anche magari diversa da quello che è il tuo percorso, ha senso iniziare a vedere se c'è un mercato, se funziona, perché le dinamiche sono completamente differenti. Per me è un must, anche se sei il primo della classe e alcuni dicono “eh ma in questo modo ti potrebbe rallentare il percorso scolastico”, però il trade off secondo me è comunque molto vantaggioso, conviene comunque avere le mani in pasta, come dico spesso.

Tornando un attimo un po’ al tuo percorso su YouTube, chi ti segue adesso sa che non fai più video di disegni, quindi volevo chiederti qual è stato il momento in cui hai deciso di smettere di pubblicare i tuoi disegni e passare a un contenuto che è più vlog, raccontare la tua vita? E ti volevo chiedere anche quali sono i primi video della tua vita che hai fatto che hanno funzionato?

È stato un po’ duro da accettare, perché fin dall'inizio io ero sicuro che il mio punto forte era saper disegnare, era la cosa in cui mi identificavo, quindi quando ho iniziato a fare i miei video di disegni gli Speed drawing non funzionavano, ho trovato una soluzione simile cioè iniziare a fare appunto dei piccoli cartoni animati: raccontavo la mia vita con questi cartoni animati. Nella mia testa il punto focale erano i cartoni animati, non era raccontare la mia vita. A un certo punto ho capito che ciò che funzionava era il racconto e non tanto il mezzo, quindi per riuscire a fare più video, per stare al passo coi miei amici youtuber, per esplorare anche i nuovi format, piano piano ho inserito anche dei video normali fatti con la fotocamera, appunto i vlog e ho capito che quella strada per me è era meglio, mi permetteva di esprimermi più, permetteva anche di fare esperienze più ricche, come per esempio viaggiare, incontrare… perché il problema del fare disegni e fare animazioni è che passavo tutto il giorno in camera a fare i disegni, che è bellissimo quando lo fai solo due ore al giorno dopo scuola perché non hai nient’altro da fare, quando hai il tuo lavoro, infatti il passaggio è avvenuto esattamente nel 2016-2017 quando ho fatto la maturità, mi sono reso conto che passare tutto il giorno al computer era deleterio, era impossibile per me e quindi piano piano ho iniziato a fare video di viaggi paralleli ai video animati e il drastico passaggio è avvenuto quando ha fatto il mio primo viaggio lungo da solo, sono stato un mese in California per studiare inglese, tra l'altro non avendo soldi, ho scritto a tutte le scuole di inglese per farlo gratis e ci sono riuscito, una mi ha chiesto di fare un video al giorno ma mi ha mandato gratis in California, ho fatto quel video al giorno e quel mese il mio canale è esploso, c'è stato proprio un ricambio di persone che, chi mi seguiva solo per i disegni è sparito, ma ho una valanga di nuovi ragazzi invece ci sono iscritti per questo nuovo format, per cui sono stata fortunata nel capire subito che potevo fare quello che mi pareva, non ero imprigionato solo in quella roba là.

Questo punto quindi nel 2016, tu hai aperto il canale del 2012, quando hai cominciato a guadagnare dal tuo canale? A quell'epoca nel 2016 sapevi già che si poteva vivere facendo YouTube? Hai mai pensato anche di fare altro, di andare all'università, di trovare un lavoro più “normale” tra virgolette?

Quando io ho aperto il canale si guadagnava solo se YouTube ti permetteva di farlo attraverso il programma di partnership, che è ancora così, ma al tempo non era automatico, adesso tu lo puoi chiedere in automatico se hai alcuni requisiti, al tempo dovevi passare attraverso delle società che si chiamano multi Channel network, in realtà erano necessarie, adesso non più ma esistono ancora, e quindi i primi anni non ho guadagnato niente. In quarto liceo ho iniziato a guadagnare passando per uno di questi multi Channel network e diciamo che guadagnavo qualche centinaia di euro al mese, in quinto liceo, che è poco per un lavoratore normale, ma è tanto per un ragazzo del liceo, quindi comunque io il mio pensiero era “se io mi dedico come hobby e qualcosa che riesce a darmi 300€ al mese, se mi ci dedicassi tutta la mia giornata chiaramente la roba aumenterebbe esponenzialmente”, anche perché immaginavo, speravo che le mie views sarebbero aumentate. Poi proprio durante il quinto liceo c'è stato proprio un cambiamento nel mio modo di pensare perché vedevo che i miei amici e colleghi più grandi di me che erano youtuber, già iniziavano a guadagnare, alcuni anche cifre importanti, per cui iniziavo a dire “cavolo, se ce la fanno loro, io sono un po’ indietro, perché non avevo tutto il tempo da dedicare che avevano loro, ma ce la posso fare anch'io”, però sono cresciuto insieme al mercato, perché nel 2016 non è che era sdoganato e normale lavorare con i brand, erano i primi esperimenti, era molto più difficile, adesso invece è il contrario. Io nel 2016 avevo 100.000 iscritti, faticavo comunque a trovare brand con cui lavorare, però arrivavano, e adesso una persona con 100mila scritti comunque si sostiene con molta facilità se ha un manager o un management. Inizialmente io volevo lavorare nel campo dell'animazione, il mio sogno era lavorare per la Disney o per la Pixar, diciamo che io ho un po’ il mito di Walt Disney, ho letto la sua biografia, lui ha fondato l'università che si chiama CalArts, cioè l'istituto d'arte della California ed è la squadra dove escono adesso tutti i nuovi prodigi degli studi di animazione, Adventure time, tanti show animati che diventano famosi, le persone che li hanno creati, anche Tim Burton, sono uscite dalla CalArts. Io volevo andare là, è un'università privata americana che costa 40.000$ l'anno, fortunatamente non ce li avevo e quindi non l'ho mai fatta e ho optato per fare lo youtuber, che è molto meglio perché io in realtà non avrei mai voluto lavorare in uno studio d'animazione, in realtà lo sapevo, solo che non sapevo quale fosse quella cosa che volevo fare e che in realtà sarebbe stato, se poi non avessi preso un'altra strada, sarebbe stato aprire il mio studio di animazione. Adesso capisco che era quello che volevo fare, al tempo non sapevo che si potesse fare, non sapevo come funzionava.

E giusto per dare un'idea alle persone che magari non conosco il mondo del content creation e non sanno bene, ovviamente si guadagna tramite le pubblicità, ma a che tipo di visualizzazioni o following si comincia a guadagnare, adesso non ti dico 10.000€ al mese, però uno stipendio come se fossi in un'azienda, dove puoi essere indipendente fare solo quello, secondo te, più o meno a cosa si deve ambire?

