Claudio Marchisio, ex calciatore e Founder di Mate

 

Listen on

 

Claudio Marchisio è un ex calciatore italiano, ha trascorso gran parte della sua carriera calcistica nella Juventus. Centrocampista versatile e tecnico, Marchisio ha debuttato in prima squadra nel 2006 e ha contribuito in modo significativo ai numerosi successi della Juventus durante il suo periodo in squadra.

L’ex centrocampista della Juventus e della Nazionale Italiana, ora fondatore della talent agency Mate e investitore, con immenso piacere è stato ospite ai nostri microfoni, svelando la sua personalità ed umanità oltre il personaggio pubblico che tutti conosciamo. 

Dalla nostra chiacchierata sono emersi diversi spunti di riflessione ed i valori che hanno orientato le scelte di vita di Marchisio:

  •  Il ruolo fondamentale che ha giocato la sua famiglia

  • Come scuola e sport debbano andare sullo stesso binario

  • La sua transizione da sportivo ad imprenditore

  • Come ha gestito la pressione  

  • L’evoluzione dei social media come strumento di visibilità per uno sportivo

 

TRASCRIZIONE EPISODIO

Camilla (00:03.339)

Claudio, benvenuto su Made IT. Non so se hai mai ascoltato neppure del nostro podcast, ma partiamo sempre dagli inizi. Ci piace capire un po' da dove vengono le persone, dove sono cresciute le loro famiglie per seguire poi il loro percorso. E pensiamo che l'infante, l'adolescenza, racconti tantissimo delle persone di successo. Quindi ti volevamo proprio chiedere in che tipo di famiglia sei cresciuto e soprattutto quando e come è nato il tuo amore per il calcio e quando hai capito che forse eri abbastanza bravo?

 

Claudio Marchisio (00:34.241)

Allora, innanzitutto parto con salutarvi, ciao a tutti, sono contento di essere qua, sì vi ho già ascoltato, quindi sono felice di far parte di questa bella chiacchierata. Io parto da una famiglia, ad oggi dire forse normale sembra un po' diminutivo, ma in realtà sono contento di essere cresciuto in una famiglia normale, con una mamma e un papà, con due sorelle, tutti amanti dello sport, poi ho avuto forse più fortuna rispetto alle mie sorelle a fare un determinato tipo di carriera.

Però soprattutto la cosa più importante da sottolineare è di una famiglia sempre presente. Due genitori che ci sono sempre stati al di là del mio percorso, ma in tutte le cose che poi sono successi nel percorso della mia e della nostra famiglia e tuttora sono sempre presenti anche a darmi, tuttora dei consigli anche se posso dire di essere grande e di avere un po' di esperienza, però ci sono sempre, quindi questo racchiude un po' la mia famiglia che è sempre unita.

 

Camilla (01:30.955)

e quando dici che tutti con una passione per lo sport pensi che una cosa che sia nata dai... insomma non so se tua madre o tuo padre erano particolarmente sportivi, facevano qualche tipo di sport, pensi che tu abbia preso questo tuo amore per il calcio, per lo sport da loro o insomma da dove vieni?

 

Claudio Marchisio (01:48.705)

Il primo ingrediente la portino sempre ai genitori, la propria famiglia. Se c'è una passione per qualcosa, ovviamente te la portano davanti ai tuoi occhi, te la fanno un po' vivere. Quindi non è stato sicuramente solo il calcio, ma è stato lo sci, è stato il tennis, è stato il nuoto. Ricordo ancora che guardavamo anche soltanto le gare di Formula 1 davanti alla TV quando ero piccolino, quindi ci hanno sempre cercato di farci provare più cose possibili e col passare del tempo ognuno poteva scegliere il proprio percorso, le loro passioni, uno sport come non soltanto in quello, anche in qualsiasi altra cosa. La curiosità, chiediamola così, che la curiosità soprattutto del papà ce l'ha inculcata poi i figli.

 

Camilla (02:28.747)

Altra cosa che ci piace fare su Made IT è capire un po' cosa ti danno i determinati percorsi. Quindi parleremo molto dello sport e quello che ti da e quali sono poi i tratti caratteriali, in un certo senso che... Che impari facendo sport. E vogliamo appunto parlare della tua carriera che inizia da giovanissimo, perché nel 93 quando avevi solo 7 anni eri già entrato nel settore giovanile della Juventus.

 E la Juventus, non lo dico forse, non c'è bisogno neanche di dirlo, è una delle squadre più forti al mondo che avrà in te segnato la squadra del calcio. E... Quindi ti vorremmo proprio chiedere cosa ha rappresentato per te crescere nelle giovanile di una squadra così, diciamo, iconica come la Juve, quindi già entrando a 7 anni, immagino che ti rendessi conto di quello che avevi raggiunto. E poi, cosa... Insomma, quindi cosa voleva dire essere in un club da così piccolo e volevamo proprio sapere cosa hai imparato, che aria si respirava, cosa è stata la tua infanzia in questo contesto.

 

Claudio Marchisio (03:45.569)

A partire dal fatto che la mia carriera non inizia nel 93-97 anni, perché parlare di carriera a sette anni mi sembra un po' eccessivo, diciamo che è iniziato da parte mia il mio sogno, che indipendentemente dalla maglia che uno potesse indossare, anche se poi era la mia squadra e tuttora la mia squadra del cuore, è una passione che era il calcio, quindi volevo giocare a pallone da bambino come tutti quanti.

C'è chi vuole diventare medico, c'è chi vuole diventare un tennista, chi è un astronauta, chi vuole diventare un calciatore. Quindi da lì parte questo mio percorso educativo-sportivo insieme, perché, ritornando poi a una delle tue domande, quello che cosa ti ha lasciato, che cosa ti ha insegnato, è un po' come la scuola. Io cerco sempre di metterli sullo stesso binario, scuola e sport, perché si fanno delle cose diverse, da una parte si usa sicuramente di più. Il proprio fisico rispetto alla propria testa, però si vive nello stesso contesto, che è quello di una classe, di una squadra, di un team, che tutti insieme bisogna ogni giorno cercarsi di migliorare sia singolarmente che di gruppo, ascoltando degli educatori che sono da una parte gli insegnanti e dall'altra parte gli allenatori, da un essere e due educatori che ti devono insegnare non soltanto il gesto atletico, fare le addizioni e le sottrazioni.

Ma anche di capire che quando uno è in difficoltà come risolvere un problema, da soli, quando si è da soli e anche quando si è con qualcuno, quindi questo è quello che col tempo però l'ho capito, a quell'età lì avevo sempre cercato di separare sport e scuola come se fossero due ecosistemi diversi, in realtà poi mi sono reso conto che si sta facendo lo stesso percorso ed è quello che mi sta spaventando un po' il giorno d'oggi dove i due binari non si sono ancora intersecati, sono messi insieme e cosa voglio dire con questo? Che in qualsiasi sport se uno ha un talento credo che la scuola lo debba appoggiare, aiutare e far sì che se quel percorso non andasse bene insieme allo studio potresti diventare anche un manager importante, un allenatore importante, un fisioterapista importante, un medico importante, questo tuttora non c'è anche se avete letto in Italia è appena uscita la legge che lo sport è stato riconosciuto dentro la costituzione, quindi credo che sia il primo passo importante per il nostro paese dove si fonda ovviamente sul lavoro ma anche tanto sullo sport, perché lo sport poi a livello professionistico sappiamo benissimo quanti posti di lavoro può portare, non soltanto come sportivo in sé, come atleta, ma anche tutto quello che c'è intorno, ricordiamo che è la settima industria del paese, quindi questo è un discorso molto più ampio.

