Davide Dattoli, Founder di Talent Garden

Davide Dattoli è uno degli imprenditori italiani del momento, ha fondato Talent Garden nel 2011 che ad oggi è uno dei maggiori network di co-working e campus di formazione digitale d’Europa.

Immaginate di essere l’unica agenzia di social media presente allo SMAU 2010, la più grande fiera della comunicazione digitale in Italia. Questo è l’inizio della storia imprenditoriale di Davide, sempre un passo avanti rispetto ai trend del futuro.

Nato a Brescia da una famiglia di imprenditori e appassionato di comunicazione, Davide ha visto fin da subito le potenzialità dei social per le aziende. Davide coglie l’onda che sta appena nascendo, lascia l’università e insieme ad altri due amici crea la sua prima impresa.

Quest’esperienza di essere tra i primi a lavorare nel digitale in Italia farà presto capire a Davide il valore  di mettere insieme le persone per condividere la stessa energia. Nasce così Talent Garden, un luogo dove creare una community di professionisti che favorisce la digitalizzazione supportando le persone.

Ma nonostante l’entusiasmo per Talent Garden, ci mette due anni prima di abbandonare il suo precedente lavoro.

Bisogna avere coraggio per lasciare uno stipendio fisso e lanciare la propria startup. Davide condivide con noi i dubbi e le decisioni che ha dovuto affrontare prima di buttarsi senza paracadute in una nuova avventura. La prima lezione che ci regala è che la differenza la fai solo se ti dedichi al 100% al tuo progetto.

In questo episodio, ormai con la saggezza del veterano, Davide condivide con noi tanti spunti e consigli fondamentali su come e con chi partire per fare impresa. Ma Davide ci ricorda che le idee del secolo non vengono sotto la doccia e non ci sono scorciatoie al duro lavoro e al tempo da dedicare a un progetto se si vuole raggiungere il successo.

TRASCRIZIONE

 

Camilla Scassellati Sforzolini (02:20)

Ciao Davide, come ormai i nostri ascoltatori non si sorprenderanno per niente di questo fatto, perché lo ritroviamo in molte delle storie che raccontiamo e lo ritroveremo anche in tante storie future. Già lo sappiamo. Viene da una famiglia di imprenditori. I tuoi genitori avevano un'attività nel settore della ristorazione, degli eventi. E infatti la tua prima idea imprenditoriale nasce proprio grazie a un lavoro che farai per aiutarli. Ma prima di arrivare proprio a quel fatto preciso, ti vogliamo chiedere un po cosa hai imparato concettualmente dai tuoi genitori, dal loro lavoro, il tipo di famiglia che sei cresciuto e se ci sono delle lezioni che magari hai visto in loro e che ti porti ancora dietro adesso.

 

Davide Dattoli (02:57)

Ma senza dubbio nascere da due imprenditori in una città molto imprenditoriale come può essere Brescia? Diciamo che fare impresa è una cosa normale. Chiunque, anche i miei compagni di classe o altro, ai genitori avevano fatto la piccola impresaina la piccola cosa e questo ti dà l'opportunità di capire che non è una cosa impossibile. Spesso magari non avere figure imprenditoriali vicino ti rende un po più distante. Il rischio o altro, invece avere due genitori così o vivere la città era in qualche modo semplice, quanto ho detto guardate apro la mia società, nessuno si è stupito e questo, forse culturalmente, è stato un grande vantaggio, perché non ho avuto quella barriera di paura che normalmente si crea in una famiglia che magari questo vantaggio non ce l'ha. Poi non è fondamentale. Secondo me è stata la cosa che mi ha fatto partire, ma di sicuro mi ha tolto un po quella paura iniziale.

 

Camilla Scassellati Sforzolini (03:44)

Quindi, come avevamo anticipato, l'idea della tua prima start up è venuta da un lavoretto che avevi facevi per aiutare i tuoi genitori per aiutare il vostro ristorante di famiglia. Quello che hai deciso di fare, di provare a promuovere il ristorante sui social media a un'epoca in cui diciamo che i social media non era così comune essere sui social media e portare clienti usando i social media. E questa cosa ti ha acceso un po la lampadina e hai visto un'opportunità. Ci puoi raccontare un po che opportunità hai visto e cosa, cosa è successo nel tuo cervello quando, appunto, hai visto che questa cosa funzionava e poteva magari essere più che solo per il ristorante di famiglia?

 

Davide Dattoli (04:19)

Ma prima di tutto diciamo che quello che ho visto era e secondo me questo è quello che accade sempre in questo momento storico è che la tecnologia ti abilita delle cose che prima non potevi fare e quindi, banalmente, ti permetteva, stiamo parlando del 2008. Di sfruttare e avere questi canali di social media dove le persone condividevano emozioni e io li ho capito che se comunicavi con un'azienda le emozioni poteva funzionare molto di più che sui messaggi tradizionali, oggi questa è banalità l'hanno fatta tutti, in qualsiasi azienda è successo allora era una cosa abbastanza diversa soltanto Coca Cola, queste grandissime lo avevano fatto e l'idea era stata provare, applicarla, a raccontare le emozioni che si vivevano nel venire a cena, nello sposarsi lì, in modo diverso. Ma questo secondome è un po quello che avviene. Le idee non ti vengono mai sotto la doccia, non è una cosa in cui la mattina ti svegli e hai l'idea del secolo. Ma è capendo la tecnologia, capendo gli strumenti diversi che si possono abilitare e magari vedendo delle opportunità di cose che non funzionano cose che vuoi migliorare, che nascono le idee imprenditoriali, che nascono i progetti in generale. Io non sono dell'idea che tutto debba diventare un'impresa, ma di sicuro tutto può diventare un'opportunità su cui costruisci del business, su cui fai del bene, costruisci dei progetti che aggregano le persone e sono questi piccoli momenti che poi insieme, che poi devi essere bravo, perché non è quello che ti fa la differenza, non è comunichi sui social le aziende, ma è farlo, trovare le persone con cui lo fai. È tutto ciò vuol dire costruire un'impresa, però di sicuro, gli stimoli e saper leggere quel famoso connettere i puntini, saper vedere questi stimoli, leggerli e vederci un'opportunità è la base di una avventura imprenditoriale che secondo me non puoi neanche molto insegnare, ma devi avere un pochino dentro di te.