Allora, per iniziare a guadagnare in realtà si possono avere anche molte poche view dipende da l'argomento del tuo canale o del tuo account di Instagram o dei TikTok, perché alcune nicchie pagano tanto anche con pochi numeri e diciamo che chi parla di finanza o di cose ancora più specifiche o di cose per cui c'è poca competizione, un'azienda arriva a pagare anche qualcuno di molto piccolo, specialmente adesso che io ho la mia agenzia, lavoriamo con i clienti e tracciamo le performance, ci accorgiamo che alcuni che sono molto piccoli, se riusciamo a trovare il connubio giusto con il brand, fanno delle performance pazzesche. Abbiamo la lista dei top performer per ogni brand e alcuni sono delle sorprese. In generale però, per farti uno stipendio, secondo me, se hai un canale YouTube, magari stare sui 50.000 iscritti, da là puoi iniziare a dire “ok, magari lascio il mio lavoro”. Se raggiungi 50mila iscritti puoi dire “ok, mi dedico solo a questo, lascio il lavoro”, però per esempio se sei un grande comico che fa intrattenimento, allora potrebbe essere troppo poco, se parli di un argomento specifico allora va bene, cioè se sei generalista è molto più difficile guadagnare quando invece appunto è molto chiaro capire di cosa parli, è anche chiaro capire con che brand può collaborare e soprattutto vuol dire che hai un pubblico già targettizzato.

Questa è una cosa che la gente sottovaluta perché, penso che vuole piacere a tutti, quindi vuole fare i numeri grossi, quindi magari va ad affrontare un tema molto generale dove c'è tantissima competizione, mentre andare a trovare, anche noi quando, per esempio banalmente, quando abbiamo cominciato il podcast, abbiamo pensato “lo facciamo in inglese, tanto sono 13 anni che viviamo all'estero, parliamo praticamente meglio inglese che italiano a questo punto, però, a parte che avevamo tutta una missione sull'Italia e però ci siamo anche dette c'è anche molta più competizione, cioè andremmo a competere con Gay Rars, Team Ferries, Dire CEO, mentre in Italia fare un podcast così con questo format, non c'era nessuno che lo stava facendo. Tornando a te, secondo te cosa piace del tuo canale e perché ti seguono così tante persone?

Allora, è una domanda che mi faccio anch'io molto spesso, perché ovviamente cerco di rimanere coerente, specialmente nei momenti in cui canale va male cerco di capire quali sono quei valori su cui si regge, diciamo che, come dicevo all'inizio la forza del mio canale non erano le animazioni ma era raccontare la mia vita, a un certo punto ho capito che la parte che mi piaceva di più e chi piaceva di più al mio pubblico era il fatto che io fossi molto trasparente, molto chiaro, nel raccontare quello che mi accadeva nella vita e nel renderlo anche utile a chi mi guardava. Per cui, come mai tantissime persone mi hanno iniziato a seguire quando ho fatto il mese in California? Perché è un'esperienza che tante persone magari vorrebbero fare, studiare l'inglese all'estero, io raccontavo le mie giornate, però molto chiaro nello spiegare quanto spendevo ogni giorno, per esempio. A fine giornata facevo il mio resoconto sull'agenda e dicevo quanto avevo speso, però quei piccoli particolari però devono un senso di realtà al pubblico, che forse adesso esiste di più ma al tempo c'erano questi youtuber di viaggio, spesso esteri, che viaggiavano, non si capiva dove trovano i soldi, quanto spendevano, come si erano arrivati in questi posti, mentre comunque io sono rimasto molto terra terra e ho cercato sempre di far capire l'utente che ero una persona normale e quindi come riuscivo a fare quello che facevo ed è il motivo per cui io tutt'ora sul canale racconto la mia vita, la missione proprio raccontare la mia vita, cercando di essere utile per chi mi guarda. Quindi mi concentro molto su sull'essere terra terra, pratico, se qualcuno non capisce qualcosa per me è un fallimento, cioè se qualcuno, e spesso succede adesso, arriva da me e mi dice “ma come hai fatto? Mi sembra impossibile!” io lo indirizzo ad alcuni miei contenuti dove racconto le cose che faccio.

Mentre parlavi, questa è una domanda che uno si pone molto quando guarda, forse una domanda un po’ troppo grande, dice “perché la gente vuole seguire la tua vita? Cosa c'è di interessante nella vita degli altri?” Spesso uno segue, se uno non conosce, apro un canale YouTube di qualcuno dice “boh, a me sembra che sia abbastanza noioso, si sta facendo il caffè, racconta…” e quindi uno si chiede perché gli altri vogliono seguire la tua vita, ma mi sembra di capire dalla tua storia, dimmi se mi sbaglio, che in realtà le persone vogliono trovare un esempio, un modello, qualcuno da seguire, quindi tu gli hai dato questo, cioè “guardate cosa faccio, vi spiego come farlo, quindi se volete lo potreste fare anche voi”, un po’ questo è il messaggio.

Allora sì, diciamo che in realtà chi racconta la prima vita può avere vari tipi di valore, c'è chi per esempio puntamento sull'immedesimazione, per cui tu trovi i genitori che raccontano la loro vita in famiglia, raccontano la giornata al mare coi bambini e magari se l'argomento non ti interessa ti sembrano dei video pallosissimi, che non guarderebbe nessuno però magari hanno un sacco di view, questo perché ci sono tantissimi altri genitori che si immedesimano e quindi gli piace vedere quel contenuto. Diciamo che, teoria generale, un video deve avere del valore, se la gente ti guarda e perché riceve il valore da questo video e il valore lo possiamo dividere in intrattenimento, quindi fa ridere, ci fa emozionare, formazione e istruzione, quindi video ci insegna qualcosa di pratico, quindi “in questo video vi spiego, finanza personale, come si investe su questa roba”, formazione. Oppure ti insegno ad avvitare un bullone, oppure ispirazione cioè tu guardi il mio video non impari qualcosa di concreto ma sei spronato a cambiare qualcosa della tua vita. Chi racconta la propria vita se la gioca tra l'intrattenimento e l'ispirazione e nel mio caso c'è molto il fatto che mi seguono molti miei coetanei, per cui sono abbastanza arrivabile, diciamo che se io fossi un mega imprenditore miliardario raccontassi la mia vita mi guarderebbero per un altro motivo, invece mi guardano perché sanno che possono fare più o meno la stessa cosa, si rivedono molto. Piano piano poi si perde anche questa aggancio, man mano che io vado sempre più avanti, faccio sempre cose più diverse rispetto al normale, e quindi si perde un po’ quel gancio, però inizialmente è sempre stato quello e tuttora comunque cerco di non perdere quel rapporto che ho con la community, per cui a un certo punto uno arriva e si chiede chi cavolo, cerco di non arrivarci mai. Però l'utente nuovo spesso, anche nei commenti, mi dice “che cavolo racconti a fare? A chi interessa?” è un dubbio legittimo e la verità è proprio questo, interessa perché quando c'era solamente la televisione ti trovavi davanti a dei personaggi e non avevi la più pallida idea di cosa ci fosse dietro e invece sapere cosa c'è dietro ci insegna un sacco di cose. Anch'io seguo un sacco di youtuber che non fanno altro che a raccontare i propri cavoli.