Ritornando alla domanda, quello che mi ha lasciato è stato amicizie, forse è un po' troppo perché amicizia bisogna sempre coltivarla negli anni, ma sicuramente tante esperienze, tante conoscenze, tante persone che sono arrivate a Torino e sono andate via, tante persone di cultura diversa, di religione diversa, di metodi di approccio totalmente diversi con esperienze diverse tutto il settore giovanile come tutta la scuola proprio un laboratorio di vita.

 

Camilla (07:12.619)

E quindi hai iniziato a 7 anni, e non si può parlare di carriera, quindi si parla di formazione, come hai detto, ti stavi allenando, stavi imparando un po' il mestiere, e mentre studiavi, quindi avevi comunque un'infanzia normale, o ti sentivo di avere avuto un'infanzia normale o no? Questa è la mia domanda, in realtà.

 

Claudio Marchisio (07:31.937)

Eh, sì è normale ma diversa, nel senso che man mano che passano gli anni che incominci a scavallare, a superare determinate chiamiamole classifiche o gelarchie dove alcuni come dicevo prima vengono e poi vanno via e tu riesci ad andare avanti, ti rendi conto di quanto il livello si alza e quello succede anche nella scuola quando poi ti avvicini alle scuole superiori o alle università. Nello sport questo lo vivi prima, lo capisci prima infatti poi la mia carriera inizierà veramente a 18 anni dove invece per uno studente ci vogliano ancora un bel po' di anni soprattutto ad oggi per capire quello sia veramente il mondo del lavoro e farti capire che sei arrivato veramente a iniziare la tua carriera. Quindi lo sport è ad altissimo livello, la professionista ti fa crescere molto più in fretta, nello stesso tempo ti toglie quell'adolescenza, quel tempo libero, quelle amicizie, anche quei tempi liberi che un ragazzo che non fa questo percorso qua invece ha la possibilità di vivere.

 

Camilla (08:46.155)

Ti voglio riportare, hai parlato un po' di alcune lezioni, dell'imparare gli insegnamenti che hai avuto in quegli anni e sappiamo che gli allenatori delle giovanili hanno avuto un impatto fortissimo su di te. Ti abbiamo sentito raccontare un po'. Ce ne puoi parlare anche qui un po'. Cosa hai imparato da loro, come ti hanno formato, quali sono, ti riporto un po' sul tema delle lezioni imparate. Sia sul calcio che magari sulla sportività in generale, sulla competizione.

 

Claudio Marchisio (09:14.849)

Quando un ex calciatore gli si fa sempre la domanda qual è stato il tuo migliore allenatore e naturalmente molti pensano alla carriera dove sei avuto la fortuna di vincere o di perdere delle finali, dei trofei, dei campionati. Io ho sempre sottolineato che gli allenatori più importanti sono stati quelli nell'adolescenza dove loro, grazie al tempo che la società stessa ha dato nei nostri confronti di conoscerci, di capirci in un momento, che lo sto vivendo ora con il mio figlio più grande che è entrato in adolescenza, dove il tuo equilibrio è precario perché hai tante cose in testa, il tuo corpo sta cambiando, hai dei sogni che però possono smontarsi in un attimo e viceversa hai un'energia incredibile per affrontare qualsiasi cosa, quindi quegli allenatori lì sono ancora più in grado di capire.

Ripeto educatori perché riescono a capire non soltanto il tuo talento come sta sbocciando ma anche capire la parte mentale che è quella fondamentale e quello leghiamo anche al lavoro perché quando parliamo di sacrificio di capire i propri obiettivi o anche dalla formazione stessa sappiamo benissimo quanto la testa sia più fondamentale alla fine delle nostre braccia delle nostre gambe e quindi quello è un insegnamento che bisogna cercare anche di proteggere

Ad oggi viviamo in un mondo dove deve essere per forza la prestazione, la prima cosa che si va a inculcare nella testa dei giovani, anche il rapporto che c'è tra un insegnante e uno studente, un allenatore e un atleta è sempre più corto, è sempre più breve, in ogni anno bisogna cambiare, ci inculcano che dobbiamo cambiare sempre più spesso, in realtà ci vuole tempo per insegnare qualcosa e quindi questa è una cosa che bisognerebbe un po' proteggere ed è quella che sto cercando di fare anche poi in alcune delle mie attività dove gestiamo i giovani.

 

Inès (11:13.55)

E a 18 anni hai firmato il tuo primo contratto con la Juve, ce l'hai accennato anche prima e sappiamo che il calcio è uno degli sport più competitivi al mondo, ci sono tanti bambini che sognano questo e ovviamente non molti giocatori che riescono ad entrare in una squadra di prima divisione. Come hai vissuto tu la competizione, questa pressione che comunque si sente in un ambiente sportivo, soprattutto in uno sport che hai guardato da così tante persone?

 

Claudio Marchisio (11:39.169)

Ho vissuto la competizione sempre in maniera positiva, forse anche perché ho fatto uno sport di squadra. Quindi nella mia prestazione personale ero sempre legato alla prestazione della squadra. Quindi quello ti aiuta a viverla forse in maniera diversa, dove invece può essere il test di finale all'università o il giocatore di tennis che la partita la deve vincere da solo. Vero ha il suo allenatore di fianco quant'altro, ma in campo e lui se manca la pallina è colpa sua se fa punto è merito suo, nel calcio è in maniera un po' diversa. Però questa competitività alla fine di tutto riguarda poi sempre un po' noi stessi, perché se noi siamo in campo e dobbiamo vincere una partita e tu fai due gol e io invece vinciamo 2 a 1 e io faccio l'autogol, gioco male, alla fine di quella prestazione anche se io mentalmente la mia competitività mi porta della negatività addosso, quindi alla fine è legato poi sempre un po' a noi stessi per star bene e lì subentra infatti la forza del team, la forza del gruppo di capire anche se un obiettivo è stato raggiunto ovviamente qualche tassello o si è bruciato o ha perso qualcosa e lì deve andarlo ad aiutare, questo è quello che mi ha insegnato di più lo sport.

 

Camilla (13:02.795)

Invece la competizione... ovviamente quando sei nelle giovanili, come dicevi, alcuni uscivano, alcuni rimangono, quindi devi essere il più bravo, comunque bravo abbastanza per rimanere nella Juve, per firmare un contratto e poi per fare la tua carriera nella Juve, non tanti giocatori hanno avuto il tuo tipo di carriera. Come vivi la competizione contro gli altri o contro te stesso per rimanere sempre al meglio della tua performance calcistica sportiva?

 

Claudio Marchisio (13:33.793)

Beh, qua lo dobbiamo racchiudere assolutamente quando diventi professionista, quando capisci che il tuo sogno o la tua formazione è finita ed è diventato un lavoro vero e proprio. E non è soltanto perché vieni remunerato con stipendi importanti o anche uno stipendio normale, ma perché subentrano le pressioni esterne. Le pressioni esterne non sono soltanto i tuoi avversari in campo che ti devono rubare il pallone per farti gol, ma sono i giornalisti, sono i media, sono ad oggi i social media, sono i tifosi stessi, i giornalisti e quella competitività che hai aumenta sempre di più nel singolo perché se io sbaglio una prestazione so che comunque il team mi darà una mano, qui c'è l'esatto opposto, se io sbaglio anche se la squadra ha vinto qualcuno incomincerà a giudicarti, incomincerà a darti delle pressioni e lì di nuovo il lavoro mentale…

non soltanto fatto con qualcuno, ma anche con se stessi, dentro se stessi, è un percorso che bisogna essere in grado di fare, bisogna avere del tempo, bisogna avere anche delle persone al proprio fianco che ti possono aiutare ed è forse l'aspetto più difficile da gestire durante una carriera ad altissimo livello e soprattutto tutta quella parte esterna, del mondo esterno che ti può attaccare e tu sei vulnerabile perché non li vedi, sei da solo.

