Roberta Benaglia, Founder & CEO Style Capital SGR

 

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Questa settimana abbiamo intervistato una donna visionaria nonché pioniera del mondo private equity del settore moda in Italia. Abbiamo parlato con Roberta Benaglia, Founder & CEO di Style Capital SGR.

STYLE CAPITAL è un Fondo di private equity che investe in aziende con fatturato tra i 20 e i 200 milioni di euro e che operano nei settori del Lifestyle, Fashion & Luxury. Alcuni dei brand su cui Style Capital ha investito sono Forte forte, Zimmerman, Re/Done, Luisa via Roma, Golden Goose, e il più recente Autry.

Nata a Rho, in provincia di Milano, Roberta ha studiato ingegneria gestionale al Politecnico. si avvicina al mondo della finanza e del private equity proprio durante l’università, partecipando ad un convegno di Elserino Piol, padre del VC italiano. Erano gli anni della new economy, le imprese tech stavano affiorando sul mercato azionario e Roberta inizia il suo percorso professionale in Borsa D’Italia, dove incontra imprenditori visionari e di successo.

A soli 33 anni diventa socia fondatrice del fondo di Private Equity DGPA, dove le viene affidato il settore consumer e moda, al tempo fin troppo sottovalutato dal mondo della finanza. Ma Roberta trasforma la sfida in un’opportunità e in poco tempo riesce a dimostrare la sua lungimiranza che la porterà poi a rilevare il fondo e diventarne CEO. 

Con la sua esperienza e con il suo intuito Roberta è riuscita a percepire la potenzialità dell’affordable luxury in anni in cui emergevano brand come Forte Forte, Liu Jo, Twin Set, e Pinko. Nell’intervista abbiamo parlato tanto di moda ovviamente ma anche del significato di successo, di perseveranza, e di grandi ambizioni. Ascoltiamo la sua storia.

TAKE AWAYS

Le origini e l'importanza del ricordo (00:02:00) Roberta Tenaglia parla delle sue origini a Rho e l'importanza di ricordarle nella sua vita professionale.

L'illuminazione al convegno di Elserino Piol (00:04:07) Il convegno di Elserino Piol e come ha deciso di dedicarsi al private equity.

L'esperienza alla Borsa Italiana (00:06:22) Roberta Tenaglia racconta la sua esperienza lavorativa alla Borsa Italiana e le società che ha visto passare durante quel periodo.

La manifestazione dell'indole imprenditoriale (00:10:41) La forte indole imprenditoriale e come ha riconosciuto questa caratteristica in sé stessa.

Il salto verso il private equity (00:12:26) Il percorso di Roberta che l'ha portata a diventare socia fondatrice di una società di private equity a soli 33 anni.

Il percorso nel venture capital private equity (00:12:57) Il rapido percorso nel mondo del venture capital private equity e la sua entrata in una società di gestione del risparmio.

La transizione verso un ruolo apicale (00:13:59) Roberta parla della sua transizione verso un ruolo più apicale nel mondo del venture capital del private equity.

La reazione alla specializzazione nel settore della moda (00:17:09) Lavorare nel settore della moda e come ha trasformato la situazione in un'opportunità.

Il valore intangibile del mondo consumer e l'essere donna (00:19:23) Roberta riflette sull'essere donna nel capire il valore intangibile del mondo consumer e moda.

L'investimento vincente in Twin Set (00:21:02) Il primo investimento vincente in Twin Set nel settore della moda.

L'apertura verso il mondo fashion e luxury nel private equity (00:25:13) Roberta spiega come l'investimento di successo in Twin Set ha aperto la strada ad altri investimenti nel mondo fashion e luxury nel private equity.

Style Capital: fondazione e investimenti (00:27:49) Nascita del fondo e raccolta del primo fondo per investire in moda e lusso.

Investimento in Golden Goose (00:28:31) Successo e investimento in Golden Goose, con analisi del modello di business.

Selezione dei brand per gli investimenti (00:33:29) Analisi del segmento di mercato, del modello di business e del posizionamento prezzo dei brand.

Sostenibilità nel lungo termine (00:37:43) Il valore intrinseco dei prodotti e la chiave del successo nel tempo.

Lezione dagli investimenti passati (00:40:01) Esperienze e lezioni apprese dagli investimenti passati.

La complessità del settore e-commerce (00:40:22) Discussione sulla complessità dell'investimento in una piattaforma multibrand di e-commerce nel contesto competitivo post-pandemia.

Sfide e strategie nel mercato digitale (00:42:04) Analisi delle sfide nel contesto competitivo dell'e-commerce multibrand e delle strategie necessarie per rimanere competitivi.

Successo e soddisfazioni professionali (00:45:12) Riflessioni sulla soddisfazione professionale e il successo ottenuto attraverso l'operazione Zimmerman nel settore del private equity.

Prospettive professionali e personali (00:47:20) Riflessione sulla prospettiva a lungo termine nel private equity e il percorso professionale, con un'occhiata al passato e al presente.

Contributo dell'italianità al successo (00:48:06) Discussione sul ruolo dell'italianità nel successo professionale nel settore del private equity e della moda.

 

TRASCRIZIONE EPISODIO

Camilla Scassellati Sforzolini (00:02:00) Roberta vogliamo scoprire il tuo percorso dagli inizi, vogliamo scoprire la tua infanzia che a Rho sei cresciuta, a Rho ci hai detto che per te è molto importante ricordarti anche un po ogni tanto da dove sei venuta e delle tue origini. Quindi perché secondo te è importante ricordarsi delle proprie origini? E nel tuo caso, cosa in particolare ti torna in mente?