Tornando un po’ al tema dei tuoi contenuti molto più recenti, hai fatto varie serie di video dove vai nella vita di e fai vedere un po’ alla tua audience cosa significa fare un certo lavoro, esempio, tipo lavorare in una startup, lavorare in banca, lavorare in fabbrica. Perché hai voluto fare questa serie e quali sono alcune delle cose che hai imparato filmandole e provando tutti questi mestieri.

Il format che poi inizialmente si chiamava “imbucato da…”, poi diciamo semplicemente la parte di interviste del mio canale, cioè la parte in cui io non racconto la mia vita ma racconto realtà esterne alla mia vita, è nato perché io in primis volevo fare un po’ di esperienza in settori che non fossero il mio, quindi ero sinceramente curioso di sapere cosa ci fosse una start up, in una banca, in un ospedale, in una fabbrica in un'azienda di vestiti, ed ero curioso di incontrare imprenditori, dipendenti, sapere come funzionasse il mondo del lavoro perché veramente io ho iniziato che a malapena sapevo scrivere le mail e quindi tante cose io proprio non le sapevo e le volevo scoprire e mi rendevo conto proprio quello che dicevo prima, che tanti ragazzi non avendo il contatto col mondo del lavoro, come non ce l'avevo io, avrebbero tratto beneficio nel guardare tutte le realtà che esistevano. Per cui se esci dal liceo e non hai la più pallida idea di come sia composto il mondo del lavoro, scegli una magari una facoltà universitaria, se invece sai già cosa succede dentro una consulting, cosa succede dentro una banca, cosa succede in una start up, sai già meglio anche cosa ti piacerebbe fare di più, cosa piacerebbe fare di meno, magari alcune cose prima le idealizzavi e poi dopo aver visto un video magari sai un pochino meglio come funzionano. Chiaramente non è un solo video che ti cambia la vita però trovo che sia molto utile e quindi un po’ perché interessava a me e un po’ perché sapevo che il mio pubblico, essendo anche demograficamente simile a me, ne avrebbe tratto beneficio e ho iniziato con una startup con cui sono ancora in contatto, con cui ancora lavoro e poi ho continuato con un sacco di aziende.

Si apre un nuovo capitolo nella tua vita che è molto importante e su cui ci vogliamo concentrare. A novembre 2020 sei diventato imprenditore e poi effettivamente hai aperto ufficialmente la tua agenzia di influencer marketing flatmate a Marzo 2021. Per cominciare: perché hai aperto questa agenzia visto che comunque stavi facendo lo youtuber e le cose stavano andando molto bene? E che problema volevi risolvere nel mercato? Perché lo sappiamo che quando si inizia un business o un'idea imprenditoriale bisogna sempre risolvere un problema.

L’idea di aprire la mia agenzia è nata proprio perché c'era un problema, altrimenti non mi sarebbe mai venuto in mente. Non l'ho vista neanche come un'opportunità, cioè l'ho visto proprio come un “vorrei che qualcuno facesse le cose fatte bene, le voglio fare io”; e del fatto che, come dicevi, gli youtuber guadagnano, tra le varie cose, principalmente collaborando con i brand. E non solo gli youtuber, ma anche gli influencer e in realtà anche i calciatori. La maggior parte delle persone che hanno un pubblico guadagnano attraverso gli accordi con i brand. Raramente il brand parla direttamente con il creator, ci sono degli attori in mezzo che fanno un po’ da tramite, sia perché il creator raramente è abbastanza professionale da riuscire a comprendere da solo l'aziendalese e le necessità di un brand, e anche perché il brand spesso è troppo grande, troppo complesso, troppo vecchio per capire il linguaggio di un creator che magari fa tik tok adesso e parla il linguaggio della generazione Z che è completamente impossibile. Quindi l'agenzia…sono quasi dei traduttori. Il ruolo però di traduttore all'inizio non è che c'era tanto o comunque si era un po’ perso. Quando io, come dire, ho iniziato con gli accordi con i brand, e tuttora succede spesso, mi contattavano brand o agenzie che magari non conoscevano il mio canale. Sto parlando di cose completamente assurde o magari non misuravano i risultati in una maniera corretta. Erano attenti magari ad alcune metriche che non valevano niente e non conoscevano il mezzo. All’inizio devono fare scouting, quindi poi lavoravano con i creator con i follower comprati… errori da dilettanti perché non erano pratici del mezzo, e non erano pratici del mezzo perché in primis non erano fan e quindi non guardavano, ma anche perché in primis non erano creator loro stessi. Quindi ho pensato un po’ come tanti cantanti che poi hanno creato la propria etichetta discografica: perché non creare un'agenzia che parte dai creator, quindi che faccia anche gli interessi dei creator e soprattutto che performi bene? Perché il problema poi principale di queste campagne che andavano male, o meglio, per me andavano male, mentre per il brand magari andavano bene perché non avevano un benchmark di riferimento…benchmark magari la pubblicità in televisione. Quindi comunque magari andavano meglio di quello che pensavano. Però fare le cose fatte bene magari ci permetteva di sbloccare più budget, ottenere i risultati, far felici e dare più soldi ai creator. Poi c'era un altro problema che fortunatamente non mi ha mai riguardato, ed è che tante agenzie di management (noi non siamo di management) fanno interessi spesso loro stessi o dei brand e chiudono in questi contratti un po’ poco convenienti i creator, perché i creator non sanno parlare appunto l'aziendalese, non leggono i contratti e si fanno fregare. Quindi noi diciamo che siamo nati col business model opposto all'agenzia di management, cioè quello di rappresentare, di aiutare i brand, quindi intermediando il loro budget, a lavorare con i creator è però attendere, già lo stiamo facendo inizieremo anche a lavorare con i nostri creator, proprio l'obiettivo, non tanto di prendere i loro soldi, ma di lavorarci direttamente senza passare dal loro manager. Comunque il problema da risolvere era questo, poi c'era un altro problemino sottile da risolvere che però è parallelo ed era il fatto che io come youtuber raccontavo la mia vita ma la mia vita girava intorno a YouTube, quindi era molto autoreferenziale, ok? È figo avere un percorso imprenditoriale dove YouTube non c'entra niente, il mio canale, e dove posso raccontare delle sfide, dove posso mettere in gioco le mie abilità su qualcosa che non è solo il mio canale. È una bella prova ed è un bel percorso da raccontare sul mio canale perché permette all’utente di avere uno sguardo diverso, altrimenti il rischio dello youtuber, diventando troppo autoreferenziale, fa i video solo per farli e quindi diventa una ricerca del video più pazzo, più nuovo, invece in questo modo io ho qualcosa di concreto da raccontare.

