Fred Parietti, Co-Founder e CEO di Multiply Labs

 

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Laurea e Master al Politecnico di Milano, PhD al MIT di Boston e founder di una startup accelerata da Y Combinator nella Silicon Valley. Fred ha il curriculum del “perfetto” tech entrepreneur. 

Fred, insieme alla sua co-founder Alice Melocchi, ha fondato  Multiply Labs, startup che sviluppa sistemi robotici avanzati per la produzione di farmaci personalizzati.

Dal 2016 Multiply Labs ha raccolto 25 milioni di dollari tra seed round e serie A, capitali fondamentali per poter sviluppare un prodotto così complesso. Fred ci racconta infatti la dura vita che deve affrontare una startup che produce hardware, i lunghi anni di ricerca, le difficoltà nel convincere gli investitori e gli errori nel trovare il mercato ideale.

Con Fred Inès ha parlato anche di un'altra grande università americana, il famoso Massachusetts Institute of Technology, MIT, e di come Fred abbia trovato un modo di farsi strada in un ambiente estremamente competitivo. 

 

TRASCRIZIONE EPISODIO

Inès Makula (00:00:00) – Fred, sei nato e cresciuto a Bergamo da una mamma insegnante alle scuole medie, laureata in biologia e un papà imprenditore con un'azienda che progetta edifici e laureato in ingegneria meccanica. Lo sottolineo perché entrambi hanno formazioni particolarmente tecniche e scientifiche e forse hai preso magari un po’ da loro, ma c'è stata un'esperienza nella tua infanzia che pensi sia stata determinante nella persona che sei oggi?

 

Fred Parietti (00:00:21) - Direi una sola cosa che l'attività che mi faceva divertire di più quand'ero quando ero piccolo, era giocare con i Lego. Quindi dico sempre che ho iniziato a costruire robot con i Lego. Effettivamente, visto quanto è teorica la formazione universitaria in Italia, i Lego sono stati la mia unica esperienza con i robot fino a quando non ho iniziato poi a fare il master, il dottorato, quindi sino forse ancora più piccolo. Chiaramente volevo fare il paleontologo, poi l'archeologo, ma diciamo da quando ho capito che il futuro mi interessava più del passato è sempre stato le mie passioni è sempre stato costruire.

 

Inès Makula (00:01:00) - Ok, quindi è partito tutto dai Lego e avevi dei Lego tipo quelli a livelli difficilissimi che arrivano tipo quelli da esperto o sei arrivato fino a quelli da ragazzino?

 

Fred Parietti (00:01:11) - Ma per me avevo tutti dei lego normali, sia Lego Technic sia tipo il Meccano, ma odiavo le istruzioni, quindi prendevo le scatole. Lo usavo per quello che piaceva a me, non mi piaceva mai seguire le istruzioni, quindi in realtà non posso neanche dire di aver fatto uno dei set più complicati perché ignoravo le istruzioni che facevi tu.

 

Inès Makula (00:01:32) - Creavi tutte le tue cose, le dai dei pezzi, prova e dice tanto forse solo la tua creatività e che volevi inventarti qualcosa di nuovo piuttosto che replicare una cosa esistente.

 

Fred Parietti (00:01:43) - Sì, sì, io mi annoio molto rapidamente, quindi devo per tenermi interessato. Devo sempre creare cose nuove e seguire le istruzioni. È troppo noioso.

 

Inès Makula (00:01:52) - E i tuoi genitori in questo ti hanno incoraggiato, cioè questa tua passione, la robotica nata dai Lego. Cioè, tu avevi già detto io voglio creare robot da grande, tu cioè parlavi così già a casa o era solo un divertimento e non sapevi bene cosa fare e come sarebbe, come dicevo, anche di studiare ingegneria e tutte queste cose avevi già più un passo una strada chiara nella tua testa.

 

Fred Parietti (00:02:14) - Il fatto che volessi creare era molto chiaro, il fatto per esempio che non ho pazienza per insegnare e anche molto chiaro per me alla fine creare il robot oppure il fare tipo più della biologia e la biologia la vita praticamente un altro tipo di tecnologia semplicemente che comprendiamo molto meno e quindi quando è venuto il momento di scegliere l'università ho pensato che facciamo ingegneria perché. C'è molto più understanding la tecnologia è molto più avanzata. La nostra comprensione delle leggi dell'ingegneria chiaramente è molto più avanzata, mentre in biologia è ancora tutto a livello un po’ più. E anche adesso in realtà è tutto a livello un po’ più dove stiamo ancora scoprendo i principi. Quindi il mio, il mio istinto è sempre non quello di essere uno scienziato che scopre le leggi della natura, ma quello di essere un ingegnere che le usa per creare nuove cose. Quindi per questo tra diciamo così, ramo biologico e il ramo ingegneristico sono nato dalla parte ingegneristica. Adesso la biologia si sta un po’ avvicinando a quello che fa l'ingegneria, perché negli ultimi dieci vent'anni ci sono state molte scoperte. Non è ancora a livello di ingegneria ma quasi. Quindi sta diventando più interessante anche per me infatti adesso a cui i nostri robot in realtà interagiscono molto strettamente con la biologia.

 

Inès Makula (00:03:37) - Sì, infatti ne parleremo un po’ più un po’ nel tuo percorso, ma volevo tornare anche un po a questo universitario perché hai un percorso di studi a dir poco stellare. Hai fatto una laurea a Ingegneria meccanica al Politecnico di Milano, il master tra il Politecnico di Zurigo e Milano. Hai lavorato sulla robotica avanzata presso la Carnegie Mellon University e poi nel 2011 sei approdato al prestigiosissimo M.I.T. Per il dottorato, quindi hai un percorso di studi molto lungo. Avevi una visione chiara di quello che avresti dovuto fare lavorativamente durante il tuo percorso di studi, cioè dopo quanto hai capito cosa avresti fatto?