Roberta Benaglia (00:02:28) Sì, lo dico sempre scherzando che Vengo da Rho con l'acca in mezzo RH perché insomma vivo a Milano da tanti anni, però mi ricordo sempre di essere una ragazza di provincia, no? E quindi mi ricordo sempre poi cercare di essere più semplici possibili anche che insomma i valori della famiglia ecco quindi questi sono due aspetti importanti cui voglio sempre rimanere agganciata. Insomma anche a livello professionale no in un mondo che è quello magari degli investimenti finanziari del private equity dove si rischia anche di volare un po alto no di perdere i punti di riferimento di montarsi la testa se è una cosa che si può dire. E invece io rispondo sempre ai miei colleghi, ai ragazzi che lavorano con me ricordatevi che in fondo sono sempre una ragazza di Rho.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:03:20) E’ una bella filosofia. E poi sei andata a studiare, hai vissuto a Milano tanti anni perché sei andata subito già dall'università, hai studiato ingegneria gestionale al Politecnico E come tanti lo dico perché succede spesso in queste chiacchierate. Anche tu hai avuto un po, insomma, l'impressione che l'unico sbocco dopo l'università fosse andare in banca di investimento oppure andare in società di consulenza, che è un po quello che ci propinano tutte le università. Però hai avuto una specie di illuminazione sentendo parlare Elserino Piol che abbiamo già menzionato molte volte in questo podcast, che è visto un po come il padre del venture capital italiano e lo hai sentito a un convegno e ti ha intrigata. Ci puoi raccontare un po esattamente cosa hai risentito e perché l'hai trovato interessante?

Roberta Benaglia (00:04:07) Io ho fatto ingegneria gestionale perché mio papà faceva il commercialista. Avevo sempre paura di avere un po un percorso, una strada già definita, già delineata, no? E allora alla fine ho detto no, facciamo ingegneria, così sono sicura di fare un percorso mio da un lato e dall'altro lato.

Roberta Benaglia (00:04:28) Siccome ero un po secchiona a scuola mi piacevano le sfide, Volevo fare le cose difficili e quindi ho detto voglio andare a fare ingegneria. In anni in cui forse di ingegneri donna ce n'erano molto pochi, anche perché, come vi raccontavo prima, io provo a travestirmi da giovane, ma alla fine sono una donna di 50 anni quindi comunque sono passati insomma più di 30 anni da quando ho fatto l'università io quindi in quegli anni effettivamente di donne ingegnere ce n'erano poche. Avevo iniziato a fare ingegneria gestionale, mi immaginavo un percorso in azienda legato più alla gestione della produzione industriale, più al controllo di gestione. Poi alla fine vedevo tutti questi miei amici bocconiani che iniziavano a lavorare nelle banche di investimento, nelle società di consulenza. Quindi effettivamente pensai ma forse quello è un percorso più interessante in un'ottica di di sviluppo di di carriera e quindi mi immaginai anche se venivo dal mondo dell'ingegneria un percorso che in qualche modo fosse un connubio tra competenze tecniche e finanza. E poi quando ho assistito effettivamente a questo convegno del sereno Piol che parlava del venture capital del private equity si è stata un po Eureka no la scintilla ho pensato beh sarebbe perfetto per me perché sarebbe mettere a frutto le mie competenze più tecniche che vendono che vengono dal dal mondo dell'ingegneria però effettivamente metterle a servizio della finanza quindi mi sembrava un connubio perfetto per cui effettivamente feci anche la tesi sul private equity e sul venture capital che era effettivamente una cosa rara per chi faceva ingegneria gestionale al momento quindi definì un percorso che era un po tutto mio, un po un unicum in quel momento.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:06:22) E appunto non sei andata subito. In breve te quello arriverà dopo, però è come. Hai iniziato a lavorare nel listing department di Borsa Italiana, quindi vedevi passare un po le società che passavano a essere società private, a entrare appunto in Borsa Italiana che immagino sia stata un'ottima palestra per poi fare private equity. Ma ci puoi raccontare un po che società hai visto passare in quegli anni da Borsa Italiana e cosa ti ha dato lavorare in quel ruolo?

Roberta Benaglia (00:06:49) Devo dire che che quella per me è stata veramente una sliding door importante, nel senso che in quegli anni chi faceva ingegneria, mentre i miei colleghi amici che avevano fatto economia e commercio avevano un percorso molto più indirizzato molto più guidato in quegli anni che usciva da ingegneria effettivamente non veniva indirizzato dall'università e quindi io feci magari vari colloqui anche in banche di investimento però all'epoca effettivamente avevo l'idea del private equity e del venture capital però i fondi di venture capital non assumevano neolaureati, quindi è chiaro che mi dovevo costruire un percorso diverso. Devo dire che fui veramente fortunata in quel caso, perché la Borsa italiana non è il colosso di adesso che poi è diventata parte di un gruppo europeo, ma era una società da 100 dipendenti.

Roberta Benaglia (00:07:46) Io fui la 100.ª dipendente assunta in quegli anni, quando sostanzialmente la Borsa era diventata un'entità quotata che aveva la sua autonomia rispetto a Consob ed ebbi la fortuna che l'amministratore delegato di Borsa Italiana era un ingegnere, Massimo Capuano. Non c'erano altri ingegneri devo dire senz'altro non donne assunte in Borsa italiana e lui mi intervistò e io gli dissi io però non so niente di finanza e lui mi rispose Però se un ingegnere la finanza la impari. Invece magari ci servono più competenze tecniche, perché quelli erano un po gli anni della new economy in cui iniziavano a quotarsi aziende tecnologiche. Quindi c'era bisogno in qualche modo di leggere dei business plan con con un occhio anche più tecnico di questo tipo di aziende e quindi insomma nonostante fossi neolaureata fui assunta nel nel listing di di Borsa italiana. Beh è stata una sliding door a dir la verità perché poi in Borsa conobbi anche mio marito perché come spesso succede quando poi lavori tanto la tua metà la incontri sul lavoro ecco quindi è stato effettivamente un lavoro che mi ha cambiato per vari motivi la mia vita ma è stato incredibile anche perché mi trovai da neolaureata e da analista di fatto junior, a confrontarmi con amministratori delegati di aziende che si approcciano alla quotazione, quindi imprenditori anche molto visionari.

Roberta Benaglia (00:09:22) All'epoca vi ricordo che erano gli anni di Tiscali, che allora era proprio partecipata dal fondo di venture capital di Serino Piol. Quindi erano gli anni in cui Tiscali si si doveva quotare erano gli anni in cui si auto engineering erano gli anni in cui si votò data ma a cui poi si sono appunto quotate anche in Italia aziende tecnologiche che poi sono diventate veramente molto molto importanti e sì.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:09:47) Poi molto interessante gli anni in cui sei entrata Borsa italiana perché appunto erano fine anni 90 giusto inizio anni 2000 e.