 

Inès (15:01.582)

Mi sono chiusa, quest'estate a guardare i documentari di sport di tutti i tipi e devo dire sempre affascinante quando vedi come un professionista, un atleta di alto livello quello che deve gestire oltre a quello che uno pensa che è la partita, ma tutto il resto come dicevi no, i giornalisti, i media, tutti che sono pronti a criticarti, tante persone che ti vogliono vedere sbagliare, quindi mantenere la calma e andare avanti e continuare a giocare ai migliori livelli deve essere molto difficile. Secondo te quali sono i tratti caratteriali che definiscono un grande atleta da te stesso, da quello che hai visto degli atleti con cui hai giocato e che ruolo giocano la resilienza e la perseveranza?

 

Claudio Marchisio (15:48.641)

Beh, ne hai appena detti due, la resilienza e la perseveranza assolutamente per raggiungere qualsiasi obiettivo nella vita. C'è un altro aspetto che non è trascurabile, anzi, molto importante proprio perché con la perseveranza, col sacrificio sai che raggiungevi degli obiettivi, man mano che nella mia carriera crescevo, finivo una partita e andavo subito a rivedermi quello che ho fatto per cercare di migliorarmi, no?

Sia se era andata bene sia se era andata male. Ad oggi abbiamo talmente tante informazioni ovviamente positive e negative quelle positive devi essere molto bravi a trovarle, a cercarle quelle negative invece ti arrivano proprio senza uno scudo e allora a un certo punto ho detto ok è vero che io posso sempre migliorare tuttora posso migliorare anche se ho smesso di giocare ma non... ma ho trovato una... una... una tranquillità che mi aiutava a migliorare ancora di più non guardando più qualcosa che potesse migliorarmi e non ascoltando più quello che era quel mondo. A un certo punto, a 26-27 anni, mi sono tolto da questa ideologia di informarmi sempre su tutto del mio mondo per cercare di migliorarmi. Ero talmente pieno di tutte queste informazioni, che alcune erano sicuramente importanti per me, ma molte non lo erano, che avevo deciso che finivo le partite mi mettevo in un altro mondo, uscivo da quella sfera e ho detto ok, sapete che c'è oggi guardo i documentari, finisce la partita non mi guardo quello che ho fatto, vediamo domani oppure ho giocato bene, lo so che domani scriveranno bene di me ma non lo vado a leggere perché tanto quando giocherò male scriveranno lo stesso altre cose quindi non le vado a cercare, so già cosa ho fatto e so già dove devo migliorare oppure so già quelle poche informazioni che mi servono per poter migliorare, questo credo che sia.

Al di là di qualsiasi carattere credo che subentra in gioco tanto il tempo e l'esperienza che te lo fa capire, non si può capire subito, perché anche quando sei giovane va tutto bene e tu credi che tutto quello che ti arrivi è positivo e ti dà una linfa vitale enorme. Poi man mano arriveranno quei gradini dove non li vedi inciampi e cadi, a volte cadi da un gradino, a volte cadi da 8 gradini, a volte prendi una botta più forte, a volte meno, quello ci va del tempo, quante volte ci diciamo tra di noi, a quanto vorrei avere la tua età che ne so 22, 23 anni con la testa di oggi? Quindi credo che poi alla fine quando si parla di queste cose uno dice qual è il segreto per arrivare, qual è la formula giusta per fare quello, credo che non esisterà mai quella formula lì, io credo che ognuno debba fare il proprio percorso ovviamente riconoscendo il suo corso.

 

Inès (18:10.318)

veramente rifare tutto, essere più tranquilla

 

Claudio Marchisio (18:31.521)

le persone avranno il proprio fianco, avere una famiglia dietro, essere resilienti e pieni di sacrificio per arrivare al proprio obiettivo, ma è giusto.

 

Inès (18:46.35)

Ecco, non ti preoccupare. No, è davvero molto utile, è giusto sbagliare assolutamente come dici tu e imparare e conoscersi meglio. Ti volevo chiedere qualche consiglio pratico perché tu eri già un ragazzino quando hai cominciato comunque a giocare nelle giovanili, avevi una resilienza, una perseveranza innata o è qualcosa che hai sviluppato tramite gli allenatori, qualcosa che ti senti di condividere con i nostri ascoltatori qualche consiglio su come migliorarsi, che comunque non è solo nello sport, poi si applica anche se uno lavora, vuole creare la propria azienda, ci vogliono resilienza e perseveranza.

 

Claudio Marchisio (19:25.476)

Secondo me anche una percentuale molto alta in nata e poi è come quando uno dice che percentuale ha la fortuna a farti arrivare, quella fortuna lì secondo me è una buona percentuale ma devi anche sapertele andare a prendere la fortuna, si dice anche così. Secondo me in nata io mi ricordo sempre, da quando ero bambino, che se mi toglievano il pallone dentro di me mi arrabbiavo, ho detto no cavolo, me lo devo andare a riprendere perché per vincere devo portare la palla di là, quindi ce l'avevo proprio dentro quindi è un qualcosa come se fosse un fuoco, una fiamma che è dentro di te che quando ti tocca quello che tu vuoi veramente hai qualcosa di diverso rispetto agli altri la posso racchiudere così, è una cosa che è sicuramente più innata poi deve avere la fortuna di quelle persone che la riconoscono in te questa parte qua e sappiano farti crescere in modo migliore.

 

Camilla (20:24.459)

Mi ha fatto pensare, scusa a quello che hai detto, una domanda. Hai sempre saputo che il calcio era la tua passione, che sarebbe stato il tuo? Cioè nel senso, hai mai avuto dei dubbi che forse non era la strada per te? Hai mai voluto mollare? Perché anche qua, sempre nell'imprenditoria, ogni tanto si dice che sto facendo un mollo tutto. Cioè mai stato un... anche se non è proprio un mollo tutto, ma qualcosa dentro di te che ti ha fatto pensare che...

 

Claudio Marchisio (20:47.716)

L'unico periodo che ho pensato di smettere, a parte poi con l'autore, per l'addio al calcio, a fine carriera, è stato alle 13-14 anni, in prima superiore, dove, e il discorso che parlavo prima, sei in un momento, forse il primo vero cambiamento della scuola, delle amicizie, del tuo corpo, che ti parla in maniera diversa e quindi lì mi mancava tanto quella normalità, il fatto di finire la scuola, di tornare a casa, di avere il pomeriggio libero, di uscire con gli amici i weekend stessi che quello non ce l'avevi. però il mio sogno era sempre intatto dentro di me. Nel percorso che fai hai delle tappe che ti arrivano delle informazioni esterne e dici ah questa mi piace, quanto vorrei farlo. Oppure l'altra no, non mi piace, quindi rimani più attaccato al tuo sogno. Però alla fine non ho mai ragionato di diventare calciatore perché avresti potuto guadagnare tanti soldi e io quando ero bambino negli anni 90 i giocatori guadagnavano già delle cifre veramente importanti forse non come ad oggi ma gli cambiava la vita ma il mio sogno era quello di giocare a calcio ovvio che volevo giocare per la mia scuola del cuore ma volevo giocare a calcio quindi indipendentemente dalla categoria che sarei arrivato avrei giocato a pallone