 

Camilla Scassellati Sforzolini (05:57)

E tornando un po a te in particolare abbiamo detto venivi da una famiglia di imprenditori da Brescia, per cui non ti era nuovo vedere persone fare la propria cosa. Però ovviamente i tuoi lavoravano in un settore molto tradizionale, anche Brescia ha comunque un DNA di impresa molto piccola/ media impresa tradizionale. Tu cosa ne sapevi? Come mai usavi i social già nel 2008? Cosa ne sapevi di tecnologia, di digitale? È una cosa che ti che ti appassionava in particolare? O appunto, è nata un po per caso. Grazie a questa questa ispirazione.

 

Davide Dattoli (06:27)

Mi ha sempre appassionato. Diciamo che era un'epoca in cui, in maniera molto diversa da oggi, era uno di quelli che smontava i computer e cercava di capire come erano fatti. Perché i computer erano ancora i famosi cabinet che potevi aprire, è partito tutto dai videogiochi come credo un pochino tanti in quegli anni e quindi dal videogioco arrivi poi al smontare il computer arrivi poi ha una grande passione, diciamo per il mondo della comunicazione, avevo sempre letto una serie di libri anche durante le superiori, sulla comunicazione e tutto il mondo dei mass media. E quindi ho un po subito visto che era un canale diverso su cui ingaggiare le persone su cui comunicare in modo diverso, su cui utilizzare un linguaggio diverso e di fatto è nato da una passione, poi credo che ognuno di noi debba appassionarsi di quella cosa per poterci spendere così tanto tempo da poi diventarne un esperto.

 

Camilla Scassellati Sforzolini (07:21)

E appunto hai avuto questa illuminazione aiutando i tuoi con i social media. Hai pensato perché non farci un'azienda? Perché non provare a fare una start up per aiutare tanti altri business a crescere sui social? All'epoca eri all'università che poi tra l'altro hai lasciato per fondare questa start up, per continuare a farla crescere perché stava andando bene. Cosa ti ha fatto pensare che fosse un buon momento per fondare la tua start up? Se ci riparti un po nel tuo cervello di quel momento.

 

Davide Dattoli (07:50)

Di sicuro in quel momento non voleva neanche diventare un'azienda. Sono partito dal farlo per i miei genitori e poi ho cominciato a farlo per un po di società, magari di amici, di amici dei miei genitori. Avevo cominciato a lavorare per una libreria di Brescia, poi con un'altra azienda e questo avveniva già durante le superiori, di fatto, fino a quando il numero di progetti stava diventando talmente ampio che ho detto ma forse questa cosa può diventare un'azienda e ci siamo messi insieme ad altri due amici.

E poi ti rendi conto, e secondo me questa è una cosa che ho imparato è che ogni cinque / dieci anni al massimo, forse anche meno, ci sono delle wave, ci sono dei momenti dove dei settori, delle tecnologie e delle opportunità si creano e creano uno spazio enorme. Noi mi ricordo, andammo allo SMAU ed eravamo l'unica società di tutto lo Smau che faceva social media e poi sviluppo di applicazioni mobile nel 2010. Le più grandi aziende italiane venivano da noi, che eravamo tre ragazzi di vent'anni, che non sapevamo nulla, che non avevamo case history. Perché? Perché eravamo gli unici e non è diverso da quello che poi è successo sulla blockchain quello che oggi sta succedendo su web3. Mettere l'etichetta web3 , developer web3 e oggi trovi lavoro venendo pagato una quantità di soldi incredibile soltanto perché sei nel posto giusto al momento giusto e ti occupi delle cose giuste. È ovvio che se oggi dici faccio social media per le aziende e speri di avere successo, devi essere veramente bravissimo se non esperienza perché la competizione è folle. Se ti metti a fare Web tre su determinati segmenti, oggi è molto facile riuscire a in qualche modo a crescere più velocemente, perché sono poche le persone esperte, quindi non solo devi essere bravo a fare qualcosa, ma deve essere anche bravo a capire che c'è il momento giusto per le cose giuste.

 

Inès Makula (09:41)

In effetti è partire al momento giusto e come dici tu, non farsi attrarre, magari da dove stanno andando tutti. Con questa prima start up ti sei reso conto del valore di avere un ecosistema di imprenditori nel digitale. Spoiler alert sara poi da qui che nasce l'idea di Talent Garden. Però per cominciare ci puoi parlare semplicemente di quello che hai visto e perché era importante per te avere un network?