Roberta Benaglia (00:09:54) Fine anni 90 inizi anni 2000 era proprio era credibile erano anche gli anni era il boom della della new economy e quindi sono stati veramente anni in cui l'economia andava una una velocità incredibile quindi senz'altro in America però in qualche modo poi gli effetti di questa velocità li abbiamo sentiti anche in Italia.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:10:21) E racconti che hai sempre saputo di avere un po una anzi senza un po che hai sempre sentito di avere una forte indole imprenditoriale. Come si è manifestata questa tua indole imprenditoriale come l'hai riconosciuta Perché a volte è anche difficile prendere atto delle proprie preferenze o insomma propensione in questo mondo.

Roberta Benaglia (00:10:41) Per me è stato subito chiaro perché lo vedo anche nel mio mondo no? Cioè ci sono delle persone dei manager che fanno fatica a decidere che quindi in qualche modo la loro indole demandare la decisione a qualcun altro ma che sono poi magari anche bravissimi delle execution nel fare le cose poi nell'implementare la decisione presa da un altro e io invece mi rendevo conto che volevo sempre decidere e anche quando prendeva la decisione qualcun altro che giustamente dal punto di vista dell'organigramma quindi dal punto di vista organizzativo era era sopra di me ma che magari era una decisione che su piccole cose o su grandi cose io non sposavo io cercavo proprio di difendere la mia idea. La mia opinione perché avevo questa indole in qualche modo di voler essere il decisore. Quando hai questo tipo di indole, insomma fai sempre fatica no ad avere ad avere qualcuno sopra e quindi poi ad un certo punto ti si pone questo grande bivio no? E che magari è anche un bivio rischioso che è quello di dire ma è meglio essere magari il numero due il numero tre il numero dieci poi a seconda ovviamente della seniority di una grande organizzazione di un grande gruppo dove anche c'è un percorso definito, strutturato e sicuro o magari essere il numero uno di te stessa e poi domani provare a diventare in qualche modo la persona apicale di una organizzazione che tu stesso ti costruisci intorno ecco e quindi in qualche modo io ho scelto questo secondo percorso.

Inés Makula (00:12:26) Quindi dopo la tua esperienza in in Borsa italiana se poi andate a lavorare in un fondo di visti che si chiamava one to One nel nel 2001 e quindi anche lì hai vissuto diciamo i primi anni del visto italiano e poi a soli 33 anni sei diventata socia fondatrice della società di private equity di GPA SGR. Come sei arrivata a fare quel salto a quell'opportunità da così giovane? Anche perché quando ci siamo parlate ci ha raccontato che i tuoi partner erano anche vent'anni più di te a quell'epoca, quindi hanno sicuramente visto qualcosa in te.

Roberta Benaglia (00:12:57) Saranno contenti i miei partner di dire la loro età in questo momento, i miei allora partner e beh, è stato un percorso sicuramente veloce. Sono stati anni veloci l'occasione di andare a lavorare diciamo finalmente nel mondo del venture capital private equity è nato proprio perché con l'occasione di tutte queste aziende che si stavano quotando incontrare gli azionisti di queste aziende incontrare effettivamente anche questa società di di Venture Capital che doveva allora quotare una società stavano cercando degli investment manager e vista in qualche modo anche la mia competenza un pochino più verticale sul mondo delle tecnologie e vista la capacità che avevo maturato in Borsa sulla sul analizzare piani industriali di aziende tecnologiche riuscì a entrare finalmente nel mondo del Venture capital Private equity.

Roberta Benaglia (00:13:59) Devo dire che poi l'occasione di passare diciamo in un ruolo più apicale venne perché avendo un po lavorato nel mondo del Venture capital del private equity conoscendo però anche il mondo delle istituzioni quindi Borsa italiana Banca d'Italia Consob erano gli anni in cui si può dire nascevano dei fondi di private equity proprio di diritto italiano quindi delle vere e proprie SGR società di gestione del risparmio. Alcuni soci mi proposero di diventare partner di uno di questi progetti di di una di queste SGR che fu appunto di GPA e quindi diventai molto giovane effettivamente junior partner di di questo nuovo progetto e sempre qui la fece da padrone l'indole imprenditoriale insomma quello in qualche modo di lasciare comunque un progetto già avviato però in qualche modo un fondo che non era mia una società di gestione che non era mia e di cui io facevo semplicemente l'investment manager di invece diventare proprio socia fondatrice di un nuovo progetto ecco rappresentare anche la quota rosa insieme ai miei soci.

Inés Makula (00:15:14) Beh sicuramente all'epoca non se ne parlava quindi non credo che stavano cercando una donna per fare il thick delle box delle donne, ma chiaramente perché avevi un'esperienza alle spalle che si meritavi assolutamente di essere lì.

Però la cosa divertente, divertente adesso vedremo quanto divertente però se non sbaglio eravate quattro soci e il fondo di di private equity non era un fondo verticale su una tematica tu fino a quel momento ha vissuto esperienze in aziende tecnologiche ma dividendo un po i ruoli e chi che parli si sarebbe occupato del settore diciamo a te è arrivato il mondo del consumer product della moda, come è successo che arrivasse proprio a te.

Roberta Benaglia (00:15:55) E beh, questa è stata un'altra sliding door, perché in qualche modo, essendo tanti partner, abbiamo cercato un ambito di specializzazione. Loro sempre più senior si sono dati degli ambiti di specializzazione un pochino più maschili se vogliamo. Quindi io mi occupo della meccanica io mi occupo dell'energia io da donna alla fine mi sono ritrovata insomma ad occuparmi di un settore che loro ritenevano più un settore al femminile quindi. Mi dissero beh dai, tu occupati dei consumer brand perché sei una donna e io che di fatto venivo da un mondo diverso che era un mondo più tecnologico. All'inizio dissi va bene, mi adatto. Tanto poi alla fine si tratta di analizzare un business plan, di capire il modello di business di un'azienda e poi in qualche modo si trattava anche un po di fare di una passione al femminile un lavoro e quindi iniziai ad occuparmi in maniera verticale di questa industry di cui fino a quel momento non mi ero non mi ero mai occupata in qualche modo è. 

