Imane Marouf, Co-Founder e CCO Ecosmic
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Inizia settembre e torniamo anche noi di Made IT con delle nuove puntate come al solito pubblicheremo nuove puntate tutti lunedì e quasi tutti i giovedì. Se non volete perderle, aprite adesso Spotify, cercate “Made IT” e cliccate sull'icona con la campanella che vi avvertirà quando escono nuovi episodi.
Insomma, we’re back! Speriamo che abbiate tutti passato una bellissima estate e di ritrovarvi pronti per un nuovo anno - non so voi ma per me l’anno comincia ancora a settembre!
Vi ricordo che dal 25 al 27 settembre saremo a Torino per Italian Tech Week - se non l'avete ancora fatto ricordatevi di prenotare i vostri biglietti sul loro sito (sono gratuiti). Il venerdì 27 mattina registreremo un episodio live di Made IT da ITW con ospite d’eccezione, seguiteci su LinkedIn o Instagram per non perdervi l’annuncio.
Ma parliamo dell’ospite di questa puntata! Oggi voliamo nello spazio e parliamo con un’imprenditrice molto ambiziosa e appassionata di un settore in fortissimo fermento, quello dell’infrastruttura spaziale, che mira a rivoluzionare con la sua startup. Parlo di Imane Marouf, co-founder di Ecosmic.
Fondata nel 2023 da Iman, Benedetta Cattani e Gaia Roncalli Ecosmic è una software house che punta a rendere la navigazione spaziale più efficiente, sostenibile, e scalabile. Forse non tutti lo sanno ma lo spazio e’ pieno di spazzatura! La crescita esponenziale del traffico di satelliti in orbita contribuisce ad aumentare di anno in anno il numero di relitti, detriti e frammenti che viaggiando a velocità potentissime provocano collisioni distruttive per i nuovi satelliti. Attraverso innovativi software, Ecosmic supporta le aziende che operano nel settore a prevenire collisioni ma soprattutto ad ottimizzare processi operativi spesso arretrati.
Siamo le prime a non volerci sorprendere ma quando abbiamo scoperto che Ecosmic era stata fondata da tre ragazze italiane, con background internazionali, abbiamo subito voluto scoprire che ci lavorava dietro. Dopo tutto, ci sono ancora troppe donne nel settore spaziale!
Cosi abbiamo contattato Imane per scoprire la sua storia: nata a nata in provincia di Ferrara da genitori marocchini, Imane crescere con la passione per la fisica e una serie di scelte la porteranno a studiare Astrofisica e Ingegneria Spaziale al Politecnico di Milano. Qualche anno più tardi, durante un'esperienza all’ESA conoscerà le sue co-founders che la convinceranno a seguirle nella pazza avventura di Ecosmic. Vi invitiamo ad ascoltare la sua storia e trarne ispirazione.
TAKE AWAYS
Infanzia di Imane (00:02:27)
Imane racconta la sua infanzia a Comacchio, evidenziando la passione per la fisica trasmessa dal padre.
Influenza del padre (00:04:23)
Si parla dell'influenza del padre, fisico, nell'ispirare l'interesse di Imane per la scienza e il metodo scientifico.
Summer School in Astrofisica (00:05:39)
Imane descrive l'esperienza di una summer school che ha cambiato la sua visione della fisica e dell'ingegneria.
Scelta dell'ingegneria aerospaziale (00:07:40)
Dopo la summer school, Imane decide di passare dall'astrofisica all'ingegneria aerospaziale.
Sfide come donna nel settore (00:09:31)
Discussione sulla scarsità di donne nel campo dell'ingegneria aerospaziale e le esperienze di Imane.
Rappresentazione e diversità (00:12:19)
Imane riflette sull'importanza della rappresentazione e dei modelli di ruolo per le ragazze nel settore spaziale.
Momento illuminante (00:14:30)
Imane racconta di come il lancio del rover Perseverance l'abbia ispirata, evidenziando il potere della rappresentazione.
Fondazione di Poli Space (00:15:36)
Imane racconta la creazione di Poli Space per lanciare un satellite dal Politecnico di Milano.
Incontro con Primo Space (00:16:37)
Imane spiega come ha conosciuto Primo Space e le sfide iniziali nel progetto.
Scelta tra ESA e Primo Space (00:18:23)
La difficile decisione tra lavorare per ESA o Primo Space.
Incontro con le co-founder (00:22:09)
Imane racconta come ha conosciuto Benedetta e Gaia, co-founder di Ecosmic, e come l’idea di business si è evoluta nel tempo.
Difficoltà iniziali e decisioni (00:24:31)
Imane discute le sue iniziali riserve nel fondare un'azienda e le sue esperienze.
Strategie per concretizzare idee (00:27:31)
Discussione sulle strategie per passare dalle idee ai fatti.
Fondazione dell'azienda in Olanda (00:29:06)
Perchè Ecosmic è stata fondata in Olanda e come questo abbia facilitato il processo.
Momento di lasciare i lavori (00:30:37)
Il momento cruciale in cui le fondatrici hanno deciso di dedicarsi a Ecosmic a tempo pieno e come si sono organizzate per lavorare insieme e gestire i loro impegni.
Scelta di trasferirsi (00:32:26)
Imane racconta la sua decisione di trasferirsi a Bruxelles per supportare Ecosmic e lavorare con il team.
Crescita dei satelliti (00:33:29)
Riflessioni sulla crescente quantità di satelliti in orbita e la necessità di una gestione efficace.
Problema dei debris spaziali (00:34:34)
Descrizione del crescente problema dei detriti spaziali e l'impatto sulla navigazione nello spazio.
Approccio olistico di Ecosmic (00:39:18)
Spiegazione della visione di Ecosmic per un approccio sistemico nella gestione dei satelliti.
Mercato e opportunità (00:40:16)
Analisi del mercato spaziale e delle opportunità per le startup come Ecosmic.
Automazione delle operazioni (00:42:30)
Obiettivo di Ecosmic di rendere le operazioni satellitari più autonome e meno laboriose.
Scelta di spostarsi in Italia (00:44:40)
Motivazioni dietro il trasferimento dell'azienda in Italia e i benefici dell'ecosistema spaziale locale.
Le sfide da founder (00:47:54)
Imane condivide le difficoltà e le incertezze di essere una giovane founder nel settore spaziale.
Scelte strategiche e costruzione del team (00:48:24)
La necessità di scegliere le persone giuste per costruire e scalare un team efficace.
Beta testing e feedback (00:49:28)
Importanza del programma di beta testing per migliorare il prodotto attraverso il feedback dei clienti.
Vantaggi dell'italianità nel settore spaziale (00:51:17)
Discussione sui benefici di essere un'azienda spaziale italiana e sull'importanza storica dello spazio in Italia.
Regolazione e sostenibilità in Europa (00:52:03)
L'importanza della compliance e della sostenibilità nel contesto europeo per le aziende spaziali.
Costruire un'azienda solida (00:53:17)
Riflessioni su come le sfide europee possano portare a una crescita più robusta e duratura delle aziende.
Conclusione (00:54:29)
Riconoscimento della storia di Cosmic e incoraggiamento per le future generazioni di donne nel settore spaziale.
TRASCRIZIONE EPISODIO
Camilla Scassellati (00:03:02) Imane, adoriamo scoprire un pò da dove vengono i nostri ospiti per capire un po tutti i passi che li hanno portati ad arrivare dove sono e quindi facciamo lo stesso con te. Sappiamo che sei nata in provincia di Ferrara, a Comacchio, e poi hai vissuto in un paesino sempre nella stessa provincia. Per chi non la conoscesse, in realtà io la conosco abbastanza bene quella zona, perché la famiglia di mio marito ha una azienda agricola proprio vicino a Comacchio, in un posto che si chiama Jolanda di Savoia, che conoscerai. Ed è proprio il cuore della pianura padana, abbastanza agricola come zona.
