Luigi Bajetti, Founder e Partner di Lombardstreet Ventures

 

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Lombardstreet Ventures è un fondo di venture capital che ha raccolto 55 milioni di dollari dai suoi inizi e ha già investito in 68 startup attraverso 2 fondi, con un ottimo track record, e hanno un terzo fondo in partenza in questi mesi.

Luigi ci guida tra le regole della Silicon Valley e ci racconta del luogo che, con tutte le sue contraddizioni, rimane un mito per ogni appassionato di tecnologia.

Inoltre, come vi abbiamo già segnalato nella prima puntata, tramite la loro newsletter, Silicon Valley Dojo, raccontano la Silicon Valley all’ecosistema dell’innovazione italiano. Vi consigliamo di seguirla.

 

TRASCRIZIONE EPISODIO

Inès Makula (00:00:00) – Luigi, quando abbiamo detto alla nostra community che saremmo andati in Silicon Valley abbiamo chiesto un po’ a chi ci consigliate di incontrare. Penso che tutti, almeno la maggior parte di persone, ha risposto Luigi e Massimo di Lombardstreet Ventures. Ci racconti come e quando sei approdato qui?

 

Luigi Bajetti (00:00:16) - Sì, certo, il primo viaggio che ho fatto, la prima volta che sono qua a San Francisco era il ‘98, quindi avevo fatto un viaggio lento a studiare un po’ inglese per tre settimane. Poi la prima volta che sono tornato, diciamo da adulto, chiamiamolo così, consapevole delle mie scelte, è stata il 2013. La prima volta che sono arrivato perché ho fatto i primi investimenti nel 2012 a New York. Poi ho fatto un viaggio qua in Silicon Valley. Da lì per me è stata l'illuminazione. E da quel giorno in cui sono atterrato è stata: come faccio a trasferirmi lì e lavorare in Silicon Valley e far parte del mio sistema? Quindi, appena atterrato, ho visto come era qua. Quello era stato il mio obiettivo.

 

Inès Makula (00:01:07) - Quindi amore a prima vista, appena sei arrivato ha saputo rimanere.

 

Luigi Bajetti (00:01:11) - Sì, nel senso, chiunque ti parlava di tecnologia, andavi a prendere un caffè da Starbucks, nell'attesa del caffè potevi parlare di coding con il ragazzo che ti faceva il caffè. Eventi ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sera. Respiravo tecnologia tutto il giorno e più. Questa carica magica, questa serendipity che fa parte di San Francisco e della Bay Area.

 

Inès Makula (00:01:38) - Infatti, che cosa rendono secondo te San Francisco e la Silicon Valley così speciali rispetto magari ad altri luoghi nel mondo, anche altri luoghi di innovazione?

 

Luigi Bajetti (00:01:46) - Ci sono tanti luoghi, tutti loro raccontano quindi la serendipity, il fatto che c'è una concentrazione di investitori e aziende tecnologiche quindi l'app in sé funziona bene ma funziona bene perché si è creata in settant'anni ormai di storia. Quindi non è che dall'oggi al domani è diventata Silicon Valley, è stata creata grazie all'apporto di tanti attori. l'Università con Stanford, il government con gli incentivi e i soldi dati a ricerca e sviluppo e altri investitori che hanno iniziato il filone del venture capital. Quindi tutti questi tasselli messi insieme hanno creato quello che è definito un cluster dell'innovazione, dove tutto funziona in maniera perfetta perché poi questa zona, rispetto ad altre zone del mondo a parte la sua storia è è così secondo me tanti sono i vari fattori La cosa che a me piace di più di Silicon Valley è il fatto del keep going. Qui chiunque con chi parli, chiunque ti confronti a chiunque chiedi un consiglio ti spinge ad andare avanti, ti spinge a cercare di risolvere il problema che sta risolvendo. Hai dieci competitor, non è un problema. Tu magari sei migliore di questi dieci competitor. Quindi c'è questa cultura del chi può anche dove non mollare. Problemi ce ne saranno durante il percorso. Fare un'azienda è difficilissimo, essere imprenditori è difficilissimo, però se tu sei persistente sei resiliente, ce la puoi fare e questa cosa la respiri ovunque, in ogni angolo della Silicon Valley. Quindi, oltre a tutti le altre cose che posso dirti di Silicon Valley, per me questa è quella della cultura del blogging e l'altra. Seconda cosa importante secondo me è la disponibilità delle persone a parlare con te. Può essere un tuo competitor, può essere un investitore, Può essere chiunque. Tutti sono disposti bene o male a darti un po’ di spazio, a darti il loro sito, ad aiutarti a raccontarti la loro esperienza. E qui trovi veramente fondatori che hanno fallito quattro cinque volte, fondatori che ce l'hanno fatta e tutti ti raccontano una parte loro esperienza sia positiva che negativa, quindi hai una sorta di notizie di formazione come nessun'altra parte del mondo quindi questo è l'altro vantaggio.

 

Inès Makula (00:04:22) - Ho appena intervistato Alessio Fanelli di Decibel e mi ha detto la stessa cosa anche lui, cioè che veramente qualsiasi persona ti dà, ti accorda almeno 15 minuti per darti un po’ di feedback, veramente delle persone mega mega senior con una super esperienza alle spalle, ti possono accordare un po’ del loro tempo (poi non sarà tutta la giornata) però comunque l'ha detto anche lui. E questa energia, devo dire anche da persona che ci va due tre giorni, si respira ed è contagiosa ti viene proprio voglia di far qualcosa di grande. E tu scusami, nel 2013, quando sei arrivato, avevi già pronto un imprenditore seriale con svariate exit alle spalle e stavi creando, non so se eri nel processo, o avevi già una tua start up, però avevi una start up che si chiamava Kolektio quando sei arrivato qui e facevi l'angel investor. Come hai fatto? Hai preso un visto perché eri un imprenditore? Cioè, come sei riuscito a rimanere?