Roberta Benaglia (00:17:06) E quindi effettivamente iniziò così.

Inés Makula (00:17:09) Ovviamente hanno allocato questo settore a te soprattutto venendo da un background in cui non facevi moda e consumer ti sei sentita offesa dalla cosa e come l'hai gestita?

Roberta Benaglia (00:17:21) Non mi sono Sentita offesa perché capii in realtà in quel momento che c'era anche un angolo di sottovalutazione del settore, perché ero anche reduce da tutta una serie di convegni in cui si parlava del mondo consumer, brands del mondo moda, proprio uno dei settori in cui il private equity non avrebbe dovuto investire. Mi ricordo diciamo esimi colleghi di allora che proprio nel fare l'elenco delle industrie tipiche del mondo del private equity dicevano poi c'è la moda in cui invece non bisogna investire perché c'è troppo diciamo valore legato a degli asset intangible quindi è difficilissimo esprimere il valore di un'azienda di moda. E poi ci sono proprio delle componenti intangibili da gestire e questo non fa parte del lavoro tipico del fondo di private equity. Quindi in questa atipicità e in questa anomalia io vedevo il pensiero out of the box, cioè vedevo la possibilità di fare qualcosa che nessuno aveva fatto e quindi diciamo già di per sé diventava una sfida interessante ma in qualche modo anche approcciare un settore che altri colleghi sottovalutano quindi non solo i miei stessi soci ma anche colleghi fuori dalla mia azienda e quindi alla fine vidi questa come un'opportunità non come un limite o in qualche modo cercare di trasformare quello che poteva essere visto come un limite in un'opportunità.

Inés Makula (00:19:01) Infatti ne parleremo fra poco ci hai visto sicuramente molto lungo perché poi la tua carriera andrà andrà nel mondo della moda. Ma ti volevo chiedere secondo te pensi che l'essere donna ti abbia dato una marcia in più nel capire comunque questo valore intangibile del mondo consumer? Che magari un uomo meno interessato al prodotto che non usa il prodotto non può percepire.

Roberta Benaglia (00:19:23) Beh, allora sicuramente un po di aiuto te lo danno perché non non vivi, diciamo la ricerca di nuove aziende in cui investire, non vivi l'analisi di posizionamento prezzo, non vivi la comprensione del contesto competitivo come un lavoro ma come un piacere e quindi tante cose magari che per un uomo o in altri settori diventano una complessità da affrontare qua diventano quasi quasi un piacere no tant'è che poi spesso con mio marito scherziamo quando lui mi dice esci a fare shopping io rispondo no vado a fare ricerca. Quindi, e questa è la mia grande fortuna.

Inés Makula (00:20:09) Anche io quando lavoravo da essere leader mi davano si mi davano tipo la carta di credito per andare a comprare i competitor brand e io dicevo non è possibile questo è un lavoro andare a spendere 2.000€ da Sisley per fare l'analisi competitor di creando la merce che bello.

Inés Makula (00:20:25) Chiaramente non tutti apprezzano allo stesso modo.

Roberta Benaglia (00:20:28) La carta di credito non la dà nessuno. Usala. Uso la mia però diciamo con una leggerezza. Mio marito sostiene diversa proprio perché gli do sempre questo significato ricerca e non shopping e quindi lui sostiene che riesco ad utilizzarla con una leggerezza che le mie amiche non hanno. Questo in realtà non è vero perché poi faccio faccio sempre molta attenzione, sono molto prudente nella gestione del mio portafoglio perché l'ho imparato nella gestione del portafoglio per gli investitori.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:21:02) E come ci hai detto non era niente di scontato. Portare il private equity ad investire in società di moda non era ancora adesso non ce ne sono così tanti all'epoca ancora meno. E tu ti sei posizionata su un trend che si è rivelato vincente, che era quello della food blogger che fino all'inizio degli anni 2000 non era così comune come lo è adesso. Per esempio ha investito in una società di moda che si chiama Twin Set. È stato un investimento vincente, poi un trend vincente da seguire come sviluppato con la convinzione che ci sarebbe stato un boom della food table luxury.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:21:35) E diresti che è stata più una tua visione o quasi fortuna ad essere nel posto giusto al momento giusto. So che c'è sempre un po una combinazione, ma sono curioso di sentire la tua risposta.

Roberta Benaglia (00:23:10) Quando per esempio abbiamo investito in Golden Goose abbiamo capito il trend della casualità d'azione, quindi di un mondo che diventava più casual. Quindi capire i trend è sicuramente un elemento importante. Però nel caso di Twin Set poi, è stata anche la fortuna di aver incontrato due imprenditori visionari che erano Tiziano Sgarbi e la Simona Barbieri, quindi il fondatore dell'azienda. Loro in qualche modo erano alla ricerca. Erano due imprenditori visionari che avevano una chiara idea di dove portare l'azienda, che avevano bisogno però di uno sparring partner finanziario per implementare poi le loro strategie sparring partner sia a livello proprio di supporto finanziario e magari anche a livello di condivisione di una visione strategica e quindi devo dire è stato un connubio vincente.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:24:03) E quanto è cresciuta l'azienda con il vostro supporto per dare un'idea?

Roberta Benaglia (00:24:07) Ma allora noi l'anno in cui entrammo era il 2008 ed è stato devo dirti anche un anno veramente terribile per il mondo della della finanza è stato uno dei grandi anni di crisi della finanza quindi è stato veramente anche complicato fare questo investimento anche rispetto ai miei soci io li ho proprio presi per sfinimento quando alla fine abbiamo investito perché era un momento complicato proprio del mondo e anche all'esterno tutti veramente ci guardavano non direi assolutamente con ammirazione direi con sospetto ecco come se fossi una folle che c'è sempre in fondo un tocco di follia e devo dire io difese invece il progetto perché ritenevo invece che proprio in quegli anni un anno così difficile valeva la pena investire perché poi ci sarebbe stato un rebound invece dell'economia che avrebbe ulteriormente aiutato quello che era già un percorso di crescita dell'azienda.

