Michele Grazioli, Founder Vedrai
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L’ospite di oggi ha iniziato a farsi strada nel mondo dell’imprenditoria da giovanissimo. Pensate che ha aperto la sua prima azienda quando era un liceale, e oggi guida una promettente startup nel mondo dell'Intelligenza Artificiale. Parlo di Michele Grazioli, Founder di Vedrai.
Nata nel 2020, Vedrai è un’azienda tecnologica che sviluppa prodotti digitali per supportare imprese, fondi di investimento, e società di consulenza nel prendere decisioni basandosi su dati e intelligenza artificiale. In pratica Vedrai predice le conseguenze che potrebbero essere causate da eventi interni o esterni all’azienda, e consiglia come comportarsi. La startup è partita con 1 milione di euro raccolti in fase preseed, ed è stata poi finanziata da un club deal di imprenditori, industriali e personaggi dello spettacolo e dello sport tra cui Piero Angela, Chiellini e Bocelli in un round da 5 milioni di euro. Nel 2022 ha anche raccolto 40 milioni di euro con un round guidato da Azimut.
Durante la nostra chiacchierata, Michele ci ha raccontato tanti behind the scenes della sua azienda. E per la prima volta ha apertamente anche raccontato un momento difficile di pivot che ha dovuto affrontare proprio appena dopo aver raccolto l’ultimo round da 40 milioni - quando l’espansione velocissima di Chat GPT e altri modelli di LLM, gli hanno fatto capire che il business model di Vedrai sarebbe presto diventato obsoleto. Invece di aspettare, Michele ha preso la difficile decisione di comunicare ad investitori e impiegati, che avrebbero dovuto lavorare duro per cambiare rotta. E adesso questa scelta sta pagando.
Abbiamo parlato della sua evoluzione personale da giovane imprenditore e di come è riuscito a mettere da parte la sua introversione per la crescita di Vedrai
TAKE AWAYS
Origini di Michele (00:02:28)
Michele racconta le sue radici in un piccolo paese.
Influenza dell'imprenditoria tradizionale (00:03:25)
Riflessioni su come l'imprenditoria tradizionale lo ha ispirato da giovane.
Scoperta della programmazione (00:05:01)
Michele spiega come ha iniziato a programmare e il suo interesse per i computer.
Apertura della prima società (00:09:34)
A 17 anni, Michele apre una società di consulenza per analisi dati.
Primi clienti e supporto (00:11:50)
Michele condivide chi erano i suoi primi clienti e il supporto ricevuto.
I primi clienti e il passaparola (00:12:16)
Michele discute come i primi clienti fossero piccole aziende e l'importanza del passaparola.
Interruzione per lo sponsor (00:12:54)
Introduzione allo sponsor Startup Geeks e al loro programma di incubazione online.
Riflessioni sull'introversione (00:14:13)
Michele condivide come ha affrontato la sua introversione e l'importanza di relazionarsi con gli altri.
Importanza delle relazioni (00:16:21)
Michele sottolinea che le sue competenze tecniche da sole non sarebbero state sufficienti senza relazioni.
Sviluppo personale e carattere (00:17:08)
Discussione su come si possa lavorare sul proprio carattere e migliorare come persone.
Evoluzione della carriera di Michele (00:17:45)
Michele racconta della sua carriera e della decisione di ampliare i suoi orizzonti.
Nascita dell'idea di Vedrai (00:18:33)
Michele spiega come Vedrai sia l'evoluzione della sua attività di consulenza.
Impatto del 2020 sulla digitalizzazione (00:20:30)
Il 2020 ha accelerato la transizione digitale delle aziende e per Vedrai era un ottimo momento per partire.
Intelligenza artificiale e modelli predittivi (00:22:59)
Discussione su come l'idea di Vedrai utilizzi l'intelligenza artificiale per i modelli predittivi.
Primo passo nella trasformazione (00:23:14)
Michele illustra il primo passo per trasformare la consulenza in un prodotto scalabile.
Sintesi della ricerca (00:24:46)
Discussione sull'importanza di semplificare le variabili per migliorare l'efficienza del modello.