 

Fred Parietti (00:04:12) - No, è sempre chiaro per me che avete voluto lavorare nell'ambito della robotica e se possibile creare una crea una compagnia robotica perché alla fine è insegnante, fa il professore era troppo noioso per me. Ho sempre saputo che non avevo la pazienza di fare l'ingegnere, ma impiegato in una grossa compagnia. Ti pagano un sacco, però alla fine devi fare quello che qualcun altro ti dice. Quindi anche lì c'erano degli aspetti che non mi piacevano, quindi sto sempre pensando che sarebbe fantastico creare una compagnia robotica. Però è chiaro che è difficile programmare o creare una compagnia. Bisogna trovare un'idea, bisogna trovare un team. Quindi diciamo che ho tenuto gli occhi aperti fino a quando l'idea giusta non è arrivata dopo il percorso di studi. Non è così lungo intenzionalmente, è così lungo perché effettivamente fino alla fine del dottorato non sentivo non pensavo di sapere abbastanza ma sicuramente alla fine della laurea triennale mi sentivo non mi sentivo un ingegnere perché avevo la formazione è stata così teorica che non avevo la più pallida idea di cosa fosse costruire un robot un robot o in genere di cosa fosse progettare qualcosa di reale. Sapevo solo equazioni. Durante la laurea specialistica il master in realtà è stato tutto focalizzato alla a essere ammessa a un dottorato perché a quel punto avevo capito che ok, ho bisogno di praticamente di ripartire da zero e imparare come si fa a costruire tecnologia e quindi a quel punto sapevo che mi serviva un dottorato allora ok cerchiamo di usare il master per entrare nel dottorato più divertente possibile che mi lasci imparare il più possibile.

 

Inès Makula (00:05:56) - Ok, quindi praticamente la tua università e il tuo il tuo specialistica sono stati diciamo molto teorici e volevi un aspetto più pratico anche ma è così che c'è l'ho capito bene. Per arrivare al secondo era l'aspetto umani un po’ impasta per costruire proprio robot capire cosa c'era dietro.

 

Fred Parietti (00:06:13) - Esatto. Quando mi sono laureato alla Triennale mi sono chiesto ma adesso mi chiamano ingegnere? Ma io so costruire un robot? No, non ha più pallida idea. Non so neanche da dove iniziare. Non ho mai saldato un cavo. La mia. La mia ultima esperienza pratica era usare i Lego. Da bambino non mi ricordo. Poi tra l'altro anche c'è questo professore al Politecnico di Milano che uno dei miei amici dopo tutti questo corso difficilissimo su cos'era non lo so probabilmente turbine tipo generazione Power Generation e così via e il sistema ma noi sappiamo abbastanza per progettare per progettare una centrale elettrica e così via e letteralmente questo qua si è messo a ridere non sapete neanche lontanamente ho capito che siamo qua abbiamo due 23 anni stiamo studiando prima liceo scientifico per cinque anni adesso per 3 o 4 anni la laurea triennale e no ci chiamare ingegneri e e sembra quasi una barzelletta quando vogliamo quando chiediamo se siamo pronti per iniziare a progettare cose cioè proprio davvero io no ridicolo quasi quasi tutto si chiama surreale un'esperienza surreale. E a quel punto ho capito che è ok devo partire, ci saranno le basi matematiche, bla bla bla, ma io devo imparare a costruire e quindi a quel punto il durante la specialistica il mio. Il mio focus è un po’ spostato da laurearsi a devo essere. Devo fare in modo che il mio curriculum mi permetta di essere ammesso a un buon dottorato, così finalmente posso imparare da zero.

 

Inès Makula (00:07:55) - E infatti vogliamo chiederti come sei arrivato? Famosissimo MIT che, per chi non conoscesse, diciamo che l'università in ambito scientifico più famosa al mondo non è proprio facile entrare. Quindi come ci sei arrivato?

 

Fred Parietti (00:08:08) - Non osavo neanche praticamente pensare di poter di poter studiare MIT perché sembra una cosa così distante. E chiaramente se studiando un po’ in Europa tra Milano e Zurigo era chiaro che tutti vorrebbero studiare MIT quindi ci sono molti pochi posti. Tutto il mondo vuole studiarci, quindi è stato un po’ così, un processo lento. Sapevo che dovevo avere ricerca e quindi ho cercato durante la specialistica. Ancora non mi lasciarlo fare niente. Allora tra Zurigo e poi Pittsburgh, Cannes Menon ha cercato di fare dipartimenti. Se c'era un professore che faceva della ricerca che mi piaceva gli mandava una mail o lo incontravo dopo la lezione gli chiedevo ma avete posto per un ricercatore completamente gratis? Faccio tutto quello che volete, ma fatemi costruire robot con voi. E ha funzionato un paio di volte, quindi poi la ricerca è nata bene e a quel punto questo ha creato un po'di ha creato il background che serve per essere per se considerati per la missione. L'altra cosa fortunata è che quando ero a Zurigo c'era un professore che faceva leggere Robots, quindi robot che camminano e lui non era neanche professore era un posto qui non era non è una figura molto prestigiosa però la sua ricerca era così interessante che io ho chiesto ma potrei fare la tesi con te solo perché lui faceva mi piaceva davvero moltissimo e per un caso completamente fortuito lui stava per diventare professore negli Stati Uniti a Pittsburgh a meno che un ottimo una visita per la robotica e quindi mi ha chiesto ma se vuoi puoi venire chiaramente gratis a fare da ricercatore per qualche mese, vieni con me. E chiaramente questa è stata una fortuna pura fortuna, perché io non sapevo neanche che lui sarebbe diventato professore. Gli ho chiesto la tesi solo perché mi piaceva quello che insegnava. Però a quel punto, se poi hai già un nome americano sul curriculum è più facile, puoi essere ammesso. Quindi alla fine della specialistica ho detto ok, now or never. Non avrò mai un altro occasione per fare domanda a un'entità come MIT, quindi ho fatto domanda più per non avere rimpianti francamente che per perché pensasse che effettivamente c'è una possibilità reale però è andata bene quindi poi ho fatto dottorato.

 

Inès Makula (00:10:27) - Quando è arrivata la lettera in cui sei stato citato, come ti sei sentito?

 

Fred Parietti (00:10:32) - Siccome avevo ancora perché nel mezzo della notte perché chiaramente da visiting student non pagato. Io nel mezzo della notte lavorai nel laboratorio circondato dai robot e così via Non c'erano finestre, solo luce artificiale per tutto il giorno e ho visto la mail citato sopra che aveva un carattere piccolissimo. Non lo so forse la mia. Il servizio meno l'aveva detta bene, quindi è piccolissima. Poi ho pensato ma sarà spam? Non lo so. Guardo e poi e neanche stanco. Poi ho visto che la lettera di ammissione sommessa saltava in giro, era vuota. Sono stata le due di notte, quindi sarà vuota. Mi sono messo a correre per i corridoi, per la felicità. Ho chiamato a casa chiaramente loro e nel mezzo della notte per l'Italia no allora fossero state delle undici perché l'Italia tipo era le 5 o 6 di mattina però anche i miei genitori quando hanno sentito che li chiamavo appena ho sentito della voce hanno capito.