 

Luigi Bajetti (00:05:17) - Allora diciamo che Kolektio è l'ultima start up che ho fatto, che in realtà ero partito a farla in Italia, ma velocemente, dopo cinque sei mesi, abbiamo trasferito negli Stati Uniti perché ci erano abituati. Era una B2C, io ho sempre fatto B2B, quindi questo per me era il mio primo esperimento in B2C e ovviamente ci siamo resi conto immediatamente che il mercato italiano, per un B2C era completamente diverso da scalare, non c'erano i numeri sufficienti, quindi l'idea è stato ok, facciamolo. Negli Stati Uniti abbiamo incorporato l'azienda all'inizio senza visti, quindi tutto fatto online, e poi da lì è cominciato il processo di costruire la tua storia di imprenditore per arrivare ad avere il visto. Il primo visto che ho fatto è stato il B-1 che ti permetteva di stare per sei mesi negli Stati Uniti, non a lavorare, però a fare meeting, quindi tu potevi essere il CEO di un'azienda americana, fare meeting. Ovviamente non dovevo lavorare sul suolo americano, però mi dava l'opportunità di andare a conoscere persone di interesse. Questo software mi interessa queste cose. Quindi da lì è iniziato tutto il processo e nel frattempo, come ti dicevo già ancora prima di Kolektio avevo iniziato a fare l’angel investor. Non ho mai fatto investimenti in Italia, sempre ho iniziato negli Stati Uniti, a New York i primi investimenti angel, perché dopo che ho venduto l'ultima azienda avevo cercato Italia, non trovavo niente di stimolante come investimento. Poi ero andato a Berlino, Londra, ho fatto due settimane anche a Tel Aviv. Avevo cercato di vedere un pochino tutti gli europei, ma niente mi convinceva. Quando sono atterrato York era già un altro mondo e lì ho fatto i miei primi due investimenti come angel investor. E poi, come ti dicevo, nell'arrivare a Silicon Valley ho fatto gli altri investimenti investendo sempre di più e vivendo ovviamente in un ecosistema dove avevo il flow. La parte difficile è stata crearsi un trust locale. Perché quando i primi anni facevo i viaggi e magari stavo qua anche tre mesi poi tornavo in Italia questi due mesi. Comunque l'ecosistema locale ti vedeva come una persona che faceva il turismo imprenditoriale, quindi era difficile entrare nei migliori. Più tempo passavo e più succedeva che magari mi dicevano: Luigi c'è questo evento ci sei sì sono qua non dicevano scusa adesso sono in Italia, quindi da lì ho dovuto iniziare a dire ok devo passare sempre più tempo sempre più tempo sempre più tempo, fino poi ad essermi trasferito. E la passione della tecnologia, che ho sempre avuto sin da bambino, che mi ha accompagnato in tutte le aziende che ho fatto qui, era amplificata dal fatto che qualsiasi cosa ti piaceva, qualsiasi cosa volevi investire o volevi approfondire, qui c'era e quindi è stato un passaggio naturale. Nel senso avevo soldi da investire grazie al percorso, alla mia exit e alle cose fatte. E in un ecosistema che ti permette di avere tutto il flow necessario, sono arrivato al punto di diventare sempre più solo investitore.

 

Inès Makula (00:08:47) - A un certo punto, dopo che hai capito che dovevi passare sempre più tempo per stare e per essere anche coinvolto nei deal migliori, e soprattutto dall'inizio per più tempo sempre dico finché poi ti sei trasferito, ma in che momento hai smesso di essere founder full time per dedicarti totalmente alla parte di investimenti? E poi ovviamente ad un certo punto lancerai il tuo fondo, che è Lombardstreet Ventures. Come sei passato da Kolektio a Lombardstreet?

 

Luigi Bajetti (00:09:14) - È stato un passaggio che è avvenuto naturalmente nel senso che in questo percorso ,durante Kolektio, è stato il momento in cui ho incontrato poi Massimo con cui poi abbiamo co-fondato Lombardstreet. Siamo tutti e due originari di Brescia, ma non c'eravamo mai incrociati prima, quindi anche Massimo ha avuto il suo percorso imprenditoriale, poi si è trasferito negli Stati Uniti, dopo varie cose ha lanciato Sysdig e abbiamo cominciato in Silicon Valley abbiamo cominciato lavorando insieme Massimo mi aiutava un pochino su Kolektio su una parte un po’ di advisoring abbiamo cominciato a condividere un po’ gli investimenti che facevamo. Anche lui aveva il mio stesso target. Investimenti, quindi. Software principalmente, ma molto founder friendly, quindi anche lui era molto focus, investo molto early e investo sulle persone, quindi per noi non c'è mai stata una Udinese di reinvestono in serie B o serie D e quindi devo fare la due diligence finanziaria è sempre stato molto perché devo investire questa persona, perché questa persona è la persona giusta e quindi abbiamo cominciato a lavorare insieme. Abbiamo cominciato a fare viaggi insieme e vivere nella stessa casa per tre mesi, quindi per vedere che proprio c'era anche un kit umano tra di noi. E a un certo punto ci siamo resi conto che non c'era nessuno che faceva gli investitori istituzionali Silicon Valley in italiano noi eravamo passate in investimento e abbiamo cominciato a creare nella nostra testa la pazza idea di dire perché non lo facciamo Noi abbiamo fatto un anno di studio e siamo partiti da facciamo uno start up studio una facciamo un'esperienza facciamo un po'a quindi lì abbiamo cominciato a intervistare le persone come ti dicevo prima il bello qua che abbiamo parlato con chiunque dai grossi manager di fondi ai fondatori di sia più piccoline per capire qual era il feedback e dopo questo anno di ricerca di studio abbiamo detto abbiamo tutto chiaro sappiamo quello cosa vogliamo fare cosa facciamo lasciamo tutto quello che stiamo facendo questo è. Diventiamo focus investor e lanciamo Lombardstreet seguente e quindi questo è stato un passaggio che è avvenuto naturalmente.

 

Inès Makula (00:11:37) - Come ti dicevo l'idea quindi era di investire cioè di raccogliere da italiani cioè di raccogliere soldi da italiani.

 

Luigi Bajetti (00:11:43) - L'idea è raccogliere soldi da chiunque perché quando si è la parte più difficile quindi l'idea iniziale era quella di investire di fare un fondo americano che investisse solo in italiani che qui in Silicon Valley per seguire un pochino anche il filone. Gli investimenti che ha fatto Massimo, io ho fatto investimenti più su americani, ma abbiamo sempre fatto investimenti solo in italiani qui in Silicon Valley e quindi l'idea era quella di dire possiamo dare una possibilità alla prossima con alla prossima diga a queste con la sua quindi facciamo un fondo quindi gli italiani sanno che ci sono degli italiani in Silicon Valley che li aiutano e possono investire per loro per partire e questo era il focus iniziale poi purtroppo non abbiamo trovato abbastanza italiani che volessero venire oltreoceano e quindi abbiamo ovviamente cambiato il messaggio del fondo e investiamo in Founders negli Stati Uniti o comunque le aziende americane principalmente di migranti che hanno anche un terremoto distribuito e che quindi possono beneficiare del meglio dei due mondi quindi quartiere Stati Uniti ricerca e sviluppo in Italia Francia Libia dove è più comodo e dove trovi talento.