La città più vicina, appunto, è Ferrara e i tuoi genitori si sono trasferiti in zona dal Marocco e quindi ero curiosa di sapere un po che infanzia hai avuto, se eri brava a scuola. Insomma, cosa ci puoi raccontare di quel periodo?
Imane Marouf (00:03:46) Sono cresciuta in un paesino, immaginatevi ci sono un sacco di paesini in questa zona, no, dove non c'è molto. No, sono piccoli dove si fa una vita da paese, ma un po in tutta Italia no. Quindi non è stata la cosa più divertente. Non ho avuto 3000 input, 3000 cose da fare da quando ero piccola. Poteva essere un posto dove ci si poteva annoiare, però comunque ho sempre trovato un po il cosa fare. Stimoli. Mi ricordo che facevo parte di un club di fotografia, poi mi sono occupata di politiche giovanili, quindi un sacco di altre cose No, si poteva trovare da fare anche in mezzo alle paludi emiliane.
Camilla Scassellati (00:04:23) E poi ci hai raccontato che tuo padre era un fisico ed è stato un po lui a trasmetterti l'amore per la scienza e sono sempre curiosa di come i genitori riescono a passarci un po le loro passioni, Quindi non so se ci sono degli aneddoti, delle storie o delle cose che ti diceva che hanno in te svegliato questo amore per la scienza.
Se aveva un pensiero molto scientifico e ti chiedeva di riporre tutto in questione, portarlo ai primi principi. Non so se c'erano delle cose che ti ricordi, che ci puoi raccontare.
Imane Marouf (00:04:49) Prima di tutto l'estrema ammirazione per la scienza. niente è irrisolvibile se ti siedi davanti a un foglio con una matita, possibilmente, perché si può sbagliare. Scomponi il problema in problemi piccoli e poi li rimetti in ordine in modo da essere affrontati. Quindi un po il metodo scientifico nell'approccio a tutte le cose, come l'approccio alla scuola, ai problemi che hai quando sei una bambina o una un'adolescente. Un'altra cosa che mi ha passato, che in realtà non viene solo da questa fisica, ma anche da questo spostarsi da un altro paese all'Italia è il fatto che non bisogna accontentarsi, che si può sempre fare un passetto o andare un po in avanti, scoprire cosa c'è dietro a quel limite che ci stavamo ponendo. Entrambi i miei genitori. Ho sempre avuto questa cosa. Il fatto di non dare per scontato che quello che stessi facendo fosse già il meglio, la cosa migliore per me stessi facendo già il top con questo.
Camilla Scassellati (00:05:39) Il fatto che eri comunque molto brava a scuola e molto ambiziosa, avevi questa idea che avresti studiato fisica un po immagino come tuo papà all'università, ma poi hai avuto l'opportunità di frequentare questa Summer school, quindi immagino un corso estivo dell'Università di Ferrara in astrofisica e questo programma ti ha un po dato una nuova visione su quello che avresti potuto fare e studiare. Ci puoi raccontare un po di questo programma? Come ci sei entrata e cosa ti ha catturato di quello che hai studiato quell'estate?
Imane Marouf (00:06:09) Come tre settimane d'estate, a 16 anni ho cambiato tante cose. Mi sono iscritta perché appunto volevo capire cosa volesse dire essere un fisico. Poi mio papà si occupava di materiali ed era un tipo di fisico che a me tutta quella parte lì non è che mi piaceva molto l'approccio alla fisica, ma non era la cosa che mi ispirava. Ho sempre avuto questa fascinazione per lo spazio, quindi avevo trovato un po questa nicchia che era lo spazio e la fisica. Questa scuola mi aveva permesso di toccare con mano cosa volesse essere, però è stato molto interessante.
Ricordo che ci portarono dentro al dipartimento di Fisica, ci fecero vedere tutti i laboratori e poi ci fecero sedere davanti a un pc e avevamo davanti queste immagini del telescopio di Hubble e dovevamo ritrovare da queste immagini la radiazione cosmica di fondo. Quindi abbiamo fatto un sacco di analisi. Alla fine abbiamo raggiunto. Siamo riusciti a vedere questo rumore di fondo che era su tutta l'immagine che faceva vedere un po il rumore del Big Bang e questo fu una figata per me. Mi ricordo che mi stampa le due foto, la prima bellissima dell'universo, quando non mi ricordo cosa era esattamente e la seconda con il rumore di fondo della radiazione cosmica. Me lo portai poi a Milano. Fu uno dei primi delle prime cose che feci nella mia cameretta a Milano. Però diciamo, la scommessa di tutta questa esperienza è stato Madonna, ma che figata fare questa cosa! Ma quanto sarebbe figo essere un ingegnere che invece si occupa di fare queste foto perché qualcuno comunque quel telescopio ce l'ha mandato là in alto. Qualcuno ha detto al telescopio di fare quella foto e diciamo lì ho fatto un po un pivot.
Ho deciso di spostarmi dalla fisica dell'astrofisica ad ingegneria aerospaziale perché volevo essere un po la persona che dava i tool agli scienziati per capire, per studiare, per far sì che progrediscano. Non volevo essere la scienziata vera e propria.
Camilla Scassellati (00:07:54) Si esatto, forse ai non addetti ai lavori e non super scientifici. Dici Astrofisica, ingegnere aerospaziale sarà simile, però ovviamente in uno è molto molto teoretico e stai cercando di risolvere, come dicevi, le grandi domande che abbiamo sull'universo e ovviamente in ingegneria, come puoi immaginare, tocchi con mano oggetti, costruisci è sicuramente una cosa molto più pratica e quindi c'è stato questo shift nella tua testa e riflettevo anche io abbiamo appena fatto una una chiacchierata un po divertente in cui si intervistava me. Riflettevo anche io su come ho preso le mie scelte di università e anche per me è stato una cosa di una settimana che abbiamo fatto al liceo. Quindi sono queste piccole esperienze che i tuoi professori ti danno, che tu ti trovi che che cambiano un po la tua visione di quello che vuoi fare che non so se uno ci pensa, Insomma sono abbastanza casuali. E quanto impatto hanno poi sulla tua vita è abbastanza pazzesco da pensare e quindi, come abbiamo detto, hai effettivamente deciso di studiare ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano e poi hai fatto una magistrale in ingegneria spaziale, quindi togliendo la parte aereo, quindi proprio concentrandoti sullo spazio e non amo fare questa domanda perché vorrei non doverla fare. Come dicevamo, però, secondo me è importante parlarne, o almeno pensare un po a rifletterci insieme, perché immagino che non ci fossero tante ragazze in questo corso. Poi mi dirai tu quanti eravate a studiare ingegneria spaziale al Politecnico di Milano E quindi ti volevo chiedere hai mai visto l'essere donna come un limite per i tuoi sogni? Hai mai dovuto combattere, farti delle domande o semplicemente sei una di quelle ragazza che non ha mai pensato che potesse essere un limite? Sei andata per la tua strada.
Imane Marouf (00:09:31) Allora ti do un po di numeri se vuoi. Il primo anno eravamo tipo 10 o 15 ragazze in una stanza di 200 persone. Pazzesco.
Camilla Scassellati (00:09:39) Immaginavo, non pensavo così così forti numeri. Però immaginavo che sarebbero state veramente poche.
Imane Marouf (00:09:45) Stanno andando meglio. Sto vedendo soprattutto ingegneria aerospaziale e il primo anno sei tipo con i meccanici energetici e quindi sei un pochino più diluita Ingegneria aerospaziale va un pochino meglio dopo però comunque passi da 10 a 25
Camilla Scassellati (00:10:01) Poi diciamo che non hai 50 anni quindi stiamo parlando di qualche anno fa .
