Gianluca Bisol, Presidente Bisol 1542

 

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Questa settimana abbiamo intervistato Gianluca Bisol presidente di Bisol 1542, azienda leader nella produzione ed esportazione di Prosecco Superiore. 

L’impresa di Gianluca non è una giovane startup ma un’attività secolare che i suoi antenati hanno portato avanti per 21 generazioni.  Il suo percorso è però molto simile a quello di un vero startupper che ha innovato il prodotto e creato nuovi mercati per il suo business.

Cresciuto con l’ambizione di vedere il suo vino sulle migliori tavole del mondo, Bisol è stato il primo a portare il Prosecco all'estero, partendo da Londra. Difficile da credere, ma all’epoca si pensava che il prosecco non si potesse esportare!

Sotto la sua guida e spinta all'espansione, l’azienda è passata da 8 a 100 persone, con oltre 20 milioni di euro di fatturato. Nel 2014 Gianluca ha portato Bisol ad essere acquisita dal gruppo Lunelli, produttore dello spumante Ferrari.

Ma oltre ai successi, in questo episodio Gianluca ci racconta con franchezza la complessità dei passaggi generazionali e la difficoltà di gestire un’attività con molti familiari come la sua.

Le parole di Gianluca, cariche di passione per il vino e la sua terra, ci accompagnano in un un mondo dove il business non si fa con i tempi dettati dalla tecnologia ma dalla natura. Per Gianluca l’agroalimentare è un settore duro, legato ai capricci del clima, ma non ti delude mai e ti regala enormi soddisfazioni. Ascoltiamo la sua storia.

 

Inès Makula (00:00:31) – Questa settimana abbiamo intervistato Gianluca Bisoll, presidente della 1542, azienda leader nella produzione di esportazioni di Prosecco Superiore. L'impresa di Gianluca non è una giovane startup, ma un'attività secolare che i suoi antenati hanno portato avanti per ben ventuno generazioni. Il suo percorso è però molto simile a quello di un vero startupper che ha innovato il prodotto e creato nuovi mercati per il suo business. Cresciuto con l'ambizione di vedere il suo vino sulle migliori tavoli del mondo, Bisol è stato il primo a portare il prosecco all' estero partendo da Londra. Difficile da credere, ma all'epoca si pensava che il Prosecco non si

 

Camilla Scassellati (00:01:01) - potesse esportare sotto la sua guida è spinta All'espansione L'azienda è pasta da otto a cento persone con oltre venti milioni di euro di fatturato nel duemila quattordici Gianluca ha portato Bisol ad essere acquisita dal gruppo Lunelli, il produttore dello spumante Ferrari. Ma oltre ai successi in questo episodio, Gianluca ci racconta con franchezza la complessità dei passaggi generazionali, la difficoltà di gestire un'attività con molti familiari come la sua. Le parole di Gianluca, cariche di passione per il vino e la sua terra, ci hanno fatto sognare e ci accompagnano in un mondo dove il business non si fa coi tempi dettati dalla tecnologia, ma questa volta da quelle della natura. Per Gianluca L'agroalimentare un settore duro, legato ai capricci del clima, ma non ti delude mai e ti regala enormi soddisfazioni.

 

Inès Makula (00:01:49) - Gianluca Sei nato nelle colline del Valdobbiadene, in una famiglia con cinque secoli di storia e viticoltori da ventuno generazioni. Che cosa si prova a nascere in una famiglia che è un'eredità così importante?

 

Gianluca Bisol (00:02:01) - È una sensazione bellissima, perché tu quando quando nasce gia' respiri il profumo del vino in famiglia. E poi chiaramente appena la possibilità di venire in cantina. Hai subito questa sensazione di far compiere un miracolo ogni anno perché il vino alla fine è un miracolo. No, pensiamo bene. È il miracolo che trasforma l'acqua in una bevanda straordinaria. Perché dico l'acqua? Perché alla fine il vino non si produrrebbe se non piovesse? No, se non piovesse nelle nostre vite non ci sarebbe l'uva. Quindi alla fine è l'acqua che si trasforma in una bevanda bellissima. L'acqua della pioggia alimenta la vita e la vita e ti regala questi grappoli meravigliosi che è poi un risultato dato. Non solo, ovviamente, dall'acqua Matt. Questa questo humus straordinario che c' è sotto le radici delle viti. Quindi questa combinazione ma crea una mozione fantastica che ci fa sognare tutta la vita. Quindi entrare in una famiglia che ha questa storia alle spalle di quasi cinque secoli Ti senti davvero onorato e gratificato di questa cosa che ti ha dato la vita, ma anche investito di una responsabilità importante quella di portare avanti questa tradizione nel migliore dei modi.

 

Gianluca Bisol (00:03:09) - Quindi,

 

Inès Makula (00:03:09) - immagino Esatto, come definito un po' di pressione, ovviamente sapere che c'è così tanta storia dietro la famiglia. Tu quando sei nato, il bambino cresciuto pensando che saresti entrato a lavorare in Bisolgno. Avevi magari altri sogni da piccolo,

 

Gianluca Bisol (00:03:22) - essendo poi anche tra l'altro, il primo nato di questa nuova generazione, la ventunesima generazione che rappresento, mi sono sentito proprio coinvolto fin da piccolo. Una missione? No. E mi ricordo che una volta, quando avevo sei anni in un negozio della titolare del negozio, gli esami a mia mamma. Che bel bambino. È una cosa che dovevo rivolgendosi a me mi ha detto Ma quando sarai grande cosa cosa farai? Io già chiaramente ho in mente cosa cosa avrei fatto, quindi ho detto porterò avanti la cantina, farò il vino e poi andrò a venderlo in tutto il mondo. Quando in quel periodo ovviamente sembrava fantascienza a vendere il vino in tutto il mondo, perché era venduto prettamente nella regione veneto e un po' a Milano, un po' a Roma, ma poco poco fuori

 

Inès Makula (00:04:09) - da bambino avevi già sogni grandi. Una visione per l'azienda l'internazionalizzazione