 

Davide Dattoli (10:04)

Io venivo da Brescia e quindi questa città imprenditoriale dove di fatto era normale fare impresa, dove non era normale fare digitale. Eravamo in pochi che ci occupavamo di questo. E la cosa bella era vedere che in realtà eravamo in pochi, ma in realtà c'era voglia di fare cose diverse. Quindi tutta Talent Garden, in realtà è nata da una serie di eventi dove io ho cominciato a partecipare, abbiamo cominciato a organizzare e poi l'idea è stata proviamo a dare a tutte queste persone, a tutto questo network, una fisicità nel quotidiano. Ma l'idea di base è "da soli non andiamo da nessuna parte", ma non tanto nelle frasi fatte, ma nella cosa in cui gli stimoli, le idee nuove, quella voglia in cui alle 20:00, dopo un aperitivo con cinque amici che fanno cose interessanti, ti viene voglia di partire, di rimetterti, a lavorare. Ti viene solo se ti confronti con le persone giuste. C'è una bellissima frase che dice Tu sei le cinque persone con cui parli di più ogni giorno, se cinque delle cinque persone con cui parli sono persone che dicono che tutto va male e che non ci sono opportunità e che tutto sono le vacanze. Tu alla fine andrai a fare le vacanze, per quanto voglia tu possa avere da solo così all'opposto, se sei in Silicon Valley vai in un bar e tutti parlano solo di tecnologia, tutti fanno la loro start up, tutti stanno costruendo una cosa grande cavolo, torni a casa e ti viene una voglia incredibile di lavorare su quello.

 

Inès Makula (11:24)

Ti rendi conto di questa importanza di incontrare persone che fanno questa cosa e formalmente Talent Garden all'inizio, era una serie di networking event dove imprenditori digitali si incontravano?

 

Davide Dattoli (11:34)

No, all'inizio erano una serie di eventi che avevo organizzato con questi due amici avevamo organizzato pane web e salame, che era una conferenza sul digitale, una delle prime. Nel 2009 2010 ci trovavamo in una cosa che si chiamava tweet gelato organizzata da un'amica. Ma se noi ricreiamo la stessa energia che si vive in un evento, ma in tutti i giorni mettiamo queste persone insieme, non sapevamo neanche cosa fosse il coworking o l'educazione allora. Ma l'idea del mettere insieme le persone tutti i giorni e da lì è nata una seconda società. Io stavo ancora facendo la prima del dire costruiamo Talent Garden, diamo una fisicità a questa community.

Inès Makula (12:11)

E quindi non sapevate che cosa era il co-working però avete avuto l'idea di fare questa cosa del coworking? Vi siete poi messi a guardare modelli di business all'estero per trovare ispirazione? Come è andata poi per concretizzare questo primo Talent Garden?

 

Davide Dattoli (12:27)

All'inizio sono sincero, neanche troppo. È partito veramente dal sentire il bisogno di dire come società, come start up vogliamo metterci lì e vogliamo che altre realtà belle del territorio, altre, possano stare lì e a fianco a quello. Quello che è successo è che poi, dopo un anno, quando avevamo aperto allora si ho detto cavolo, questa cosa può avere senso. E allora sono andato a Parigi, a Londra, a San Francisco, a studiare, a vedere chi stava facendo altre cose, a capire che era un movimento che stava nascendo e che ancora era molto meno conosciuto di oggi. Il coworking oggi tutti sanno che cos'è, all'inizio dovevamo spiegare che cos'è era la parola coworking. Però in qualche modo lo siamo andati a scoprire dopo. E da lì è successa un'altra cosa bellissima. Cioè che altre persone in giro per l'Italia, da Bergamo, da Torino, amici vari con cui magari avevano gente anche loro simile a quella che avevo io, dicevano Ma che bella questa cosa posso portarla da me?

 E quindi si è costruito questo concetto di network dove imprenditori diversi in un simile franchising portavano un talent garden sul loro territorio e avevano voglia di condividere un progetto più grande. Fare sistema, soprattutto tra persone simili, è fondamentale.

 

Inès Makula (13:56)

Uno dei challenge del coworking, è che ci vuole un bel po di capitale per acquistare o affittare real estate per poi creare questi spazi di lavoro condiviso. Voi all'inizio, come avete approcciato questa cosa? Come avete tirato sui primi soldi? È stato difficile?

 

Davide Dattoli (14:16)

Non si sapeva cosa fosse il coworking e non si sapeva cosa fossero gli investimenti in start up, perché calcolate che erano anni in cui se si raccoglievano 1 milione o 5 milioni di euro era tanto, mi ricordo che i round in quel periodo erano tutti tipo quelli grandi e non €60 mila raccolti e dici cavolo quell'era era veramente tanto, mi ricordo Iubenda che non nasce tanti anni dopo che raccolse 60.000€ e che adesso e che adesso è andata in exit qualche settimane fa. Il primo round di Talent Garden furono 30.000€ a 30.000€, dove capimmo però che non esisteva venture capital esistevano ancora molto pochi, ma che in Italia abbiamo un enorme valore, che poi è stato forse anche la nostra fortuna negli anni tanti imprenditori, tante persone che hanno capitali e che hanno voglia di investire in progetti di giovani, magari imprenditori più piccoli. Investitori è stato il Giornale di Brescia che di proprietà di un gruppo di imprenditori del territorio. E poi, nel tempo ne siamo arrivati a raccogliere più di 60 milioni di euro. Tutti da imprenditori, da family office, poi nel tempo coordinati da Tamburi Investment Partners, che è un po il più grosso, diciamo molti family office, merchant bank in Italia che mette insieme imprenditori che hanno voglia di investire in idea. Ma questo è un capitale enorme che abbiamo in Italia, che non c'è in tantissimi altri paesi dove si può raccogliere capitale anche dal territorio, anche da gettoni piccoli di persone che ci credono e che oltre al capitale ti danno esperienza, connessioni e relazioni. Credibilità che è poi fondamentale. Il Giornale di Brescia ci ha portato a spiegare cosa era il working group, il giornale per mesi interi, ed è stato fondamentale perché noi pensavamo le pagine del giornale sui social e le due cose, rimbalzando una sull'altra, ci hanno aiutato a coinvolgere tutte le persone che a Brescia potevano essere interessanti.