Roberta Benaglia (00:25:13) Ed infatti questa premessa per dire che veramente in cinque anni l'azienda poi passò da fare 27 milioni di fatturato a fare 150 milioni di fatturato quindi la vendemmo poi nel 2000 e dodici quindi cinque anni dopo con un ritorno incredibile quindi parliamo di ritorni quasi dieci volte per l'investimento iniziale quindi questo creò anche curiosità a quel punto nel nel mondo della finanza del private equity in Italia perché qualcuno iniziò a capire che forse tutto sommato investire in questo settore dove c'era una componente di valore intangible importante che era quella del brand aveva un rischio intrinseco importante però poteva anche portare dei ritorni che si vedevano solo in settori appunto come il mondo dell'information communication technology e magari in settori tradizionali non si potevano vedere quindi anche altri fondi di private equity diciamo Sulla scia di questa operazione di successo si aprono in un portafoglio diversificato a dire ma forse qualche investimento. Nel mondo fashion e luxury ha senso farlo?

Camilla Scassellati Sforzolini (00:26:29) Questo episodio è sponsorizzato da Serenis. Lo diciamo sempre l'imprenditoria è un percorso fatto di alti e bassi e può essere anche un percorso molto solitario. Per questo è importante non perdere di vista la propria salute mentale.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:26:42) E lo dice anche Paul Graham, il founder di Y Combinator Il miglior imprenditori sono quelli che si prendono cura di sé. Questo non vale solo per gli imprenditori e le imprenditrici, sia chiaro. A volte facciamo fatica ad ammetterlo, ma abbiamo tutti bisogno di aiuto. La terapia può essere il supporto che ci manca. Se hai mai pensato di andare in terapia ma ti senti perso o persa e non sai come trovare il terapeuta che fa per te? Serenis potrebbe essere la risposta.

Inés Makula (00:27:06) Serenis è una piattaforma digitale per il benessere mentale e un centro medico autorizzato che offre percorsi di psicoterapia, psichiatria, supporto psicologico online con oltre 1400 professionisti in tutta Italia, 100% psicoterapeuti con in media undici anni di esperienza. Seguendo il link in descrizione o andando sul loro sito www.serenis.it troverai un questionario da riempire e da lì, tramite un algoritmo proprietario, la piattaforma ti connetterà con il terapeuta più adatto a te. Le sedute sono online e se il terapeuta selezionato non ti convince puoi facilmente cambiare. Serenis ha deciso di offrire un codice sconto per tutti gli ascoltatori di MadeIT con il codice Madeit7, avrai un colloquio gratuito e un'agevolazione di 7€ sulle successive tre sedute.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:27:49) Parliamo un attimo di Style Capital perché effettivamente nasce. Perché questi investimenti che tu hai fatto come parte del tuo fondo precedente sono hanno talmente tanto successo che poi decidi di rilevare tu completamente il fondo di rinominarlo stile Capital quindi nasce un po da un atteggiamento del tuo fondo precedente e hai raccolto un fondo specificatamente per investire in moda e lusso. È stato difficile, appunto. Hai raccontato che avevate comunque questo track record che forse stava nascendo un pochino, un pochino conoscenze insomma, ma almeno potevi dimostrare che valeva la pena investire in questo tipo di società. Ma è stato difficile raccogliere questo tuo primo fondo e quali sono stati i dubbi più grandi che hai dovuto superare.

Roberta Benaglia (00:28:31) Diciamo che innanzitutto diciamo prima di arrivare lì c'è un altro aneddoto importante un altro momento di svolta importante forse diciamo la la terza sliding door perché parliamo del 2012 quindi quel momento i fondi competitor dicevano sì ma in fondo siete stati fortunati no quindi un investimento andato particolarmente bene in un settore così complesso non significa niente e quindi non è bastato quindi in realtà poi l'altra svolta importante per noi è stato l'investimento in Golden Goose altra azienda allora piccolissima parliamo di un'azienda che allora faceva 19 milioni di fatturato nel 2012 che tra l'altro proprio oggi ha annunciato ufficialmente che che si chiuderà e devo dire con un fatturato di 600 milioni quindi.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:29:23) Abbiamo una domanda per te su Golden Goose ne parlavamo prima offline con Hines come hai fatto a vedere qualcosa in Golden Goose senza togliere niente a Golden Goose? Ma non è per niente, per esempio, un brand su cui avrei detto ok, questa cosa spaccherà ed effettivamente ormai non c'è dappertutto tutto è visto come il brand di sneaker.

Roberta Benaglia (00:29:43) Guarda, ti dico che rido spesso anche con il professore dall'occhio che ogni tanto mi invita a fare qualche qualche intervento in Bocconi, perché il suo aneddoto è proprio non ho ancora capito come ha fatto a convincermi a investire in in questa azienda che allora faceva delle scarpe sporche vendendole allora a 350€ adesso sono ormai 450 500€ e li devo dire sempre un po di determinazione anche allora presi i miei soci per sfinimento però alla fine forse la la motivazione poi che la convinzione con cui io poi proponevo l'investimento riusciva a convincere anche anche loro che era la cosa giusta da fare in realtà lì mi aiutò tantissimo la mia competenza più tecnica da ingegnere cioè guardando dentro proprio il modello di business dell'azienda si capiva che c'erano proprio dei limiti industriali cioè quella era un'azienda che dal punto di vista già allora delle richieste di mercato era un'azienda che faceva 19 milioni di fatturato ma avrebbe potuto fare subito 50 milioni di fatturato se fossero stati in grado di produrre quella che era la richiesta commerciale del mercato quindi lì c'era proprio da affrontare un limite industriale che era legato al fatto ovviamente che il prodotto era un made in Italy, che aveva dei trattamenti speciali che richiedevano lavorazioni particolari e quindi capite.