 

Gianluca Bisol (00:04:14) - più che grandi proprio di voler portarla nel le migliori tavole del mondo. Bello

 

Inès Makula (00:04:19) - che hai già consapevole di questo molto, molto giovane e appassionato. E quindi una volta entrato in azienda, visto che se il primo è il primogenito, ovvero tuo padre Come hai vissuto i primi anni? Ti sentivi un po' di pressione addosso anche di dimostrare le tue capacità a tuo padre? A tuo zio? Quali stati? Un po'. I tuoi primi ruoli? Come sono andati quegli anni? Beh,

 

Gianluca Bisol (00:04:37) - sicuramente un po' di pressione addosso se la sentivo. Però sono entrato in maniera fluida in azienda perché fortunatamente fin da piccolo amava a trascorrere l'estate con mia nonna, la mamma di mio papà che viveva a fianco all'azienda e quindi tutti i giorni mi portava a fare un giro dell'azienda e mi insegnava le efficienze che poteva avere un'azienda nel suo piccolo mia nonna andava a controllare che magari durante l'imbottigliamento non venissero buttate via delle casse che avrebbero contenuto il vino, perché magari avevano un piccolo segno, no? E queste casse di legno si usavano una volta e lei andava a controllare quelle che buttavano via gli operai e andava a riprenderle e a metterle quelle che riteneva che potessero ancora essere buono e rimetterle a posto e riportarle gli operai dicendo Dovete usare anche queste. Mi faceva vedere quante cose in un'azienda. A volte, se non c' è l'occhio del titolare.

 

Gianluca Bisol (00:05:35) - Diciamo. No, a volte sfuggono delle possibili efficienze e questo in tantissime altre cose. E questo poi è successo quando sono entrato in azienda perché avevo proprio come primo obiettivo quello di avere tutto sotto controllo. Tutto, tutto, tutto. Quindi ho proprio fatto delle bellissime figure con mio papà, i miei zii, perché vedevano che certe cose ci erano sfuggite anche a loro. Invece le rilevavano. Per esempio una volta è successo che avevo rifatto un vigneto e la e l'azienda che ci ha fatto gli scavi. Ci abbiamo presentato il conto, alla fine no. E dicevano che avevano mosso mettiamo quindicimila metri cubi di terra per rifare il vigneto. Ma io così subito ho detto mi sembra tanto è mio papà ha detto no. Se hanno scritto vuol dire così. Allora io sono da farmi tutti i calcoli e alla fine, anziché quindicimila metri cubi, erano dodicimila metri cubi e l'azienda ha dovuto ammettere che avevano sbagliato.

 

Gianluca Bisol (00:06:28) - E quindi il conto era diverso alla fine.

 

Inès Makula (00:06:31) - Certo no, bello che questa cosa della te l'abbia insegnato a tua nonna di esatto di ricontrollare di essere sempre sicuro di essere dedicato al cento per cento No alla alla propria azienda e quali sono state un po' le prime cose che hai fatto grandi diciamo importanti per anche oltre a quei sta a dimostrare che avevo lungimiranza e nuove idee per l'azienda.

 

Gianluca Bisol (00:06:50) - La prima cosa è non prendere per oro colato tutto quello che mi dicevano, anche se me lo diceva mio papà, un mio zio. Io comunque cercavo di ragionare e di controbattere, diciamo nel senso positivo, e dire ma perché? Scusa questa cosa non si può fare. Per esempio loro dicevano che non si poteva esportare il prosecco No, perché era un video troppo delicato. Allora io dicevo ma perché gli altri vini bianchi possono essere esportati? Il prosecco no? E loro contro abbattevano dicevo no, perché è più delicato, ma mi sembra strano detto non sarà mica la cenerentola dei vini, gli altri sono forti e il prosecco e il prosecco no? Oppure se le ceneri troppo diventare la principessa. Alla fine ho fatto tutta una serie di ricerche per andare a capire come facevano gli altri vini bianchi le altre regioni del mondo e come mai questi duravano di più e alla fine ho portato innovazione in azienda e hanno detto caspita, in regione in effetti bastava fare questa, non so cambiare la cisterna anziché in vetroresina, comprarla in acciaio con la temperatura controllata e il vino si manteneva più solido no nell'affidamento e poi altra cosa importante anche nella fase dell'imbottigliamento che l'operazione più delicata no, come un parto del vino no.

 

Gianluca Bisol (00:08:05) - Quindi nel momento dell'imbottigliamento poter evitare che l' ossigeno entrasse nella bottiglia prima che si mettesse il tappo è stata una cosa vincente, straordinaria che ci ha portato ad avere in modo naturale, senza nessuna aggiunta di di niente. E il vino più longevo e quindi è quello poi mi ha permesso di fare l'altro step quello di andare all' estero.

 

Inès Makula (00:08:27) - Infatti ci devi raccontare la tua storia del voler portare poi il prosecco fuori dal veneto perché è una storia bellissima che ti lascio raccontare.

 

Gianluca Bisol (00:08:34) - Quando dissi a mio padre guarda, io vorrei provare ad andare a vendere il vino a Londra. Ritorniamo, come dicevo, all'inizio che il prosecco lo vendevamo sia che tutti gli altri produttori prettamente in Veneto un po' Roma, un po' a Milano, ma non all' estero perché tutti erano convinti come mio padre, mio zio che non fosse un vino adatto all'esportazione. Quindi io sono andato a chiedere a mio padre di poter andare a Londra per provare a vendere il vino. Perché Londra? Perché è sempre stata il crocevia degli stili di vita e di consumo nel mondo. Adesso magari un po' meno, ma negli anni ottanta lo era davvero pieno titolo qualsiasi moda partiva da Londra e poi gli anni dei Beatles. Tutto quello che riguarda la vita di noi tutti era davvero l'autorevolezza di un prodotto. Era quando aveva successo in Inghilterra e quindi ho detto vorrei andare a vendere il nostro prosecco superiore lì a Londra e mio padre disse Ma no, non è possibile vendere a Londra, in Inghilterra, il paese in cui vengono più champagne in assoluto, figurati se comprano il prosecco.