Imane Marouf (00:10:06) Diciamo non è l'ambiente più accogliente del mondo è anche un po come dire poco accogliente il fatto di non vedere neanche tutta questa rappresentazione nei professori nei pochi che c'è poca rappresentazione in generale. E io devo dire che personalmente sono stata abbastanza fortunata essendo che comunque anche a livello di dinamiche familiari la scienza non ha mai avuto un senso no è sempre stata qualcosa che chiunque sedendosi poteva fare non era una cosa da uomini o una cosa da maschi no e quindi sin da piccola essendo stata molto nell'ambiente. Non è mai stata una cosa che ho messo in discussione anche mia sorella ingegnere è una cosa diciamo di famiglia, Mio cugino… è molto normalizzato e quindi io personalmente non ho mai avuto questo tipo di dubbio su il poter riuscire perché ero donna.
Però come dico ho sempre vissuto in una bolla. Non nego che durante l'università ci sono state alcune dinamiche non positive che solo a posteriori ti rendi conto che non davano il giusto segnale. Quando ad alcuni esami vedevi andare al secondo appello solo ragazze o vedevi cose un po così a posteriori, dopo qualche anno dici Ecco, forse lì c'è qualche dinamica un po marcia, qualcosa che non va bene. Arrivare a livello sistemico a risolvere queste dinamiche di una complessità estrema non c'è una soluzione, diciamo.
Camilla Scassellati (00:11:35) Sì, perché poi riflettevo a questa domanda e mi dicevo A volte penso che per pigrizia depositiamo all'idea che vabbè. Lo spazio però piace più ai maschi, è una cosa che sognano più i bambini delle bambine. La realtà è che non è per niente vero, è semplicemente che ci viene detto di sognare una cosa o l'altra, ma penso che tutte le bambine sono affascinato. Insomma, io lo ero da piccola. Lo spazio, le stelle, i pianeti sono delle cose che suscitano l'immaginazione di tutti, non solo dei bambini maschi. Quindi secondo te perché? Cioè a che punto ci perdiamo in questa strada nel farci scoraggiare un po nel studiare questo tipo di materie e hai un po un messaggio che vorresti dare? Se potessi dare un po più di coraggio alle ragazze di continuare e seguire i loro sogni, se possono, se vogliono.
Imane Marouf (00:12:19) Io ci ho pensato per tanto tempo perché non volevo risolvere questo problema dicendo è un problema del tipo di gioco che ti danno da bambino, le solite cose che diciamo, no? Io penso che il problema sia un pochino più strutturale e un po identificato e ci sono arrivata anche pensando magari a cose che ho passato io. Essendo una italiana di seconda generazione, un po mi sono un po resa conto cos'è che fa sì che un settore non riesca ad aprirsi alle diversità, rimanga molto improntato su un tipo di figura. Penso che sia molto legato all'assenza di rappresentazione, cioè all'assenza di comunicazione, all'assenza di far vedere che anche persone diverse possono essere in quel settore e fare quelle cose. E non è solo nel settore spazio anche nell'imprenditoria, anche nell'essere founder di un'azienda e in altri 3000 settori.
E quello che ho sentito un po sulla mia pelle no, è che è molto più facile aspirare ad essere qualcosa e essere spinti a farlo. Quando vedi qualcuno come te che lo sta già facendo, no, magari sei una persona driven, sei una persona che fa comunque le cose che vuole fare e magari io lo sono le mie co-founder lo sono tante altre persone lo sono e quindi comunque sono in questa posizione, fanno questo nonostante non siano la tipica persona che ti ritrovino però anche la forza mentale che ci vuole a convincerti che tu sei già abbastanza per fare quello e è una cosa non vera. Il fatto è che diventa estremamente più facile quando ti puoi immaginare, quando ti puoi proiettare in quella posizione. Ed è facile, è più facile proiettarsi. Se vedi una persona dello stesso sesso, una persona del tuo stesso colore, una persona con le tue stesse disabilità. Per me è un po un momento di illuminazione, un momento di epifania in cui ho capito quanto questa cosa ti tocca nonostante non abbiamo consapevolezza tante volte, perché la priorità è fare le cose, arrivare dove si deve arrivare, ma non quanto peso, quanto forza mentale ci vuole ad arrivarci È stato, per esempio, vedere il lancio di Perseverance, l’ammartaggio di Perseverance, il rover della NASA che dato che ha marciato su Marte nel 2020, no.
E’ uno di quei momenti in cui mi sono svegliata è stato vedere la Guidance Navigation lead, lei una donna di colore che ha un lavoro molto tecnico no era lì la persona che ha chiamato il takedown del rover e vederla lì che lo chiamava è stato tipo wow, che bello, illuminante, ti dà tutta un'altra carica, ti spinge in un modo completamente diverso. E quindi una mia grande battaglia è una nostra grande battaglia. Le cose e comunicare, far vedere, mostrare quanto in realtà sia fattibile, sia semplice. Nonostante non sei tipicamente la persona che tutti si aspettano che faccia quel lavoro. Quindi molto sul livello di comunicazione, sulla rappresentazione, sul dire che ce la si può fare no.
Camilla Scassellati (00:15:12) Certo l'importanza dei quelli che in inglese si chiamano role models no quindi vedere delle persone esattamente vedere delle altre donne che lo hanno fatto e basta magari una come per te è stato vedere ovviamente eri già nel settore quindi hai già fatto tanta strada però vedere un paio di persone che fanno quello che fai tu e dire ok potrei essere io la prossima e spingere, poi sperare di poter ispirare altri. Spero che questa chiacchierata sarà uno di quei piccoli momenti che ispirerà qualcuno a fare quello che vuole fare. E tornando un po al tuo percorso, quindi ti abbiamo lasciato al Politecnico di Milano mentre eri lì. Lo racconto velocemente. Hai fondato Poli Space, che era diciamo un'associazione comunque un'idea che con altri studenti di lanciare un satellite del Politecnico di Milano nello spazio che è una cosa che esiste in varie università in giro per il mondo in giro per l'Italia e quindi immagino un progetto super emozionante però oltre all'idea ti ha anche dato l'opportunità di conoscere primo Space che gli ascoltatori di medie dovrebbero conoscere però un fondo di visti che investe in start up diciamo nell'ambito Space Tech anche se avevi già un'offerta dall'ESA che è l'Agenzia spaziale europea. Dici di fare la tua prima esperienza lavorativa proprio nel mondo del visti. Ci puoi raccontare un po come hai deciso questa cosa perché so che non era quello che volevi fare inizialmente perché ti avrebbe portata lontana dall'Ingegneria che avevi studiato fino a quel momento. Quindi come hanno fatto a convincerti?
Imane Marouf (00:16:37) Io mi ricordo che li ho conosciuti appunto perché con gli Space dovevamo lanciare questa satelliti in orbita eravamo un gruppo di scappati di casa all'inizio e non avevamo né soldi nella conoscenza né sapevamo come si lanciassero satelliti in orbita.
E come convincere delle persone a lavorare a gratis per noi cioè gli studenti. Per lanciare satelliti in orbita servono comunque minimo 100.000€ Per fare questa cosa ti servono contando che riesci a farti un lancio gratis perché sennò i numeri si alzano. Quindi diciamo che l'inizio è stato tipo oddio, come facciamo questa cosa? Io vengo da un background comunque un po contaminato eh, Sono un ingegnere ma mi è sempre interessato fare altro. Ero in un'altra associazione al Politecnico che si chiama Jump, che si occupa di fare consulenza strategica per start up e aziende e bazzicavo poi l'acceleratore di start up del Politecnico di Milano. Ho lavorato per altro incubatore, un altro incubatore di start up e quindi diciamo mi interessava l'ambito e in quali Space mi occupavo della parte business quindi rispondevo a questa domanda. Facevo il mio primo fundraising. No, rispondevo a questa domanda chi ci dà questi 100.000€? Non mi ricordo una cosa del genere per lanciare sto satellite. Alla fine i soldi sono stati trovati tramite altre 1000 cose, non un sì, perché ovviamente non è quello che si fa.