 

Inès (22:11.726)

Invece abbiamo parlato, abbiamo accennato un po' prima la pressione comunque di essere sempre al top nel calcio richiede davvero tanti sacrifici mentali e fisici come sei preso cura della tua salute mentale durante questi alti e bassi della tua carriera hai avuto anche qualche infortuno difficile fai meditazione, hai qualche rituale per star bene

 

Claudio Marchisio (22:36.836)

Sì, sto da solo. Io sono una persona che ragiona tanto con se stesso. Io non voglio entrare nell'astrologia rurale, ma sono un capricorno molto testardo, difficilmente devo ragionare le persone. Ma non vuol dire che non ti sto ascoltando, quindi è capace che ti verrò sempre contro in un pensiero che abbiamo tra noi. E se sono così convinto della mia idea, non ti do ragione. Però nello stesso tempo, quando finisce tutto io ti ho ascoltato in quello momento, quindi sono uno che poi ragiona tanto con se stessa e quindi mi è accaduto anche nei momenti di pressione o nei momenti più negativi perché non c'erano le prestazioni o perché non ero sereno e quant'altro, non sono uno che non ne parla con le persone a me vicino, ma trovo tanta serenità e tanta voglia di vedermi dentro me stesso e di parlare con me stesso per trovare una nuova soluzione. Ho bisogno di quello, quello è il mio carattere, ci sono persone che invece hanno bisogno di sfogarsi sempre con qualcuno per tirare fuori tutto e ritrovare di nuovo il proprio equilibrio, io ho bisogno di starmene da solo con i miei pensieri e quello mi ha aiutato tanto in questa carriera e c'è da dire che viaggiando tanto ogni tre giorni con aerei, vai in albergo mi ha aiutato in quello, avevo tanto tempo da poter stare da solo, da staccare a volte dalla famiglia e pensare a problemi che avevo in campo ma anche quelli che potevo avere in famiglia o altro, quindi su quello sono stato agevolato per il lavoro che ho fatto.

 

Inès (24:16.206)

sicuramente esatto uno dimentica quanto si viaggia e quanti momenti hai da solo c'è chi come te magari apprezza questi momenti e ne trae veramente beneficio e c'è chi magari invece la vive in un altro modo perché se preferisci socializzare e stare sempre con qualcuno può essere più difficile quindi sicuramente eri nella posizione giusta

 

Claudio Marchisio (24:33.252)

No, poi non è facile trovarsi anche il posto per star da soli, perché quando sei un personaggio pubblico tu dici ok, esco fuori di casa e vado a farmi una passeggiata al parco, perché voglio star da solo. E lì non sei da solo, quindi devi trovare anche il posto giusto per startene da solo.

 

Inès (24:44.622)

Anzi, certo, per nasconderti e stare con i tuoi pensieri. Si sa che le carriere sportive cominciano presto e finiscono relativamente presto rispetto a dei lavori più di ufficio. Tu come hai affrontato il momento del tuo ritiro dal calcio e hai avuto un modo di coltivare altri interessi durante la tua carriera sportiva? Ti faccio un'altra domanda, avevi già delle idee in mente quando dovresti finito col calcio, vi dobbiamo già qualcosa che è in mente sul dopo.

 

Claudio Marchisio (25:18.084)

Sono stato fortunato nella vicenda di prendere la decisione di lasciare la mia carriera professionistica perché in quello momento arrivavo da un infortunio grave, ero senza squadra e quindi non vivevo lo spogliatoio, stavo facendo una preparazione da solo e quindi mi è stato più facile, uno per quel motivo, secondo perché non sono maniaco della programmazione ma non mi piace farmi trovare impreparato in qualsiasi cosa. Quindi, scusate, avevo già iniziato un percorso parallelo alla mia carriera calcistica quando avevo l'età di 27 anni, finivo l'allenamento, e avevo fondato la Mate, che è la prima edizione della Mate, perché siamo già alla seconda, dove praticamente mi occupavo dalla parte di social media marketing degli sportivi era un modo per rimanere sempre già dentro il mondo del calcio, ma che era un settore in via di espansione, grazie all'epoca con i primi social media che erano Facebook e poi dopo con l'avvento di Instagram e poi tuttora con tutte le varie piattaforme ci sono state e che avrebbe preso comunque come lavoro i professionisti, non soltanto sportivi ma anche della Star System, del cinema o di qualsiasi altro settore e da lì mi sono creato questa nuova avventura che avevo iniziato da 27 anni mi aveva portato ad essere più tranquillo a lasciare lo sport, perché avevo già qualcosa che stava funzionando. Scusate.

 

Inès (26:55.022)

Certo, perché deve essere ovviamente... deve essere molto... siamo tutti qui con la gola malati... deve essere molto... insomma, molto difficile, perché chiaramente lo sport fa parte della tua vita ogni singolo momento, poi da un momento all'altro se non hai pianificato come hai già fatto tu, può essere anche un momento di magari grande depressione o di down per tanti sportivi. Infatti ti vogliamo chiedere cosa ne pensi della riconversione professionale degli sportivi in generale, e c'è supporto al termine di una carriera sportiva o ognuno si deve sbrigare un po' da solo.

 

Claudio Marchisio (27:26.596)

C'è poco supporto perché le persone che di regola lavorano con gli sportivi sono propensi a farti stare solo in quel mondo lì, in quella sfera di cristallo. Perché è anche giusto che bisogna pretendere il massimo in quello che si fa, però è anche vero che il calciatore si gioca tante partite, fa tante trasferte, ma fidatevi che hai tanto tempo libero, ovvio che ha tante energie che vanno via fisicamente, mentalmente, però credo che sia una protezione proprio per non rimanere bloccati in quella sfera di cristallo quando poi tu la lasci, perché se prima non ho riconosciuto che la carriera mi era iniziata a sette anni, in un certo senso inizia veramente a sette anni, perché sei, sette anni fai quello tutti i giorni fino a chi è più fortunato, a 40, a 37, a 36, a 35, dove vari, quindi sono tanti anni e rischi di perderti veramente cosa c'è fuori da quella sfera lì dove sei sempre protetto, hai sempre delle persone che ti proteggono non soltanto fisicamente ma anche in qualsiasi altro modo e quindi credo che i professionisti, soprattutto i giovani, devono cercare di non perdere la realtà, quello che c'è fuori e proprio perché alcuni di essi hanno l'opportunità di poter poi fare qualcosa dopo e non fermarsi a stare in casa e fare nulla, di cercare di essere curiosi, di capire cosa possa piacergli nella vita, che cosa hanno anche studiato che può essere un modo per avvicinarsi anche ad altro, anche perché smettendo così giovani dopo tanti anni davanti, io dico sempre che uno può aver guadagnato tantissimo nella vita ma rimanere a casa e fare niente.

Non è bello, bisogna sempre riempire le proprie giornate, ma non per passare il tempo, ma per arricchirsi ancora di più che sono con le persone, con le attività.

 

Camilla (29:25.579)

Sì, poi c'è questa specie di assimmetria con la realtà in cui anche noi come spettatori, no, vedi una partita di calcio, qualsiasi sport, e dici oddio ma lui è vecchissimo e poi ti dicono sì ha 35 anni e poi pensi tipo io ne ho 32 mi sento di essere giovanissima, no? Quindi dici poi uno deve uscire da quel mondo e rendersi conto aspetta i 35 anni del mondo fuori di cui

 

Claudio Marchisio (29:38.532)

ahahahah

Camilla (29:50.731)

stanno iniziando i loro percorsi, quindi hai veramente una vita davanti. Hai veramente una vita davanti e forse quando giochi pensi di... Non so se hai paura di invecchiare, però sai che le tue ore diventano sempre più contate.