 

Inès Makula (00:11:29) - Che il tuo sogno si stava avverando. Infatti come è nata poi questa esperienza del dottorato? Ora? MT Su cosa eri focalizzato? Esatto, Tutto quello che pensavi le metti. Raccontaci un po di questo mondo affascinante.

 

Fred Parietti (00:11:41) - Sì, no, francamente anche meglio di quello che pensavo. Perché? Vedete, l'unico posto dove tutte le persone che sono lì non sono lì per fare soldi, non sono lì per status, per sentirsi intelligenti. Sono lì perché sono sinceramente. La loro unica preoccupazione è scoprire o imparare e costruire cose. Quindi, dal punto di vista scientifico tecnologico, sono tutti scienziati, tutti ingegneri il 100% delle persone, magari il 99% delle persone. Quindi è stata un'esperienza fantastica. Mi sono sentito a casa dal primo giorno e allora la prima la cosa fondamentale la cosa più difficile che è così difficile chiaramente essere ammesso che nessuno pensa che se lo merita all'inizio quindi c'è. Penso che tutti abbiano ad impostarlo Syndrome cioè pensano che le menti fate un errore nel loro caso ma che pensano tutti.

 

Inès Makula (00:12:32) - Cioè non c'è nessuno che li confident, tipo sono un genio, perché ero il primo della classe, il primo università.

 

Fred Parietti (00:12:37) - Il primo è no, perché il problema è che tu sei abituato ad essere il primo nei primi. Poi sei se ti va bene nella media.

 

Inès Makula (00:12:45) - Questo l'abbiamo sentito anche da questo professore di Stanford. O forse eri tu che ti ho raccontato, se ti va bene, se è nella media, quindi ti confronti con tutti i più grandi cervelli ambito scientifico del mondo.

 

Fred Parietti (00:12:56) - Sì, c'era questo amico qua, c'è questo collega, io aveva appena iniziato e lui sta diventando professore a 26 anni e lui aveva fatto non aveva neanche fatto la triennale cioè non aveva neanche la scuola superiore i suoi genitori l'avevano School cioè gli avevano insegnato a scuola superiore chiuso quindi lui aveva praticamente finito aveva finito la specialistica a 19 anni poi A19A26 anni aveva fatto la triennale aveva da 19 a 26 anni aveva fatto la specialistica il dottorato di sei anni stava diventando professore e quindi io ho chiesto ma qual è il tuo consiglio per essere così di successo qua come hai fatto? E lui fa la cosa più difficile essere sopra la media, ma in realtà non far sentire bene perché se lo diceva lui allora ero terrorizzato anch'io.

 

Inès Makula (00:13:47) - Avere difficoltà è certo non deve essere un confronto abbastanza forte quando arrivi e ti confronti con questo tipo di persone e avendo studiato quindi sia in Italia che in America quali diresti sono le più grandi differenze tra le due formazioni.

 

Fred Parietti (00:13:59) - Il problema la formazione italiana nell'ambito dell'ambito ingegneristico e anche scientifico è che non c'è non c'è nessuna pratica non c'è nessuna partecipazione alla ricerca da parte degli studenti è proprio zero. Gli studenti non possono fare nessuna ricerca se ti tengono fuori. La tesi della triennale è praticamente la ricerchina delle scuole superiori. Tu vai su internet e cerchi, vai su Google o vai società civili? Nel senso non ti lasciano fare esperimenti fatti cioè avendo questa battuta con i miei ma diventa una barzelletta con i miei colleghi americani perché io racconto sempre come noi avevamo studiato mi ricordo cinque modelli matematici diversi per la formazione del truciolo quando si usa il tornio quindi praticamente con le particelle di metallo come vengono staccate come si staccano quando si usa il tornio, la fresa e così via. Quindi avevo cinque modelli diversi con tutte le equazioni della formazione del truciolo. Ma io non ho mai visto tantomeno toccato un tornio e. E paradossale a una formazione così teorica, ma non sai applicarla in maniera non è neanche lontanamente. E chiaramente non sto parlando di matematica teorica sto parlando ingegnere meccanico quindi da quel punto di vista è un problema enorme perché si vede che gli ingegneri quando sono laureati sono praticamente inutili e devono essere formati interamente dalle aziende per fare il lavoro pratico. L'altro problema che chiaramente se non ti interessa lavora in azienda ma fai il professore, devi fare ricerca ma non puoi fare ricerca prima di probabilmente il dottorato dopo la specialistica però a quel punto devi iniziare tutto da zero. Mentre nelle università americane non sto parlando tutte le unità americane nelle migliori nelle città americane però secondo me.

 

Inès Makula (00:15:44) - Il Politecnico è la migliore è il miglior d'Italia.

 

Fred Parietti (00:15:46) – Esatto, cioè non è che Politecnico deve copiare qua curiosità sconosciuta no deve chiaramente essere a livello delle migliori no quindi hanno possibilità di fare ricerca dai primi anni della laurea triennale specialistica e poi durante l'estate ti danno possibilità di fare internship di due tre mesi quindi quando uno si laurea a 22 anni negli Stati Uniti ha già fatto ricerca magari anche qualche paper pubblicato e ha esperienze in due tre compagnie. Non è raro per noi assumere gente che a 22 anni alla laurea è MIT, sa già costruire un sacco di cose e ha fatto magari un'anticipazione, una internship a Amazon o Tesla. Cioè stanno già lavorare come ingegneri con una certa esperienza così auto the box e questo è completamente impossibile. È completamente impossibile in Italia, sia per scienziati sia per ingegneri. Secondo me è un è un problema enorme.