Roberta Benaglia (00:31:26) Che se si sistemava la macchina industriale quella era un'azienda che veramente poteva volare. Quindi in quel momento c'era proprio un problema industriale nel modello di business. Ma giustamente perché questa era un'azienda fondata da due creativi che mi dissero noi ci vogliamo occupare solo di stile e comunicazione tu occupati di tutto il resto quindi per me è stata una sfida incredibile perché in quel momento Alessandro e Francesca, quindi 02:02 fondatori dell'azienda, mi dissero anche noi vogliamo fare l'operazione con te, ci fidiamo di te, quindi la facciamo se fai tu l'amministratore delegato dell'azienda. E io all'epoca ero uno dei partner di un fondo di private equity, ma mi piaceva talmente tanto la sfida di questa azienda. Avevo talmente diciamo le idee chiare di dove poteva andare, di dove si poteva portare che alla fine accettai la sfida. Convinsi i miei soci e in qualche modo ad interim prese in carico anche il ruolo di amministratore delegato e presidente, dicendo ad Alessandro e Francesca lo faccio ad interim fino a che non troviamo un altro amministratore delegato. Poi di fatto questo ruolo andò avanti per cinque anni, dal 2012 al 2017, perché poi le cose stavano andando talmente bene che era anche difficile cambiare gli equilibri organizzativi.

Roberta Benaglia (00:32:52) Tutto questo preambolo per dire che Golden Goose è stata fondamentale perché a quel punto finalmente gli altri, diciamo fondi competitor, non potevano più dire che era stata fortuna ma che effettivamente c'era nel nostro lavoro quello che poi era il lavoro di Style Capital come giustamente hai detto tu che poi è stata rinominata nel 2015 Style Capital SGR. C'era un metodo di lavoro e un approccio sistematico che non era solo una casualità. Il successo di quegli investimenti.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:33:29) Ha investito poi con Style Capital in tantissimi altri brand, alcuni dei nostri preferiti, per cui li nominò Forte, Forte, Zimmermann, Reed, An Luisa, Via Roma o tutti i brand che adesso sono super conosciuti e visti, un po come i brand aspirazionale di Affordable Luxury, i più importanti sul mercato. Se dovessi descrivere molto, molto high level, come scegli brand, dove investire, quanto è importante il business model? Quanto è importante? Se tu pensi che che lo stile, che ci sia una parte di trend, quindi che cerchi di vedere che tipo di vestiti e se possono essere aspirazionale come come scegli gli investimenti è interessante nella moda perché forse una cosa che capiamo un pochino tutti ma c'è quella parte intangibile che è complicata.

Roberta Benaglia (00:34:14) Sicuramente un elemento da cui non possiamo prescindere è il segmento di mercato no quindi come nel caso di Golden Goose, noi avevamo capito che il segmento di mercato sneaker, per esempio in quel caso era sicuramente un segmento interessante perché si andava appunto verso un mondo che diventava sempre più casual nelle abitudini di consumo. Guardiamo poi, come dici tu, al modello di business, che per noi vuol dire due cose fondamentali capire se l'azienda dal punto di vista della struttura di collezione è un'azienda che ha le caratteristiche intrinseche per essere internazionalizzata. Quindi quando guardiamo il prodotto e quella è una parte intangible importante, è un'esperienza importante che noi abbiamo maturato. Dobbiamo capire se l'azienda è un successo solo italiano o se invece a livello proprio di struttura, di collezione, di estetica, di prodotto è una collezione che può poi svilupparsi ed espandersi a livello internazionale. Quindi una direttrice fondamentale è capire la possibilità di internazionalizzare un brand. L'altro elemento fondamentale che dobbiamo cercare di capire è se la collezione, anche se non esiste un progetto di sviluppo retail già avviato, se la collezione ha le caratteristiche per sviluppare un progetto retail, quindi magari l'azienda è piccola, per noi piccolo oggi vuol dire un'azienda da meno di 50 milioni di fatturato, quindi ha solo una base o sala, quindi di distribuzione multibrand.

Roberta Benaglia (00:36:02) L'elemento fondamentale per noi è capire se ci sono i presupposti per fare uno sviluppo retail sostenibile, quindi uno sviluppo retail a marginalità positiva, non solo in Italia ma all'estero. Poi c'è anche l'aspetto di diversificazione di prodotto, cioè guardiamo anche alla possibilità di capire se ci sono i fondamentali per l'azienda di partire da un segmento. Di mercato e di diversificare. Questa però per noi è una terza direttrice che è come dire utile ma non necessaria, perché Golden Goose è proprio l'esempio di un'azienda che comunque è cresciuta nel segmento Sneakers venti fino a 500 milioni di fatturato e solo dopo i 500 milioni ha iniziato a spingere in maniera seria anche sulla parte reddito erba. Fino a quel momento ha investito solo nel mondo Shoes. Quindi diciamo si può diventare grandi anche sulla mono category. L'altro aspetto fondamentale è il posizionamento. Prezzo che non deve essere necessariamente basso o alto. Cioè noi abbiamo investito in Zimmermann che fa abiti da anche 2.000€ o in altri che fa sneaker da 200€. Ma la caratteristica di entrambe le aziende è che è intrinsecamente alto il value formale, cioè il cliente ha la percezione non solo la percezione, ma anche la realtà intrinseca è che il prodotto ha un valore alto rispetto al prezzo a cui tu lo vendi, perché secondo me questa è la caratteristica fondamentale per rendere un progetto un progetto resiliente, sostenibile nel lungo termine.

Roberta Benaglia (00:37:43) Un progetto può avere successo nel breve, ma essere un boom che poi diventa uno sboom no. Un fenomeno del momento. Per evitare che un'azienda sia un fenomeno e che abbia una crescita sana e sostenibile nel tempo, tu devi sempre garantire al tuo cliente che quando entra in negozio compra un prodotto e nella sua testa sempre l'impressione che lo sta pagando poco rispetto al valore intrinseco che lui attribuisce a quel prodotto. Questo vale per un abito di Zimmermann, perché anche se costa 1.000€, la cliente magari oggi preferisce venire da noi a comprare un abito di Zimmermann a 1.000€ anziché andare da un competitor e spenderne 3000 per comprare un abito solo da 3.000€. E questa la sfida, la chiave del successo dell'azienda. E lo stesso discorso vale comunque per altri È un prodotto con una qualità intrinseca incredibile e quando il cliente la paga 200€ le attribuisce un valore intrinsecamente più alto rispetto al prezzo che sta pagando. E questo per noi è una chiave di lettura fondamentale, soprattutto in questi anni dove il cliente ha l'impressione di essere un po preso in giro dai brand del lusso.