Sì, per tornare un po’ all'idea che dicevi di flat mads di aiutare i brand a lavorare con gli influencer, è come se ci fosse un po’ un gap generazionale, cioè i brand sanno che devono lavorare coi content creators perché ormai molto del marketing si fa su queste piattaforme social, però hanno enormi team di marketing che sono abituati a fare tutto il resto ma non sanno lavorare con i creator, però magari giusto per spiegare questa cosa un secondo, perché un brand effettivamente deve lavorare con un creator? Perché questa parte dell'influencer marketing deve essere parte di una strategia di marketing? Secondo te perché? E ci sono consigli che hai da dare ai brand che vogliono seguire questa strada?

Diciamo che la risposta breve e facile è semplicemente perché lavorare con i creator ti permette, se già non lo fai, di ottenere i risultati più alti pagando di meno e il motivo per cui è così è perché siamo ancora da un bel pezzo, da tanti anni, siamo ancora in quella transizione dove il budget media viene trasportato dai media tradizionali a quelli nuovi, per cui esattamente per il motivo per cui all'azienda ancora conviene fare Facebook ads e Instagram ads al posto di fare la pubblicità in televisione e perché c'è ancora questa migrazione di budget da una da un media all'altro, per cui finché sarà più conveniente farlo online, conviene buttarsi nell’online. Poi a un certo punto un giorno sarà paradossalmente più economico farlo in televisione perché ci sarà ancora più competizione online e i creator sono arrivati un po’ in ritardo rispetto agli altri media, nel senso che già 10 anni fa nascevano le prime agenzie che facevano performance marketing su Facebook, pure 15 anni fa, e le prime agenzie a fare marketing sono nate, quelle serie, 5 anni fa al massimo, a farlo bene, anche quelle americane, perché è un business un pochino più difficile, è umano, è meno misurabile e quindi reagisce anche più lentamente ai vari cambiamenti, non si fa performance marketing con i creator, però portano risultati molto più alti, li portano perché adesso, diciamo in gergo, si dice che esiste la banner blindness, quindi l'utente non si fida più di niente di quello che vede online se è pagato e lo riconosce subito quando un contenuto è paid e quindi il paid performa sempre peggio man mano che gli utenti si abituano alle pubblicità e l'influencer marketing si basa sul far conoscere i prodotti e i servizi tramite delle persone, infatti influencer, che hanno una community che si fida di loro per cui riceve diciamo l'advertising in maniera un pochino più gentile, e soprattutto quando guardo l’advertising se lo guardo per mezzo secondo la mia attenzione si va subito, quando guardo un video di YouTube e guardo per 8 minuti, il creator avrà un appiglio sul proprio pubblico che gli permette di spiegare meglio qualsiasi cosa, tendenzialmente. Questo è uno dei vari motivi per cui tecnicamente conviene farlo, poi diciamo che ne esistono tanti altri.

Poi ci hai raccontato brevemente che il problema è che i brand non parlano il linguaggio dei creator, non sanno neanche cosa chiedere ai creator. Ci puoi spiegare un po’ più in dettaglio appunto questo punto e spiegarci quali sono gli errori che hai visto fare alle aziende o ai brand quando ti approcciano all'influencer per una campagna di marketing nei loro prodotti o servizi?

Allora parto dagli errori più eclatanti e poi arrivo quelle un pochino più sottili. L'errore più eclatante in assoluto è quello di non controllare la nicchia, il target dei creator, che si vanno a chiamare, quindi non viene fatto un buono scouting, errore classico è chiamare i creator di massa, i più famosi in assoluto perché sono i primi che si conoscono, amministratore delegato, marketing manager che il figlio gli dice “chiama tizio, Caio” e loro le chiamano senza farsi domande e magari vai a chi era un gamer che ha un pubblico per i bambini, magari vai a chiedere una roba un servizio B to B, esempio paradossale che purtroppo potrebbe succedere. A me hanno chiesto, ho fatto campagne specialmente in passato quando ero meno attento, per chiaramente prodotti che non erano in linea con me perché chiaramente non mi conoscevano prima di chiamarmi. Infatti il secondo errore molto grave è se non conoscono il mezzo quindi viene fatto influencer marketing senza conoscere le piattaforme in cui si va a operare e quindi poi chiami dei creator di cui non ha visto i contenuti, chiaramente deve essere un compromesso perché se devi chiamare 100 influencer è difficile richiede tanto sforzo andarsi a vedere i contenuti 100 influencer, però un minimo va fatto perché altrimenti stai sparando un po’ nel al buio, non stai facendo niente di sensato. Dopodiché errori un pochino più sottili, per esempio un grande ingolfamento dell'agenzia pubblicitarie è che il reparto dedicato alla creatività e il reparto dedicato al media spesso sono staccati, specialmente le grandi agenzie o le grandi brand hanno il loro media partner, il loro centromedia che smista il budget e lo dirige verso le varie agenzie, gli influencer sono per definizione un media a proprio a livello di budget, quindi quando io faccio la mia campagna dovrei distinguere per Facebook advertising, per creator, per banner radio, of the line eccetera eccetera, molte volte, dato che i creator fanno contenuti e sono creativi, vengono messi nel budget creatività e questo crea dei paradossi per cui poi se il budget creatività viene dedicato gli influencer passa per l'agenzia creativa che per lavoro fa creatività e costringe gli influencer a seguire la creatività dell'agenzia creativa, chiaramente. Questa cosa succede tantissime volte ed è passato, per cui arrivano dei brief ultra dettagliati, con delle frasi ultra specifiche, con della roba che non c'entra un cacchio con i miei contenuti, io la devo dire la parola magari o comunque devo andarci molto vicino e quindi poi piano piano si sono creati dei compromessi, però inizialmente c'erano un sacco di situazioni paradossali del genere, quando in realtà la cosa migliore sarebbe pensare proprio anche per come dei media e al massimo dargli delle indicazioni ma lasciare che le attività sia loro perché poi sono loro a gestirsela, questo per esempio un altro errore abbastanza paradossale. La verità è che appunto l'ideale sarebbe avere una controparte o dentro l'azienda, o un fornitore esterno che si occupi solo di creator, in modo che riesca a gestire quella parte, perché effettivamente sono un ibrido strano che o solo media o solo creatività, raramente riescono a gestirlo bene, specialmente poi per le performance.