 

Gianluca Bisol (00:09:37) - Io dicevo no, proprio perché comprano lo champagne è un'abitudine. Le bollicine e le nostre sono bollicine diverse, totalmente diverse. Né migliori né peggiori sono diverse. E quindi se il palato è già dato alla bollicina, secondo me dovrebbero acquistare il prosecco superiore che facciamo? E lui mi disse che a un certo punto per tagliare il discorso riguarda Se hai voglia di andare in vacanza a Londra, basta che lo dici però non vai, vai coi suoi soldi e i tuoi risparmi, non con la scusa di andare a vendere il prosecco. A quel punto io ho detto vabbè aggravato coi miei soldi e sono andato e ho bussato alla porta dei nove importatori che avevo dirigente ricercato nelle settimane antecedenti cercato. L'appuntamento è tutti e nove mi hanno detto quello che aveva detto mia pace ha detto guardi qui, non c'. È richiesta di questo questo prosecco nome neanche conosciuto il Prosecco superiore per cui la gente beve champagne e di conseguenza non abbiamo purtroppo la possibilità di inserire il suo il suo vino nei nostri cataloghi e distribuirlo in Inghilterra.

 

Gianluca Bisol (00:10:36) - Allora mi sono chiesto ma scusa, ma forse ho sbagliato io? Forse ero ancora a Londra, forse prima di andare a chiedere a un bimbo portatore che non ha nessun altro ruolo sono quello di distribuire un prodotto richiesto dal mercato, è meglio che creo la richiesta del mercato. E sì che mi sono impegnato a cercare direttamente dei ristoranti che avessero voglia di far assaggiare il mio prosecco in Inghilterra, anche se non era ancora conosciuto come una novità e sappiamo che le persone amano le novità. Quindi partendo da questo presupposto, tu puoi fare qualsiasi cosa nel mondo, basta solo che sei convinta che sia buona, perché poi alla fine la qualità paga sempre e la voglia di novità c' è sempre nel consumatore e quindi sono andato e ho convinto dei posti fantastici a Londra a proporre il mio prosecco. Il Cecconi se restaurant, che era a Piccadilly Circus, era il piu', bel ristorante italiano in assoluto.

 

Gianluca Bisol (00:11:27) - Ricordo ancora adesso, anche se nel frattempo ha cambiato sede. Però mi ricordo esattamente com'era quella sala con questi tavoli rotondi lesse le tovaglie bianche, le sedie rosse, bellissimo, elegantissimo. Ed era proprio la culla del made in Italy della ristorazione. E il signor Cecconi si è innamorato del mio prosecco e detto dai che facciamo questa cosa che facciamo conoscere a questi inglesi conoscono solo lo champagne, facciamo conoscere anche il nostro prosecco italiano. Lui, ovviamente italiano, emigrato anni prima, era contento di portare l'italianità, di dare il suo contributo al nostro paese e dopo di lui l'italian bar del Dorchester, il Dorchester e il piu' bello albergo di Londra in quei tempi del sultano del Brunei. La fortuna incontrare questo direttore dell'italian bar del Dorchester, che era un signore di Padova e quindi un Veneto. E quindi quando gli ho proposto il prosecco anche lui? Si, dai che la facciamo e lo mettiamo.

 

Gianluca Bisol (00:12:22) - Però devi portarmelo su. Come come del resto mi ha detto anche cecconi. E se non hai l'importatore come fai? E allora ho detto beh, guarda al costo di venire su in macchina lo porto io perché non posso perdere questa vostra disponibilità. E così poi io sono riuscito a trovare il metodo di mandarlo su. Poi nel frattempo avevo trovato anche un altro ristorante, origine italiana che era nel ninth street restaurant. Carluccio, tra l'altro gli street restaurant era l'estate preferito di lady Diana, quindi addirittura anche questa opportunità di far assaggiare a lei questo prosecco. E quindi ho cominciato a portare sua questi ristoranti, il nostro vino, il nostro prosecco e mi sono accorto che già dopo due settimane avevano finito tutto il prosecco. Quindi vuol dire che la cosa era piaciuta. È così ho cominciato a portarne su ancora fino a che sono stati gli importatori che prima avevano detto di no a cominciare a chiamarmi, a dire guardi che è cambiato un po'.

 

Gianluca Bisol (00:13:17) - La situazione qui comincia a esserci un po' di movimento nel mercato e pensa che soddisfazione per me aver creato movimento sul mercato non così trascurabile. Piccolo come come può essere Londra? No, é un orgoglio pazzesco, quindi ho fatto poi contatti con gli importatori e da lì è partita una successo che ci ha portato a diventare leader nel mercato inglese. Per quanto riguarda il prof, addirittura i primi ma anche poi enormemente leader e poi avere aperto la strada spianato la strada a tutti gli altri produttori di Prosecco. Perché oggi ogni cinque bottiglie di prosecco prodotte, almeno una se non una virgola due va nel mercato inglese. Questo grazie allo scatto così d'orgoglio che ho avuto nel Ottantanove. Quindi parliamo ormai di trentaquattro trentacinque anni fa per portare questo made in Italy nel mondo attraverso l'inghilterra. Perché poi il motivo per cui sceglie ho scelto Londra proprio perché immaginavo e poi è successo che da lì poi avrei potuto raggiungere altri mercati.