 

Inès Makula (00:16:46) - Sì sì ma anche in altri io studio associato Business management poi ha fatto marketing e vedere che in Italia devi fare la specialistica e non hai ancora mai fatto nessuna pratica quando la pratica e la teoria sono ben diverse. Poi tu sei studiando su delle cose, anche magari del passato e dire le cose sono evolute, cambiate, avanzate, che già quello che sta studiando magari non si applica più veramente al lavoro. Quindi è il lavoro veramente che ti forma e arrivare sul mondo del lavoro a 27 anni perché dovuto fare tutti questi studi che in certe materie ovviamente tipo avvocato dottore certo hai bisogno però in certe bisogno di questo lato pratico e spero che cambi perché davvero questo è un grande limite. E andando un po’ avanti alla MIT incontri Alice Bellocchi che diventerà tua co-founder in Multiply Labs anche lei italiana di Bergamo però con un percorso di studi nel settore farmaceutico come è nata l'idea di fondare Multiply Labs insieme.

 

Fred Parietti (00:17:40) - A L'idea Alice? Perché io sto lavorando su una ricerca abbastanza diversa da quello che facciamo a molti. Io sto facendo un robot indossabili, wearable, robots, quindi esoscheletri o per essere più precisi, braccia robotiche aggiuntive. Lo sto facendo non perché pensassi fosse un business utile, pensavo semplicemente che fosse la cosa più divertente e che mi lasciava imparare il numero maggiore di cose. Quindi sto facendo il mio maggior era ingegneria meccanica, il minor. Quindi la seconda specializzazione era Brain Science, semplicemente perché mi interessava. Quindi però ho conosciuto la Rice tramite la MIT che Italian Studies Association e facciamo dei pranzi tutti assieme ogni giovedì. Mi ricordo ancora la prima volta che c'era una visiting student dall'Università degli Studi di Milano e quindi ho conosciuto a Boston. Lei stava lavorando in un progetto di ricerca con Novartis penso per creare nuove medicine però doveva fare tutto a mano e quindi io le parlavo sempre dei robot ma perché io parlo con i robot tutti praticamente l'unica cosa che fanno. E qui lei si è un po’ incuriosita e mi ha chiesto ma vedi, posso venire nel tuo laboratorio a vedere come fai a stampare in 3D questi robot? Ho ancora il messaggio su Facebook e non lo so. Non so perché l'avete. Voglio venire qua, Vieni tanto qua. E le interessavano molto le stampanti 3D e così via. Tutti questi metodi di prototipazione rapida e le ho chiesto una semplice mano. L'ambito farmaceutico è molto avanzato. Non ci posso credere che non usano automazione nella produzione di medicinali avanzati e le mettono. Non ho fede, non li usa nessuno. E allora gli ho chiesto No, ma controlliamo che non ci sono brevetti. Abbiamo controllato per qualche ora assieme nel mio ufficio? No, zero brevetti. Allora ci siamo messi a lavorare assieme e prima abbiamo preso una stampante 3D che io ho modificato sulla cucina nella cucina al mio appartamento. Quindi nel weekend pulivo il tavolo da cucina, mettevo su la stampa e con quello abbiamo fatto le prime pubblicazioni e poi quando ho ricevuto un grosso premio per la sua prima pubblicazione in questo campo, allora abbiamo iniziato a capire okay magari dovremmo iniziare una compagnia.

 

Inès Makula (00:20:08) - Qua e infatti quando avete proprio deciso di questa cosa di lanciarvi e di creare un'azienda da questo da questa idea che avete avuto cosa avete fatto per concretizzare un po’ questo il vostro progetto.

 

Fred Parietti (00:20:21) - Come al solito non avevo la più pallida idea di quello che volesse dire creare una start up. Non conoscevo nessun investitore. Tutto quello che avevo fatto fino a quel punto era puramente robotica e quindi effettivamente una start up robotica, ma tutta la parte start up non avevo la più pallida idea. Quindi quello che abbiamo fatto è fare domanda ai Combinator, che è l'acceleratore d'impresa o incubator più grosso praticamente al mondo che è a San Francisco, quindi ragione per cui siamo San Francisco e non a Boston. E per Y Combinator anche qui non è stato facile. La mission e anche più bassa, che è quella di università come MIT, io o Harvard, Berkeley o sta a Stanford. Penso che a quel punto è all'1 2%.

 

Inès Makula (00:21:06) - Quindi avete fatto la domanda quattro volte per quattro budget. Siete stati presi la 4ª volta.

 

Fred Parietti (00:21:11) - Sì, le prime due volte perché avete preso chiuso per altre idee o la prima volta, ma le ultime due volte era per questa idea E nata bene Francamente che non hanno preso prima perché se mi prendeva la prima non avrei potuto fare il dottorato, ma se non feci dottorato non puoi avere il visto per stare negli Stati Uniti, quindi sei nei guai. Diciamo no, non puoi fare il drop out da International che fa il drop out degli Stati Uniti. Il drop out è una cosa che è un lusso da americani però ci hanno ammesso quando mancavano, tipo solo tre mesi prima della Thesis Defence come si chiama la difesa del dottorato all'escussione della tesi Quindi ho potuto scrivere la tesi di dottorato direttamente da Palo Alto è stata si badi bene che il professore non si è arrabbiato troppo, che di punto in bianco poi alla fine avevo sapevo quello che gli interessava lui interessava fare pubblicazioni. Io tutte le mie pubblicazioni le avevo già fatte, quindi a quel punto la mia utilità per il professore c'è così abbastanza diminuita quindi molto meglio che mi laureo in fretta, così non deve più pagarmi tanto i miei paper e le mie pubblicazioni le ho fatte.

 

Inès Makula (00:22:18) - E qui, qui come è stato? Voi siete stati presi nel 2016, quindi negli anni in cui penso ci fossero anche magari delle altre grosse start up, era un po’ più piccolo di quello che adesso prendono tipo tra I500E1000 start up a batch, quindi quando avete fatto voi sicuramente era più piccolo. Come è andata e come ha influenzato il vostro approccio un po'anche al business visto che non avevate non avevate il background business voi due.

 

Fred Parietti (00:22:40) - Sino adesso sono un modo. Francamente quando noi avevamo e siamo stati ammessi a cena forse c'è stata nel batch e già sembrava abbastanza grosso. Nel senso che già sembrava i partner non ci seguono molto quindi insomma diciamo era già un po’ diluito quindi adesso sei cinque volte più grosso dieci volte più grosso ancora peggio. Va be comunque per noi è servito molto semplicemente perché ci hanno messo in contatto con un sacco un sacco di potenziali investitori e demo dei. Noi non conoscevamo nessuno, quindi tutti i nostri investitori iniziali li abbiamo conosciuti tramite Wacom. Eh, era già chiaro già allora e non ne sapevo niente di investitori che a fare fundraising a Boston, quindi sulla East Coast o ancora peggio in Europa ed era davvero difficile per me, per un fondatore neolaureato perché serve troppa c'è un bias che favorisce un sacco la signora BT che si chiama anzianità esperienza è una cosa davvero tipica della high School e chiaramente dell'Europa o del Giappone un'altra cosa suicida che queste economie fanno che praticamente non dà nessuna fiducia a a gente che ha relativamente meno esperienza però idee innovative andare a Boston sarebbe stato impossibile questo a me era già chiaro anche senza sapere niente quindi qua non solo a San Francisco il bias è l'opposto praticamente sono quasi fanno quasi l'errore opposto cioè meno esperienza è meglio è.