Il satellite sta andando avanti. Se vi interessa stanno lavorando anche su un rover lunare su tute spaziali, quindi molto interessanti. Se siete al Politecnico applicate a Poli Space è molto molto figo e però mi ha permesso di ampliare il mio network, di parlare con un sacco di aziende, parlare con anche altri attori come Primo Space. E la prima volta che ho parlato con loro. Io mi ricordo, mi presentai dicendo Io sto per andare in India. Poi dopo qualche chiacchiera altro è venuto fuori che avevano questa posizione. Non ho ben capito che fosse un interview, ho fatto un interview e tra una cosa e l'altra.
Camilla Scassellati (00:18:16) Sono sempre le migliori quando iniziano così che non sai che sono un colloquio ma poi è sempre il modo migliore di iniziare.
Imane Marouf (00:18:23) Esattamente. E alla fine mi sono ritrovato a dover scegliere. L’ESA è un po il sogno di ogni ingegnere spaziale, o vado dal primo space. io non c'ho dormito la notte perché non sapevo cosa fare, perché comunque c'era il mio cuore che mi spingeva l'idea, cioè ESA era bella, però era durante il Covid non sarei potuta andare alla sede dove volevo andare e c'erano un sacco di altri dubbi. Mentre Primo Space era a Milano. Era una cosa completamente nuova era una cosa dannatamente figa perché comunque un fondo di investimenti in ambito spazio appena nato al tempo era da un anno e mezzo qualcosa del genere. Essere anche una delle poche persone tech del team mi avrebbe dato un'esposizione incredibile. Avrei conosciuto un sacco di founder, un sacco di cose e un po ho fatto. Forse al tempo mi dicevo che stavo facendo una scelta incosciente, quella di andare a rinunciare al sogno di ogni ingegnere aerospaziale togliersi ESA dal CV per andare in una cosa che comunque non era nel mio pezzo di vita in quel momento, non era il passo più scontato che io potessi fare, no. Un po in fretta ho preso questa scelta comunque di andare dal primo Space e non da ESA, perché mi stimolava di più in quel momento. Era la sfida di cui avevo bisogno e mi dava mi avrebbe portato in una zona in cui non sapevo niente, Cioè io non sapevo cosa fosse un business plan, non sapevo all'inizio come funzionasse un venture capital, quindi era veramente arrivare lì e dire ok, devo rimettermi in discussione da zero.
A posteriori penso sia stata una delle scelte più fighe che io potessi fare, nel senso che sono contentissima perché mi ha dato proprio un'esposizione al 100%. Tutto questo mondo start up come fa l'azienda al come funziona tutto questo mondo che a posteriori è stato utilissimo e all'inizio è stata una cosa che non avrei mai fatto diversamente perché non è una cosa che come ingegnere tu consideri di fare no neanche ti viene detto che si può fare, no?
Camilla Scassellati (00:20:22) Esatto, perché ovviamente dici vabbè, comunque nell'ambito spazio è quello che conosci. Potrebbe essere una scelta ovvia invece all'università quando studi ingegneria l'unica opzione che ti viene data è sarai un ingegnere, lavorerai per queste dieci società? Non so, ci sono i dieci più ambiti, i posti di lavoro. Ovviamente se fai ingegneria spaziale o lavori nel mondo dello spazio l'ESA e insomma per chi non lo conosce, la NASA europea ovviamente. Quindi è un po il posto dove tutti vogliono andare. Quindi immagino che anche se a guardarla sembra una decisione ovvia, soprattutto adesso che fai l'imprenditrice, è stata una scelta difficile, anche se era solo un internship, quindi era comunque una posizione a tempo limitato.
Però sono quelle cose che cambiano un pochino il tuo percorso, quindi vanno queste decisioni uno le soffre quasi più all'inizio che che poi quando va avanti nel proprio percorso quindi immagino che sia stata una grande scelta.
Imane Marouf (00:21:14) Soprattutto quando sono le prime scelte che fai non è che cioè dopo che scegli l'università non è così tante altre cose scelte da fare e.
Camilla Scassellati (00:21:21) Poi ti rimane però un po la voglia di fare l'ingegnere, quindi poi in realtà decidi di tornare o comunque andare per la prima volta all'ESA però accettare un'offerta insomma riprovarci. Hai ricevuto un'altra offerta per andare all'ESA in Olanda che diciamo nel tuo percorso qui da me è una decisione importantissima perché è proprio lì che conoscerai quelle che saranno poi le tue. Co-Founder Benedetta e Gaia, Benedetta e Gaia stavano un po già diciamo lavorando all'idea dei Ecosmic, nel senso che era nata nella loro testa e stavano cercando di capire come metterla in pratica e quando l'hai conosciute l'hanno condivisa anche con te e volevo capire un po come hai deciso che poteva essere interessante sederti con loro e cercare di lavorarci insieme e come ti hanno convinta o come l'idea ti ha convinta in sé.
Quindi, se ci puoi raccontare le prime chiacchierate che avete avuto e come vi siete trovate tra di voi, aggiungo che siete tre italiane, però mix con background tutte e tre internazionali al vostro modo e tre donne italiane all'ESA in Olanda quindi comunque un mix insolito nel senso che non sono le tre co-founder che una si immagina di una di una start up nel mondo spazio ed è per questo che adoriamo anche questa storia come dicevamo all'inizio una rappresentazione è completamente diversa.
Imane Marouf (00:22:39) Allora un po di fun Stories relative a questa. La prima fun story è che quando lavoravo da Primo venne Gaia. Hanno fatto il primo pitch di Ecosmic da Primo Space, ma era ancora una cosa completamente diversa. Erano proprio gli albori. Benny aveva conosciuto Raffaele a un evento e Raffaele l'aveva invitata a fare una chiacchiera e ricordo che pensammo No, perché non era l'idea iniziale dei Ecosmic, era una cosa un pochino con un'impronta più consulenziale sul Life cycle Assessment dei satelliti e poi ci occupiamo di Space Sustainability, quindi comunque sempre nello stesso topic di Ecosmic, ma un business model un po diverso no? Ed era ancora molto, Ancora un'idea. dopo qualche mese dopo questa cosa qui vado a settembre a una conferenza a Parigi.
Io avevo appena ero appena entrata in ESA. Vedo questa conferenza a Parigi e Benedetta prova ad assumermi come guidance e navigation engineer, quindi a fare l'ingegnere. Ovviamente già io avevo pensato che magari non volevo scrivere codice tutto il giorno e allora rifiuto l'idea. Rifiuto questa offerta di entrare come engineer. Però comunque c'è un po di perseveranza, no? E infatti dopo qualche mese sempre mi ricordo che avevamo fatto un progetto assieme ad ESA e mi ritrovo a parlare con Benedetta del fatto che Ecosmic stava pivotando. Stava prendendo un'altra direzione su una versione con un business model più scalabile, di cui poi parleremo dopo con una nuova idea che si pensava di fondare veramente questa azienda, di crearla, di iniziare a lavorarci, di andare full time su questa azienda. Mi invitano a questo brunch perché volevano avere qualche input su come fare fundraising Ovviamente ero lì in attesa, ero un po la persona perfetta per quel momento. Alla fine del brunch mi dicono ”quanto ti dobbiamo pagare per averti on board?” E io no, non voglio fare l'azienda. Se volete farò l'advisor.