 

Gianluca Bisol (00:14:16) - Con questo esempio di successo

 

Camilla Scassellati (00:14:18) - hai detto scatto di orgoglio. Infatti la domanda che mi viene naturale come ha reagito poi tuo padre dopo averti mandato in vacanza, che in realtà era un avvocato,

 

Gianluca Bisol (00:14:28) - ha smentito di avermi le donne. Non avevo detto proprio così ha detto. Era per stimolarci e mi ha detto

 

Camilla Scassellati (00:14:34) - no a una storia Brent é bellissima e soprattutto quasi impossibile noi che sia. Io e Keynes abbiamo vissuto tanti anni a Londra. Quasi impossibile pensare che il Prosecco non esistesse all' estero, perché non so se se hai dei dati alla mano. Gianluca però è uno dei vini, ogni presenti nei supermercati, nei ristoranti inglesi ormai il Prosecco è dappertutto anche penso che forse questa è la domanda che ti vorrei fare, perché il Prosecco non è stato protetto bene quanto lo champagne. Quindi è più facile mettere un'etichetta che dice Prosecco su un vino con delle

 

Gianluca Bisol (00:15:07) - bolle, no, vero? No, non è proprio così. Diciamo che il Prosecco è super tutelato oggi, perché dal duemila e nove è stato è diventato denominazione di origine controllata e garantita quindi anche la fascetta di Stato, sia il Prosecco superiore, che è quello delle colline storiche di Valdobbiadene. Conegliano, sia il prosecco doc è quello della pianura del Veneto e del Friuli e quindi oggi è davvero lo spumante più venduto al mondo. Pensa che ogni anno vengono spedite in tutto il mondo quasi ottocento milioni di bottiglie di Prosecco, quando invece nello ottantasette, quando sono entrato in azienda, venivano spedite in Italia praticamente diciotto milioni di bottiglie, quindi di cio' da diciotto milioni a ottocento milioni. C'è una bella differenza ed è il più venduto in assoluto. Ha superato il cava spagnolo, ha superato il set tedesco, ha superato lo champagne, quindi non c', è spumante più degustato al mondo.

 

Gianluca Bisol (00:16:01) - E questo dobbiamo esserne orgogliosi. Sicuramente però dobbiamo anche essere capaci di sottolineare quello che so sono le differenze all'interno del mondo. Prosecco, quindi le varie categorie. Da dove arriva? Come dicevo prima il prosecco doc dalla pianura, ma cioè il Prosecco superiore Docg dalla collina di Valdobbiadene Conegliano che è tutt'altra. Cosa pensa che in pianura tu puoi lavorare un ettaro di vigna in circa cento ore annue di lavoro di una persona, mentre in collina, viste le pendenze che ha fatto tutto a mano, si arriva anche a ottocento, novecento ore a ettaro, quindi il nove volte di più il lavoro. Ma merita questo lavoro perché la qualità che si ottiene nelle colline, assolutamente unica.

 

Camilla Scassellati (00:16:46) - Penso che forse hai detto la cosa giusta non c', è un'educazione giusta sul prosecco e non si capisce poi veramente quali sono le differenze. Perché per esempio io non avevo non che io sia un esempio di cultura. Però tra il d o C G. Il doping mi era anche stata fatta la domanda da un amico straniero e non avevo saputo rispondere. Quindi dobbiamo anche noi essere portatori di questa cultura all' estero, visto che è un vino italiano, come dicevamo, super venduto. E la crescita delle esportazioni è quasi incredibile al livello. Poi ti riportiamo un po' alla storia di Bisoll, ma a livello di business, cioè per l'azienda, per Bisoll ha fatto veramente una differenza poter esportare all' estero anche in termini di insomma la vostra parte di mercato che avete preso nell'esportazione del prosecco, il fatturato che avete fatto poi negli anni poi, dopo che avete iniziato a crescere di più nel mercato internazionale,

 

Gianluca Bisol (00:17:36) - si è ha fatto una grande differenza. Perché in effetti siamo passati da un'azienda piccolissima, dove ci eravamo poche persone, eravamo otto persone praticamente tra vigneti in cantina, ci ha permesso di comprare altri vigneti sempre in alta collina. Niente in pianura e questo ci tengo sempre sottolinearlo. Il prosecco superiore si fa solo nella collina e questo poi ci ha portato a viaggiare tantissimo. Io ho fatto il conto quando ci è stato il goa'uid di quanti viaggi ho fatto nella mia vita per portare poi in questi di anni il Prosecco in giro per il mondo e ha fatto il conto. Sono i voli che ho fatto prima del Kovic, fino al giorno del comico che mi ha fermato per la prima volta dopo anni dal volare, volare in giro per il mondo. Quindi ho portato anche le prime bottiglie di Prosecco in altri paesi del mondo. Ho avuto questa bella soddisfazione L'azienda è cresciuta, è arrivata a un fatturato superiore ai milioni di euro con un centinaio di persone che ci lavoravano dentro, quindi una bella dimensione tra vigneti e cantine.

 

Gianluca Bisol (00:18:39) - Questo poi un altro aspetto che va sottolineato il fatto di non aver fatto una scelta facile, come molti fanno di dire. Ok, a questo punto concentriamoci solo su l'imbottigliamento e lasciamo stare i vigneti. No, noi abbiamo fatto una crescita parallela di ettari di vigneto acquisiti e di crescita della produzione perché volevamo che la qualità fosse la migliore possibile sul mercato e quindi il nostro gol era poter portare continuamente le nostre uve, non quelle di vini comprati nelle nostre bottiglie. Per cui possiamo dire che abbiamo mantenuto fede a questa a questo proposito di altissima qualità. E in effetti questo è il nostro obiettivo, no? Essere il miglior prosecco superiore del

 

Camilla Scassellati (00:19:21) - mondo e per riportarti un po' il tuo alla tua esperienza dentro Bisolli è un po', la storia della dell'azienda. Quindi a un certo punto, come dicevi, tu eri il primogenito, è l'unico tra fratelli e cugini che era entrato in azienda e gestivi la autonomia finché sono entrati poi anche tuo fratello e i tuoi cugini che volevano anche loro partecipare alla crescita dell'azienda. E ovviamente ne abbiamo già parlato sul podcast in uno dei nostri primi episodi i passaggi generazionali sono molto complicati. Ci sono dei dati abbastanza interessanti tra il quale che al terzo passaggio generazionale rimane in piedi solo il cinque per cento delle imprese familiari, quindi si va a scendere fino arrivare solo al cinque per cento. Voi ovviamente arrivate eravate arrivati la ventunesima, quindi c' era una grande storia, ma era anche i primi anni di grande cambiamento e di una gestione più moderna.