 

Fred Parietti (00:24:18) - Dopo trent'anni o è già tardi per fondare una start up?

 

Inès Makula (00:24:21) - Sei un vecchio.

 

Fred Parietti (00:24:22) - Sì che in realtà non era davvero vero, perché mi sentivo vecchio e avevo 29 anni, ma in realtà l'età media era 29 anni. Quindi è un. C'è un po’ un mito in Silicon Valley, quasi l'errore opposto. Però almeno ti danno l'opportunità che non avevo mai avuto il costo in Europa un'altra storia bella questo da questo punto di vista aghi di Hong Kong perché lui è lo stesso lui in Italia ha fatto drop out dalla laurea triennale, quindi figurati nella cultura italiana un drop out che non è neanche laureato e adesso qua negli Stati Uniti Kong enorme.

 

Inès Makula (00:24:57) - Abbiamo avuto il co-founder Marco Paladino di Kong qualche anno fa, che ci ha raccontato la loro storia incredibile. Infatti ascoltate quell'episodio perché loro veramente dormivano per strada mangiando, andavano a letto bevendo l'acqua per non aver fame, per cercare di sopravvivere nella Silicon Valley con cui poi i prezzi sono anche alti. Per farcela. Però ce l'hanno fatta. Sono una company. Come è nato il processo di raccolta di fondi quindi al demo dei come è andato il demo day quanto avete raccolto che investitori sono venuti a bordo della vostra del vostro progetto.

 

Fred Parietti (00:25:30) - Lo devo dire dato è stata un'esperienza davvero fantastica perché un sacco di investitori leggendari erano lì di persona quindi abbiamo potuto conoscerle così via. Noi chiaramente eravamo un po’ diversi perché eravamo robotica e a quei tempi voi come network sto parlando di sei anni fa, era molto più focalizzato sul software, mentre noi eravamo robotica e pharma, quindi abbastanza diversi. Però è stata comunque un'esperienza fantastica. E mi ricordo che c'erano uno dei nostri partner era Caesar Younis che era il il fondatore di Applied Intuition che una start up che fa software di simulazione per self driving Cars sono già un unicorno forse anche di più forse un paio di Billions in nel nostro Batch Pulse non mi ricordo esattamente ma mi pare che ci fosse l'embrione iniziale di open eyes che a quel tempo non stavo facendo Models stavano facendo simulazioni di robotica in virtuale, quindi mi sembrava che non avesse una direzione molto chiara, però diciamo che si sono tirati insieme abbastanza bene negli ultimi due anni.

 

Inès Makula (00:26:33) - Direi di sì.

 

Fred Parietti (00:26:35) - Quindi questo praticamente dall'ambiente e con un sacco di investitori che erano interessati a fare diciamo così scommesse in tecnologie davvero molto avveniristiche prima del covid del farmaco faccio sembrava davvero qualcosa di cui nessuno sapeva niente e di cui nessuno nemmeno capiva l'importanza post quindi la situazione è cambiata molto sanno tutti quant'è importante la produzione di farmaci avanzati ma prima la gente ci chiedeva un perché fate farmaco? Lo faccio forse meglio che fate una nuova app per condividere foto bla bla bla. Quindi? Però siamo riusciti a trovare i primi investitori che effettivamente erano specializzati in queste in questo ambito si chiama hard tech quindi tecno hardware, tecnologia difficile, tecnologia avveniristica non standard software.

 

Inès Makula (00:27:29) - E soprattutto nella a casa vostra che non è che è una cosa che esplode da un giorno all'altro cioè ci vuole molto investimento immagino molte risorse anni prima di perché poi devi avere l'approvazione della. In America degli enti no. Quando vai a fare i farmaci hai bisogno di approvazione speciali che ci mettono anche tanto. Immagino quindi di avere un altro anche di investitori forse un po’ diversi da chi investe in una app o in un in un software business, o mi sbaglio?

 

Fred Parietti (00:27:57) - Ma noi non abbiamo tecnicamente non abbiamo bisogno di te perché noi vendiamo macchinari e tecnologia alle farm companies che poi prendono la palma per conto loro, non con noi o non tramite noi. Però comunque ci abbiamo messo tre anni per costruirne un prototipo e quindi non è una questione di efficienza, è una questione che se tu vuoi fare robotica avanzata servono anni solo per dimostrare che effettivamente potrebbe funzionare. Nel primo prototipo iniziale quindi noi c'è una strada per costruirne un prototipo. A quel punto abbiamo potuto firmare con il primo cliente e poi adesso che abbiamo più ingegneri possiamo costruire un nuovo. Un nuovo modello richiede meno di un anno e così via. Chiaramente molte più ufficiose e così via. Però all'inizio chiaramente la complessità è tale che ci vuole più tempo per iniziare, e questo è lo stesso per tutte le tecnologie più avanzate, quindi è lo stesso se vuoi fare Electric Cars Rockets, ma anche adesso che comunque è una è un'attività puramente software ma è così complessa e così avanzata che servono almeno un paio d'anni prima di prima di avere quel livello di innovazione che ti permette di avere una nuova tecnologia quindi da quel punto di vista la hard tech e così e quindi direi che dal punto di vista degli investitori erano probabilmente viziati fino alla fine l'ultima crisi nel pensare che c'è ancora diciamo così il rimani che è possibile fare un software abbastanza semplice che io no sì se sei fortunato diventa viral poi che può fare un sacco di soldi. In realtà l'era dell'ISI mani è molto ISI mani in software service adesso è un PC abbastanza è un PC difficile perché ormai è un business model che viene usato da una ventina d'anni e quindi un sacco di idee sono già abbastanza sviluppate ci sono grosse compagnie e quindi adesso c'è molto più interesse dal punto di vista tech cioè dove sono le aree dove i Google e Facebook e così via sono praticamente ancora inesperti e c'è spazio per un nuovo innovatore.