 

Inès Makula (00:13:05) - E cosa piace del fatto che i founder siano emigrati in America, cioè perché comunque il 60% dei vostri investimenti sia immigrati, esatto, quindi c'è una marcia in più, hanno più fame cioè qual è un po' il…

 

Luigi Bajetti (00:13:20) - Allora innanzitutto forse c'è un anche un po’ una connection perché anche noi siamo emigranti o che sappiamo quanto è difficile trasferirsi quando cambi soprattutto negli Stati Uniti allora c'è la burocrazia, funziona la burocrazia, però ce n'è tanta e quindi devi entrare anche in logiche che sono fuori non so il Credit scorra il Social Security in certe dinamiche che per noi sono fuori dal mondo, ma che qua senza di quelle sei un nessuno e non puoi far niente, non puoi comprare un telefonino non puoi non puoi fare nulla. Quindi sappiamo la difficoltà di arrivare da migranti e di creare un'azienda davvero abituandosi davvero scusami abituandosi agli usi e costumi della zona e quindi ci sentiamo molto più connessi quando troviamo migranti. E la seconda cosa è che sappiamo che appunto visto che c'è questa difficoltà a trasferirsi, a cambiare paese e a staccarsi dalle proprie radici, sappiamo che quando lo fai hai una grinta, hai una fame che non è facile da trovare, quindi hai proprio voglia di dire sto facendo tutto. Voglio dimostrare che questo salto che io ho fatto è un salto che mi ha cambiato davvero la vita e che sta portando un impatto a me e un impatto a quello che è la mia start up potrò dare. Quindi c'è proprio una marcia in più e la vedo una scintilla che noi vediamo nei fan degli immigranti che non troviamo. Che idea quindi fanno gli americani ma non così sentito come degli immigrati quindi per questo abbiamo molto focus sui migranti, per questo per dalla nostra tesi di investimento.

 

Inès Makula (00:14:59) - Marco Palladino, di Kong, due anni fa ci aveva proprio detto questo cioè tu ti devi competere intanto nell'ecosistema start up più diciamo sviluppato con tutte le più grandi start up eccetera competi con americani ma allo stesso tempo tu hai tutte le difficoltà di essere l'immigrato quindi devi fare anche tutte quelle cose burocratiche ti fanno perdere un sacco di tempo quindi hai una fame una carica devi dimostrare 100 volte di più che qualcuno che nasce col passaporto americano che tu e entrambi te ma trovate comunque un track record nel vostro start up molto molto alto. Avete già fatto investimenti Engel che sono fatti molto bene come è stato però poi lanciare il vostro fondo perché diventa anche i fondi devono fare la raccolta di fondi non fare fundraising quindi come è andata quella parte lì quando siete partiti devo.

 

Luigi Bajetti (00:15:44) – Direi che è stata una delle cose più difficile fatte della mia carriera imprenditoriale, nel senso che avevo già raccolto anche soldi per le start up, però quando raccogli soldi per un'idea è comunque difficile. Però sai, sono Luigi, questa è la mia idea, questa è la mia visione e voglio arrivare a quel punto quando raccogli per in fondo, innanzitutto non hai il track record. Quindi sì, va bene, ho fatto tre aziende, ho fatto cinque aziende, ho avuto due ex, tre ex. Però non hai mai gestito un fondo. Non conta. Quindi per la raccolta c'è il tuo investimento oltre che il personale. Quello ci ha aiutato un po fortunatamente perché avevamo buoni numeri delle nostre dei nostri angel investment però. Convincere le persone a darti dei soldi, i loro soldi da gestire investendoli in 30, 35 attività di qualsiasi tipo, che perché noi siamo generalisti principali nel B2B software, però potrebbe essere fintech potrebbe essere IAI, quindi è stato veramente difficile e ce ne siamo accorti perché il primo fondo che abbiamo lanciato nel 2017, la raccolta del capitale avvenuta in tre anni e mezzo/quattro, quindi che è un tempo molto lungo, nonostante avessimo anche contatti con le persone. La prima cosa siamo partiti dalla nostra network persone con cui già lavorato e altri imprenditori altre persone però come ti dicevo c'è questo già il Venture capital è un asset del Private markets che in Italia in Europa non è così sviluppato e usato come e quando gli Stati Uniti. Quindi però ovviamente qua negli Stati Uniti non potevi raccogliere se non hai almeno per esempio due fondi istituzionali track record. Quindi noi adesso con il terzo fondo che abbiamo raccolto adesso siamo finalmente riusciti ad approcciare gli istituzionali americani quindi i family office americani i fondi pensione i fondi di fondi americani che fino a che non hai un paio di fondi track record non ti vanti filano.

 

Inès Makula (00:17:54) - E questa cosa non ti ha mai scoraggiato? Cioè non hai detto oddio che stiamo facendo non ce la faremo?

 

Luigi Bajetti (00:18:00) - Bello no? Però devo dire forse che perché sia che Massimo sia stato imprenditore quindi eravamo abituati a i momenti di down in momenti dove sembrava che il giorno dopo non avevi un soldo, devi licenziare tutti fallire e poi di punto in bianco durante la notte trovi una soluzione per sopravvivere e passare alla al giorno dopo alla settimana dopo quindi non ci siamo mai scoraggiati. Poi devo dire che c'è anche una buona alchimia tra me e Massimo delle volte io sono quello molto più ottimista delle volte delle volte lui è quello più cauto ci sono altre volte invece dove Massimo mi bilancia, quindi il fatto anche di essere in due aiuta come quando fai una start up quando siamo solo fa andare molto più difficile perché hai tutto sulle tue spalle, con le tue sfaccettature, del tuo carattere, delle tue emozioni, della tua sensibilità. Quando sei in due, quando è per quello, anche quando dicono devi trovare il co-founder perfetto perché deve bilanciare le tue emozionalità, le tue sensibilità, le tue cose e quando lo trovi, ovviamente tutto è molto più semplice.