 

Claudio Marchisio (29:53.22)

è vero

 

Claudio Marchisio (30:04.1)

No, credo che il calciatore, io ora parlo del calciatore perché ovviamente a me creerà è stata quella, ma credo che abbia paura in primis di non vivere più quell'adrenalina lì, perché e sono sincero, io stesso ad oggi non la sto vivendo come quando giocavo, perché entrare in uno stadio con 50, 60, 80 mila persone ogni tre giorni vivi e respiri delle vibrazioni, delle sensazioni, delle situazioni anche contrastanti, a volte positive e negative che è un'adrenalina pazzesca e la vita non te lo può dare così ogni tre giorni, la puoi ritrovare in certe cose ma sono molto più lente, a volte ti arrivano queste botte incredibili ma ci sono volute delle settimane o dei mesi, ogni 48 ore succede qualcosa di forte dentro il tuo corpo.

infatti poi quell'adrenalina lì è quella che ti fa anche molto un po' invecchiare prima almeno visivamente e quindi però quella è una delle paure più grandi ricordiamoci che stiamo parlando di uno sport popolare stiamo parlando di uno sport che nasce dalla strada nasce da da famiglie normali che veramente fai soltanto più quello nella vita quindi veramente ti stai perdendo cose realmente fuori tutto quindi molti gli spaventa anche pur avendo delle possibilità o delle idee, non avere i mezzi di come strutturare qualcosa del genere, di con chi fidarsi a fare qualcosa del genere e quindi riconosco che non è semplice, quindi ritorniamo anche al punto di prima di avere dietro una famiglia che negli anni ti abbia fatto capire che percorso stavi facendo di vedere anche qualcos'altro, è molto importante.

 

Camilla (31:57.707)

Iniziamo a parlare della tua carriera dopo la Juve. C'è però un po' di mate e dei social media, quindi volevamo farti qualche domanda su quello. Perché quando hai iniziato a giocare, non c'erano i social media, poi sono nati, ma in una forma diversa da quello che sono adesso. Cosa... Cosa ti ricordi dell'arrivo dei social media? Ti ricordi come li hai approcciati all'inizio? Cosa hanno il significato per te, per la tua carriera sportiva sia in termini di Usarli per avere visibilità che è un po quello che adesso fai anche aiuti un po altri sportivi a fare ma anche forse Una visibilità di cui non eravate abituati ovviamente come dicevi ti Giochi c'è sempre l'artico sul giornale i paparazzi il gossip però ora questo diventa su un'altra scala

 

Claudio Marchisio (32:43.14)

No, non eravamo abituati, sono arrivati, ricordo Facebook quando io ho 20 anni, quindi stiamo parlando quasi di 18 anni fa ormai e lo si usava prettamente per… conta che le pagine Facebook ce l'apriva il nostro sponsor tecnico, io all'epoca avevo la Nike, tu l'apriva la Nike, non eri neanche tu che finivi nella piattaforma di Facebook per aprirti il tuo primo social media e quindi lo usavi prettamente per condividere le scarpe da calcio. Era nato per quello, almeno con noi nel nostro mondo era nato per quello. Poi da lì, man mano che passavano settimane o mesi che lo usavi, cominciavi a capire che potevi scattarti una foto, fare un video che uscivi dal campo. Allora da lì poi sono subentrate varie dinamiche dove ne lo conoscevamo di più, le società avevano anche paura di questo perché in cominciava a far vedere qualcosa che in realtà non si poteva vedere e quindi pian piano i due mondi sono dovuti un po' intersecare fino a vento poi di altre piattaforme più importanti e anche alle varie carriere che sono poi nate tramite i social media e da lì le opportunità non soltanto di lavoro ma io l'ho sempre viste come anche una protezione d'immagine e un modo non solo per condividere ma per farsi conoscere che è quello che ad oggi ritengo sia sempre molto importante. ma che è sempre più difficile da difendere. Ai nostri clienti, soprattutto ai sportivi, dico sempre molti hanno paura, i giovani, ad oggi e io pensavo fossero più pronti di me quando avevo vent'anni. Ho detto no, loro ci sono già cresciuti insieme quindi sarà per loro più semplice e invece ho visto l'esatto post, anzi sono ancora meno pronti perché hanno molte più interazioni, molte più visualizzazioni ci sono molte più persone che maneggiano questi

 

Claudio Marchisio (34:39.396)

queste piattaforme e quindi non sanno come difendersi con la loro pressione mediatica che hanno e preferiscono il silenzio ma quello che stiamo cercando noi insegnare soprattutto a un ragazzo di vent'anni dove al di là di quello che possa guadagnare ma se già uno stato un simbolo per molti ragazzini un esempio da seguire e da crescere se dai modo soltanto agli altri di parlare di te loro non sapranno mai veramente chi sei tu quindi questa è la cosa più importante da difendere e di avere anche di portarli e spronarli ad avere coraggio di dire la tua parola vale più degli altri perché sei tu che la stai dicendo quindi non ci può essere giudizio ovviamente c'è il giudizio su quello che dirai ma almeno è stata la tua parola non sono state idee di altri questo è stato uno degli approcci più difficili e tuttora è così ai ragazzi giovani che stanno diventando professionisti di alto livello conosciuti dove hanno molta paura poi c'è chi ha caratteri diversi più malleabili dove si può lavorare di più, dove però c'è anche più rischio che sbaglino. Però come ho sempre detto anche prima, preferisco avere sotto la mia alla protettrice un ragazzo che abbia voglia di rischiare un po' di più, però sempre con la sua faccia, mettendoci il suo volto e la sua parola e sbagliando che invece trovare qualcuno che non ci vuole proprio vedere non è curioso di farsi conoscere. Ovvio che ci sono sempre anche lì degli equilibri molto sottili, ma credo che sia molto importante difendere la propria parola e la propria immagine.

 

Camilla (36:14.315)

E come diceva Ines, siamo tutti diventati. Mi sembra che adesso c'è un grandissimo trend che tutti stanno consumando ancora più contenuto sportivo su il dietro le quinte, la persona, ci sono i documentari. Adesso è bello perché portano anche visibilità ad altri sport che il calcio ha la fortuna di avere già gli occhi del mondo puntati addosso. Però appunto il tennis, la formula uno sport comunque famosi, ma che adesso stanno dando visibilità ai singoli e quello che c'è dietro lo sport portano tantissima attenzione e anche fan molto più ingaggiati. Quindi immagino che, come dicevi, la visibilità in un certo senso è importante perché le persone vogliono vedere un'altra... anche quello che stai fuori dal campo, fuori dall'arena nel quale competi. Quindi...