 

Camilla Scassellati (00:20:11) - Forse dell'azienda tutto questo per chiederti ci puoi raccontare come è andato questo passaggio generazionale e quali sono le difficoltà che avete dovuto affrontare? Noi siamo

 

Gianluca Bisol (00:20:21) - arrivati alla ventunesima generazione. Anche perché fino ai degli anni ottanta e produrre proseguire un'attività molto piccola. No, non era una grande impresa, quindi era più facile tenere le fila anche del passaggio generazionale. Anche perché i passaggi generazionali precedenti probabilmente sono stati migliori di questo. Nel senso che se non avessero i miei avi fatto delle scelte ben precise, probabilmente la ventunesima generazione, ci saremmo trovati in millecinquecento settanta persone. Voglio dire, se sia sommi i figli di tutte queste generazioni e invece ogni generazione ha fatto la sua scelta chiara Mentre la mia generazione non è stata fatta una scelta chiara mio padre ha voluto portare in azienda anche mio fratello giusta me niente, Perché poi è chiaro che l'ambizione di un genitore è quello di portare tutti i figli in azienda, trasferire questa passione, questo round. E poi mio zio ha avuto l'ambizione di pareggiare i conti, di mettere al pari di altri due figli suoi insieme a me, mio fratello.

 

Gianluca Bisol (00:21:21) - Quindi la complessità in un secondo e mezzo è diventata altissima? No, dell'azienda, perché poi quando tu devi fare delle decisioni di investimento o di qualsiasi tipo, devi confrontarti con tutti quanti, mentre gli anni migliori della crescita era stati quelli in cui non c' erano tanti confronti, perché andavo avanti sulla scia della fiducia di mio padre e mio zio e non c'. Era tanto da discutere, no? Quindi perché comunque portavo bellissimi risultati e poi, visti tutti i dubbi che vengono avanti con un confronto e anche l'orgoglio, che poi ognuno vuole metterci, no, nella sua il suo peso, diciamo decisionale, hanno creato una serie di complessità che ci ha portato a capire che era impossibile continuare tutti insieme. E questo è un errore, quello che è dovuto dai nostri genitori, perché avrebbero dovuto prevenire o con dei consulenti, degli accordi, eccetera delle dinamiche che si potevano anche evitare?

 

Gianluca Bisol (00:22:14) - No, visto che comunque l'azienda aveva dimostrato di andare bene e quindi questo ha creato questa complessità. E alla fine è una decisione di passare questo successo all'interno in seno di un gruppo molto più organizzato dal punto di vista della governance che il gruppo Lunelli che rappa l'eccellenza del bere italiano, mantenendo però le nostre comunque capacità e professionalità. All'interno dell'azienda.

 

Camilla Scassellati (00:22:40) - Come hai vissuto la decisione di vendere l'azienda un po' forzata, come ci sta raccontando? Perché era dovuto a differenze tra voi della famiglia Bisoll, l'hai vissuta come un fallimento, di non essere riuscito a portarlo alla ventiduesima generazione di una perdita di controllo della famiglia o sei tuttora contento di quella scelta?

 

Gianluca Bisol (00:23:00) - Sono contento di questa scelta e l'ho vissuta bene, perché la mia mente non si è focalizzata su quello che andavo a perdere, ma su quello che facevo di buono per i miei figli, per i figli di mio fratello, nel senso che io ho quattro figli mio fratello due vista la nostra esperienza in quattro tra noi cugini, ero terrorizzato a pensare all'esperienza dei miei quattro figli con due desideri mio fratello desiderio quindi ho vissuto in questo senso ha detto. Preserviamo i nostri figli da una situazione che comunque complessa da gestire, che avrebbe anche minacciato la resistenza. Dell'azienda e portiamo questa storia bellissima che abbiamo creato in sicurezza all'interno di un gruppo straordinario gruppo Lunelli una visione positiva di questo fenomeno che è accaduto

 

Camilla Scassellati (00:23:48) - e tu sei rimasto anche dopo la l'acquisizione la cessione. Sei rimasto in azienda come presidente della Bisoll, che rimane un marchio separato all'interno di questo gruppo e hai anche per continuare un po'. Questo questa tua voglia di scoperta e di e di cambiare un po' il mondo del prosecco hai continuato a investire in altre realtà vinicole, ma prima di chiederti di approfondire su questi altri progetti, volevamo proprio chiederti cosa ti appassiona del mondo del vino e perché, secondo te questa tua insomma, vita passata a investire in questo mondo ti emoziona così

 

Gianluca Bisol (00:24:23) - tanto? Sicuramente il ruolo che ho è importante perché comunque continua a rappresentare questa questa bella storia di questo vino é di questa nostra famiglia nel mondo e o le opportunità di focalizzarmi su questa su questa funzione che è quella come global Ambassador, diciamo no della marca e che è una bella attività, perché dovete immaginare che il nostro vino nostro prosecco superiore viene venduto nei più bei ristoranti del mondo. Quindi l'unica preoccupazione che devo avere quella di mantenere la linea perché essendo sempre fuori a pranzo e a cena nei più bei ristoranti del mondo, ovviamente il rischio di non tenere la linea costante, quindi in questo questo aspetto però mi anche, come dire, fatto venir voglia di cercare la stessa ricetta anche in altri territori nei quali intravedeva un potenziale no. E quindi ho fatto anche questa scelta di investire in altre piccole realtà in cui vedevo delle grandi qualità ancora nascoste e ho avuto anche fortuna in questo, perché comunque mi è capitato per esempio, di scoprire che C' era un antico vitigno veneziano nelle isole di Venezia, che era stato dimenticato, che ormai stava quasi scomparendo e lo l'ho acciuffato proprio in extremis prima che fosse scomparso del tutto.