 

Camilla Scassellati Sforzolini (16:09)

Come è cresciuta Talent Garden, come come sono andate le cose nei primi due/tre anni?

 

Davide Dattoli (16:15)

I primi due tre anni sono andati veramente in cui ancora avevo un altro lavoro e questa è una delle cazzate forse più grosse che ho fatto, perché i primi tre anni di fatto era il mio lavoro serale e mi ricordo che alla sera andavo, facevo e andavo a lavorare a Milano e rientravo e oggi, avendolo vissuto, so che se non ti butti su un progetto non vai da nessuna parte, perché è la fame che ti crei il giorno in cui quella cosa è il 100% di ciò che fai ti fa trovare una soluzione. Quindi i primi due tre anni in realtà sono andati molto lenti per due motivi uno per questo del non essere full time, il secondo perché ancora dovevi spiegare che cos'era e quindi però nei primi due tre anni, grazie a questo movimento diciamo che si era creato anche in Italia, tante persone diverse avevano cominciato a dire portiamo Talent Garden in altre città e quindi a Bergamo. Alberto Trussardi mi disse Portiamo Talent Garden qui, Fabio Ferruzzi a Torino e così tanti altri a Padova, a Genova e quindi alla fine dei tre anni adesso non mi ricordo la data esatta, ma credo arrivammo a sette. Otto aperture in giro per l'Italia di piccoli coworking, tutti su un'unica rete, tutti. La missione non del condividere una scrivania perché non ce n'è mai interessato in alcun modo, quanto di supportare la digitalizzazione del territorio. Dare gli strumenti che voleva dire da noi dal primo giorno e dargli il network e le skills dove riuscire davvero ad avere successo per crescere a imprenditori digitali che erano all'inizio o ai freelance che stavano facendo il loro lavoro per riuscire a funzionare perché da sole non funzioni. Ma se stai in una rete di altre persone con cui condividi ti fa la differenza.

 

Camilla Scassellati Sforzolini (18:42)

Voglio tornare su questa cosa che hai detto che appunto i primi tre anni avevi un altro lavoro che un po ti dava anche magari delle scuse di non fare Talent Garden al 100% e di non trovare quelle soluzioni. Come mai hai tenuto quest'altro lavoro? Cos'è che ti spaventava di fare il Talent Garden al 100%? E poi cosa ti ha fatto fare il switch? E una volta che hai fatto il switch a Talent Garden al 100% hai mai avuto paura, voglia di mollare, di ritornare ai tuoi lavori precedenti? Come hai vissuto questa tua vita da founder di Talent Garden?

 

Davide Dattoli (19:13)

Credo che le sensazioni fossero molto simili a quelle che in tante altre provano spesso quando hanno progetti, ma non riescono a staccarsi. È uno stipendio fisso che ti dà delle soddisfazioni. E magari io prendevo più di stipendio di quello che la start up fatturava, oppure comunque avevo una posizione nelle attività e iniziative e in qualche modo era difficile staccarsi e andare. Però poi un certo giorno il mio capo mi ha detto guarda Davide io apprezzo tantissimo, sono felicissimo sei sulle copertine dei giornali, ma ha senso che tu continui a stare qui vivendo una doppia vita che alla fine non ti sta portando né da nessuna parte? Per me non è un problema perché è una grande impresa. Il tuo lavoro lo fai, quindi va benissimo, ma se vuoi fare davvero la differenza forse ha senso che ti lanci. E quella è stata forse uno dei momenti più belli, perché mi ha aiutato davvero ok  mi butto. E poi ovviamente è stato difficile perché ci sono stati dei momenti, come in tutte le start up di Up e di Down o dei momenti in cui magari delle grandi imprese mi sono venute a fare delle offerte di lavoro, proponendomi posizioni importantissime, molto di più di quelle che un anno prima avevo come responsabile digitale di un grande gruppo editoriale, come responsabile innovazione, un grande gruppo telefonico.Offerte che magari erano a cifre di stipendio che sarebbero state cinque volte quello che il Talent Garden se  poteva permettersi di pagarmi. E però dall'altra mi ricordo che sono andato da mia mamma su questa offerta, che mi aveva veramente un po scombussolato, e lei mi ha detto valuta tu ma forse alla fine un'offerta così ti è arrivata adesso ha 23 24 anni ed arriverà anche a 28, 30, 35. Però questa cosa qui la stai provando a fare prova, a buttarti. Io mi ricordo che il primo grande round di finanziamento che avevamo ricevuto quando di fatto era entrato Tamburi grazie a Digital Magics, che era il primo investimento vero perché erano 800.000€, fino ad allora avevamo raccolte solo 130.000€, prima 30.000€, poi 100,000€. O chiudo round o vado a lavorare in un grande gruppo telefonico. E a posteriori, diciamo è stata la fortuna della mia vita andare lì anche perché il gruppo telefonico chiuse il progetto meno di sei mesi dopo, quindi il rischio che Talent Garden chiudesse meno di 6 mesi dopo era molto alto, ma in realtà fu il gruppo telefonico a chiudere il progetto e quindi ovviamente la vita sarebbe stata molto diversa.