Però non voglio fondare un'azienda perché al momento però ero innamorata di ESA. Io volevo fare quello, mi piaceva un sacco. Era un posto bellissimo, poi un posto molto divertente. C'è un sacco di persone da tutta l'Europa appassionate di spazio, un sacco di persone giovani veramente un parco giochi delle persone a cui piace lo spazio. Veramente bellissimo no? E quindi ero molto timida. Voglio fare questo, voglio fare carriera qui però poi abbiamo iniziato a lavorare assieme. C'è questo advisory. Poi un po mi piace prendere le cose. Ho iniziato a fare un sacco di tempo con loro, a capire come rifare il pitch, come sistemare le cose e un mese dopo mi sono è stato velocissimo, tipo un mese e mezzo dopo mi sono ritrovata su un treno per andare a Cannes al primo retreat di Ecosmic per parlare della strategia dell'anno dopo. In quel momento mi sono fatta due domande. Ero tipo io mi trovo bene con queste persone, è una cosa che mi appassiona tantissimo, Porto le conoscenze che mancano a questo team e dico bene.
Lavoriamo bene perché comunque abbiamo lavorato assieme per i mesi prima tantissime avevamo erano andate avanti super velocemente ed è stato quasi naturale dire ok, facciamolo. È stato un po una terapia. Mi sono dovuta esporre la cosa perché all'inizio non ero super convinta di voler fondare un'azienda. Appunto. Non è la cosa più stabile che puoi fare quando hai 24 anni.
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Camilla Scassellati (00:26:41) Sento spesso, soprattutto secondo me, tra ingegneri. Non so poi se sei o se ho ragione, però immagino che tra persone nel mondo dell'ingegneria ci sia molto l'idea di chiacchierare e dire potremmo fare le cose meglio, potremmo avere. Abbiamo questa idea, potremmo fondare un'azienda e però magari le idee rimangono lì, nel senso che rimangono chiacchiere non per forza in modo negativo ma poi può diventare difficile fondare un'azienda passare dal. Ne parliamo in pausa pranzo a lasciamo il nostro lavoro di solito ben pagato. Per fare questo, nel vostro caso, secondo te cosa avete fatto? Che ha funzionato nel portarvi ad andare sempre avanti e a concretizzare le idee? Ci sono delle cose specifiche che avete fatto che diciamo vuoi raccontare anche in un certo senso? Per dare un esempio di come si possono portare avanti le cose, magari ispirare un po chi è nella fase chiacchiera a concretizzare.
Imane Marouf (00:27:31) Allora sicuramente il fatto che noi non volevamo una situazione a metà nel senso siamo tre persone molto determinate. Se non avessimo fatto Ecosmic avremmo comunque avuto delle carriere super interessanti nel fare quello che ci piaceva e nell'andare avanti quindi per noi era o facciamo questo e lo facciamo bene o non lo facciamo non c'erano situazioni a metà di mezze cose di no rimango faccio questo per noi dovevamo fare questa cosa.
Parlavamo con l'idea che un giorno tutte e tre saremmo andate full time e ci saremmo impegnate per farla funzionare e per farla funzionare per bene. Come si fa una startup che funzioni? Non volevamo fare una cosa a metà, no? Quindi sicuramente ci ha aiutato moltissimo il fatto di essere super allineate sotto questo punto di vista e di non volerci perdere in chiacchiere. Avevamo visto che l'idea funzionava, che c'era traction che noi funzionava come team e quindi il passo successivo forse è facilitato dal fatto di essere in Olanda è stato fondare l'azienda in Olanda, in Olanda, poi fondare un'azienda con un capitale sociale di 100€ che è tasto dolente al giorno d'oggi. In Italia però rende tutto molto più facile e molto più semplice e anche se non hai niente puoi comunque fare molto. Poi ricordo che all'inizio fummo subito accettati nel programma di esame che questa serie di incubatori dell'Agenzia Spaziale Europea. Quindi avevamo già i nostri uffici vicino a est e che in Olanda avevamo i primi fondi. Ricordo che abbiamo avuto grande supporto dall'Olanda con diversi grant nazionali e altre cose, quindi ci hanno permesso di passare dalla chiacchera alla realtà in pochissimo tempo, di assumere i primi ingegneri, di iniziare a deliberare. Poi un po siamo stati anche forzati a fare questo perché dopo quattro mesi stavamo parlando per un prof concept con Telespazio, quindi non potevamo perderci in chiacchiere, dovevamo deliverare, no? E dopo sei mesi abbiamo iniziato il nostro fundraising. È stato tutto molto veloce, così veloce che non c'era possibilità di perdersi, bisognava fare deliberare e andare avanti e lavorare. Quindi è stato abbastanza, diciamo un mix di avere le persone giuste, essere nel posto giusto e avere le opportunità giuste attorno a noi e avere la capacità di cogliere al massimo queste opportunità e la voglia di non perdersi nessuna no.
Camilla Scassellati (00:29:40) Uno dimentica il fatto che uno fa il primo passo e poi iniziano ad arrivare gli input. E se tu continui a rispondere agli input poi ci sono sempre più input che arrivano. Fai un application a un grant, ricevi il grant e quindi a quel punto hai soldi da spendere, quindi spendi soldi, assumi qualcuno, quindi è sempre più responsabilità che si accumulano. In realtà abbastanza velocemente quando fai diciamo c'è sempre il primo grande passo che per alcuni è fondare l'azienda, per altri è assumere la prima persona, per altri può essere appunto ricevere i primi soldi che poi ti forzano un po, in un certo senso a concretizzare l'idea.
Quindi è una cosa in cui poi ti ci trovi anche un po. Però, come dicevamo, mi piace sempre chiedere questa domanda solo per capire come tutti si organizzano in questi primi momenti, che secondo me sono un po i momenti che o ti spingono ad andare avanti o ti o ti fermano e uno è a che punto si lascia il proprio lavoro. Quindi voi come vi siete organizzate quando avete lasciato ufficialmente i vostri lavori per dedicarvi al 100% ai Cosmic? Qual è stato il momento?
Imane Marouf (00:30:37) Allora Per noi il momento clou è stato prima di tutto guardarci in faccia e dirci noi tra un anno massimo lasciamo i nostri lavori, stiamo facendo questa scommessa, dobbiamo andare avanti in qualche modo. Non abbiamo i soldi per pagare gli stipendi. Se devo pagare uno stipendio preferisco pagare uno stipendio a un ingegnere, a un software developer che mi sviluppa il prodotto rispetto a me. Quindi per noi era ok. Il fatto che non fossimo tutte full time dal giorno uno però è stato super intransigente tra di noi l'idea che chi era lì in quel momento a fondare l'azienda ci sarebbe stato full time Appena possibile, appena abbiamo avuto i soldi ognuna di noi è andata full time. A livello operativo pratico come ci siamo organizzate? Gaia dal giorno uno è sempre stata full time, è stata incredibile, cioè i primi mesi si accordava ogni viaggio di lavoro, ogni cosa che succedeva durante l'orario lavorativo, perché io e Benedetta avevamo un lavoro full time, quindi era molto difficile per noi gestire questo. Poi per me è stata la scelta, cioè dopo ESA io dovevo scegliere cosa fare, se rimanere a Milano e magari andare in consulenza o qualcosa del genere a Milano o fare una scelta che facesse più bene ad Ecosmic. E quindi ho deciso di trasferirmi a Bruxelles sempre in consulenza strategica in ambito spazio. Però essere a Bruxelles mi permetteva di essere a 1 ora e mezza di treno da Ecosmic e da Benedetta e Gaia, quindi di poter vederle ogni weekend, spesso, di poter lavorare assieme, di farmi vedere ogni tanto in ufficio e quindi comunque essere Se ricevo anche fisicamente no? E mentre per Benedetta è stato anche lei è stato i primi mesi era molto importante cioè era molto bello anche per Benedetta perché lei lavorava in un nell'ambiente dove tutte queste cose di sustainability succedevano quindi era importante che imparasse tanto e che prendesse il massimo però a un certo punto tutte e tre gradualmente siamo andate full time.