 

Claudio Marchisio (37:04.74)

Sì, però questo è un punto interessante perché le persone vogliono vedere sempre di più quello che c'è dietro le quinte, ma dentro al loro test, l'ideologia, sanno già cosa vorrebbero vedere, cioè dicono io voglio vedere cosa c'è dietro, ma deve essere come me lo immagino io, è un po' come il politically correct che ormai non regge quasi più, perché va bene tutto però ci sta che dietro le quinte in uno spogliatoio a fine primo tempo tutti aspetti che c'è quel giocatore che ti faccia quel discorso che unisce la squadra e ti porta, invece ci deve essere anche quel discorso che invece ci si alza un compagno perché succede che è così, che dice ma non rompermi le scatole o ne prendi così che cavolo ne sai che è un mese che fai schifo. L'altro, dietro le quinte vede sta roba e cosa succede? Il suggetizio sarà e vedi lo spogliatoio è sfasciato, l'allenatore non ha le redini dello spogliatoio e quindi funziona male e sono tutti insulti. Quindi bisogna capire anche lì che quello che vogliamo vedere dobbiamo essere anche bravi per interpretarlo, non è che noi vogliamo vedere e poi deve essere come lo vogliamo noi. Questo è un aspetto importante anche.

 

Camilla (38:15.627)

se c'è poco questa glorificazione di quello che succede. E appunto hai parlato un po' di Mate che hai iniziato già quando giocavi e che adesso è diventata a tutti gli effetti una talent agency in cui aiutate sportivi con loro personal branding. Ne hai parlato un po', hai imparato un po' di come si approcciano diversi sportivi ai social media. Consigli in generale che dai e che date a chi vuole migliorare proprio immagine sui social media ce ne sono due principali che ti vengono in mente.

 

Claudio Marchisio (38:49.668)

Ma la prima è una parola che al giorno d'oggi non è semplice da vivere al 100% che è la fiducia di fidarsi. Perché negli anni, ormai sono più di 10 anni, con una fusione in mezzo pre-Covid, dove anche Giorgio Chiellini è entrato dentro, abbiamo la professionalità e l'esperienza di capire molto bene questo mondo, non soltanto per i professionisti che abbiamo all'interno, ma io parlo soprattutto dell'area sport e meno dalla parte aziendale o delle fondazioni, perché abbiamo anche all'interno persone che l'hanno vissuto, che possono raccontarlo sulla propria pelle, non è soltanto una questione di aver studiato marketing o altro, ma perché ci sono persone che l'hanno vissuto realmente, quindi questa è la fiducia in questo e di cercare di dargli anche del tempo, a volte ritroviamo sempre clienti che vogliono tutto e subito, tutto in fretta e invece anche lì non si dà tempo. È vero che questo mondo, soprattutto nei social media, è tutto rapido e veloce con un click, con un like o con qualcosa, ma anche lì per lavorare dietro a un'immagine, non soltanto di una persona fisica, di un atleta, ma come di un'azienda, ci vuole tempo. Ci vuole tempo e fiducia. Questo è quello che chiedo sempre a un atleta, come anche quando andiamo a incontrare qualsiasi fondazione o azienda o brand.

 

Camilla (40:17.675)

Guardando un po' all'internazionale leggende dello sport come appunto Serena Williams e Roger Federer sono diventate molto conosciute anche per la loro carriera da investitori. Quindi investo in startup e sono diventati molto riconosciuti sia con i loro investimenti privati che con i loro fondi nel caso di Serena. Anche tu ti sei approcciato a questo mondo, quindi anche tu hai iniziato a fare oltre a me investimenti in startup.

Ti ispiri a qualche sportivo in particolare nel tuo percorso come imprenditore e investitore, sono dei modelli che guardi come è nato questa voglia di investire anche in startup.

 

Claudio Marchisio (40:54.964)

che bella domanda, credo che non me l'abbiano mai fatta. No, non ho mai preso proprio a 360 gradi per come poi si è diventato imprenditore, no. Per quello che succedeva fuori dal campo come sportivo ho sempre guardato e ammirato David Beckham, ma all'inizio, ora stiamo parlando di una persona che con le varie aziende, ora presidente anche dei Miami, del percorso che ha fatto è diventato un imprenditore importantissimo, forse uno degli esempi più importanti che c'è solo nel mondo del calcio. Ma lui penso che sia stato il primo ad aprire le porte della vera immagine fuori dal campo di uno sportivo, ovvio che forse lui tra le altre è stato un po' aiutato anche dalla mondanità del fatto che sia sposato con una delle Spice Girls però per come lo ha sempre gestito, preparato e lavorato per quello che faceva in campo anche fuori ho detto ecco vedi, funziona ed è stato uno dei primi, prima ancora dei social media e altro, quindi lui forse è stato il primo a darne esempio. La moda del taglio c'è sempre stata, la pensiamo ai tempi a George Best, chi prima aveva le basette, chi giocava con la barba, chi con i capelli lunghi o chi si faceva la cresta, lui è stato il primo a fare un libro sulla sua carriera ma che riprendesse anche un taglio, il 20% del libro, non totalmente, della sua immagine extra calcio ed è stato, mi ricordo, un libro comprato molto dai giovani e che è stato veramente il primo approccio a dire non c'è solo il pallone ma c'è anche l'uomo dietro, l'uomo dietro che cosa gli piace, non è per forza una questione di pubblicità, marketing o quant'altro, ma che com'era realmente il personaggio, quindi se devo dire qualcuno è lui e ad oggi poi per il percorso che ha fatto è stato incredibile, tuttora un grande imprenditore ma anche una grande icona.

 

Inès (43:10.798)

Assolutamente, poi qui è vero che qui a Londra sicuramente è un un'idolo tra lui e Posh  Spice, sua moglie, hanno fatto davvero tante cose. Tra l'altro è un ottimo segue nella nostra prossima domanda che parla un po' di beauty perché anche Becca mi è entrata nel mondo del beauty maschile. Abbiamo letto che Andrea Pirlo ha lanciato la moda della barba nella Juve qualche anno fa e ha contagiato anche te, ti possiamo vedere con la barba. Infatti oltre ad esserti fatto crescere proprio alla barba l'anno scorso hai anche partecipato al round di investimento da 3 milioni di euro di Barberino’s, la catena di Barbershop di cui abbiamo parlato sul podcast episodio 19 se volete ascoltare la storia, ci puoi parlare di questa decisione di investimento e cosa ti ha attratto a Barberino’s?

 

Claudio Marchisio (44:01.716)

Beh, questo che sto per dire vale per Barberino’s come qualsiasi poi investimento. Credo che ci sono tre punti importanti. Il primo è il mercato di riferimento, il secondo il format e per ultimo, che è quello che poi per me è persino più semplice poi legarmi, è il team. Il riferimento del mercato, anche perché Barberino’s si inserisce in un megatrend che ad oggi è quello del benessere-bellessere. anche l'uomo negli ultimi anni non è che pretende ma si è fatto trasportare dal bisogno di farsi coccolare, di avere dei professionisti che si prendono cura di sé e questo l'ho vissuto in passato quando ero calciatore e lo sto vivendo nel presente ma lo sarà per sempre. Non è soltanto più una questione di sentirsi bene con se stessi ma anche di prendersi il proprio tempo, una volta lo vedevamo almeno io lo vedevo sempre nei miei genitori, mia mamma si prendeva il suo tempo per sentirsi bella con se stessa e per il proprio marito, per le proprie amiche, io poi sono cresciuto e mi sto vedendo che anche io ho bisogno di quello, io come tanti miei amici, l'altro punto è sicuramente il format del brand. capire che cosa c'è dietro, essere allineati sicuramente sui progetti presenti e futuri e capire la strada che si voglia prendere insieme e l'ultimo quello che ho detto è sicuramente il team, quindi le persone reali che ci vivono dentro, capire la loro visione, capire i loro interessi e cercare di avere quindi molte cose in comune per avere quella visione dove ti può portare a essere un investitore, un imprenditore e fare un percorso insieme con Michele soprattutto quando ci siamo incontrati a Milano la prima volta, avevamo praticamente la stessa idea di quello che lui mi stava presentando e quindi credo che sia stato un ottimo inizio, un ottimo rapporto da portare insieme nel tempo.