La vera lezione che ho imparato è buttati perché soprattutto quando sei giovane non hai tanto da rischiare. Poi magari se hai una famiglia, tre figli hai delle responsabilità, ma se sei un ragazzo alla fine in qualche modo sopravvivi, qualcosa lo guadagni. E quello che puoi costruire molto di più, poi non è da tutti dover fare l'imprenditore. Io ho forse capito di essere imprenditore dopo tanti anni di Talent Garden non è che devo fare l'imprenditore perché devo fare l'imprenditore che ogni tanto sento.

 

Camilla Scassellati Sforzolini (21:52)

Molto interessante sentire queste macchinazioni interiori che uno deve fare per poi convincersi di seguire il proprio progetto. Perché ovviamente quando uno guarda la tua storia diche "ah ha fondato Talent Garden e poi è cresciuto, è andato bene, era sempre convinto che quella fosse la sua strada, ha sputato sangue, ma ce l'ha fatta". Invece, la realtà di queste storie è che tutti riceviamo offerte di lavoro, ci sono stipendi che uno deve completamente dimenticare, che è ovvio che i primi anni non si guadagna niente se non pochissimo. Quindi ci piace molto sentire che tutti hanno avuto questi dilemmi nel proprio percorso, a un certo punto, e anzi nel tuo caso è durato tanto tempo, perché ci hai messo tanto prima di decidere di fare questa cosa full time, di lasciare il tuo lavoro da impiegato tra virgolette. Poi ti volevo chiedere una volta che ti sei concentrato su Talent Garden, se non sbaglio, diciamo verso il 2015 avete deciso di fare una sorta di pivot. In realtà non proprio perché già lo facevate, ma di focalizzarvi molto più sulla formazione che sula parte di co-working che oggi è un po il vostro cuore in questo di formare e proporre corsi digitali per chi viene dentro Talent Garden. Come hai preso questa decisione?

 

Davide Dattoli (23:04)

Diciamo che la missione di Talent Garden dal giorno 1 non era il coworking, ma era quello di supportare la digitalizzazione supportando le persone che la fanno. Perché non è un tema di tecnologia ma è sempre un tema di persone e quindi all'inizio anche l'idea del dare una casa a queste persone dargli un coworking dove stare è sempre stata quella del dire: come facciamo a supportarli? Come facciamo a condividere? All'inizio in modo meno formalizzato, più aperto per diciamo networking, più a momenti di condivisione reciproca. E poi addirittura diventando una cosa strutturata andando a portare il primo boot camp di coding in Italia. Adesso  è diventata anche quella super normale, dove ce ne sono tantissimi, noi la portammo in Italia nel 2015, dove nessuno faceva, sapeva neanche cosa fosse un Boot Camp e questa è stata una lezione imparata, anche su quello che dicevo prima. Tu devi prendere la wave giusta, ma wave giusta vuol dire anche che non devi arrivare troppo presto. Noi partimmo con il coworking nel 2011, quando il mercato capì cos'è il coworking nel 2015. È vero che tu sei stato parte di quelli che l'hanno creato, ma è spuntato sangue per quattro anni, senza risultati. E così il boot camp sul mondo del coding, noi siamo partiti nel 2015 probabilmente il tempo giusto era il 2018. Quindi tu sei partito tre anni prima e o hai un capitale enorme che ti può permettersi di gestirla oppure non vai a nessuna parte. E questo è un tema di timing che è fondamentale nel fare impresa perché si arrivi troppo tardi. Non ha più senso, ma se arrivi troppo presto è veramente complessa. Devi essere preparato a resistere. E lì evolvemmo Talent Garden su due assi, il primo dicendo dobbiamo fare dei luoghi che davvero diventino degli attrattori importanti. Aprimmo Talent Garden Calabiana, che è diventato un po il nostro flagship su Milano, che mette insieme quasi 500 persone e lo stesso giorno, il cinque di ottobre, partimmo con il primo corso di coding e da lì calcolate, che abbiamo formato migliaia di migliaia di persone in quest'anno su tre grandi mondi. Ragazzi che non sanno bene cosa fare nella vita, ma vogliono e hanno la passione per il digitale che vengono a formarsi da noi in dodici settimane bootcamp, sul marketing, sul coding, Data Analytics, UX e 98% trova lavoro entro la fine del corso. Professionisti che già lavorano e che sono quei famosi abitanti partecipanti alla nostra community che vengono e vogliono specializzarsi sul mondo del digitale, vogliono andare a fare grow hacking perché fanno solo marketing digitale, persone che vogliono fanno già dati, ma vogliono ancora di più approfondire il tema dei dati, dalla data science, alla data analytics o tutte le imprese che vengono ad aggiornare i loro manager. E quello che abbiamo visto, è che dovevamo portare in aula non professori tradizionali ma professionisti. Gente brava, competente, che lavorava sul settore, che è parte della community di Talent Garden e che dedica parte del suo tempo a insegnare quello che sa. Perché il mondo del digitale è ancora una estrema nicchia e solo chi c'è dentro può insegnare ai nuovi per allargare il settore. Abbiamo un problema enorme, nessuno trova gente, non c'è abbastanza persone che lavorano in questo settore, quindi serve una grande operazione del dire portiamo più professionisti a bordo e portiamo più gente. Senno non faremo partire start up, non faremo crescere le imprese in digitale.