Camilla Scassellati (00:32:26) Ed è bello vedere che ognuno si può organizzare in modo diverso, nel senso che se non hai le possibilità di lasciare subito il tuo lavoro, esiste questo periodo in cui si fanno le cose un po, si fanno tutte e due le cose per portare avanti il proprio sogno, la propria azienda, perché so che molti si fanno fermare dall'idea, ma io non posso permettermi di smettere di lavorare, quindi non posso fondare un'azienda. Invece. Insomma, voi siete la prova che esistono dei modi di fare che ti permettono di fare un po tutte e due le cose finché puoi e poi lanciarti quando? Quando il momento è quello giusto e quando, come dici tu, non è più sostenibile fare fare tutte e due le cose. A questo punto volevo fermarmi un attimo perché mi rendo conto che siamo entrati subito, come facciamo spesso su tecnicismi di come avete fondato l'azienda, senza però parlare bene dell'idea di Cosmic e siccome è abbastanza tecnica voglio che la racconti tu piuttosto che io provare a spiegare quello che fate. Partiamo dal problema. Ci puoi spiegare un po qual è il problema che state cercando di risolvere e perché? È un problema importante nel mondo dello spazio e della della navigazione nello spazio.
Imane Marouf (00:33:30) Ti do un po di contesto. Lo spazio sta crescendo. Se tu apri un po di numeri sei tipo Wow, abbiamo già 9000 satelliti in orbita, poi vedi le stime e dicono che in cinque anni ne avremo 50.000 e quindi hai questa crescita estrema di satelliti. Tutti hanno bisogno di un satellite nello spazio. Continuiamo a lanciare cose, a fare cose, ma perché abbiamo un'infrastruttura di terra che ha bisogno di questi occhi dal cielo, di questi occhi, orecchie dal cielo? No. Il problema è che abbiamo identificato come Ecosmic è stato prima di tutto il modo in cui noi gestiamo questi satelliti. Noi ci siamo alle Cosmic ci siamo rese conto che tutte le aziende in ambito spazio al giorno d'oggi, quando lanciano un qualcosa in orbita lo fanno nonostante si mettano il bollino new space davanti e si vendono come le nuove start up, il modo nuovo di fare new space. Usano ancora modalità che si usavano 30 anni fa, quindi un po un approccio da dinosauri a tutto quello che è il modo in cui si costruisce l'infrastruttura spaziale.
Ad Ecosmic stiamo cercando di cambiare questa infrastruttura spaziale e la stiamo rendendo scalabile. La stiamo rendendo facile da costruire. Quello che raccontiamo è che stiamo passando da un approccio allo spazio, al software per lo spazio monolitico, un approccio più a microservizi, diciamo. Questa è l'idea generale, questo è quello che facciamo come ci siamo arrivati ci siamo arrivati risolvendo il primo problema. Noi come background, come azienda nasciamo con comunque un focus sulla Space Sustainability, un focus sul programma di Space e sullo Space Traffic management, principalmente per le nostre esperienze, per quello che abbiamo fatto. Il problema più toccante, il problema più grosso che abbiamo visto è stato questo problema di debris sempre più alti nello spazio. Se continuiamo a lanciare roba ci saranno sempre più cose che orbitano, se non la togliamo rimangono lì perché non è che se ne vanno via. E quindi tutte queste autostrade spaziali che abbiamo, queste orbite che ci permettono di vedere la terra in un modo migliore, si stanno riempiendo di roba.
Camilla Scassellati (00:35:29) Quando dici debris cioè letteralmente spazzatura, nel senso pezzi di satelliti rotti che girano, che rimangono in orbita e continuano a girare intorno alla terra e che ovviamente immagino che i satelliti attivi debbano evitare di scontrarsi contro pezzi di spazzatura nello spazio perché se no poi ovviamente ci sono degli incidenti eccetera quindi questa è l'idea se l'ho spiegata bene sono.
Imane Marouf (00:35:52) Satelliti morti quindi i satelliti di tonnellate grossissimi che sono stati lanciati tipo vent'anni fa e sono lì i morti satelliti morti esplosi, quindi magari alcuni di loro esplodono e creano tantissimi pezzettini satelliti che hanno colluso quindi hanno creato un'incredibile quantità di frammenti terzi stadi di razzi che se non li riporti a terra non è che se ne vanno via quindi c'è tutta questa quantità di rottami che rimane lì. La cosa divertente e assurda è che queste cose vanno a chilometri al secondo, quindi sono velocissime, cioè anche se sono piccole, magari alcune di loro sono tipo due tre centimetri, altri sono dieci centimetri, altri sono enormi. No, però vanno a velocità estreme perché sono le velocità che hanno il regime orbitale e quindi anche un pezzettino piccolo di tipo dieci centimetri che becca il tuo satellite ha una quantità di moto incredibile, quindi ti spacca un pannello solare e ti rende la possibilità di caricare le tue batterie. È impossibile. Quindi comunque i satelliti attivi, tutti quelli che stiamo lanciando, tutte queste costellazioni ricevono migliaia di Collision data messages, quindi i il messaggio che stai per collidere con qualcosa al giorno e devono comunque trovare un modo di evitare queste collisioni.
Camilla Scassellati (00:37:03) Poi immagino che è un problema esponenziale perché più spazzatura, più incidenti, più incidenti, più spazzatura e quindi ci ritroveremo un momento in cui non sarà possibile quasi passare nelle orbite intorno alla Terra.
Imane Marouf (00:37:14) Si chiama Kessler Syndrome, se ti interessa, ed è praticamente questa sindrome che si pensa che a un certo punto avremo così tanta spazzatura e così tanta roba in orbita che si genererà un effetto domino in cui ci sarà una collisione che creerà altre collisioni, altre collisioni in cui distruggeremo un intero regime orbitale.
Camilla Scassellati (00:37:30) Adoro che gli scienziati sono sempre molto positivi sul futuro. Grazie.
Imane Marouf (00:37:36) Se un giorno non ti va internet, sapremo perché.
Noi come abbiamo iniziato a risolvere questo problema e abbiamo cercato di capire cosa non funzionasse, Abbiamo fondato l'azienda risolvendo questo problema? No. Quello di cui ci siamo resi conto in realtà è che il problema più grosso Gestire questo problema non era in realtà spostare i satelliti, perché alla fine, per quanto ricevi un sacco di allerte, quelle realistiche non sono tantissime. Ma il dovere più grosso per i nostri clienti era gestire tutta questa quantità di allerte che ricevevano, capire come rispondere a queste allerte, capire quali di queste erano sensate e quali di queste non erano sensate.
Quindi era proprio un problema più nelle operations di questi ingegneri che dovevano gestire controllare che i loro asset rimanessero salvi e da lì nasce anche tutta la nostra vision di voler cambiare. Come si gestiscono i satelliti nello spazio, come si scala l'infrastruttura? Perché ci siamo resi conto che anche l'approccio a un problema così giornaliero così il problema che sta crescendo è un problema a cui gli operatori dovrebbero avere una soluzione. No, non è semplice, non è definito e prende giorni del loro tempo. Parlando con alcuni operatori ci siamo resi conto che alcuni passano tre giorni a settimana ad analizzare queste Questa allerta di collisioni, capire se sono sensate o meno o se no alcuni di loro manovrano un sacco, anche se magari il 99% delle manovre che devono fare non porteranno a una collisione, magari gli alzano il rischio di collisione. Quindi c'è proprio un approccio non ottimizzato a risolvere questo problema. Infatti noi abbiamo creato il nostro primo prodotto, siamo arrivati lì, abbiamo detto ehi, abbiamo creato questo prodotto che ti rende la vita più facile da dall'inizio alla fine.
Nel momento in cui tu ti rendi conto che devi essere compliant fino al momento in cui tu puoi muovere il tuo satelliti in orbita. Quindi abbiamo deciso di avere un approccio più olistico più sistemico a tutto il problema e nel momento in cui l'abbiamo abbiamo risolto abbiamo creato questo primo tassello abbiamo cercato di capire come questo primo tassello poteva entrare in una cosa più grande perché non si può costruire un'azienda basata su un prodotto bisogna fare molto di più. Quello che stiamo cercando di fare le cose è appunto cambiare questo intero approccio al modo in cui si fanno le cose nello spazio.