 

Inès (46:13.678)

infatti è ottimo capire, ci interessa molto capire che tipo come prendi questo tipo di decisione immagino quando sei una persona comunque che ha visibilità mediatica famosa diciamo ti arrivano tante proposte non è che le puoi accettare tutte, quali altri settori o tipi di startup ti attirano in questo momento?

 

Claudio Marchisio (46:31.828)

Ma ad oggi devo dire che sicuramente salute e benessere dipende anche dal luxury ma anche dal food. La fortuna, uno degli altri miei investimenti sono stati quindi i ristoranti che è una catena di sushi qua in Italia e quindi sono quelli dove mi ci ritrovo molto per passione, per curiosità. per esperienza per il percorso che ho fatto nella vita. Ovvio che poi ci possono essere anche altri tipi di investimento, dove però per la mia esperienza ho bisogno sicuramente del che il mio team mi possa dare una mano per andare a capire non soltanto se può sposarsi bene con il sottoscritto, ma se può essere assolutamente un buon investimento. In primis per me la scintilla deve partire se c'è già una passione o se c'è già comunque un vero

 

Inès (47:31.726)

Oltre al tuo lavoro da imprenditore e da investitore, sei anche opinionista della nazionale per la RAI. Era importante per te tenere un piede un po' nel mondo del calcio e non abbandonarlo totalmente?

 

Claudio Marchisio (47:42.708)

Già con Mate non lo stavo abbandonando perché comunque ero sempre nel mondo dello sport ma vivevo una linea parallela. Più che altro mi ha continuato a far battere forte il cuore anche se eri negli spalti, dovevi fare la telecronaca o l'opinionista. Eri comunque a bordo campo o vicino al campo e quindi sentivi quel profumo dell'erba, sentivi i giocatori come vivevano la partita, il tifo stesso, perché senza i tifosi questo sport non sarebbe così bello e importante e quindi quello ti ha alzato un po' quell'adrenalina che ti parlavo prima, che si era un po' infievolita perché avevi smesso e hai lasciato il campo e quell'aspetto lì te lo fa rivivere un po'. Non è uguale però te lo fa rivivere un po'.

 

Inès (48:30.638)

un pochino una piccola dose di adrenalina. Ma come dividi un po' il tempo tra tutte queste cose che fai? Comunque hai i tuoi social media dove immagino che farà anche delle sponsorizzate per brand, hai i tuoi investimenti, una tua giornata tipo.

 

Claudio Marchisio (48:46.196)

Vado avanti a numeri, non so più cos'è il lunedì, martedì, mercodì, giovedì, i giorni della settimana non ci sono, vado avanti a numeri, il 3, lo 8, il 10, ormai è tutto fatto così, devo essere sincero ci sono dei momenti dove mi rendo conto che non è semplice, però sono una persona che non ce la fa affermarsi, ovvio che bisogna sempre cercare di lavorare nel migliore dei modi, ho la fortuna di avere anche un team con me molto preparato, un team più che altro che ha voglia di sopportarmi, che questo è ancora un altro aspetto molto importante, però se riesci a crearti un team così e ci sono tante cose, tanta carne al fuoco, se hai la voglia di nuovo di sacrificarti, di capire, di lavorare insieme, di raggiungere determinati obiettivi con dedizione e anche fatica, ora è più mentale che fisica perché non son più in campo, però ti dà poi delle sensazioni bellissime quando riesci a raggiungere altri tipi di obiettivi.

 

Inès (49:49.774)

Sì, poi è importante capire esatto che le persone come te hanno un team dietro, nel senso se no avresti... se no sembra come fa Claudio avere così tanto tempo, in realtà c'è comunque un po' di supporto, immagino. Cioè, quante persone hai con te che lavorano, ti aiutano sui vari progetti, che ti seguono il team tuo stretto?

 

Claudio Marchisio (50:02.548)

No, ovviamente.

 

Claudio Marchisio (50:07.604)

In mezzo abbiamo due uffici, uno tra l'altro a Milano e siamo più di 30 persone. Nei ristoranti, con tanti ristoranti, siamo più di 50 persone. Incominciamo ad essere tanti, ovviamente poi ognuno ha la sua area di competenza. L'altra fortuna grande ce l'ho poi a casa, che c'è mia moglie che sperava e pensava che post carriera io sarei rimasto molto di più a casa e sono rimasto il primo anno molto di più a casa, per di più anche per colpa del Covid che ci ha tenuto tutti a casa e alla ripartenza quando ho visto che stavo di nuovo riuscendo, ripartendo ho detto vabbè almeno di nuovo un po' più di tempo quindi ti devo sopportare di meno e a parte queste battute.

 

Inès (50:54.798)

Il segreto di una coppia che dura tanto tempo è vedersi poco e di muoversi e fare cose.

 

Claudio Marchisio (50:58.708)

e di muoversi e di muoversi e di muoversi. Però, ripeto, al di là di quello mi sono dato anche una red line, nel senso che ho voluto fare tanti passi per cercare di, come se fossi ritornato a scuola, no? Tante attività diverse una dall'altra per imparare il più possibile, per arrivare tra 8-10 anni ad avere veramente 2-3 cose da occuparmi ancora di più e di mettere un po' più di ordine. Ad oggi sono contento che ogni investimento che ho fatto, ogni realtà che abbiamo, la cosa più importante è stata quella di creare dei team importanti. Se sono riuscito a creare dei team importanti è perché di fianco me ho delle persone molto fidate ma perché ho avuto anche un'esperienza quella sportiva che ti ha fatto capire come bisogna costruire un gruppo.

 

Inès (51:57.838)

e infatti parlando proprio, ci piace sempre parlare di parallelismi che esistono tra il mondo dello sport e dell'imprenditoria perché troviamo che il mindset è molto simile, abbiamo interessato già ospiti che magari non erano professionisti però avevano praticato sport a livello agonistico. Per te quali sono questi parallelismi tra questi due mondi e vedi delle cose in comune? A parte i parallelismi ci sono anche delle cose in comune

 

Claudio Marchisio (52:25.076)

Forse è quello che appena detto, di come far nascere quasi una famiglia. Ovviamente famiglia forse è un problema un po' troppo grande, ma noi lo usavamo anche nel calcio, quando devi creare qualcosa di importante per raggiungere determinati obiettivi. All'inizio non c'è fiducia, non c'è comprensione, non ci sono tanti fattori, questo qua piano piano devi costruirli, al di là delle tue competenze nel lavoro che fai ci deve essere questa parte qua. E quindi credo che nel tempo il saper stare insieme, il saper condividere, soprattutto le idee diverse, non soltanto quando va bene, fa crescere questo team.

 

Camilla (53:15.691)

Siamo arrivando alla fine dell'intervista, abbiamo qualche domanda finale per te. Poche persone riescono a realizzare i loro sogni e tu ci sei riuscito da quello che ci avevi contato presto e in grandissimo. Sei riuscito, diresti che sei riuscita a goderti i tuoi successi durante il tuo percorso?