 

Camilla Scassellati Sforzolini (26:02)

Se poi, come dicevi appunto, il digitale è uno di quei mondi che si evolve continuamente, quindi già il master che hai fatto all'università su marketing digitale quattro anni fa non conta più assolutamente nulla, quindi bisogna essere in formazione continua. Un'altra cosa di cui ti ho sentito molto parlare e che poi avrà appunto anche un'applicazione in Talent Garden è l'importanza di avere scala, di essere grandi e non di concentrarsi solo sull'Italia. Ti ho sentito parlare molto di crescere anche all'estero. Come hai capito questa lezione? Quando hai capito che era tempo di allargare Talent Garden? Che la scala sarebbe stata la vostra forza?

 

Davide Dattoli (26:38)

Ma io credo che in tutti i business oggi la scala è fondamentale. Se guardiamo alla società americane hanno un vantaggio, hanno 400 milioni di persone come mercato, base. Parti e sai che hai 400 milioni di persone con cui puoi fare tutto il tuo mercato, poi a un certo punto dici ma sai che c'è? Vado international, internation vuol dire quegli sfigati degli europei, sud americani o degli asiatici, ma hai 400 milioni di persone. Dall'altra noi il primo paese dove abbiamo aperto dopo l'Italia fu la Lituania. E imparai un'altra lezione fondamentale i lituani sono diciamo pochi milioni o meno e quindi loro non sanno che cosa vuol dire fare un'azienda per il loro mercato. Loro se pensano a una società la pensano almeno a livello di Est Europa o Nord Europa e o addirittura a livello di tutta Europa. Ci sono più unicorni in Lituania che in Italia. Perché? Perché noi siamo 60 milioni che quella dimensione via di mezzo tra gli Stati Uniti e la Lituania, dove siamo troppi per pensare da subito un business globale, ma troppo pochi per costruire delle aziende globali. E lì ho capito che o oggi fai delle aziende davvero globali e le pensi da subito e pensarle da subito vuol dire parlare inglese all'interno del team, assumere persone che non parlano italiano e da subito avere quello francese, quello tedesco, quello di un altro paese che ti creano la cultura giusta. In tutta la storia abbiamo fatto varie acquisizioni, è una cosa su cui continuiamo a lavorare. Continuiamo a avere questa spinta al dobbiamo crescere, dobbiamo costruire una cosa più grande perché solo così possiamo fare la differenza. Questo secondo me non è per noi è per qualsiasi azienda o sei grande abbastanza o sei cannibalizzato dal mercato.

 

Inès Makula (28:14)

Adesso, parlando un po di difficoltà che hai dovuto affrontare, immagino che in tutti questi anni sono state tantissime, però ci hai raccontato che siete arrivati a chiudere quasi ogni round di fundraising quando avevate praticamente 0€ rimasti sul conto. Una cosa molto comune per tante start up e tanti imprenditori. Tu come hai gestito questa pressione?

 

Davide Dattoli (28:40)

In due modi, il primo devi pensare che non salvi vite, facciamo delle cose bellissime e importantissime, ma alla fine è un lavoro. Se io facessi il medico morirei. Perché pensare che se sbaglio la mano davvero questo muore. Nel nostro caso vada bene, vada male. Uno si sposterà, un altro troverà lavoro in qualche modo, anche se questo è un tema fondamentale per prendere la serietà giusta, ciò che fai deve rispettare tutte le persone che ti hanno dato fiducia, i clienti, i dipendenti, il team, i soci. Però dall'altra devi anche pensare che è comunque è un lavoro. Un secondo tema chiave è di avere i soci giusti. Io ascolto tante storie di start up, il fondo non sottoscrive. Quindi o trovo soldi o sono morto. Trova i soci giusti, quelli che sono disponibili ad aiutarti, quelli che si sbatton con te per farlo. Perché alla fine un socio è come un matrimonio e quindi avere quelli giusti è fondamentale. Perché sono coloro che ti devono aiutare sia nei momenti di up, ma anche soprattutto nei momenti di down. Noi abbiamo trovato Tamburi, abbiamo trovato tanti imprenditori che hanno creduto in noi dall'inizio. Amici, anche persone che non hanno messo delle cifre economiche enormi, ma che hanno messo quel poco del capitale che davvero fa la differenza. Quello è quello che ti serve, perché sono quelli che poi ti aiutano nei momenti di difficoltà e terzo, affamati come ogni giorno sulla cosa. Senza vivere per il fundraising. Perché il rischio che nella mentalità start up tutti debbano fare una start up e tutti devono fare fundraising. Io se potessi aver fatto Talent Garden senza aver raccolto 1€ ed essendo parte di un grande gruppo, lo avrei fatto senza problemi. Il tema è l'impatto che vuoi generare non è il fatto che devi dire ho la mia azienda perché la mia azienda o dall'altra che devi aver raccolto per aver raccolto è se riesci a creare impatto facendo un'azienda bellissimo, se riesci a fare impatto senza raccogliere 1€ ancora meglio, perché ogni euro che raccogli non è un cosa andare sui giornali ed essere felice è un debito che ti metti sulle spalle e che chi ti ha dato uno almeno vuole tre. Allora se raccogli 30.000€ in qualche modo 100.000€ glieli dai indietro. Se raccogli 60 milioni di euro, come dagli anni 180 milioni è un'ansia devastante.