 

Gianluca Bisol (00:25:41) - E oggi è diventato un caso di un vino da collezionismo tra i più ricercati nel mondo, che è il benissimo quello che facciamo Nell' isola di Mazzorbo All'interno della laguna di Venezia. E poi ho avuto l'opportunità di scoprire un altro territorio che dista Un'ora e venti da dalle colline di Valdobbiadene sono i Colli Euganei, che è un territorio dalla lunga storia viticola e che ha il terreno meraviglioso originato da un'eruzione vulcanica di trenta milioni di anni fa. Quindi questo suolo vulcanico di origine vulcanica da ai vini una caratteristica di mineralità incredibile che li rende meravigliosi e addirittura iper longevi rispetto a tutti gli altri vini bianchi che io conoscono. Il terreno vulcanico da anche questa opportunità al vino e poi quello di conoscere delle persone straordinaria che avevano altre sfide da raggiungere, quello di far vedere che si poteva coltivare anche a mille e trecento ottanta metri di altitudine che ci ha consentito questa amicizia di piantare il vigneto più alto d'europa a Cortina da pezzo, quindi in un'altra perla della mia regione, quindi nella mia regione questa curiosità e questa voglia di dare valore ad altri territori mi ha portato ad essere presente a Venezia appunto nell' isola non venisse nei colli euganei di padova con me eli è un'azienda condotta totalmente al femminile in cui io sono investito.

 

Gianluca Bisol (00:27:07) - Incoraggio, diciamo sono come un business angel e a Cortina, dove abbiamo questa piccolissima produzione nel vigneto più alto del mondo

 

Inès Makula (00:27:16) - e tra l'altro sto parlando del di questo vigneto a cortina che cosa hai visto in questo progetto? E l'effetto perché stai vedendo che comunque sappiamo tutti che c'è un cambiamento climatico riscaldamento del clima e quindi in tantissimi posti in cui prima non si coltivava vino. Anche qui in Inghilterra si sta cominciando a coltivare, quindi l'hai visto anche in quell' ottica. Lì ho diciamo perché ti tirava questo progetto? Perché era per far vedere che insomma si poteva fare anche a questa altitudine

 

Gianluca Bisol (00:27:43) - lo stimolo avendo era il duemila e undici. Quindi ancora quando il tema del cambiamento climatico non era così forte come come lo è oggi e la voglia mi è venuta perché mi hanno stimolato ad entrare in questo progetto. Due ricercatori straordinari, due persone che hanno una storia alle spalle meravigliose nel mondo della vite e del vino. Una Francesco Anac l'erario che è il più grande ricercatore al mondo di vitigni Pensate che al record di aver micro vinificato vitigni al mondo, più di seicento vitigni diversi, lui a micro vinificato. Quindi nessuno ha un'esperienza come la sua e l'altro Fabrizio Zardini, che originario di Cortina, ha studiato enologia e ha fatto consulenza da Pantelleria fino all'alto Adige a più di duecentocinquanta aziende. Quindi un record man Hunt, lui dal punto di vista della conoscenza dei territori e dei vini. Quindi quando due persone di questo tipo ti dicono si può fare questa cosa meravigliosa in un posto meraviglioso come Cortina, come fai a non cogliere questa sfida e fare la tua?

 

Gianluca Bisol (00:28:45) - E quindi così è accaduto. E poi guarda un po' il cambiamento climatico, che era già comunque in atto ma non era così sensibile. Il tema come lo è oggi, ha rafforzato ulteriormente la bontà di questo progetto, perché molti vigneti si stanno elevando in attitudine, non così alti come siamo noi. Però la tendenza è quella, perché effettivamente vi Lavinia ha Bisolgno di una temperatura più fresca.

 

Inès Makula (00:29:11) - E infatti comunque in Italia ormai stiamo affrontando anni di enorme siccità, ovviamente di riscaldamento. Tu come vedi questa cosa impattare sulla produzione di vino in Italia, che comunque è una delle principali export italiani? Pensa se non non non so esattamente che peso ha sul nostro pil, però penso molto importante. E cosa state facendo? Magari vuoi come azienda, state facendo qualcosa per proteggervi, per proteggere le vostre vigne?

 

Gianluca Bisol (00:29:34) - Beh, diciamo che abbiamo cominciato a cercare anche di adottare delle tecniche nella gestione dell' erba del prato intorno alla vigna che ha un effetto immediato sulla ritenzione idrica del del terreno, che è tutta una serie di di piante che agevolano la ritenzione idrica del terreno da un lato dall Ltro. Ove possibile, abbiamo anche organizzato la micro irrigazione, un iRig micro irrigazione che non abbondante ma minima, giusto per dare il giusto apporto alla pianta, per stare sempre in salute e dall'altro. Stiamo cercando di capire se dei regolamenti nazionali e anche locali ci consentono alla creazione di micro invasi o posti in punti strategici della vigna in modo tale da recuperare quelle bombe d'acqua che spesso ci sono perché non è che non piove più. Piove, ma meno sicuramente, ma quelle quel meno inoltre viene anche concentrato in un'intensità importanti, quindi l'invito anche al nuovo commissario straordinario che è stato nominato ieri dal governo italiano contro la siccità cercare di semplificare quelle che sono le normative che oggi sono estremamente complicate perché non puoi neanche fare un buco con una zappa se non hai l'autorizzazione oggi per creare queste questi micro invasi che recuperino l'acqua queste

 

Inès Makula (00:30:56) - cose poi fanno un danno economico enorme. Se se poi la gente perde la raccolta dell'anno a causa di queste piogge, magari come dici tu, concentrate enormi piuttosto che meno e più frequenti. E secondo te invece a livello di di paese l'italia fa abbastanza per valorizzare il patrimonio vinicolo che abbiamo? Diciamo

 

Gianluca Bisol (00:31:14) - che l'italia ha fatto moltissimo in questi anni, anche grazie alla comunità europea che ha messo a disposizione dei fondi per la promozione dei vini dei singoli paesi. E l'italia è stata un esempio virtuoso dell'utilizzo di questi fondi perché hanno costretto questi fondi a mettere insieme aziende di territori diversi italiani vinicoli e fare sinergia per fare promozione all' estero. E questo si è già tradotto. Un esempio? Un raddoppio del fatturato dell'export negli ultimi dieci anni da circa miliardi di euro si è passati a miliardi lo scorso anno. É come dicevi prima, la voce dell'export di vino italiano è una delle voci principali nell'agroalimentare che rappresenta totalmente circa miliardi di euro. La voce principale è proprio quella del vino con miliardi. Quindi questo effetti delle scelte politiche hanno sicuramente fatto molto bene. Chiaramente quello che potremmo fare molto in più è quello di combattere in modo più efficace tutti quei i prodotti italiani e il Prosecco, neanche lui vittima, che vengono imitati con dei nomi simili.