 

Inès Makula (00:19:11) - Io l'ho sperimentato sulla mia pelle, infatti ho provato a fare una start up da sola e mi sono abbattuta molto rapidamente, sia su me, che la mia altra azienda. La faccio una con mia sorella, una con la migliore amica e aiuta tanto perché ci sono dei quei momenti qui cioè chi me lo fa farà perché ama e c’è l'altra persona che stiamo facendo la cosa fichissima, ce la faremo però veramente proprio bisogno di quella carica infatti rispetto tutti i solo founders che ce l'hanno fatta perché veramente a livello mentale ci vuole una resistenza veramente forte a livello di fundraising. Con il primo fondo ci puoi dare solo un po’ della dimensione del primo fondo, il secondo il terzo in cui siete adesso, cioè come dimensioni?

 

Luigi Bajetti (00:19:49) - Sì sì sono allora il primo fondo sui 5 milioni, il secondo fondo è 20 milioni e il fondo di adesso che stiamo raccogliendo è un target di tre. Abbiamo un closing adesso a fine luglio, quindi a breve festeggeremo il primo closing del fondo tre.

 

Inès Makula (00:20:06) - Ottimo, ottimo. Leggevo sul tuo LinkedIn che hai investito e infatti questo ti volevo chiedere è questo Faccio un attimo una pausa sul tuo dire è scritto nel sito nel presidium di oltre venti start up americane tu personalmente o come Lombardstreet Ventures.

 

Luigi Bajetti (00:20:21) - Non a quelle sono a mia personalmente quelle nostre abbiamo fatto sì che una volta abbiamo fatto il 60 68 Investimenti però quelle dei numeri che non sono il mio track record al 2000 e 12 quando ho iniziato gli investimenti fino al 2018 circa perché poi ho fatto un gruppo di angel investment e adesso ho rallentato perché ovviamente non ci sto dietro quel motore.

 

Inès Makula (00:20:45) - Certo Giaretta scrivente dal 2012 ha investito nel primo round di oltre venti start up americane come angel investor che oggi hanno un valore complessivo di oltre 30 miliardi di dollari tra cui otto che sono diventate poi unicorni diciamo è un ottimo track record di investimenti. Quali sono i criteri principali su cui basi i tuoi investimenti.

 

Luigi Bajetti (00:21:04) - Come dicono gli americani not bad come track record.

 

Inès Makula (00:21:07) - Esatto.

 

Luigi Bajetti (00:21:09) - In tutti gli investimenti che ho fatto per me è una regola base era quella devo parlare col founder quindi perché poi sai delle volte trovavi magari l'investimento su piattaforma quindi bisogna mettersi a lista o tramite introduzione un'altra persona vuoi entrare in questo round il conosco il Fund ti posso dare l'accesso in tutti gli investimenti di base è sempre stata una regola se non parlo con i founder non investo quindi non alla cieca. Perché? Perché di questo ancora adesso che come con una stretta la parte principale della nostra di utilità siccome molto variabili è la persona. Quindi questo founder mi convince ha la grinta giusta io quando io investo sia le mie persone che come un'ombra stretta. Una delle domande che mi faccio sempre se mi chiede di lavorare per lui ci lavorerai per questa persona che è molto importante questa cosa. Nel senso mi ha ispirato, mi ha detto cavolo, vorrei lavorare con lui, vorrei far parte di questa sua visione, di questa sua idea perché un conto poi scalare l'azienda ma poi per scalare azienda non puoi, solo non puoi farlo con il co-founder hai bisogno di attrarre talento quindi questa è una componente che era lì dirigesse c'è questa persona riesce ad attirare talento perché se non ispiri le persone non attiri le persone giuste a lavorare per te. È ancora più difficile poi scalare la tua la tua azienda. Quindi grande parte della mia due diligence è la persona. Poi ovviamente c'è la due diligence tecnica, il software mix sense. Qualche metrica? Non so, spiegami perché pensi che questa software sia necessaria. Come dice Wiki nei tornei safe in cui volutamente c'è può essere una boiata incredibile, ma se la gente la vuole e la compra questa è la chiave. Il cliente, quello che ti da, che ti dà ragione Se compro il tuo prodotto.

 

Inès Makula (00:23:08) - Mi piace molto questa questo esempio che hai dato proprio il concreto della domanda e della domanda che ti fai ma come fai a non capire chi è fuffa perché ci sono anche tipo quelli bravissimi che comunicano in una maniera dove veramente sembrano e ci sono stati tanti esempi soprattutto nella Silicon Valley. Ma come distingui quello che parla ed è un ottimo storyteller Gli americani sono anche molto più bravi a vendersi per esempio da cui c'è sostanza cioè quello che sta dicendo quello che si vede si sta perdendo poi dietro c'è qualcosa di concreto.

 

Luigi Bajetti (00:23:40) - Sì, allora quelli ce ne sono e purtroppo sì ci sono anche qui quindi quando sono troppo venditori troppo Sales infatti è ma è molto più attenta alla nostra di utilizzasse il nostro pensiero perché mi stai vendendo quindi diciamo che noi principalmente investiamo come ti dicevo in software in gente tecnica e il programmatore il developer alla fine è onesto nel senso non è bravissimo col sales e lui ti vuole davvero, ti racconta il perché il suo prodotto è innamorato del suo prodotto, soprattutto se l'ha costruito, ha scritto il codice, quindi è più facile bypassare. Ovviamente, come ti dicevo, investendo anche negli Stati Uniti, in persone americane delle volte ed è più difficile perché. Potrebbero vendere questo post-it come se fosse una cosa la cosa migliore del mondo, perché sono proprio bravi. Quindi quando sono così sei. Se non è un red flag però per noi si accende una luce Tina che ci dice Bisogna andare un attimo più a fondo e capire bene e a quel punto quando succede così facciamo cerchiamo di parlare con il resto del team, con gli altri co-founder se ce ne sono e capire se c'è qualcuno che poi bilancia questa parte diciamo da venditore da Sales però ecco insomma anche noi possiamo sbagliare ovviamente cerchiamo sempre di identificare ma non è semplice.

 

Inès Makula (00:25:09) - C'è capitato di sbagliarsi proprio tanto su qualcuno?

 

 

Luigi Bajetti (00:25:16) - Si è capita spesso, come è capitato per esempio di valutare di non investire in deal dove mi sembrava completamente una sciocchezza mi sembra completamente fuori di testa. Il quadro mi sembrava centrato e in due anni erano video company, quindi forse fa parte del gioco, nel senso.

 

Inès Makula (00:25:38) - Certo.

 

Luigi Bajetti (00:25:38) - Fa parte del percorso. Devo dire che per ora il track record che io Massimo abbiamo avuto, sia personale, che come stanno andando i nostri fondi, siamo stati abbastanza bravi per ora a diciamo a cercare ad identificare per darti un numero per esempio noi adesso dal 2017 che investiamo con i fondi non ben strette abbiamo 68 portfolio comparisse e il 90% sono ancora tutte attive quindi abbiamo.