Camilla Scassellati (00:39:48) La mia visione delle società che lavorano nello spazio e che comunque sono società enormi. Quindi sono curioso di sapere perché non si creano i loro algoritmi in house, perché non hanno pensato a una soluzione come la vostra in house. E voi come avete analizzato il mercato e capito che effettivamente le cose forse stavano cambiando? C'era bisogno di una startup come Ecosmic che potesse dare un software ad altre aziende, che è un po quello che succede nel mondo, diciamo tech più classico.
Imane Marouf (00:40:16) Allora il nostro spazio è composto da questi dinosauri giganti enormi, altri sono meno dinosauri, ma sono comunque giganti o aziende grossissime. E poi da anche un'incredibile quantità di aziende new space che stanno crescendo velocemente, start up, scale up che stanno crescendo tantissimo. Il problema di fondo nel costruirsi le cose in house è che i due diversi tipi di clienti hanno due diversi tipi di problemi per le scale up. Il fatto è che non puoi assumere un team, fai Dynamics team per risolverti quel problema e quindi quello che fai è magari utilizzare Old Legacy Code, quindi del codice che hai scritto per altre missioni, per altre cose fare un po un patchwork che è poco ottimizzato che non, che magari ti crea una toppa per quando hai tre satelliti, ma se tra un anno ne devi lanciare altri venti è un problema enorme, devi riscrivere tutto da zero e ti trovi in questi righe di codici orrende in cui non si capisce niente che mezzo run o mezzo sono bacate. Quindi diciamo, c'è un problema nel modo in cui si approccia, perché non hai proprio le risorse, non hai neanche il tempo.
Cioè se tu mi devi costruire una costellazione di 60 satelliti in tre anni devi farla funzionare devi lanciare devi costruire di quei satelliti no. Quindi il primo approccio per questi tipi di clienti è il fatto di non avere la forza interna di poter sviluppare queste cose o comunque il tempo di pensarlo in modo ottimizzato.
Camilla Scassellati (00:41:36) E diciamo che queste scale up start up sono sempre di più perché ovviamente noi ci immaginiamo ancora che siano solo l'ESA e la NASA che lanciano satelliti nello spazio però adesso decine centinaia di società che stanno nascendo che fanno quello e quindi ci sono i potenziali clienti di Cosmic sono sempre di più perché la new economy cresce e.
Imane Marouf (00:41:57) Diciamo questo problema è diverso quando parli di mega costellazioni no. Ecosmic ha anche l'obiettivo di cambiare il modo in cui noi gestiamo operiamo le nostre mega costellazioni quindi si sente ogni giorno di costellazioni da 600 migliaia satelliti che sono in orbita e il problema per loro è il fatto che per quanto puoi arrivare a un certo livello di automation quando devi fare innovazione, non è facile includere questa innovazione nelle tue operations. Cioè il tuo obiettivo è avere una costellazione che funziona tot tempo in questo modo e avere una certa ability.
Non è scontato che tu abbia il tempo di fare R&D vero e proprio targettizzato per quello. Quello che diciamo è che Cosmic sta creando, diciamo, il machine to machine layer che aiuta queste mega costellazioni a dover gestire manualmente sempre meno cose, quindi renderle sempre più autonome, sempre più efficienti, Riducendo quelli che sono i costi dovuti all'avere FT che devono attualmente gestire quelle operations con Saif, il nostro primo prodotto. Questa è una parte molto importante perché parlando con i nostri clienti, esempi pratici ricevono magari 500 allerte a settimana di possibili collisioni e appunto i loro ingegneri devono analizzarle perché non hanno un modo efficace di fare il filtraggio di quelle serie. Se tu metti in mezzo Saif nel tra il layer in cui ricevono le allerte e l'attuale input delle allerte, loro ne ricevono il 10%. Quindi gestiscono molto meno workload e hanno bisogno di molte meno persone a operare i satelliti veri e propri. La costellazione vera e propria quindi diciamo è quello che stiamo cercando di fare è avere un cambio di approccio proprio nel modo in cui si fanno le cose anche trasformare l'industria spazio in un'industria più service based.
L'industria spazio è un'industria che quando si devono risolvere questi problemi cioè non siamo i primi che scrivono codice per per altri. Tanti hanno dovuto affrontare questo problema, ma il problema è che quello che è la naturale evoluzione in ambito spazio è stato avere mega aziende di consulenza che risolvevano questi problemi per quella specifica missione, per quello specifico target, per quella specifica azienda. Quello che stiamo facendo, anche grazie al fatto che l'industria spazio sta diventando sempre più standard e il fatto di creare blocchetti che vadano bene a diverse persone, che siano a diverse aziende, che siano abbastanza piccoli da permettere alle diverse aziende di integrare questi blocchetti tutti assieme in base alle loro necessità, ma al contempo avere la flessibilità di aggiungere anche loro. Quindi è proprio un modo diverso di fare codice per i nostri clienti.
Camilla Scassellati (00:44:24) Ok, devo dire che l'hai spiegato, credo in maniera molto chiara perché l'ho capito anch'io, quindi ti ringrazio per aver spezzettato il problema, averci spiegato come lo state risolvendo. E c'è un altro aspetto interessante di Ecosmic. Come abbiamo detto, l'azienda è stata fondata in Olanda ed è stato semplicissimo fondarlo.
È stato anche uno dei motivi per cui vi siete lanciate così velocemente, però avete poi deciso di spostarvi. Adesso siete tutti basati in Italia. Ci puoi raccontare un po perché avete fatto questa scelta di nel vostro caso tornare in Italia.
Imane Marouf (00:44:57) Allora abbiamo ancora la sede nei Paesi Bassi. Quindi esiste ancora la realtà dei Paesi Bassi, ma l’HQ e tutte le operations sono in italia a Torino. per noi è stato un momento in cui abbiamo dovuto cioè ci siamo resi conto che forse essere in Olanda nei Paesi Bassi non era la scelta migliore per noi. Se vuoi fare spazio e devi andare un po vicino a dove sono i tuoi clienti, devi essere negli ecosistemi forti dell'ambito spazio e gli ecosistemi forti in ambito spazio sono Francia, Germania, Italia. Quindi abbiamo deciso di prendere in considerazione questi tre posti dove spostarci perché avevamo bisogno di un paese che investisse molto in spazio. Anche se vedi tutte le dinamiche di Georgetown che ha l'Agenzia Spaziale Europea e così via, è molto più facile fare R&D sviluppare, creare connessioni, creare partnership.
Se sei in un ecosistema spaziale già sviluppato e i Paesi Bassi hanno un ecosistema più sviluppato sulla difesa, che è una cosa che non facciamo. Quindi per noi è stato abbastanza naturale decidere di spostarci ora. Perché non in Francia o in Germania? La Germania è un mercato difficile che tutte le sue dinamiche e quindi per noi la scelta era molto tra Francia e Italia e un po per le nostre origini, un po anche per il fatto che l'Italia è un paese che investe tantissimo in spazio, ma sta ancora vedendo un po il momento in cui si cresce, diciamo si spinge tantissimo su questa onda di new space e quindi c'è ancora tantissimo spazio di manovra e anche un po per il nostro network. l'Italia era un po il nostro spot perfetto, il posto dove potevamo andare, fare molto, avere spazio, di fare molto al contempo, essendo nel posto giusto dove le cose succedevano per l'ambito spazio. Ed è stata una scelta tipica perché tutti dicono perché tu voglia fare azione in Italia. Io penso che sia stata una delle migliori scelte di Cosimi perché l'ecosistema italiano è a primi c'è soprattutto a livello di startup a livello di spazio estremamente accogliente ci sono tante possibilità di fare tante possibilità di creare no c'è tanto spazio e mi piace essere in questo posto in cui bisogna ancora fare tanto e creare tanto.