 

Inès Makula (00:30:12) - Certo e quindi nei primi tre anni avete tirato su 5.000$ a quel punto.

 

Fred Parietti (00:30:16) - Esatto ci che in realtà non cinque tutto all'inizio il nostro sito iniziale era 2.7 e poi abbiamo se più soldi che abbiamo dovuto fare dei si rese extension per un totale di circa cinque proprio per costruire questo primo prototipo quindi adesso penso che francamente l'ambiente sia un po’ migliorando nel senso che vedo che i side round anche per compagnie hard tech stanno un po’ aumentando. In SIS chiaramente si sta facendo più il software non hard pack e a 5 milioni dove si trovano sono completamente inutili, sono spreco. Però se fai sintesi biology effettivamente servono più fondi per iniziare quindi vedo che questo è abbastanza possibile adesso era più che altro una outlier prima.

 

Inès Makula (00:31:05) - E quali sfide hai affrontato durante lo sviluppo insomma la scalabilità la crescita di Multiply Labs quali sono state le principali difficoltà.

 

Fred Parietti (00:31:13) - Quelle all'inizio la prima cosa che abbiamo sbagliato era il mercato completamente sbagliato completamente sbagliato perché all'inizio pensavamo ma forse più veloce se applichiamo la tecnologia robotica che stiamo sviluppando alla produzione di cibo vitamine e supplement quindi integratori ed era stato è stato un errore gigantesco che ci ha quasi ucciso nel senso che nell'ambito degli integratori la scienza non conta è tutto marketing è tutto letteralmente marketing vestiti non controlla chi fa pubblicità, può dire quello che vuole impunemente, quasi quello che vuole. Nessuno controlla qualità degli integratori. Quindi se compri integratore non sa neanche che quello che effettivamente contiene quello che c'è sulla scatola perché nessuno li controlla. Se noi vendiamo tecnologia non puoi vende tecnologia in ambito marketing dove la gente invece che comprare robots preferisce spendere quei soldi in post su Instagram e influencer marketing. Quindi è proprio completamente sbagliato, cioè letteralmente l'opposto. Perfetto. Ce ne siamo resi conto, ci abbiamo messo un po’ più a lungo, francamente, di quanto la nostra vita sarebbe stato un po’ più piacevole se l'avessimo realizzato.

 

Inès Makula (00:32:26) - Come? Ma come ve ne siete resi conto? Perché parlando con delle aziende di integratori cercando di PC farle vedendo che non c'era tipo risposta c'è come è venuto questo pivot del vostro target consumer.

 

Fred Parietti (00:32:39) - Allora noi siamo ingegneri qui siamo terribili nel. Quindi prima di tutto ogni volta che tentavano di fare marketing non andava bene perché non ne avevamo la più pallida idea e non ci piaceva neanche perché vedevamo. C'erano altre compagnie di integratori che ci dicevano praticamente bugie. Chiara menzogna. C'era ridicolo, proprio ridicolo quello che promettevano. Ma questo era il modo in cui avevano attenzione su su Instagram e così via. E per un ingegnere fare un business del genere praticamente ti risucchia l'anima quindi proprio nel senso non è una cosa piacevole era un incubo e francamente quindi quello unito al fatto che il business non andava bene perché chiaramente terribile al marketing e comunque i nostri clienti non erano interessati compagnia che integratori non è interessata alla tecnologia ma solo al marketing che non era quello che vedevamo allora ci siamo focalizzati sul pharma e finalmente adesso la discussione non è più sul marketing, ma è sulla performance, sulla precisione, sulla sicurezza, sulla sterilità dei robot e così via. Qui sono tutte le cose per cui la ingegneria è il nostro campo.

 

Inès Makula (00:33:54) - Certo, e come vedi la tecnologia robotica evolversi proprio in questo settore della dell'industria farmaceutica in generale?

 

Fred Parietti (00:34:00) - Secondo te ma la farmaceutica è davvero la biologia è così complicata che devono concentrarsi esclusivamente sulla biologia? Quindi hanno solo biologi, hanno solo scienziati, non hanno la più pallida idea dell'ingegneria, vero? Non hanno software, non hanno hardware people. Quindi è come se l'intero campo farmaceutico si fosse perso. Tutte le scoperte e tutti le innovazioni che sono state fatte in ambito industriale, robotico, ingegneristico. Quindi questo ha un'opportunità di market enorme. Infatti è il nostro business quindi da quel punto di vista portare automazione nell'ambito farmaceutico e in genere nella biologia nel futuro perché non puoi più continuare a fare esperimenti a mano oppure produrre medicinali avanzati a mano, quindi unire la tecnologia inorganica, diciamo così, alla tecnologia bio. Secondo me sarà un tema enorme dei prossimi anni.

 

Inès Makula (00:34:59) - E sei il CEO di molti palazzi. Ad oggi avete raccolto più di 25 milioni di dollari se non sbaglio con un team di 40 persone. Vista però questa tua formazione comunque altamente tecnica, sei un ingegnere, non sei un businessman? No. Ti sei mai sentito non adeguato per questo ruolo?

 

Fred Parietti (00:35:17) - La mia, il mio filling anche adesso è che non ho idea di quello che sto facendo giorno per giorno, quindi sicuramente qui è un po’ diciamo così, è abbastanza, diciamo così. C'è un po’ di pressione. Chiaramente è anche interessante imparare nuove cose, ma la cosa fondamentale che voglio che ci sia un ingegnere a prendere decisioni. Della crescita della compagnia di che prodotti facciamo? Quando parlo con i clienti deve esserci un ingegnere e praticamente un ingegnere che sa di più delle altre tecnologie. Sono io. Quindi è fondamentale secondo me che sia ingegnere in driven cioè il nostro business e in tecnologia robotica e quindi anche quando noi parliamo con investitori o con clienti quello che presentiamo infatti è tecnologia robotica e quindi è fondamentale che ci sia un ingegnere a fare quelle scelte a fare quelle presentazioni ed è una cosa che risuona molto anche diciamo così con i nostri con i nostri clienti nel senso che apprezzano che quando parlano con noi e in particolare con me sappiamo esattamente quello di cui stiamo parlando ed è tecnologia che loro non hanno e che vorrebbero avere quindi da quel punto di vista c'è uno spazio enorme per gli ingegneri come fan delle start up specialmente nella nel campo hard tech infatti direi chiaramente sono di parte ma direi che secondo me il modo migliore per creare una start up nell'ambito hard tech quindi è robotica Artificial Intelligence sintetica Biology e così via e deve essere un fondatore tecnico scientifico che chiaramente non deve. Deve essere disposto a imparare anche dagli ambiti esterni La tecnologia, La scienza è fondamentale. Il mio lavoro adesso non è più quello dell'ingegnere, però ho un background fondamentale secondo me.