 

Inès Makula (00:26:08) - Già tanto sulle metriche.

 

Luigi Bajetti (00:26:11) - SAP abbiamo avuto un 5% direi totalmente circa un 5% di exit quindi un 90% ancora attive che stanno andando bene e che stanno crescendo e che vediamo come vanno quindi rispetto alla media del mercato siamo più avanzati non è per forza.

 

Inès Makula (00:26:26) - Infatti il primo fondo adesso cioè più è chiuso o non ancora perché è più alta in Francia in Italia.

 

Luigi Bajetti (00:26:34) - Esiste il tonfo di Duran dieci anni il primo fondo è partito nel 2017, quindi il deployment, la raccolta e deployment del capitale è finito tutto dopo quattro anni. Quindi adesso stiamo facendo il mantenimento delle nostre partecipazioni facendo, seguendo le start up come vanno e quindi è la fase di successiva. Il fondo uno è nei top ten presente fondi negli Stati Uniti come performance fondo due invece partito nel 2021. Ovviamente abbiamo il track record istituzionale, stavolta alle spalle, quindi la raccolta è stata molto più semplice i 20 milioni sono stati raccolti in un anno, è un paio di mesi, quindi non più quattro anni e in due anni abbiamo depredato tutto il capitale. Già, quindi abbiamo accelerato anche il processo di investimento e fondo. Tre robe da vedere. Anche il fondo due che è Albe son due anni e qualche mese di vita è entrato adesso in questo quarter nei top 15% fondi negli Stati Uniti come come performance.

 

Inès Makula (00:27:38) - Oltre ovviamente ai vostri investimenti, avete anche la newsletter che volevo menzionare perché è pazzesca, sono abbonata ormai da due anni ed è ricca di consigli molto utili per chi vuole approcciarsi al mondo della Silicon Valley. Si chiama il sito Silicon Valley, lo linkerò. Come avete deciso di dedicare questa newsletter agli italiani, cioè come mai? Perché comunque il vostro fondo alla fine non è più un fondo in cui messi sono gli italiani però quello è stato un po’ il vostro l'obiettivo con la newsletter.

 

Luigi Bajetti (00:28:11) – Allora, l'obiettivo è stato quello è stato un percorso nel senso che come ti dicevo volevamo investire italiano e poi non abbiamo trovato italiani però noi siamo italiani e quindi siamo innamorati del nostro Paese siamo innamorati dell'italianità e sappiamo il valore che hanno le nostre persone, la preparazione universitaria che hanno gli italiani rispetto a quello che puoi trovare magari anche qua negli Stati Uniti e quindi abbiamo detto cosa possiamo fare per dare un feedback all'Italia nel frattempo che noi siamo qua e se no troviamo persone che vengono qua come facciamo a creare un po’ di cultura per cercare di convincere qualcheduno in più a. Si ha il prodotto giusto e la grinta giusta a fare il passo di qua. O comunque anche per gli italiani che decidono di fare la loro start up in Italia. Perché non gli insegniamo quali sono le regole del gioco negli Stati Uniti della Silicon Valley? Principalmente per poi cominciare ad applicarle nell'ecosistema Italia. Quindi da lì è nata l'idea di cominciare a dire ok, proviamo a fare una masterclass e poi proviamo a fare dei video dove facciamo delle session di 1 ora. E da lì poi è nato invece Silicon Valley Dojo, dove cerchiamo di raccontare tramite articoli, tramite delle volte dei video, quello che è la Silicon Valley e cerchiamo di far capire quali sono le regole del gioco quali sono quindi con quale caso nel practice dell'area perché questo è quello che fa la differenza sia che tu venga negli Stati Uniti, ma sia che tu lo faccia nel tuo ecosistema se tu ti. Si comportano allo stesso modo se tutti seguono le stesse regole. Tutto funziona molto meglio nella Silicon Valley nella dimostrazione. Quindi questo è il nostro giro per l'Italia e il fatto di dire lasciamo una memoria storica di quello che è il nostro percorso con gli Stati Uniti quello che abbiamo imparato, quello che ci ha aiutato a fare quello che abbiamo fatto perché anche per noi fare un fondo agli Stati Uniti che non avevamo mai fatto visti manager mai lavorato in finanza è stata difficilissimo. Però l'opportunità l'abbiamo avuta e abbiamo sempre seguito le regole del gioco per fare questa cosa e questo ci ha aiutato a essere assemblati.

 

Inès Makula (00:30:26) - E stavo riguardando un po’ tutte le newsletter che avete mandato negli ultimi due anni che mi ero abbonata e nel 2021 avete mandato una newsletter intitolata “Perché i vc americani non investiranno mai in una S.r.l.? Ci spieghi perché e cosa deve fare una startup italiana per attrarre l'attenzione degli americani?

 

Luigi Bajetti (00:30:45) - Allora il diciamo di base il problema è nel senso che l'essere è uno strumento che un investitore americano non conosce e poi le s.r.l. come le facciamo noi ovviamente non sono tutte fatte con lo stampino c'è lo Statuto, ognuno può fare uno Statuto diverso, puoi modificare puoi fare delle liquidation reference assurde che delle volte ho visto, che qui son tutti red flag che si accendono e che un investitore come anche il fatto di poter investire…insomma, è troppo macchinoso, troppo complicato, quindi questo siamo dalla serie a Silicon Valley, hanno migliaia e migliaia di start up su cui possono decidere di investire. Ovviamente più noi lo rendiamo complicato e più loro dicono passo direttamente e vado a investire in qualcos'altro. Questo quindi è il motivo per cui abbiamo detto non investiranno mai non S.r.l. quindi cosa fa e come facciamo al momento la cosa migliore per fare in modo che investano in una start up italiano, non chiamiamole S.r.l., è configurarsi nella maniera migliore e come sono abituati gli americani, quindi la Company deve essere un Adenauer si Corp americana, voi potete essere amministratori CEO di un'azienda americana senza essere mai stato sul suolo americano e fare in modo che sia incorporata. Raccogliete con una Safe che lo strumento sta da qui di usare tante piccole accortezze in modo che quando ti presenti da un se sei diciamo crystal clear, per loro è non c'è niente da interpretare, non hanno bisogno di noi è che deve analizzare il tuo paper work.