Roberta Benaglia (00:38:58) Chiaramente dopo il core c'è stato un enorme incremento di prezzo. Dico sempre le clienti sono ricche ma non sono stupide e fanno fatica oggi a pagare un prezzo che rischia di essere il 50% più alto per lo stesso prodotto di qualche anno fa. E quindi è chiaro che oggi si rivolge anche a dei brand che io chiamo dei brand intelligenti. Quindi quello che prima chiamavo affordable luxury oggi voglio chiamare smart luxury proprio perché sono prodotti di lusso, ma intelligenti perché hanno un valore intrinseco alto e non prendono in giro il consumatore finale. Poi chiaramente devono avere un'estetica accattivante, devono essere brand ispirazionale per il cliente finale. Cioè ci deve essere tutto un sistema valoriale, ci deve essere un sistema di community. Ma la longevità di un progetto è nel value for money. Dal mio punto di vista.

Inés Makula (00:40:01) Abbiamo parlato di tutti questi brand meravigliosi di cui siamo grandissime fan con con Camilla ed è difficilissimo azzeccare perché come hai detto tu ci sono dei brand che fanno un mega boom e sono super in trend e poi due tre anni dopo spariscono. C'è un investimento che è andato male, da cui hai imparato una lezione importante o hai sempre o ci hai sempre azzeccato.

Roberta Benaglia (00:40:22) C'è un investimento che tra l'altro ancora in portafoglio e posso anche fare il nome che non posso dire che sia andato male perché lo abbiamo ancora in portafoglio però che sicuramente in questo momento rispetto agli altri è un investimento che ha una complessità maggiore che l'investimento in Luisa via Roma la nostra piattaforma digitale perché ha una complessità diversa perché innanzitutto per sua natura una piattaforma multibrand di e-commerce quindi unisce le caratteristiche le complessità del mondo dei brand alle complessità della tecnologia e se vogliamo questo è anche uno dei motivi per cui mi sembrava interessante no dato dato il mio percorso insomma in qualche modo univa le mie due anime le mie due aspirazioni. È chiaro che però affrontiamo un contesto competitivo come quello post Covid dove c'era stato una sorta di bulimia digitale negli anni subito successivi. Parliamo appunto del 20 e del 21 fino al 22 e oggi c'è un naturale ritorno anche allo shopping fisico quindi tra l'altro una proprio delle regole delle aziende nella moda regole delle aziende di medie dimensioni perché poi se parliamo di aziende di lusso di grandi dimensioni valgono logiche completamente diverse. Io dico sempre che ci deve essere un balance di canale cioè che ci deve essere una parte di distribuzione o il sale, che è quella che ti dà posizionamento, che ti fa capire chi sono i tuoi compagni di viaggio i tuoi nei borsa.

Roberta Benaglia (00:42:04) Nella nella distribuzione multibrand ci deve essere il canale digitale che ti dà accessibilità anche dove non hai una distribuzione fisica e ci deve essere il canale monomarca, che è quello che racconta la tua brand identity la tua in qualche modo storia di brand. Tutti e tre devono essere necessari proprio perché ci sono alcuni momenti in cui è più forte il digitale, altri in cui è più forte tela, altri in cui torna la distribuzione multicanale. Oggi è senz'altro un momento di mercato in cui il contesto competitivo dell'e commerce multibrand è un contesto complesso. Cioè da inizio anno abbiamo avuto il quasi fallimento di Farfetch abbiamo avuto il default quindi il il fallimento de facto di Macy's abbiamo un'età porte che si è dichiarata in vendita e quindi è chiaro che è un momento complessissimo per il segmento di mercato. Devo anche dire che noi piuttosto sottotraccia stiamo andando anche bene lo diciamo a bassa voce da inizio anno è un bene legato chiaramente alla mancanza di forza e di pressione competitiva dei nostri competitor, però è assolutamente un segmento di mercato che ha una complessità incredibile perché nel mondo della moda già rispetto agli altri settori le aziende io dico sempre si devono ripensare a ogni stagione no perché ogni stagione esci con una collezione nuova e ti ripensi ogni sei mesi.

Roberta Benaglia (00:43:41) Nel mondo delle piattaforme digitali ti devi praticamente ripensare ogni settimana perché a seconda di quelle che sono le strategie implementate dai tuoi competitor digitali, tu devi aggiustare il tiro proprio per cercare di rimanere competitivo quindi devo dire una una grande sfida chiaramente anche una palestra incredibile no perché poi ti espone in qualche modo la piattaforma multibrand anche alla conoscenza dei 600 brand che sono distribuiti sulla nostra piattaforma quindi ti dà una lettura del mercato dei trend di mercato e una visione di quello che sta succedendo su tutti i segmenti e su tutte le geografie perché poi la nostra è una piattaforma globale incredibile. Quindi chiaramente per il mondo sta il capital come piattaforma di brand in portafoglio ma anche brand futuribili su cui dovrà investire è chiaramente una una palestra importante perché ti dà una grande esposizione sul sul mercato però anche una una bella sfida.

Inés Makula (00:44:46) Teniamo le dita incrociate esatto e poi magari col fatto che ci sono magari meno competitors può anche aiutare.

Roberta Benaglia (00:44:52) ci sta Aiutando.

Inés Makula (00:44:54) Esatto e insomma hai avuto una carriera brillante sei stata precursore nel settore del private equity ma poi il private equity nella moda ha investito in tantissime aziende che poi sono cresciute, a cui hai contribuito tantissimo perché sei stata poi tante, tante volte l'amministratrice delegata dell'azienda.

Inés Makula (00:45:12) Adesso sei amministratrice delegata di Autry ti senti di aver. Cioè cos'è per te il successo? Ti senti di averlo raggiunto?