 

Inès Makula (00:37:06) - E cioè come le cose che non sapevi. Ho usato è tutto imparare comunque cose fundraising hai fatto al computer che sicuramente aiutato però di solito quando hai un qualcosa di non tecnico scientifico è più business related. Hai dei mentor come impari Vai su YouTube, ascolti i podcast, Cioè qual è il tuo metodo alla G i libri? Qual è il metodo per imparare a fare più lavoro da CEO? Diciamo meno ingegnere.

 

Fred Parietti (00:37:30) - E qual è il problema Allora secondo me se qualcosa su YouTube o su un podcast quel tale, questo e in genere è già come un noleggio. Quindi quando vado su YouTube o leggo un libro o ascolto un podcast questo è più o meno è la considero come ground trust, diciamo ok questo eh, io no, ok, questo è lo stato di arte, è quando voglio imparare cose o avere domande che non riesco a trovare, di cui non riesce trovare risposta in maniera facile. Sono risorse pubbliche. Servono dei bisogni, servono i bisogni dei mentor. Il problema dei bisogni mentor è che questo è un problema che secondo me tutte le start up hanno visto, ci sono 200 milioni di persone che vogliono fare l'advisor e dicono di essere Mentor per le start up ma non ne sanno assolutamente niente. Quindi il problema fondamentale trovare un Mentor e che è pieno di gente che millanta esperienza in realtà non l'ha mai fatto una stata non sa quello che stanno parlando e probabilmente i loro consigli sono sbagliati. Quindi il mio consiglio è guardate il background. Se uno dice di essere un entrepreneur ma non ha mai fondato nessuna start up di nota, chiaramente non ha credibilità e specialmente è pieno nelle università di gente che non ha mai, non ha mai preso nessun rischio, ha sempre avuto un lavoro super stabile. E poi va a dire a questi founder senza esperienza quello che devono fare. Questa è una cosa che ho sempre detestato. Adesso chiaramente dopo qualche anno so chi sono gli advisor, i mentor di valore, quelli no, ma all'inizio erano rete altissima, magari su dieci mentor, uno era utile.

 

Inès Makula (00:39:12) - Se magari la cosa migliore è testare un po’ la reazione prima di parlare di dare magari equity a una a una a una, bisogna di vedere un po’ quanto ti aiuta effettivamente da quel punto di vista. Tu dai equity ai agli advisor o no?

 

Fred Parietti (00:39:26) - Sì, sì, da quel punto, dai. E quindi non dai dai né poco c'è l'idea che ci saranno inevitabilmente tanti errori sugli advisor per questa dinamica dove tutti vogliono avere a che fare con le start up ma molto poche persone vogliono effettivamente hanno lo stomaco di prendersi il rischio a quel punto non dare un per 100 un avviso no. Dategli una frazione sostenibile, così puoi avere dieci venti advisor, anche se 1/2 non funzionano, Pazienza, non ti uccide.

 

Inès Makula (00:39:52) - Certo che è un ottimo consiglio, è una cosa che ci è piaciuto tantissimo. Quando siamo usciti a trovarci a San Francisco nei vostri uffici laboratori, a vedere i vostri robot. È stato di vedere tante donne ingegneri nel team. Secondo te perché è importante avere un buon gender balance, ma non in generale? Perché puoi avere delle donne che non fanno cose STEM, ma proprio avere le donne nel tuo cuore, nel tuo team di ingegneri? Quanto è importante?

 

Fred Parietti (00:40:16) - Per tutti noi, siamo un'azienda robotica, quindi la diversity outside ingegnere in team non conta. Cioè dobbiamo avere dei versi nelle ingegnere in team perché sono i nostri sono i nostri team member più importanti dal punto di vista. Allora prima di tutto abbiamo tutti CEO così l'assunzione la mia idea l'assunzione quello che in cui credo è che l'intelligenza sia distribuita in maniera così uniforme quindi se tu non assumi donne praticamente stai ti stai sparando sui piedi come dicono qua nel senso che stai escludendo automaticamente il 50% dei talenti perché chiaramente l'intelligenza è distribuita uniformemente. E lo stesso se non assumi particolari minoritari nazionalità stai praticamente dicendo Howard io non considero quell'enorme gruppo di cervelli quindi questa è la prima considerazione pratica. La seconda considerazione è che al giorno d'oggi se vuoi assumere top talent non devi solo fare, non devi solo fare tecnologia, diciamo così, interessante, devi anche avere un team moderno, nel senso che gli ingegneri migliori, gli impiegati migliori, non vogliono lavorare per un'azienda dove sono tutti vecchi uomini detto in maniera terra terra. Quindi anche è fondamentale sia per la nostra performance ma sia per creare un team moderno che sia competitivo, anzi che sia migliore di quello dei nostri competitors.

 

Inès Makula (00:41:39) - Spero che queste tue parole saranno di grande ispirazione per tutti quelli che ci ascoltano di cercare di diversificare il team il più possibile. Ma non sono neanche solo donne e uomini come dicevi tu, ma religioni diverse sessualità diverse cioè ogni. Più diversità c'è più creatività e più nuove idee, più punti di vista diversi ci.

 

Fred Parietti (00:41:58) - Sono, più escludi, più gente intelligente sta escludendo.

 

Inès Makula (00:42:03) - E se potessi tornare indietro, cosa consiglieresti al Fred Parietti di dieci anni fa, all'inizio di questo percorso imprenditoriale? Ti potresti dare un consiglio?

 

Fred Parietti (00:42:12) - Tutte le cose che ci abbiamo messo tanti tentativi per imparare, tipo fundraising. Cambiare il business model è un. È un equilibrio delicato perché devi essere abbastanza testardo da continuare a lavorare sulla tua idea, ma deve anche essere abbastanza flessibile da capire quando non è più il caso di continuare. Devi cambiare. Quindi sarebbe fantastico se potessi dire a me stesso esattamente i punti dove. Ma forse essere un po meno testardo sarebbe stato meglio.