Sì, esatto poi anche scoprire, piccolo commento, si anche capire l'errore che hai detto all'inizio, molto importante, cioè se sei esterno e non segui in quel tipo di contenuto, è molto difficile capire chi sono i content creator giusti, per il proprio brand perché appunto uno può vedere il numero di follower ma non vuol dire per forza qualcosa di preciso.
Ormai fortunatamente succede sempre di meno però comunque succede ancora, diciamo che adesso più un problema di pigrizia o mancanza di budget per cui magari il brand si affida a un'agenzia che però fa un milione di campagne e per forza di cose magari non ha neanche il focus sui creator un'agenzia digital x e magari per fare prima contatta i soliti creator che già sa essere affidabili perché non vuole rischiare, però magari sono un po’ fuori dal brief, magari hanno qualche follower comprato però lavorano bene e quindi li attivano, adesso è più il problema di frettolosità manca perché chiaramente più fa ricerche e più è costoso per l'agenzia fare la campagna, per qualcuno per mancanza di tempo, pigrizia e si fanno questi errori.

Facendo un passo indietro, quando ti è venuta l'idea di creare la tua agenzia quali sono stati gli steps che hai preso per rendere questa idea realtà? Quali sono stati i primi passi per flatmates?

L'idea mi è venuta all'inizio con i miei amici youtuber chiaramente. Idea che non hai mandato in porto perché fare lo youtuber era fighissimo e non vedevo come mai dedicare energie a fare altro e l'idea si è concretizzata di più quando sono rimasto a casa per via del covid, io viaggiavo prima al 100% quindi non riuscivo neanche a metterci l'energia mentale a pensare di fare la mia agenzia. fermo a casa con il covid con la pandemia ho ripreso un po’ tutti quei progetti esterni che erano rimasti un po’ nel cassetto e sono tutti esplosi, tranne appunto quello dell'agenzia perché l'ho preso in mano con dei soci, perché ho proposto quest'idea, non ai miei amici youtuber perché mi sono reso conto che è tra youtuber è un casino perché appunto tutti fanno youtuber, hanno tutti la testa concentrati sui propri progetti, conviene avere se hai un partner che sia dall'altro lato e quindi mi sono in realtà rivolto a dei miei amici che già hanno un'agenzia che si chiama Gum Industries, agenzia digital che non lavora con i creator, o che comunque si lavorava diciamo con la mano sinistra, loro stessi mi proposero di entrare da loro, entrare a lavorare da loro e io contro battuta gli ho detto piuttosto apriamo una costola esterna, 50 e 50, dove voglio mi offrite diciamo tutta la vostra professionalità, quindi i processi, anche una sorta di una rete di supporto perché comunque loro hanno 50 dipendenti che nel caso qualcosa esplode internamente in Flatmates ci possono dare una mano, la loro contabilità, un socio importante, un l'amministratore oltre me che mi aiuta sulla parte di conti, di business plan, e tutta roba che magari non avevo mai fatto, per cui siamo partiti in quarta. Abbiamo aperto 50 e 50, il primo step è stato a vederci dal vivo e fare brainstorming, ci abbiamo messo un po’ a capire quale fosse la compagine migliore, se fare una mia agenzia e loro piccoli partner, oppure il contrario, alla fine ho deciso di fare 50 e 50, da gennaio a marzo 2021 abbiamo capito con che criteri e con che valori e impostarci, quindi dire perché siamo differenti dagli altri, quali sono i nostri processi, qual è quello che facciamo di preciso per iniziare, come ci proponiamo le aziende come la cosa. Poi a marzo siamo partiti, ho fatto un video dove l'ho detto, da marzo in poi per due mesetti è stato per me callcenter, ho fatto chiamate tutto il giorno con potenziali clienti di qualsiasi tipo, perché poi dai miei video è arrivato la qualunque, abbiamo iniziato a chiudere i primi clienti nei primi tre mesi e poi abbiamo smesso di fare attività commerciale perché eravamo già a regime, abbiamo preso un paio di persone, poi col tempo ne abbiamo prese sempre di più e siamo andati avanti con i progetti. Diciamo che poi il secondo momento importante è stato a fine anno perché abbiamo un po’ tirato le somme sui risultati delle campagne per vedere se avessero funzionato o meno, per vedere i conti tornavano. E anche là, fortunatamente tutto era in piedi, le premesse che stai… adesso vi ho fatto tutti questi discorsi su cosa funziona cosa non funziona, però io facevo all'inizio senza avere testati quindi avevo pure di aver fatto un po’ lo sborone, invece fortunatamente dopo qualche mese, dopo 8 mesi di attività, effettivamente le campagne performavano bene, i creator erano super contenti, i clienti anche e quindi ho detto “cavolo, ok, la roba sta in piedi, funziona”

Ti abbiamo sentito dire in una talk che ci sono stati vari momenti del tuo percorso dove sei sentito, ti cito, un'idiota, e hai quasi pensato di mollare quello che stai facendo. Ci puoi raccontare alcuni di questi momenti e di come invece poi hai risolto insomma il problema e sei andato avanti e hai ritrovato la fiducia in quello che stavi facendo?