 

Inès Makula (30:47)

Questo è molto interessante, anche perché spesso si sente che la gente ha successo perché ha tirato su tanti capitali. Non è assolutamente una metrica di successo, nel senso è sicuramente un buon segno che la gente ha creduto nell'idea. Però quei soldi non vengono dati così. Poi c'è tanta pressione dietro per crescere. Non è la strada di tutte le start up, ovviamente, perché ci sono certi che possono partire con i loro propri mezzi investendo il capitale guadagnato. Invece so che hai riflettuto molto sull'importanza di avere le persone giuste per la crescita di una start up. Per esempio hai avuto difficoltà con i tuoi co-founder che erano amici all'epoca e con altri membri del team. Diciamo che all'inizio le cose andavano bene, però poi magari le reazioni non sono andate più così bene. Cosa poi condividere con noi su questa tema?

 

Davide Dattoli (31:34)

Ma il primo, senza dubbio l'errore della prima start up è stata il mettersi degli amici intorno. E pensare che è semplicemente perché sono amici le cosa funzionano e magari quello funziona nella fase uno, dove sai che deve uscire dalla morte e quindi pur di uscire, sai che tutti hanno un unico obiettivo nel lungo termine. Quando trovi dei soci devi trovare persone che sono allineate a te sulla visione, su dove vogliono andare, su cosa vogliono fare. E questa è stata la mia seconda lezione in Talent Garden, dove invece da subito, per esempio, ho portato a bordo anche nel tempo persone, magari sono partito da solo io e un'altra persona. E poi invece nel tempo abbiamo coinvolto una serie di altre persone. Una prima persona che con me ha aperto Talent Garden si chiamava Gian Fausto Ferrari, un imprenditore di 70 anni dove all'inizio mi sono detto fantastico c'è lui, quindi mi darà i capitali per farlo insieme a me. E lui la prima cosa che mi ha detto è fantastico: allora se andiamo a costituire la società, quanto mettiamo di capitale tu quanto vuoi mettere Davide? Io pensavo di mettere zero, lo mette giù e lui in realtà dall'altra dice No, se tu metti 1€ io metto 1€.  Ma io ho vent'anni e tu 70. Per me 1€ cambia. Lui era un imprenditore di successo. E però quella per me è stata una grande lezione nel dire le persone con cui costruisci e le lezioni che mi ha insegnato una persona di questo tipo sono state molte piu ampie, magari di altre nel tempo, ma Lorenzo Maternini che invece oggi è un po la persona con cui abbiamo più portato avanti, che si è aggiunta a noi un anno dopo. Sono le persone con cui abbiamo costruito Talent Garden e che hanno fatto Talent Garden insieme a me, insieme a noi, insieme a tutte le persone. Il team perché non sono i fondatori che fanno le società, sono ogni singola persona che ti fa la differenza nella società e sono state quelle che tu prendi e che fanno anche una cosa super verticale, ma che con la loro passione, esperienza, conoscenza ti fanno fare quel salto in avanti in cui Talent Garden non è Davide. Talent Garden è 270 persone in dodici diversi paesi del mondo che fanno Talent Garden molto più di quello che posso aver fatto io. Io magari ho messo la scintilla e questo come fondatore è fondamentale perché ogni ente rischi di sentire Dio e dire Ho fatto tutto io, ma tu hai fatto nulla e lanciato la scintilla ed era il momento giusto in cui farlo e ai tu devi portare risorse ed altri talenti. Questa è l'unica, due cose su cui puoi fare la differenza.

 

Inès Makula (33:53)

E nel tuo percorso diciamo che hai visto e aiutato a formare tantissimi imprenditori. Ci sono delle lezioni che ti senti di condividere per neo imprenditori?

 

Davide Dattoli (34:04)

Ma il primo è buttati, qualsiasi cosa sia non pensarci troppo, non starci, non fare, buttati a fare qualcosa è fallo, perché solo così può imparare, se davvero funziona meno il secondo è pensa in grande da subito. Parti piccolo ma pensa in grande, pensa europeo. Non pensare italiano. Pensa a costruire qualcosa che abbia un senso, non solo a pagarti uno stipendio, però dall'altra non dire faccio un nuovo TripAdvisor, perché senno sei un pirla non è che stai pensando in grande e quindi devi essere anche realistico. E il terzo è circondati delle persone giuste, perché tanto da solo non fai nulla e quindi devi trovare i soci giusti e devi trovare il giusto co-founder giusti. E qualcuni mi dicono ma no, è un'idea fantastica, meravigliosa, cambieremo il mondo ma non riesci a trovare persone che vengano a lavorare per te,  come pensi di convincere i clienti?

 

Camilla Scassellati Sforzolini (35:30)

Hai cominciato a lavorare alla tua prima start-up giovanissimo e da allora non hai più mollato, hai dovuto sicuramente sacrificare tantissimo a livello personale per questo, come gestisci la divisione di vita lavorativa e vita professionale hai trovato un buon equilibrio?