 

Inès Makula (00:42:41) - È un equilibrio. Difficile trovare come hai detto, perché devi andare avanti, essere testardo, Però, se sei troppo testardo e ti sei buttato sotto il burrone è il tuo start up. Quindi certo, col senno di poi sempre è sempre più facile. Invece secondo te cosa rende la Silicon Valley? San Francisco, insomma, era così speciale rispetto ad altri luoghi nel mondo?

 

Fred Parietti (00:43:01) - La prima cosa ne abbiamo già parlato, che è la fiducia che danno a persone che che hanno ottime idee ma non sono necessariamente del background classico quindi queste opportunità da nessun'altra parte neanche a Boston e vediamo un po’ quindi questa probabilmente sì e l'altra cosa che perché c'è questo questo clima di opportunità ci sono molte persone attratte in questa città che pensano in questa maniera quindi è anche molto più facile assumere tra i gruppi di queste persone. C'è un po’ tipo limitino la gente che in altri posti sarebbe stata una outlier qua è la norma, il che ti permette di creare un team in maniera molto più facile.

 

Inès Makula (00:43:44) - Certo, vengono tutti lì e quindi si crea questa sorta di bolla ecosistema di per di talenti di che non magari difficoltà a ricreare in qualsiasi altro posto visto che comunque questa serie che stiamo facendo sulla Silicon Valley non è fatta per fare andare via tutti gli italiani ma anche capire cosa deve essere fatto un po’ in Italia che tipo di ispirazione possiamo prendere da dall'America. Anche perché comunque in Italia abbiamo una grandissima cultura cervelli pazzeschi comunque un sistema educativo che un po’ chiaramente come detto tu è molto teorico però in tanti campi siamo anche abbiamo anche un sistema educativo veramente molto molto avanzato i mezzi finanziari lo spirito imprenditoriale quindi secondo te cos'è che manca perché diventi un buon posto per innovare o avviare un'attività imprenditoriale? Se potessi avere bacchetta magica e cambiare qualcosa.

 

Fred Parietti (00:44:36) - Al probabilmente più capitale parlerei di Milano, probabilmente l'unico posto dove si può fare qualcosa, direi, perché comunque c'è una massa critica di diversità e di persone e direi di opportunità da cui sono in Italia opportunità ricerca opportunità di internship. Dal punto di vista delle aziende degli investitori anche opportunità di investimento per neolaureati è possibile da parte delle aziende che sono lì i customers di queste nuove startup c'è anche fiducia nel firmare un contratto con una start up per l'occasione non devi dai tanti soldi dei dagli l'opportunità queste sono cose secondo me che in Italia non è una cultura di opportunità è una cultura di rendita è una cultura dove la gente si crea la sua posizione difesa o con leggi o tramite relazioni familiari o personali e difende quella rendita fino alla morte quindi non è una crescita E o io mi sono trovato il mio bel posticino furbo e impedisco ad altri di raggiungermi. Questa è una cosa che non ho mai sopportato.

 

Inès Makula (00:45:40) - E torneresti mai?

 

Fred Parietti (00:45:42) - Mia moglie è americana, ed è quella che vuole tornare più proficuamente la nipote di sé. È già abbastanza difficile che una compagnia di una un'azienda robotica a San Francisco, anzi sono sicuro non sarebbe stato possibile a Milano. Vediamo, vediamo se le cose cambiano vediamo se dal mio punto di vista ho più mezzi in futuro per cambiare un po’. Io adesso chiaramente non sono la posizione di cambiare.

 

Inès Makula (00:46:03) - Vediamo dai. Speriamo che magari fra una decina d'anni tornerai. E farai parte di questo grande cambiamento di cui abbiamo bisogno e concludiamo le nostre interviste sempre con la stessa domanda che ovviamente faremo anche a te in che modo diresti che la tua italianità sia stato nel tuo percorso?

 

Fred Parietti (00:46:20) - Però sicuramente hai imparato un sacco di cose dagli americani. Però la cosa una cosa molto interessante che diciamo così e italiana è che effettivamente noi abbiamo quell'idea del profitto a ogni costo che secondo me è molto pericolosa negli Stati Uniti presente anche in Cina. Cioè tu hai sempre la sensazione qua che loro non si fermerebbero di fronte a niente pur di guadagnare di più.

 

Fred Parietti (00:46:44) - La mia impostazione è sempre stata diversa e gli americani che lavorano con me lo sanno, lo vedono, lo sentono e per questo lavorano, lavorano. È una, è una diversità. Abbastanza forte e quindi per esempio il fatto che dobbiamo avere Evil coverage ride. Questo fatto della inclusività è abbastanza naturale per me, anche se l'Italia è un Paese abbastanza razzista quindi questo non penso mi sia venuto dalla dall'essere italiano. Però sicuramente il non mettere il profitto above everything. Comunque il nostro scopo è fare soldi, è una compagnia privata, ma ci sono dei limiti. Secondo me è molto più chiaro in italiano che ci sono dei limiti che un americano.

 

Inès Makula (00:47:22) - Dei limiti etici magari anche no. Ok grazie Fred, grazie per questa chiacchierata e anche per averci aperto poi i tuoi uffici e averci fatto esplorare i tuoi bellissimi robot che sono stati disegnati da una compagnia che vi ha raccontato di design italiana. Però almeno sul design siamo più forti e si può rimanere in Italia. Ti ringraziamo tantissimo e ti faccio un mega in bocca al lupo per tutto quello che state facendo.

 

Fred Parietti (00:47:50) - Grazie mille.

Vogliamo ringraziare BAIA, la Business Association Italy America, per la loro partnership.

BAIA è un'associazione non profit che opera nella San Francisco Bay Area dal 2006 e ci sta aiutando a promuovere questa serie con i loro membri. 

BAIA è gestita da un gruppo di professionisti italiani a San Francisco che crea opportunità di networking professionale all’interno della comunità italiana e italo-americana, facilitando lo scambio aperto di conoscenze tra l’Italia e gli Stati Uniti attraverso eventi per manager e imprenditori in Silicon Valley. Più informazioni sul sito ⁠baia-network.org⁠ e se siete in Silicon Valley vi consigliamo anche di iscrivervi alla loro newsletter.

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