 

Gianluca Bisol (00:32:20) - All' estero. Il nostro petrolio è l'agroalimentare e quindi dobbiamo il governo e tutti noi dobbiamo crederci, perché questa è una risorsa tra l'altro Ines inesauribile, se ben gestita. Quindi puoi unità tra l'altro anche al turismo, che è un altro plus italiano' che fa il paio con prodotti agroalimentari, perché molto spesso i vini o anche altri prodotti della nostra filiera agroalimentare, con la loro etichetta portano una curiosità a venire a visitare il nostro paese. Certe regioni, per esempio, il vino. Chiaramente quando in una tavola che sia a New York, che sia Shanghai o a Londra, le persone si parlano di dove viene prodotto questo vino e di'. Che bello quel paese voglia andarci al più presto. Ma dai, perché non programmiamo un viaggio insieme? No, andiamo a trovare questo produttore per fare un esempio. E quindi sono dei valori che ci distinguono rispetto a tutti gli altri paesi del mondo dove spesso hanno magari delle economie più forti di noi.

 

Gianluca Bisol (00:33:16) - Ma magari sono più temporanee di questa. Il petrolio non è infinito per i paesi arabi, no? Come? Così come la tecnologia non è una risorsa infinita per la Germania, perché la tecnologia è trasferibile, mentre il nostro agroalimentare non è trasferibile.

 

Camilla Scassellati (00:33:30) - Chi vogliamo riportare un po' il tuo percorso e fare le domande per concludere un pò e farti riflettere un po' sulle cose che sulle cose di cui abbiamo parlato. Però portarti un attimo a fare un po'. Il riassunto finale Quando abbiamo parlato un po' del tuo percorso, del fatto che già da bambino piccolo dicevi che volevi portare il vino nel mondo e quindi sei cresciuto con questi imprinting di famiglia e sapevi che saresti rimasto in azienda. Se tu prendi un secondo adesso per riguardare un po' alla tua vita, pensi che lavorare nel mondo del vino era effettivamente la scelta giusta per te e hai hai pensato in tutti questi anni che avresti potuto fare altro anche se fosse solo una fantasia. Però non so se è una cosa a cui rifletti.

 

Gianluca Bisol (00:34:08) - Guarda, penso che davvero non avrei potuto fare altro. Così diciamo perché sicuramente queste cose, quando ce l'hai nel sangue, nel DNA, se hai quella forza con la potenza che ti serve per affrontare le sfide più difficili. E in più un settore come questo è estremamente appagante. Consiglio lo consiglia a tutti, insomma, di avere a che fare col mondo dell'agroalimentare chiaramente non è uno dei settori più redditizi, perché sicuramente ci sono altri settori più redditizi di questo. Però nel lungo termine è il più redditizio, non solo perché garantisce un reddito annuale interessante, ma ti dà grandi soddisfazioni. E in più devo dire che chi investe nella terra non viene mai deluso, come dicevano i nonni investi nella terra che non sarai mai deluso, che quella non sparisce mai, mentre se investi in una casa o un capannone o in macchinari. Questi prima o poi si rompono o vanno ricostruiti.

 

Gianluca Bisol (00:35:04) - La terra si rigenera da sola, è miracoloso, questo no. E quindi tu hai anche la soddisfazione di avere come dire i piedi ben saldi per terra che ti da' quella sicurezza che è incredibile, non la terra. Qualsiasi cosa succede al mondo, tu hai la tua terra e dalla tua terra puoi fare produrre le cose che ti servono per alimentarsi. Ed è questa tanta roba

 

Camilla Scassellati (00:35:26) - siede fortuna, mentalità che abbiamo perso perché siamo più con concentrati su si'. Sembra quasi che tornare alla terra sia una perdita di tempo che non si cresca abbastanza per tu stai dicendo che quella sicurezza ti dà quel senso di completezza e sicurezza che è che serve? E se mi sembra? Insomma, quando parli si capisce che sei appassionato di quello che fai e che appunto sei molto soddisfatto del tuo lavoro. Secondo te quanto è importante questo? Parliamo anche a tanti ragazzi che stanno cercando di capire un po', il loro percorso. Quanto è importante essere appa di quello che si fa? Come si coltiva questa

 

Gianluca Bisol (00:36:03) - fondamentale? Pensa che io sono così convinto di questo che non ho mai detto ai miei figli voi entrerete in azienda perché mi sembra di inquinare la loro libertà di decisione. No, perché alla fine tu devi davvero essere appassionato di quello che fai, perché la gran parte del tempo che trascorrerai nella vita sarà purtroppo lavoro, purtroppo o per fortuna, come può essere un lavoro bello come il mio. Quindi se scegli un lavoro che ti appassiona, tu avrai le opportunità di avere due passioni la casa famiglia, gli amori e anche la passione per il lavoro. Quindi avrai una delle giornate appassionanti. Come dire quindi è importante questa scelta e poi lavorerai con la terra. Aggiungo rispetto a quello che ho detto prima è un bell'esercizio, perché i tuoi ritmi sono condizionati ai ritmi della natura. Non puoi fare più veloce di così, è lei che decide, mentre in altri settori tu puoi sempre fare di più.