 

Inès Makula (00:33:16) - Mettiamo che una start up fa i compiti a casa e quindi sia incorporata in Delaware, vuole raccoglie tramite Safe, quindi usa tutti i metodi più comparabili diventa più comparabile a un'altra start up americane e così non c'è troppa differenza quanto mercato c'è deve già avere un mercato in America può venire può raccogliere con l'idea di venire in America c'è tu a che stadio consigli di arrivare veramente per cercare di chiudere un round americano.

 

Luigi Bajetti (00:33:41) - Allora la cosa migliore è raccogliere dei soldi prima dal proprio network in Italia, sempre sulla Delaware, Già in modo che siano dei soldi per poter passare del tempo qua negli Stati Uniti e cominciare a creare come abbiamo fatto nei tempi il proprio trust locale creare il proprio network e da lì poi puoi cominciare ad approcciare gli investitori. Se dopo hai qualche metrica ovviamente è meglio che sia americana, perché se vengo da te a raccogliere ti dico adesso voglio aggredire. Mercato americano. Ho 1.000.000 di review solo del mercato italiano. Per un americano conta zero perché è un modo di vendere un modo di prodotto mercati completamente diversi. Quindi sei visto come se avessi zero revenue anche se hai delle buone fatte in Italia. Quindi se il tuo target è il mercato americano, prima aggredisci questo mercato e prima sei presente il più possibile, meglio è, perché hai più cose da mostrare a un investitore rispetto a qualche anno fa, ovviamente adesso ci sono tanti fondi come noi, quindi senza dover andare al Sequoia. Ci sono fondi come i nostri che puoi approcciare anche senza metriche o con poche metriche, con un'idea e quindi rispetto a qualche anno fa è un pochino più semplice, tra virgolette dico semplice, però hai molte più opportunità rispetto a prima. Prima era molto più netta questa distinzione prima se non eri negli Stati Uniti e non eri a portata di macchina dall'investitore non ti investiva i soldi.

 

Inès Makula (00:35:13) - Ma certo, e quindi quello di fare prevedere che comunque un minimo di traction già in America e non aspettare che con quei soldi di farvi della traction con quei soldi cioè già cominciare un pochino fare.

 

Luigi Bajetti (00:35:25) - Sì.

 

Inès Makula (00:35:26) - qualcosa per far vedere che c'è opportunità in America. E poi una cosa importantissima dal nostro viaggio a San Francisco è che c'è veramente tanto c'è il network di italiani nella Silicon Valley e San Francisco tra imprenditori, investitori oppure gente che lavora da Google, Facebook, è fortissimo e c'è tanta voglia di aiutarsi tra tra italiani ci sono i network tipo Baia, ci sono tanti posti in cui italiani si incontrano. E questa una cosa veramente bellissima da utilizzare se uno vuole andare lì, sia per fare un viaggio e apertamente vedere come sono fatte le cose in Silicon Valley, sia se uno vuole con l'idea di di voler trasferire. Quali sono gli errori principali che vedi fare gli italiani che vengono in Silicon Valley, quindi oltre a quello che hai già detto no quindi magari non S.r.l., cioè quali sono altre cose che vedi fare?

 

Luigi Bajetti (00:36:20) - Allora un'altra cosa è quella di essere troppo timidi e troppo modesti troppo umili. Che va benissimo nel senso è giusto essere umili però l'americano è abituato a fare la start up che gli dice che quando fa la sua ex dalla Company poi si candida come presidente degli Stati Uniti d'America. Quindi sì, beghe ma proprio big. E noi questa cosa è una cosa che facciamo un po’ fatica a fare, un po’ culturalmente forse perché è diverso, è un po’ perché è l'ambizione. Le opportunità che puoi avere negli Stati Uniti sono diverse. Ti faccio l'esempio. Non so alcune start up, quando magari arrivano e fanno il pitch della loro start up e e parlano di loro dicono sì, ho studiato questo ho fatto l'università ho lavorato in questo settore, sono molto umili però magari sono persone che hanno lavorato alla Ferrari per dodici anni e hanno lavorato per grandi brand perché comunque noi abbiamo aziende che sono note del made in Italy che è riconosciuto in tutto il mondo. E loro quando vedo io dico ragazzi ma la prima cosa che dovete dire è fate vedere che cosa avete fatto e per chi avete lavorato. Nel senso utilizzate il brand, utilizzate i vostri successi perché questo è quello che un americano si aspetta. Vuole che tu pompi la tua di quello che hai fatto. Devi, devi cercare di essere troppo modesti, troppo umili.

 

Inès Makula (00:37:53) - Se è il momento di vantarsi un po’ del proprio percorso. Non è il momento di essere umili. Potete essere umili con i vostri amici. Su quello gli americani sono molto bravi devo dire, a vendersi, a vendere il proprio per il loro percorso quello che hanno fatto come se fossero dei fenomeni un po’ tutti e invece un'altra cosa che piacerebbe fare con te anche a livello di pitching gli americani sono proprio un po’ una marcia avanti, no? Quando racconto proprio Progetto lo fanno in 3 minuti sono lo fanno ovviamente per l'inglese, la loro lingua, ovvio che la padroneggiano meglio. Però hai qualche consiglio pratico che visto tutti i Paesi tutti voi Combinator demo che avete fatto tutto quello che avete visto che gli italiani possono portare a casa anche solo il modo in cui raccontano la propria storia perché start up.

 

Luigi Bajetti (00:38:40) - Sì allora come dicevi te l'americano fin quando sono all'asilo gli fanno fare le presentazioni davanti agli altri bambini io. E quindi è un continuo mettersi molto in quel treno dire vado e vado oltre e sono e arrivo all'obiettivo e consigli da dare sono un un ecco una cosa che sicuramente dobbiamo imparare e sintetizzare noi ci specie due volte quando parliamo quando raccontiamo la nostro progetto cerchiamo di condire il più possibile perché pensiamo che più dettagli mettiamo all'interno del nostro pitch e più la persona capisce quanto figata siamo e la cosa che stiamo facendo in realtà è less is more. Quindi bisogna togliere tutti i contorni e arrivare all'obiettivo diretto. Dire questo è quello che vogliamo fare e questo è come lo facciamo dopo. Una volta che ho attirato la curiosità dell'investitore, avrò tutto il tempo di andare a raccontargli particolari dettagli. Le varie cose questo fatti l'esercizio quando dicono fa il pitch quando vediamo gli italiani che arrivano a fare magari anche le settimane di bootcamp. Fare i corsi per loro è difficilissimo. Fare in 1 minuto o anche solo raccontami in una frase la tua idea è quasi impossibile per loro farlo Dopo una settimana di brain wash e di confronto con le altre persone.