Diciamo che io sono sempre un po’ ottimista, quindi quando ho aperto Flatmates immaginavo che senza problemi avrei gestito la mia vita personale, il mio canale YouTube, la mia nuova attività di imprenditore, in maniera normale invece chiaramente mi sono ritrovato sopraffatto e specialmente il primo anno sono stato veramente sopraffatto quindi per esempio ho un po’ mollato la presa sul canale YouTube e ho avuto un po’ di problemi a gestire work life balance e tante volte ho detto “ma perché l'ho fatto? Il mio canale YouTube comunque rimane la mia fonte principale di soldi, Flatmates è una cosa fighissima però mi prende tutto il tempo forse fare l'imprenditore era un capriccio, non serviva a niente, magari potevo anche non farlo” e invece poi in realtà il tempo ha dimostrato che non è così, la verità è che poi quando costruisce qualcosa ci vuole del tempo prima che dia i frutti quindi stiamo seminando e quando semini e un atto di fiducia e adesso devo avere fiducia e in realtà fortunatamente già un po’ si raccoglie, però inizialmente specialmente è stata una questione di fiducia quando hai fiducia ci sono dei momenti in cui vacilli e la perdi un po’.

E quali sono le metriche di successo che vi date riguardo al progresso che avete fatto con Flatmates da quando avete lanciato ad oggi?

Allora, a livello di lavoro vero e proprio le metriche sono sulla qualità dei progetti, quindi valutiamo i risultati in assoluto, proprio quanti soldi abbiamo speso a fronte di che risultati, per capire come siamo messi rispetto alle altre agenzie, rispetto agli obiettivi che ci eravamo dati e per capire anche come migliorare, quindi sono metriche che si valutano in base alle conversioni, quindi a fatturato generato per il cliente, e in base alle visualizzazioni, in base a quelli che erano gli obiettivi di campagna, questo per quanto riguarda gli obiettivi lavorativi. Internamente abbiamo degli obiettivi, in googlinglese OKR, che ci diamo ogni anno…eh ogni anno… primo anno, e sono più relativi in questo momento al management, perché chiaramente io non ho mai avuto dipendenti, il mio socio sì perché lavorava in quell’altra agenzia anche e ci siamo dati degli obiettivi di responsabilità per i ragazzi, di qualità dei progetti, ma inteso come allocazione delle risorse efficiente e degli obiettivi di crescita, quindi in questo caso valutiamo per esempio banalmente fatturato e utile, responsabilità quanto le persone riescono a gestire i progetti senza il nostro aiuto e quindi su alcuni progetti noi sappiamo che siamo necessari ancora e abbiamo l'obiettivo di non esserlo più, perché le persone si sono responsabilizzate e man mano che andiamo avanti controlliamo che le cose vadano in questa direzione.

Ho visto un video dove tu segui per strada il tuo social con una telecamera dicendogli “mi racconti com'è andato questo primo anno? Come sono stato io come manager?”, lui ti dice tutte cose belle, poi tu chiedi del feedback costruttivo e ti dice “vabbè l'unica cosa che ogni tanto sparisci ma voi youtuber siete fatti così”, quindi volevo chiederti anche questo appunto, fai il CEO di un'agenzia ma fai comunque lo youtuber come gestisci le due cose? Riesci comunque a bilanciare YouTube e il lavoro?

Sì, adesso più di prima, inizialmente ho mollato un po’ la presa su YouTube e però secondo me YouTube rimane ancora una delle cose più importanti che faccio, anche perché è un po’ il motore di tutto quello che ho fatto quindi punto a continuare a farlo a metterci sempre un grandissimo impegno, diciamo che quando ero solo uno youtuber il mio obiettivo era fare il video più figo in assoluto per la settimana seguente, quindi non c'erano mail particolare a cui rispondere, non c'erano orari a cui doversi organizzare e non sono neanche tante video call anche perché prima del covid non è che se ne facessero tante, per cui io non c'avevo un cacchio da fa se non fare video e avevo orari strani, viaggiavo, prendevo aerei, potevo staccare, mettere in modalità aereo e fregarmene e adesso so che dalle 9 a una certa ora devo essere reperibile, perché ci sono mille problemi e ci sono sempre, diciamo che io dico sempre che adesso ho un lavoro vero, perché posso essere chiamato, devo rispondere, c'ho delle chiamate ogni giorno fissate che devo fare, è solo un passaggio che inizialmente è stato un po’ difficile e quindi alcune volte bucavo le call perché magari ne avevo messe troppe, perché magari non riuscivo a organizzare il calendario, o perché magari prendevo io in carico troppo lavoro e poi sparivo perché non riuscivo a gestire il carico, oppure magari continuavo ad accettare lavori da youtuber senza pensare al fatto, cosa che faccio ogni tanto ancora adesso, che anche nel futuro io continuo ad avere Flatmates, quindi non è che se fra due mesi accetto un lavoro in cui vado in un posto dove non c'è Internet, allora va bene, no perché poi non avrò Internet, devo capire come organizzarmi. Tipo, sono stato un mese e mezzo in Cile, sarà questa che forse l'ha spinto a dire quella cosa, in Cile sono stato senza Internet una settimana completamente e sono sparito, quando ho riaperto Internet pensavo che l'azienda fosse fallita, infatti. Cioè mi son chiesto “chissà che diavolo succede adesso” e questo è anche un po’ difficile da gestire, adesso di nuovo di meno perché siamo più organizzati ma specialmente all'inizio ogni cosa pensava su di noi e dovevamo risolverla noi e si sa che è un po’ stressante insomma, lo accetto.

Sì, cambiano i tipi di responsabilità, come dici tu devi essere available, devi essere reperibile e ci sono certe aspettative su orari e tempo che magari non hai quando veramente ti gestisci il tuo tempo, che è quello che facevi tu, che è un lusso pazzesco. Poi un'altra domanda sui social media, lo chiediamo spesso a chi si interfaccia a questo canale, cioè il fatto che il mondo dei social media cambia continuamente, cioè cambiano i trend ma cambiano anche i canali, nel senso, sì magari sei un maestro di YouTube, ma poi arriva TikTok e sono tutti su TikTok, poi arriva BeReal, come usiamo BeReal, come rimani tu, in quanto Marcello Ascani, al passo coi trend e come lo fate in quanto Flatmates e chi consiglio daresti a chi vuole crescere sui social e si vuole interfacciare a queste piattaforme?