 

Davide Dattoli (35:31)

Ma prima di dire che lo ha capito ancora ancora no. Diciamo che ci sono tre temi una deve piacerti ciò che fai, perché se non ti piace ciò che fai, alla fine è troppo pesante fare un'impresa, soprattutto se hai ambizione e quindi lavorare tanto di deve veramente piacere e non darti troppo fastidio. Io se penso ai primi dieci anni di Talent Garden ho lavorato una quantità di ore e oggi ho molto diminuito, sono sincero, ci ho lavorato 7/7 tutti i giorni, tante ore al giorno con viaggi, trasferte. Il secondo deve ricordarti che non salvi vite. Non sei tu che puoi fare tutto e quindi quello ti aiuta anche ogni tanto a tirarti indietro. E questo nel tempo ho capito molto.  Importante anche costruirsi delle routine, ho la fortuna di svegliarmi molto presto la mattina. Per me la mattina è quel momento dove io mi sveglio leggo subito i giornali, faccio sport, arrivo in ufficio, sono abbastanza, diciamo sul dire le riunioni devono durare poco, devono avere una chiara agenda. Cerchi di organizzarti, di strutturarti per far sì che davvero le cose le fai funzionare. Perché se sei disorganizzato io impazzisco e quindi devi mettere una bella dose di organizzazione tra cui organizzare il tuo tempo libero perché è fondamentale, ho imparato a tenermi del tempo per lo sport o altro ed è un tema chiave.

Io con la mia fidanzata abbiamo il calendario condiviso e lo condividiamo e ci diamo in calendar per ogni cosa, anche le cose personali. Perché non è Calendar, per me non c'è.

 

Camilla Scassellati Sforzolini (37:36)

Non è proprio romantico, ma è necessario e quindi ci piace scoprire i tricks, i segreti di tutti, per riuscire a far entrare tutta la propria vita. Invece è comunque un'altra cosa che ci piace molto, di cui ci piace molto parlare sul podcast è un po questa idea della motivazione. Come abbiamo detto prima hai sacrificato tante della tua vita personale per crescer talent Garden Cosa che ti motiva a continuare a lavorare e crescere questa tua azienda che è talent garden?

 

Davide Dattoli (38:12)

L'impatto che vedo, Talent Garden come modello di business è molto meno scalabile o complesso di tante altre idee o attività su cui avrei potuto lavorare però l'impatto che creiamo sulle persone. Quando gli studenti mi scrivono vedo che postano su LinkedIn. Grazie a Talent Garden ho trovato lavoro. Grazie a talent Garden sono riuscito a crescere in azienda. Grazie Talent Garden ho conosciuto le persone che mi stanno cambiando la vita. Quando vedi l'impatto di ciò che fai anche se sono le 22:00 e stai chiudendo un documento e le cose non funzionano, dici: dai, però alla fine un pochino quello che stiamo facendo cambia. E  questo è forse anche il motivo per cui chi viene a lavorare in Talent Garden viene in TAG, perché è un luogo che in qualche modo crea impatto e secondo me fondamentale ed è ciò che ti crea motivazione. Non riuscirei a lavorare in una cosa puramente fintech che per quanto bella sposta denaro ma è totalmente asettica. Per come è fatto il mio carattere piace andare in un Talent Garden e qualche settimana fa a Copenhagen per un weekend di relax e il venerdì sera stavo camminando e passo vicino a una sede di Talent Garden e vedo alla finestra un team di venti persone che sta facendo una festa tra tag celebra i risultati e i. Alla fine sono qua in rilassarmi pero vedi che hai costruito qualcosa dalle persone. Davvero riesci ad aiutarli a stare meglio e stando meglio costruiscono i loro sogni. Questo personalmente è ciò che mi motiva e ciò che mi stimola quando vedi le persone che grazie a Tag riescono a raggiungere quello che vogliono.

 

Inès Makula (39:55)

Quanto è importante secondo te avere fame per avere successo?

 

Davide Dattoli (40:00)

Purtroppo tantissimo è brutto a dirsi, ma non è che sei un genio e le cose funzionano solo perché sei tu. Le cose funzionano perché ti ci metti il doppio se tutti gli altri lavorano 8 ore nei lavori, dodici, hai il 30% di possibilità in più di avere successo anche a stesso livello di intelligenza, che non è bello da dire, non è figo, non è quello che si vuol sentir dire però è un dato di fatto. E siccome purtroppo da altre parti del pianeta, tu hai altre persone che nello stesso business stanno facendo le stesse cose devi riuscire a costruire questo, che poi non vuol dire che è fondamentale prendersi i propri momenti, avere il proprio relax perché è importante tanto quanto quando lavori. Pero devi anche pensare che se non sei disposto a mettere e avere una fame che va oltre quello che dovresti, non arrivi da nessuna parte.

 

Inès Makula (40:56)

In che modo la tua italianità ti ha aiutato nel tuo percorso?Diciamo che in quello che facciamo è stata un grande plus e un grande minus, un grande minus. Perché dire che sei nel digitale in giro per l'Europa e sei italiano non sei credibile. Perché nessuno riconosce nell'Italia il valore della digitalizzazione pero è stato un grande plus, perché facendo noi tantissime attività fisiche, formando le persone nei nostri campus avendole a lavorare da noi. L'essere italiani ci ha permesso di riuscire a sapere come far star bene le persone, cos è il valore dell'ospitalità. Io sono partito da una famiglia di ristoratori e fin da piccolo ho capito che cosa voleva dire far star bene le persone, che secondo me  è molto qualcosa nel DNA. E questa c'è molto riconosciuta nel design dei nostri campus, nel food, nei nostri caffè, nell'esperienza che facciamo vivere e dico sempre noi non facciamo formazione, creiamo esperienze che ti fanno crescere.

 

Inès Makula (41:47)

Grazie Davide. Grazie di aver raccontato di essere a contatto tra storia e penso. Ci sono tantissimi spunti davvero molto interessanti sicuramente per me di Camilla e esistono per noi, anche per gli ascoltatori. Quindi grazie e ci auguriamo per la crescita esponenziale che dovete raggiungere e sicuramente raggiungerete voi.

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