 

Luigi Bajetti (00:40:05) - Invece lo fanno e secondo loro dicono Ah, però funziona. Nel senso che 1 minuto ho capito quello che sto facendo anch'io, quindi. Il cercare di imparare a sintetizzare e a togliere tanti contorni meglio, come anche le slide, le slide le vedi subito le slide. Gli europei, gli americani, le slide gli europei sono bellissime graficamente ci sono tutte colorate ci sono tutta la grafica sotto, tutte ben impaginate. L'americano che raccoglie anche 20 milioni di slide bianca testo nero quasi non mette neanche il logo della start up non c'era niente. Tre parole questo questo questo perché io devo venderti quello che sto facendo. Dopo con calma faremo il sito web fatto figo facciamo tutte le varie cose però io devo adesso convincerti che sto facendo la cosa giusta quindi non devo confonderti le idee, non devo aggiungere il contenuto. Non è che se le mie slide sono disegnate sono fatte con Canva o con Photoshop, vincono rispetto alle altre.

 

Inès Makula (00:41:14) - Se uno magari passa più tempo a fare la grafica del pitch deck bella e accattivante, piuttosto che magari passare il tempo a praticare il pitch, a vendere, vendere idee in 30 secondi, sintetizzare, comunicarlo. E comunque anche lì, più uno lo fa, meglio lo fa, più feedback ottiene da potenziali investitori. Meglio però questa cosa di coltivare il proprio ego e questa cosa di sintetizzare veramente lo vediamo anche noi. Intanto col podcast con certi ospiti c'è l'italiano, tende a ripetersi, magari fare il pub. C'è una frase italiana in inglese, si dice in tre parole in italiano sono tre righe di noi che siamo un po’ più anglosassoni nel nostro, nel nostro pensiero. Intanto perché? Perché rendono tutta questa cosa complicata quando è una cosa molto semplice che puoi dire in tre parole.

 

Luigi Bajetti (00:42:08) - Quindi portatevi perché è anch'essa una che anche per noi era così. Mi ricordo le prime slide che noi facevamo del fondo per raccogliere il fondo era tipo 38 40 slide dove era 1 ora di presentazione, eravamo stanchi anche noi alla fine, la formazione le slide che usiamo adesso sono dieci per accogliere 30 milioni di fondo e delle volte delusione anche tutte perché anche noi abbiamo imparato a eliminare tagliare sintetizzare, dopo se vuoi nella discussione sei tu che mi chiedi le cose allora io posso approfondire.

 

Inès Makula (00:42:42) - Ma molto molto utile e adesso io sto parlando un pochino di quello che io farei se potessi avere un po' la bacchetta magica per cambiare un po' le cose in Italia, o per portare alcune delle tue esperienze in Italia, visto che comunque come detto anche prima, abbiamo delle università che formano che formano talenti incredibili anche perché sono tanti in tanti sono partiti per l'America, abbiamo comunque capitali, abbiamo uno spirito imprenditoriale, abbiamo un tessuto imprenditoriale magari più di Corporate, forse più di industria, però veramente incredibile però che cosa manca perché diventi un buon posto per innovare e avviare un'attività imprenditoriale.

 

Luigi Bajetti (00:43:18) - Allora mancano alcuni tasselli dell'ecosistema nel senso che ci sono ma non sono abbastanza sviluppati Per esempio mancano exit, mancano exit che portano soldi ai fondatori, portano soldi agli angel investor e portano soldi ai vicini che quindi poi decidono di reinvestire una parte di questi soldi nell'ecosistema e creano una catena che man mano fa incrementare e fa, diciamo aumentare l'ecosistema macro. Gli atenei. Grossi benefici mancano le api o mancano tutte queste cose che permettono B di rendere lo sistema diciamo al pari di tanti altri sistemi sicuramente rispetto a quando ero in Italia vedo che sta cambiando tanto e ci sono tante persone da investitori a gente che lavora nel mondo delle start up che stanno lavorando duramente e alcune molto bene per cercare di cambiare l'ecosistema. Quello che mi sento di dire a tutte queste persone è quella di cercare di imparare il più possibile da Silicon Valley gli altri sistemi che sono molto più avanzati di loro. Con l'umiltà di dire stiamo facendo un percorso giusto cosa possiamo cambiare poi lo so che quando entrano in parte il gioco governo di cose diciamo gli attori istituzionali è molto più complicato ma è complicato anche qui quindi è solo una questione di avere un percorso però più persone hanno il. Giusto e più si riesce a cambiare l'ecosistema. Motivo per cui il nostro dojo non è solo per founder. Noi consigliamo a chiunque di leggerlo, che sia un investitore, che sia un angel investor. E sai perché? Fa capire le dinamiche e ti fa capire che alcune volte magari noi ci soffermiamo su dei preconcetti o su certe convinzioni culturali che abbiamo che invece non fanno vedere. Queste malizie fanno male, quindi bisogna imparare dai più grandi per cercare di riadattarsi.

 

Inès Makula (00:45:26) - Abbiamo creato questa serie proprio per cercare di portare un po’ di queste, di questa mentalità, di capire un po’ che cosa rende la Silicon Valley così magica, Ma poi cosa si può anche fare più concretamente se uno vuole rimanere magari in Italia? E secondo te? Scusa, voglio solo chiederti un po’ perché secondo te non ci sono exit? Cioè perché non ci sono start up che arrivano lì o perché non ci sono le cose che fanno? E cioè qual è il problema fondamentale in questo momento italiano?