Allora, io come Marcello non sono mai stato bravo seguire i trend, infatti diciamo che come youtuber ho sempre fatto il mio, ho sempre avuto la missione di raccontare la mia vita, per cui se esisteva una roba che diventava super famosa in poco tempo per me aveva poco valore perché non rientrava quasi mai nel mio calendario editoriale perché io continuo a raccontare il mio percorso, per cui io vedevo i trend da fuori ma non impattava tanto sul mio sul mio percorso. Più importante invece il discorso che facevi sui canali, cambia il mezzo e il linguaggio con cui si comunica, specialmente man mano che andiamo avanti con le generazioni, per cui ci ho messo tanto per esempio a capire il linguaggio di TikTok, nonostante io sono stato uno dei primi come creator a conoscerlo, anche sono stato uno dei primi ad avere accesso ai Reel di Instagram e ci ho messo un anno e mezzo ad adattarmi e capire come trasformare i miei contenuti anche in quel formato là e ancora non lo faccio bene, potrei fare di meglio, da un lato mi adagia sugli allori perché so che il mio canale YouTube funziona, faccio quello del mio cavallo di battaglia e fortunatamente YouTube è una piattaforma molto solida, per cui il pubblico, anche se magari qualche ragazzo può pensare che il pubblico va da una parte all'altra, in realtà è molto costante a livello di contenuti è molto costante a livello di contenuti ed è ancora piattaforma numero uno. Per cui se un creator vuole partire io comunque gli direi di valutare YouTube, chiaro che però sfruttare le nuove piattaforme, se sono quelle giuste cioè che rimangono in vita, tanta roba ti dà tanto vantaggio, tant'è che durante il covid tutti i nuovi credo che sono nati sono partiti da TikTok, poi magari aprono il canale YouTube dopo un po’, per fidelizzare per fare contenuti, ma sono tutti partiti da TikTok. Chiaramente se fossi un creator che parte da zero anch'io partirei adesso con i contenuti brevi, più accessibili, più facili da fare, che poi siano shorts, TikTok, o reel non cambia, è un discorso di linguaggio e adesso i contenuti brevi parlano in maniera differente e questo è proprio difficile da fare da solo come Marcello, paradossalmente un po’ più facile da fare con Flatmates perché non è stato tutto sulle mie spalle, noi abbiamo in Flatmates delle persone che sono esperte di questi altri linguaggi, per cui la mia rete dei contatti di creator include anche persone che lavorano solo su TikTok e solo su Twitch, tante volte per alcune campagne molto specifiche li abbiamo attivati o come creator o come consulenti, proprio per avere un occhio più esperto di quel linguaggio.

Oltre ai trend secondo me una delle cose più difficili da gestire dei social sono gli algoritmi perché ovviamente non abbiamo accesso agli algoritmi di tutte queste piattaforme, lo vedo io poi in primis perché anche io creo tanti contenuti per il mio brand. Tu su TikTok, o su qualsiasi piattaforma, anche YouTube lo vedo tanto, puoi avere un video che fa un milione di views come un video che ne fa 2000, o posso anche dare dei numeri più piccoli, 300k views e ne hai uno che ne fa 400, anche se hai un grande following, quindi ci sono dei contenuti che performano, certi che non performano. Quando è un brand magari sei più tranquillo, ma quando il brand sei tu e ci metti la faccia può essere pesante da un momento all'altro passare da tante visualizzazioni a poche visualizzazioni. Come gestisci queste flactuation anche a livello personale, di salute mentale, perché comunque è un po’ anche il tuo valore, chi sei. Questi numeri li puoi prendere anche molto sul personale, tu come gestisci questi ups and downs di essere su queste piattaforme?

Psicologico fortunatamente diciamo che sono quasi 10 anni che faccio YouTube, quindi ho visto il mio canale nei momenti in cui esplodeva, l'ho visto nei momenti in cui decresceva, quindi sono un po’ pronto a tutto da questo punto di vista. Nel tempo devo dire che si è creata molta più variabilità nel successo dei contenuti, perché sono un po’ cambiati gli algoritmi all'inizio quando sono partito nel 2013 e il peso più importante in assoluto era la community che già avevi creato, per cui se avevi tanti iscritti quello era il peso principale sul successo le tue video perché YouTube proponeva i tuoi video in maniera quasi incondizionata a tutti i tuoi iscritti, quello era il valore per cui YouTube riconosceva chi era interessato al tuo canale. Ad oggi gli iscritti sono una metrica praticamente irrilevante perché a pensare a chi interessano i tuoi contenuti non è più quel numeretto, ma è proprio nell'algoritmo che li spara a chi interessa a chi non interessa, che sono spesso persone neanche iscritto al tuo canale, quindi si ragiona per singolo contenuto ormai e non tanto per canale che ha tanti iscritti a pochi iscritti, per cui alcune volte il singolo contenuto rispetta alcuni criteri o parla di temi caldi che interessano a tanto pubblico, è un po’ come mettere la legna sul fuoco, se metti tanta legna sul fuoco il fuoco continua a bruciare, se ne metti poco a brucia per poco, eh ma la differenza è veramente tanta. Algoritmo di YouTube per esempio che è quello che conosco meglio, valuta due-tre elementi in particolare, uno che in gergo si chiama click throw rate, CTR ed è la percentuale di persone che cliccano su un video rispetto al totale delle persone che hanno visto quel video da qualche parte in piattaforma, per cui tu immagina che apri la home, vedi una trentina di video nella home, clicchi solo uno di questi, hai convertito, hai fatto un click throw. Più alto è quello, più YouTube capisce che l'argomento del video è accattivante. Per validare questo primo dato c'è un secondo dato, che è il watch time, cioè il tempo di visualizzazione, che poi è il dato che in assoluto interessa di più a YouTube, cioè quanto tempo passi sulla piattaforma. Se queste due cose sono coerenti, quindi alto click throw rate, alto whatch time, watch time in percentuale e assoluto. In percentuale interessa a YouTube per capire se il video non è un clickbait, assoluto gli interessa perché nell'assoluto YouTube valuta il proprio successo, se tu rispetti queste tre cose generalmente il tuo video è di successo. Io sono youtuber, per esempio, che ha 600.000 iscritti, pubblico un video, arriva subito al mio zoccolo duro che avrà un click throw rate e uno whatch time altissimo, perché già mi conosce, c'è pochissima frizione, magari sa già quello di cui sto parlando, sta cosa aspettarsi. YouTube capisce quindi che un contenuto che spacca, aumenta la reach e arriva a un pubblico che mi conosce un po’ di meno, allora la si raffredda, magari click throw rate un po’ più basso, quindi YouTube, sì lo spara ad altre persone, ma un campione un pochino più basso. La velocità con cui si esaurisce questa cosa è esponenzialmente minore man mano che il contenuto fa più cacare, per cui se io metto un contenuto un po’ meh, se lo guardano solo i miei iscritti, se faccio un contenuto che spacca o che è evergreen, o che interessa anche alla gente che non mi conosce, viaggia per tantissimo tempo in più, per cui se poi sul mio canale adesso trovi video da 50.000 view e da un milione effettivamente come dicevi prima, c'è una distanza pazzesca ed è la stessa cosa su TikTok, perché è lo stesso ragionamento che fa TikTok, per cui anche su TikTok puoi avere un milione di follower e fare 4000 view, letteralmente, perché un conto è il secolo contenuto e non ti devi scoraggiare psicologicamente perché fa parte del gioco, perché tu sai che se spari x contenuti rispettando quel criterio, uno di questi generalmente va. Poi impari i tuoi trucchi e raggiungi anche i tuoi compromessi, perché io alcune volte faccio dei video che so per certo che non usciranno mai dal mio zoccolo duro, ma la faccio per fidelizzare magari o lo faccio perché ci sono dei temi che io ho a cuore da comunicare o che mi fanno curriculum, cioè io voglio avere all'interno dei miei contenuti per dire di averli fatti e quindi li faccio comunque e poi tanto in tanto faccio chiamo doping del canale, cioè parlo di una roba che io so per forza che uscirà dal mio zoccolo duro e quindi cerco di far crescere un pochino il canale.