 

Claudio Marchisio (53:44.82)

Beh, io credo di aver raggiunto veramente il mio sogno, non per scherzo. Cioè, e quando vedo ogni bambino che mi chiede ma come fai o spero anche io di fare un giorno come te, io gli auguro veramente perché, cioè, io da bambino volevo indossare la maglia della Juve e ho giocato per la Juve. Per di più ho anche vinto. Cioè, quindi è una cosa che veramente a qualsiasi persona di raggiungere il proprio sogno glielo auguro perché ho vissuto delle emozioni incredibili. Tutt'ora penso che a volte rivedendo alcuni gol io so come che ne so mia mamma se potesse sentire in quel momento o mio figlio o mio papà no? Ma io non potevo sdoppiarmi. Ecco potessi tornare indietro vorrei vivere le stesse... che io in quel momento avevo delle emozioni incredibili perché ero in campo ho fatto gol vittore, ho alzato un trofeo ed ero felicissimo ma quanto vorrei sdoppiarmi, non soltanto condividere con i miei cari con l'emozione, ma capire realmente cosa stavo vivendo, perché poi andrò a raccontare quello che vivi, è talmente veloce il momento dell'emozione che dura talmente poco, che sì, hai dei frame in testa che tu le potrai raccontare, ma non l'hai vissuto da fuori, potessi tornare indietro vorrei vivermi quella parte lì, vedere me stesso in quel momento che sto gioendo, quindi quello è una cosa che è indescrivibile.

 

Camilla (55:24.875)

Infatti mi chiedevo proprio se nel tuo lavoro adesso di opinionista, quando sei vicino al campo, se ti senti... Cosa sono le sensazioni quando vedi i tuoi compagni fare una cosa che hai fatto anche tu, cioè giocare nella nazionale, se ti manca, se sei geloso, se invece riesci a goderti le emozioni da fuori come gli altri si sono goduti, le emozioni quando vedevano te giocare.

 

Claudio Marchisio (55:48.052)

Allora, eh, guarda, se non potesse farmi la foto, vedresti una persona che sorride, che è veramente felice, ma che è geloso in maniera positiva. Perché mi capita quando vado a fare queste partite, li vedi e veramente sorrido, perché dico, guarda che bello, che bello, ma dentro di me, sono geloso di quel ragazzo più giovane che sta vivendo quello, perché vorresti vivere sempre, una cosa bella la vorresti sempre vivere, però forse è proprio bella perché poche volte succede forse, però ritornando a quei sogni lì, io ho visto tante persone che avevano quel sogno nel mondo del calcio e che non ce l'hanno fatta, però quando li incontro, al di là di quelli che poi ti dicono, ma sai anche io potevo arrivare ma io pensavo le ragazze o io non avevo la testa oppure io uscivo, al dia di quelle battute un po' lì che tanto uno non le va a pesare molto, in molti ti dicono però sai che ne valsa la pena e quindi se vuoi dare un consiglio a qualcuno che ha un sogno è giusto che lo viva, che poi non ce la faccia però dici cavolo però ho dato il mio tempo, il mio percorso perché io volevo fare quello poi non ce l'ho fatta però ci ho provato.

 al posto di dire anche io, ma io non ci ho provato, io non lo voglio. Quindi deve passare forse quel messaggio lì, perché ripeto, rivedere dopo tanti anni persone che poi hanno fatto tutt'altro nella vita però sono consapevoli o di non aver avuto le qualità o di essere stati poco fortunati o veramente un infortunio non gli ha aiutato però ti dicono, però sai che c'è quegli anni li sono stati belli, perché stavo sognando quello e lo stavo vivendo veramente. Non ce l'ho fatta, però ci ho provato.

 

Camilla (57:41.227)

e penso che questo sia in realtà un altro parallelismo con l'imprenditoria, seguire i propri sogni, provarci, lanciarsi su qualcosa, anche se poi non va da nessuna parte, almeno aver fatto una cosa che volevi veramente fare o comunque aver provato a fare il tuo percorso, devo dire che quando ti abbiamo chiesto se avevamo voluto mollare, raccontavi quanto forte è stata sempre la tua passione per il calcio la mia emozione era che invidia, cioè che invidi avere un fuoco dentro così forte che ti porta avanti e in più riuscire a raggiungere, cioè come dicevi non solo un sogno ma un sogno raggiunto e riuscire a fare una carriera come la tua credo che effettivamente è invidiabile anche se uno non vuole fare il calciatore ma solo l'elemento di passione. Adesso che questo primo sogno si è concluso, hai qualche altro sogno? Ci sono delle cose a cui vuoi arrivare?

 

Claudio Marchisio (58:40.98)

Oddio, mettersi un sogno a quest'età dopo che sei riuscito a raggiungerne un altro non è che ti porti a non pensarci più, ho un'altra testa, un'altra visione, ho altre anche responsabilità e mi sento di dire che ho tanti obiettivi, tanti obiettivi che mi viene da metterci passione, tanta. Chiamare lo sogno, no, l'unico sogno ad oggi che ho due figli che stanno crescendo e stanno crescendo in fretta di 14-11 anni, il mio sogno è… non ho preteso da loro, nel senso che non gli voglio obbligare a fare nulla di mia idea o quant'altro, però il mio sogno è di vederli che facciano un percorso su qualcosa che credono veramente, che poi vada bene, vada male o che sia sbagliato perché in realtà, che ne so, tu da genitore vedi che non hai talento, oppure non avrà futuro, non mi interessa. Vederli che si impegnino in qualcosa che credono veramente, quello sarebbe un bel sogno che si realizzerebbe.

 

Camilla (59:51.211)

Finiamo sempre con questa domanda, una nuova facilissima, la facciamo in tutte le nostre interviste dal primo giorno, in che modo la tua italianità ha contribuito, secondo te, in che modo la tua italianità ha contribuito al tuo successo?

 

Claudio Marchisio (01:00:08.212)

La parola molto importante per noi che è la famiglia, noi siamo molto legati alle nostre origini, ai nostri dialetti, ai nostri paesini, ai nostri ricordi e soprattutto dietro c'è sempre quella famiglia, quella famiglia che per tanto tempo, che forse ad oggi si sta un po' perdendo, è sempre stata le fondamenta di tanti percorsi, di tante persone e soprattutto degli italiani e quindi credo che la racchiuderei nella famiglia. Ho avuto la fortuna di avere, che ho tuttora di genitori, una famiglia fantastica che mi è sempre stata dietro, però lasciandomi andare quando doveva, aver coraggio quando avevano paura di lasciarmi, però esserci sempre. Esserci sempre non vuol dire essere presenti fisicamente, ma essere presenti nella tua testa. Siamo in pochi ad avercelo al mondo. Ed è la fortuna di tanti italiani che sono andati all'estero che ce l'hanno fatta anche perché c'erano le famiglie che anche se erano lontani li potevano aiutare.

 

Camilla (01:01:16.811)

È la prima volta che però qualcuno ci dà questa risposta, quindi sicuramente dato una nuova risposta. Claudio, grazie mille di essere stato con noi per averci raccontato la tua storia dall'inizio fino ad oggi, che è veramente emozionante. Come dicevo, la tua passione si sente anche nelle tue parole, nei tuoi ricordi, quindi è stato veramente bello scoprire un po' quello che c'è dietro.

 

la vita di uno sportivo, ma adesso anche di un investitore, un imprenditore, qualcuno che si è saputo rinventare, che come dicevi continua a avere nuove ambizioni anche se ha raggiunto il sogno più grande.

 

Claudio Marchisio (01:01:56.66)

Grazie a voi per la chiacchierata, è stato davvero un piacere.

Previous
Previous

Loris Degioanni, Founder & CTO Sysdig

Next
Next

Gianluca Cocco e Gaetano de Maio, Co-Founders Qomodo