Camilla Scassellati (00:47:03) a volte essere è proprio l'inizio dell'ecosistema, anche perché, come dicevi, l'Italia è molto forte nell'ambito spazio però l'inizio della new economy in Italia. Essere all'inizio a volte vuol dire anche essere uno in un posto più accogliente, perché tutti stanno cercando di risolvere gli stessi tuoi problemi. Magari ci si aiuta di più rispetto a quando l'ecosistema è un pochino più sviluppato e sei l'ultimo piccolino ad entrare. Quindi immagino che come dici, sia anche un posto più accogliente, più facile in questo momento per voi ed è bellissimo sentirlo perché siamo felici di vedere aziende che nascono all'estero e poi torno in Italia e poi ho un'ultima, una penultima domanda per te sono curioso di sapere qual è diciamo la cosa che in questo momento ti tiene svegli la notte cioè qual è il problema più grande che stai cercando di risolvere tu dentro Ecosmic, qual è la cosa che ti preoccupa di più del fare azienda che che potresti condividere con noi.
Imane Marouf (00:47:54) Prima di tutto siamo tre founder giovani alla loro prima esperienza come founder, quindi anche la non consapevolezza di cosa sono le cose che non ti faranno stare sveglio la notte è pesante da gestire, Il fatto che non hai consapevolezza di come si fanno tante cose lo stai imparando sul campo ed è bellissimo perché ogni giorno impari 3000 cose nuove, impari che sai farle, impari che le capacità di farle anche se non devi mai fatte, no, Però questa continua sfida nel non sapere un po cosa ci si aspetta.
Diciamo una cosa che di base già ti mette un po di angoscia a volte. La seconda cosa è anche fare le scelte giuste, cioè per dirti è quello cambia da momento, momento. Noi adesso siamo in un momento in cui abbiamo chiuso il nostro round d'investimento qualche mese fa. Stiamo facendo deployment del prodotto e ti posso dire che i nostri gol più grandi sono anche le nostre preoccupazioni più grandi. Noi dobbiamo costruire un team da zero, non da zero, però. Scalare un team e al contempo vendere un prodotto, crearlo e venderlo. Ora, costruire un team da zero significa scegliere le persone migliori che daranno una direzione alla tua azienda e saranno le più importanti e costruiranno quello su cui tu stai scommettendo. No, non è semplice, perché alla fine si fa un processo di caring e scommettere sulle persone giuste è una sfida non indifferente. E quindi questa secondo me è una grande sfida che un po ti dà anche angoscia, cioè l'avere la capacità di scegliere le persone giuste che ti accompagnino in questo viaggio. E la seconda sto facendo le cose giuste, sto facendo le cose come le vogliono i nostri clienti.
Devo dire che il fatto di avere un beta testing program dove abbiamo dei clienti fantastici che ogni giorno ci danno un feedback su ogni feature che facciamo su ogni cosa che implementiamo, con cui è molto facile parlare. Ti aiuta perché significa che non stai costruendo qualcosa su niente. La stai facendo con un diretto contatto, però anche quello lì è la prima volta che lo facciamo. Come si fa una vendita B2B? Come si lancia un prodotto, cosa si fa un lancio di un prodotto, come si crea. Ma anche ti posso dire come si fa, come si fa racing, come si discute un team, come si discute un contratto di investimento e ogni ogni due mesi una nuova sfida in cui non dormi la notte però alla fine si trova una soluzione a tutto. Ecco, una cosa che abbiamo imparato è che si trova una soluzione a tutto. Se hai le persone giuste dall'altra parte che tutti i problemi possono essere risolti, spacchettati e gestiti.
Camilla Scassellati (00:50:17) È una cosa che mi dà sempre comforto diciamo. È che molti ti dicono se parti con la consapevolezza di tutto quello che succederà o che comunque sei un'esperta assoluta in un certo settore, non faresti mai questa cosa che stai facendo perché sapresti quanto sarebbe difficile sapresti tutti gli ostacoli quindi in un certo senso il non sapere quello che ti permette di innovare perché se solo avessi saputo tutti i problemi che devi affrontare adesso, sei mesi fa, probabilmente vi sareste paralizzate, vi sareste fermato al giorno.
Uno Invece il non sapere, l'ignoranza in questo caso può essere un grande alleato perché ti permette di di andare avanti nella tua incoscienza. Quindi in un certo senso meno male che non sapete già tutto perché se no forse non ci sareste neanche arrivato. A questo punto concludo con la nostra ultima domanda che volevo adattare un po per te, anche se ne abbiamo già un po parlato. Mi incuriosiva molto sapere in che modo, secondo te, l'italianità può essere un vantaggio nel settore dello spazio.
Imane Marouf (00:51:17) Allora diciamo che essere italiani e essere nell'ecosistema, essere un'azienda italiana, essere nell'ecosistema italiano è un grande vantaggio perché l'Italia è uno di quei paesi per cui lo spazio è importante, per cui c'è sempre stata questa grande storia dello spazio abbiamo le grandi dello spazio anche a livello europeo e globale sono italiane abbiamo Leonardo abbiamo un sacco di antenne abbiamo di orbita abbiamo tutte queste punte di diamante in Italia e abbiamo anche tutta l'infrastruttura sotto queste punte di diamante tutte le PMI tutto c'è una grande importanza si dà tanto valore all'innovazione in questo settore. E l'Agenzia spaziale italiana è una delle agenzie spaziali più importanti.
l'Italia stessa penso sia il terzo contributore al budget di ESA, quindi si fanno investimenti anche a livello istituzionale molto grossi nel settore. Quindi essere un'azienda italiana, mentre sia un'azienda spaziale è sicuramente un pro, perché ti permette di essere un po in un nell'ambiente giusto e avere aziende che fanno tante cose interessanti con cui poi lavorare nel day to day vicino a te diciamo o nella città accanto a livello personale penso che più che essere italiani è il fatto di essere europei no essere in un in un in questo spazio in questo in questo mondo cioè in questo continente dove per esempio per dirti si dà molta importanza alla regolazione alla compliance alla sustainability al modo in cui si fanno le cose in cui si cerca di avere un approccio pensato alle cose e che fa sì che quando stai costruendo un'azienda tante volte non sbatti a livello burocratico, ma nel lungo termine ti permette di essere più robusto e reliable e ti permette di evitare i messaggi off che vedi in America o cose del genere. Quindi quello che potrebbe essere visto come una difficoltà in più nel fare azienda, Perché è vero, discutere un target o un contratto in Italia o in Europa è più lungo e più difficile.
Se vedi i tempi di fundraising di un'azienda europea sono il triplo rispetto a quelli di un'azienda americana. Però le domande che ti portano a fare quando sei in questo ecosistema? Gli investitori o le persone accanto a te? Le sfide che devi affrontare, secondo me ti permettono di avere una visione più che ti permette di costruire un'azienda più solida che rimane nel tempo un'azienda basata sulla sulla crescita di un certo trend in quel momento quindi devo dire che quello che sembrava una cosa negativa a noi è stata molto utile.
Camilla Scassellati (00:53:49) Che bella non l'avevo mai vista interpretata così quindi è una bellissima interpretazione e secondo me assolutamente valida effettivamente di cercare di fare delle cose un pochino più sostenibili per rispondere a dei challenge quindi. Molto bello ed è stato veramente bello scoprire la tua storia ma anche quella di Ecosmic e devo dire che vedere tre ragazze che si fanno valere in questo mondo e stanno costruendo una bellissima azienda con così tanto entusiasmo e che siete tornate in Italia per farlo è veramente una bellissima storia quindi spero che ispirerà tutti ad andare avanti nelle loro, nelle loro imprese e spero anche tante ragazze sognare lo spazio una carriera in questo ambito.
Quindi grazie mille di avercela raccontata.