 

Gianluca Bisol (00:37:00) - Rischi di farti del male, perché se vai sempre più veloce nel fare le cose, rischi davvero di farti male. Vedere nell'agricoltura nella natura è proprio un ciclo che non puoi accelerare. Quello

 

Camilla Scassellati (00:37:12) - ti volevo chiedere una donna sulle un po' le difficoltà che affronti e appunto, se c' è un qualche frustrazione legata al fatto che grande parte del tuo lavoro è fuori dalle tue mani perché nelle mani della natura ed è quello che decide e tu non sei. Ci sono degli anni che non andranno bene e devi un po' accettarli. Come gestisci questa quest pressione in un certo senso su su quello che devi fare, perché tra l'altro stai andando avanti un'azienda in

 

Gianluca Bisol (00:37:35) - questo ti rendi conto che non non hai strumenti? No. Quindi devi accettare sicuramente. Per esempio d'estate quando viene un temporale e io sono in ansia? No, perché se viene un temporale che fa anche la tempesta sui miei vigneti mi fa perdere magari il raccolto, ma allora in questo me lo risolvo. Quando faccio nuovi vigneti mettendogli un po' distanti l'uno dall'altro in modo tale che se arriva la tempesta da una parte non arriva dall'altro. Lo stesso vale per il disco della sua città a cercare di governare bene tutte le variabili possibili e poi il resto è fratelli d'italia. Qual è stato

 

Inès Makula (00:38:07) - invece il consiglio piu' prezioso che hai ricevuto? Perché puoi condividere un po' con noi i nostri

 

Gianluca Bisol (00:38:12) - ascoltatori, a parte quelli dei nonni e degli zii e del papà, sicuramente uno esterno estremamente prezioso è stato quello di Luigi Veronelli. Non so se avete mai sentito nominare Veronelli. Era considerato negli anni settanta in poi l'uomo più influente nel mondo del vino italiano, il più grande esperto di vino italiano al mondo e viveva a Bergamo e amava venire a trovare le andare a trovare le aziende produttrici, assaggiare i loro vini e poi scriverne e parlarne in televisione. Solo alla Rai é praticamente un giorno venne a Valdobbiadene, ne ebbi l'opportunità di incontrarlo e di accompagnarlo in uno dei miei vigneti e mi ha sbattuto la mano sulla spalla e mi ha detto Vai avanti così, Gianluca, ricordati una cosa un famosissimo produttore francese di cui non ti faccio il nome, ma ti assicuro che era davvero importante e prestigioso. Mi ha detto una frase che voglio che tu la faccia tua.

 

Gianluca Bisol (00:39:07) - La frase era voi italiani fate vini d'argento con uve d'oro, con vigne d'oro. Noi francesi facciamo vini d'oro con vigne, d'argento questa frase che era una frase di superiorità, allo stesso tempo rappresentava questo potenziale enorme che ha il vino italiano. Abbiamo vigne, d'oro e se loro fanno vini d'oro combini d'argento noi con bigné d'oro cosa possiamo fare baby vini e ancora migliori dell'oro quindi una frase che mi ha dato un grande coraggio e una grande soddisfazione, quindi devo dire che con questa frase in mente la spinta verso l'eccellenza è stata ancora più sentita

 

Inès Makula (00:39:47) - è un ottimo insomma segue Non so come si dice in italiano, però per la nostra prossima domanda che la domanda concludiamo tutte le nostre interviste e ti vogliamo chiedere ovviamente anche a te e secondo te quanto della tua italianità ha contribuito al tuo successo? Tanto

 

Gianluca Bisol (00:40:02) - perché comunque l'italia viene ammirata in tutto il mondo e quindi il fatto che comunque io abbia, come dire anche un po' incarnato, il made in Italy no, attraverso il mio vino, ma anche attraverso così anche il modo in cui mi presento e mi vesto anche diciamo no, mi ha dato sempre questa attenzione particolare da parte degli interlocutori nel mondo. Anche l'anno scorso, per esempio, è stato bellissimo il fatto che abbia fatto questo tour coast-to-coast in America, sponsorizzato addirittura dall'alfa Romeo mi ha messo a disposizione un Alfa Romeo Quadrifoglio con la quale ho fatto quattordici mila chilometri, attraversando quattordici stati degli Stati Uniti e organizzando col mio importatore in ventotto giorni quarantatré eventi con white lovers giornalisti Bayer e quindi quando arrivavo con questa bellissima macchina verde, con loro questo verde Bisoll e con il marchio poi nostro e un'azienda di abbigliamento da sé eventi Venezia mi aveva scelto come come dire abbasso dei loro marchi.

 

Gianluca Bisol (00:41:06) - In questo tour portava un po' di italianità ed è stato bellissimo anche fare questo esercizio di capire come anche settori così diversi tra di loro, come l'auto e il vino. Il vino e l'abbigliamento invece possono anche elaborare a braccetto per rappresentare questo made in Italy. Perché alla fine tutto fa parte di una sensazione di italianità, no? Quanti altri prodotti possono lavorare insieme e fare ancora più forte la nostra italianità? Renderla ancora più forte? Quindi che sia, potrebbe essere anche uno stimolo per ragionare su altri settori, altri ambiti di sinergia?

 

Inès Makula (00:41:41) - Assolutamente. Devo dire sì, siamo il modo in cui ci guardano all' estero, poi soprattutto su questi tre automobili vino, diciamo moda, sicuramente con grande invidia e ammirazione. Ti ringraziamo tantissimo Gianluca, per avere ripercorso un po' la tua vita qui su White non avevamo ancora mai esplorato questo settore. Non cominci tu, è cioè come abbiamo anche detto no L'intervista è un settore importantissimo per l'italia. É un settore di cui andare fieri perché è veramente una delle più cose che facciamo più su cui facciamo piu' export e tra l'altro io associato alcuni tuoi vini sono meravigliosi. La prossima volta dobbiamo portare Camilla. Dobbiamo fare un giro, venirti a trovare anche con Camilla quando sarà in Italia. Grazie

 

Camilla Scassellati (00:42:19) - mille Gianluca, grazie mille di averci ascoltate.  

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