Roberta Benaglia (00:45:19) Se sei una persona che è sempre alla ricerca di di nuove sfide, è chiaro che il successo diventa sempre un gradino in più, che non hai ancora in qualche modo scalato. Devo dire che intimamente la cosa che mi ha dato più soddisfazione che mi sento proprio è essere stato un po un successo. È stato l'operazione Zimmerman, è quella mi ha dato soddisfazione è stata un'operazione che noi abbiamo fatto nel 2000 e venti devo dire ancora grazie ai miei investitori ma non solo perché hanno investito nel fondo all'inizio ma perché hanno creduto in Zimmerman l'hanno del Comité cioè mi ricordo i miei investitori del fondo che mi chiamavano dicendomi ingegnere ma lei è sicura che noi dobbiamo investire in un'azienda 50 negozi di cui 30 chiusi e io dicevo sì perché prima o poi apriranno e noi siamo investitori di lungo termine noi non abbiamo una visione a sei mesi noi abbiamo una visione a cinque anni però è chiaro che investire in quel. Un momento ci ha permesso di entrare delle condizioni economiche particolarmente vantaggiose perché chiaramente gli Economics dell'azienda erano condizionati da quelli da quelle che erano le dinamiche del mercato del 2020 quindi abbiamo investito molto bene è stato un investimento importantissimo.

Roberta Benaglia (00:46:46) Poi un po di fortuna ci vuole perché come dire, è stato l'investimento più grande del nuovo fondo e sicuramente quello che ci ha dato i risultati che abbiamo già potuto vedere anche più più importanti.

Inés Makula (00:47:00) Se pensi più tipo alla te alla ragazza di Rho ambiziosa un po secchiona che andava bene a scuola e pensare a dove sei arrivata adesso, cioè sei andata molto lontano se pensi se ti guardi con gli occhi di di te, di te da piccola cioè ti saresti mai aspettata di di arrivare dove sei arrivata e come ti fa sentire magari questo.

Roberta Benaglia (00:47:20) Io devo dirti che quando ero piccola, figurati che volevo fare il medico quando ero piccola, quindi in realtà in realtà non avevo veramente le idee chiare di dove di dove voler arrivare e devo dirti la verità anche quando facciamo un investimento. Io insomma ho sempre un po una prospettiva tre cinque anni no, dico sempre. Intanto facciamo questo percorso a tre cinque anni, poi dopo penseremo a quello che viene dopo. Questo riguarda il singolo investimento, questo riguarda la storia del fondo quindi no non mi sarei immaginata e siamo.

Inés Makula (00:47:57) Arrivati alla fine della nostra intervista che concludiamo sempre con la stessa domanda che ovviamente facciamo anche a te e in che modo diresti che la tua italianità ha contribuito al tuo successo?

Roberta Benaglia (00:48:06) L'italianità del fondo è stata fondamentale. Devo dire in questo caso, perché quando voi mi avete chiesto è stato difficile raccogliere capitali. È stato difficile ma non difficilissimo, nel senso che l'intuizione che lì abbiamo avuto era che il settore del fashion luxury era un settore credibile per un fondo di private equity in Italia. A un certo punto capii che se avessimo mai dovuto immaginare una verticalità in un settore diverso, come per esempio quello dell'Information technology, un investitore internazionale ma anche italiano avrebbe vestito, investito, per esempio in un fondo basato in Silicon Valley? No, Mentre un fondo basato in Italia a Milano era molto credibile come fondo verticale. Sulla sulla fashion luxury sia per investitori italiani che per investitori stranieri quindi nel mio caso l'essere donna e l'essere italiana devo dire che è stata una delle chiavi vincenti del mio percorso professionale, quindi in qualche modo lo ha favorito e l'ha aiutato o forse è stato come dire un trasformare quelli che potevano essere dei potenziali limiti in elementi vincenti.

Inés Makula (00:49:35) Grazie Roberta è stato un piacere farci questa chiacchierata con te e per aver scoperto la tua storia. E un imprenditore intervistiamo tanti imprenditori e questo essere imprenditori in una in un modo in una chiave un po diversa e vedere tutto quello che state facendo con Style Capital è sicuramente bellissimo e vi auguriamo un enorme successo con tutti gli investimenti in portafoglio e grazie. Grazie ancora per il tempo che ci ha dedicato.

Roberta Benaglia (00:50:03) Grazie a voi ragazze.

Inés Makula (00:50:08) Prima di chiudere vi volevamo segnalare che sono ufficialmente aperte le candidature della terza edizione di Power Up, l'iniziativa di conto dedicata alle start up italiane. Cosa dovete sapere attraverso la call aperta a startup, early stage e Seed? Saranno selezionate sei eccellenze che potranno presentare il proprio progetto durante una pitch night conclusiva in programma a Milano il 14 novembre. Di fronte a una giuria composta da rappresentanti dei principali venture capital e acceleratori italiani, founder di scale up e primari stakeholder del settore dell'innovazione. In palio anche una sessione esclusiva di mentoring con il co-founder e CEO di Qonto Alex Prot per le due start up vincitrici.

Inés Makula (00:50:45) L'iniziativa prevede un roadshow itinerante per l'Italia che si fermerà a Milano, Cagliari, Roma, Catania e Palermo, coinvolgendo le community locali attraverso incontri, workshop e altre attività dedicate al networking. E le candidature chiudono il 27 ottobre. Per partecipare a Power Up sarà necessario candidarsi online sul sito www.qonto.com/it/contact-form/powerup ma trovate il link anche in descrizione dell'episodio. Grazie mille di averci ascoltato. Mi raccomando non dimenticate di iscrivervi al nostro podcast ovunque ci ascoltiate per non perdere nessuna puntata. Se ci volete dare una mano a crescere, lasciateci cinque stelle su Spotify o scriveteci una recensione su Apple Podcast. Ci mettete davvero pochissimi secondi, ma è un prezioso aiuto per far scoprire il podcast a noi ascoltatori e continuate a condividere con tutte le persone che conoscete.

Camilla Scassellati Sforzolini (00:51:37) Ci potete seguire su Instagram a MadeIT Podcast o su LinkedIn cercando MadeIT podcast dove condividiamo tanti contenuti esclusivi. Quindi andateci a seguire. Vogliamo ringraziare Mirko Mercantili, il nostro sound editor Mattia Cittadino, per il suo aiuto nella creazione dei contenuti social e GRS Entertainment per aver composto le nostre musiche.

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