La tua risposta spiega bene che bisogna avere molto intento sui contenuti che si crea, cioè stare molto attenti a quello che si fa, pianificare tutto e non fare le cose a caso perché probabilmente non funzioneranno, quindi capire bene l'algoritmo e quello che si deve fare per arrivare, cioè non è come si pensa, faccio dei video li metto su YouTube, che bella la mia vita, ma c'è tanta pianificazione dietro anche.

C’è chi ce la fa così, però è casuale diciamo, se vuoi un modello replicabile devi stare attento a tutti i parametri di cui parlavo.

Torno alle domande sulla tua vita e il tuo percorso. Ovviamente con YouTube conosci tantissime persone, la cosa bella anche del tuo lavoro e hai i tuoi soci di Gami Industries che ti aiutano con Flatmates, ma ti vogliamo chiedere appunto se nel tuo percorso hai dei mentori con cui ti confronti su vari aspetti della tua vita, delle persone che ti aiutano e come li hai trovati, come ti interfacci con loro?

Questa è una domanda che ogni tanto mi fanno anche su YouTube e che in realtà mi fa sempre pensare, perché effettivamente io non ho mai trovato un mentore, una persona fissa che è molto più avanti di me e quindi può darmi consigli, di qualcuno che ha tanta esperienza. Tendo io sempre a confrontarmi più o meno coi miei amici e coi miei colleghi e ci si confronta sempre insieme e magari qualcuno è più esperto di qualcosa, io sono esperto di qualcos'altro. Succede spesso che durante i miei video, anche video interviste, quando magari parlo con qualcuno che è chiaramente più avanti, sfrutto quelle occasioni, sia per le domande che faccio in camera, sia per le domande che faccio off camera per imparare da solo. Ultimo esempio, il video di Aranzulla che è andato molto bene secondo me anche perché era chiaro che ero molto interessato a quello che mi diceva, era chiaro che stavo cercando di imparare ed effettivamente il mio incontro con Aranzulla è stato per me molto utile e formativo e l'ho sfruttato proprio per porgli dei quesiti, chiedergli un parere su quello che stavo facendo e lo faccio un po’ con tutte le persone che incontro lungo il percorso, quindi i vari imprenditori che avete visto sul mio canale si son beccati tutti qualche domanda durante il video o fuori dal video che fosse più personale per me, proprio dubbi che ho sul mio percorso, chiedo se ci sono passati, come li hanno risolti, eccetera eccetera.

Invece, hai un motto o una filosofia che segui nella vita?

Allora, sul canale YouTube la mia bio è “sono un buon esempio per i vostri figli”, che quella è la mission del canale, non si può dire che seguo per la vita, diciamo che la seguo più per il canale YouTube, poi chiaramente sarebbe difficile essere un esempio in ogni singola cosa che si fa. Per la vita io cerco sempre di dare il meglio di me stesso, io ho fatto gli scout, quando ero lupetto il motto dei lupetti è “fare del tuo meglio”, è una roba che mi è sempre rimasta diciamo. Dagli 8 anni mi hanno insegnato questa cosa e mi è sempre servita, è molto banale ma diciamo mi aiuta spesso.

Sei la seconda persona a cui gli scout hanno veramente avuto un impatto super forte sulla vita, l'altro era Matteo De Braman che è passato anche sul podcast e ci ha raccontato, per lui veramente gli scout sono un grande tema nella sua vita.

Sì, anche per me. Non ne parlo spesso ma senza quello non avrei fatto sicuramente questo percorso.

In realtà non avendo mai fatto e non ero molto a conoscenza di cosa si faceva o degli insegnamenti che ti dava, però ascoltando poi le storie di persone che ci sono passate sembra qualcosa di veramente formativo. Siamo arrivati alla fine della nostra intervista che chiudiamo sempre con la stessa domanda e ti volevo chiedere in che modo la tua italianità ti ha aiutato nel tuo percorso.

Sapevo di questa domanda, che l'avreste fatta e mi ha messo veramente in crisi, perché io da sempre fin da quando ero piccolino, ho sempre ripudiato la mia italianità, cioè io guardavo all'estero e dicevo “ma mi fa schifo la mia italianità”. Secondo me non so se è una risposta un po’ paracula, la cosa migliore della dell'italianità è il fatto che qua le cose sono arrivate un pochino dopo e quindi sono riuscito ad aprire il mio canale. guardare all'estero e portare in Italia, senza rimanere indietro, cioè riuscire a essere sempre un pochino più avanti e a fare alcune cose che hanno funzionato che altrimenti non sarei mai riuscito a fare e poi secondo me anche diciamo durante i miei viaggi sono riuscito a fare le esperienze che ho fatto, chiaramente anche grazie alla mia italianità.

Grazie Marcello, sì questa domanda ogni tanto mette un po’ in crisi le persone, però poi escono fare sempre delle belle risposte e speriamo che siano poi incoraggianti anche per i nostri ascoltatori perché abbiamo tante cose positive, tante cose che ci mettono in di svantaggio rispetto ad altri Paesi però poi riusciamo sempre a tirar fuori qualcosa di positivo dall'essere italiani, quindi grazie per averci raccontato la tua storia, continueremo a seguire i tuoi viaggi su YouTube, speriamo un giorno farti tornare poi sul nostro podcast per qualche big milestones con Flatmates.

Grande, grazie mille.

 

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