 

Luigi Bajetti (00:45:52) - Non l'exit come sono fatte le cose sono fatte ai più quindi vai quotata in Borsa o con un money o con un grossi fondi di private equity, che magari acquistano e portano avanti il business quindi queste sono le tre fasi che abbiamo. Il problema dell'Italia è che ovviamente il mercato più italiano ha delle metriche, ha dei canoni che non sono apprezzabili per una start up rispetto a quelle alle metriche che poi per andare nei più al Nasdaq che per esempio in A. Quindi è molto più difficile avere i numeri e le metriche. Secondo me manca un po’ la cultura, perché invece le risorse le abbiamo. Se contiamo infatti un'azienda che è un unicorno, che vale un billion in Italia di aziende che valgono oltre il biglietto ne abbiamo quante ne vogliamo. Bellissime aziende, dal settore automotive al settore manifatturiero. Un settore qualsiasi. Abbiamo fior fiore di aziende del biomedico, quindi quello che manca è invece una cultura in queste grosse aziende della acquisizione come fanno nei tempi hanno fatto quasi SCO hanno fatto grossi gruppi dove c'è la tecnologia invece di dire me la faccio in house mi compro la tecnologia me la porto in house e lo sviluppo quindi anche qui sta cominciando a cambiare un p’o. E l'altra cosa, forse che non permette una crescita è portare una start up più avanti di un certo livello è il fondi rischi che abbiamo in Italia nel senso che adesso a parte Cdp che in quel di loro stesso mi sembra due billion hanno di fondi di investimenti splittato in varie cose però non hanno il fondi non hanno il sequoia con i video che Sequoia sta nel Paese quindi quando una start up arriva un round serie C o serie D dove deve raccogliere 200 milioni c'è chi gliele dà. In Italia non abbiamo investitori che tengano 200 milioni, quindi anche lì serve ancora tempo, serve una spada ed è per questo che non sono sviluppate e non c'è il mercato che c'è qua negli Stati Uniti o in altri posti del mondo.

 

Inès Makula (00:48:07) - Grazie. Molto utile capire proprio quali sono i tasselli che mancano e anche cercare di capire come possiamo arrivarci più velocemente cioè non aspettare i vent'anni per arrivarci cioè bisogna attivarsi molto più molto più rapidamente. Siamo arrivati alla fine nostra intervista che concludiamo sempre con la stessa domanda e ovviamente la facciamo anche a te. In che modo diresti che la tua italianità ti ha aiutato nel tuo percorso.

 

Luigi Bajetti (00:48:31) - Però devo dire tantissimo disse Ti do la risposta simpatica, nel senso che quando arrivi negli Stati Uniti dici che sei italiano, magicamente sono tutti italiani come te, quindi si sentono connessi, anche se poi dopo gli vai a chiedere ma a di dove? In Italia non lo so, come non lo so. Eh sì, cinque generazioni fa la mia trisavola era italiana e quindi chiusa in italiano e quindi va beh che negli Stati Uniti se sei italiano hai un classico diciamo questa è la risposta simpatica la realtà per me l'italianità è che forse anche per il percorso che ho fatto io comunque vengo da una famiglia imprenditoriale sono alla terza generazione e sono nato e cresciuto con il col l'imprenditoria la respiravo ovunque, a ogni angolo, dalle frasi di Natale alle domeniche dove si andava a visitare la fabbrica invece di andare in sala giochi. Quindi questa cultura imprenditoriale e questo modo di approcciare il business che abbiamo noi italiani è quello che mi ha aiutato molto di più qua negli Stati Uniti. E penso che quello che mi ha aiutato anche a raggiungere gli obiettivi che i risultati che mi ha raggiunto perché come impariamo a scuola la flessibilità mentale che ci viene insegnata a vivere in Italia come ci viene insegnato in Italia a vivere in un Paese dove Governo c'è il Governo non c'è qualsiasi problema possibile immaginabile noi lo possiamo avere e lo abbiamo avuto, ma magicamente noi italiani, con l'ingegno che abbiamo, con il nostro modo di fare, lo risolviamo, ci adattiamo e alla fine sembra che stia per finire tutto e che l'Italia chiuderà, fallirà. E poi di punto in bianco invece siamo tutti felici, riusciamo a pian piano risolvere problemi. Quindi questa cosa mi ha aiutato tantissimo. Qua negli Stati Uniti, dove sono soprattutto gli americani, sono molto oriented su una direzione. Questo è il modo in cui si fanno le cose non ci sono altre vie. Invece noi italiani questa è la direzione da prendere. La posso prendere così per attenzione che posso prendere questa strada, posso prendere questa direzione o posso modificare il mio percorso in questa maniera in modo che arrivo l'obiettivo prima con lo stesso risultato? Questa cosa americana non ce l'ha. Quindi se tu vai a naso c'è l'ingresso di un hotel con una porta di vetro e le porte di vetro d'estate sono aperte laterali anche perché gira l'aria, magari gli tagliano passa anche in quella laterale perché dice faccio prima perché poi devo girare a destra. L'americano passa per la porta centrale perché quella è la porta d'ingresso e poi faccio gira a destra questo per darci un'idea proprio dell'esempio concreto.

 

Inès Makula (00:51:06) - Ma è verissimo è verissimo è proprio così anche vivendo in Inghilterra è molto è molto che esistono proprio nei loro binari che funzionano meglio su tante cose no perché seguono le regole le fanno così però poi su tanto altro invece non hanno questa creatività questa flessibilità che noi italiani abbiamo che poi ci porta ad arrivare a soluzioni in maniera totalmente diversa o soluzioni che loro non hanno neanche visto perché erano proprio inquadrati nei loro bisogni. Guardare il diciamo.

 

Luigi Bajetti (00:51:32) - Ci porta a vivere in modi dove un americano non immaginerebbe neanche questa cosa, non succederà mai. Invece poi l'italiano lo porta a termine perché se ingegnato e dice ok, guarda che lo raggiungo lo stesso. Quindi questo è secondo me la peculiarità che ci fa che ci fa avere una marcia in più l'italianità che ci fa avere una marcia in più all'estero.

 

Inès Makula (00:51:53) - Assolutamente. Infatti ci fa sempre finire su una nota positiva che ci rende fieri di essere di essere italiani e di. E di sfruttare meglio queste risorse che abbiamo che non di cui non ci rendiamo conto perché siamo e sono innate in noi. Luigi grazie mille per averci raccontato tutti i retroscena di Lombardstreet, ma anche tutti i consigli super pratici e utili per i nostri ascoltatori. E come ho detto prima, abbonatevi alla loro newsletter, Silicon Valley Dojo, perché davvero molto molto utile. Grazie Luigi.

 

Luigi Bajetti (00:52:26) - Grazie a tutti voi. Grazie mille.

Vogliamo ringraziare BAIA, la Business Association Italy America, per la loro partnership.

BAIA è un'associazione non profit che opera nella San Francisco Bay Area dal 2006 e ci sta aiutando a promuovere questa serie con i loro membri. 

BAIA è gestita da un gruppo di professionisti italiani a San Francisco che crea opportunità di networking professionale all’interno della comunità italiana e italo-americana, facilitando lo scambio aperto di conoscenze tra l’Italia e gli Stati Uniti attraverso eventi per manager e imprenditori in Silicon Valley. Più informazioni sul sito ⁠baia-network.org⁠ e se siete in Silicon Valley vi consigliamo anche di iscrivervi alla loro newsletter.

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