Raccolta fondi iniziale (00:26:16)
Michele spiega come ha raccolto 1 milione di euro in seed funding con solo un'idea.
Creazione del primo MVP (00:28:50)
Discussione su come Michele ha lavorato al primo MVP e la necessità di un team.
Ricerca di fondi per il lancio (00:30:56)
Michele parla della necessità di cercare ulteriori fondi per lanciare l'azienda.
Club deal con investitori famosi (00:31:32)
Strategia di Michele per attrarre investitori noti attraverso un club deal.
Utilizzo dei fondi raccolti (00:32:04)
Dettagli sull'allocazione dei fondi per lo sviluppo del prodotto e la credibilità sul mercato.
Scelta di marketing e comunicazione (00:34:09)
Michele discute l'importanza di una strategia di marketing aperta e comunicativa.
Strategia di comunicazione su TikTok (00:35:05)
Riflessione sull'uso di TikTok per educare e coinvolgere il target di clienti.
Chiusura del round da 40 milioni (00:36:04)
Racconto del successo nella chiusura del round di finanziamento da 40 milioni nel 2022.
Impatto di ChatGPT (00:36:46)
Discussione su come l'arrivo di ChatGPT ha costretto Michele a ripensare il modello di business.
La value proposition e l'evoluzione della tecnologia (00:36:59)
Discussione sulla value proposition e sull'impatto della tecnologia GPT nel business.
Acquisizione di Indigo (00:38:21)
Racconto dell'acquisizione di Indigo e dell'utilizzo della tecnologia generativa nel customer service.
Cambiamenti nel mercato e nella consulenza (00:39:50)
Analisi di come la consulenza stia diventando una commodity e l'impatto sui costi.
Riposizionamento dell'azienda (00:41:14)
Descrizione del pivot tecnologico e organizzativo intrapreso dall'azienda.
Difficoltà nel comunicare il pivot (00:42:21)
Riflessioni sulle sfide di comunicazione interne durante il cambiamento strategico.
Rischi e opportunità (00:45:01)
Discussione sull'importanza di prendere rischi ora piuttosto che aspettare.
Lancio del nuovo prodotto (00:46:22)
Annuncio del lancio del nuovo prodotto e delle partnership significative.
Lezioni sulla comunicazione (00:47:36)
Riflessioni sulle lezioni apprese riguardo alla comunicazione in tempi difficili.
La motivazione di Michele (00:51:03)
Michele parla della sua motivazione, legata alla riconoscenza e alla curiosità.
Il ruolo dell'italianità (00:52:38)
Discussione su come l'essere italiano ha influenzato il suo percorso imprenditoriale.
La bellezza del contesto italiano (00:52:56)
Michele riflette su come la bellezza culturale italiana lo abbia ispirato e supportato.
TRASCRIZIONE EPISODIO
Camilla Scassellati (00:02:28) Ciao Michele, ovviamente vogliamo scoprire un po da dove vieni, che è la cosa che facciamo sempre qui su MadeIT. Di te so che sei nato in un paesino, proprio un paesino piccolo se non sbaglio 900 abitanti tra Brescia e Cremona, e hai descritto il tuo paese come un posto lontano dal contesto della tecnologia, quindi non un posto particolarmente dove si parlava di tecnologia. Però sicuramente conoscendo un po quella zona immagino che sia invece stato un posto dove eri abbastanza vicino all'imprenditoria quella tradizionale italiana insomma degli imprenditori che avevano magari industrie tradizionali capannoni impiegati eccetera Quindi hai capito anche molto presto mi hai detto che avresti voluto fare l'imprenditore, però mi interessa sapere un po cosa vedevi in queste persone che facevano gli imprenditori anche più tradizionali perché ti attirava in particolare quel tipo di lavoro, quel mondo anche da piccolo? Cos'è la cosa che ti ha attratto?
Michele Grazioli (00:03:25) Ciao Camilla, Grazie per l'invito. Innanzitutto piccola precisazione io vengo dalla frazione di un paese, quindi la frazione ha 900 abitanti. Lo dico perché in questa epoca di dissing, quando ero molto piccolo, uno dei miei obiettivi era far prendere il comune alla mia frazione. Poi ho capito che era una battaglia che non portava a nessuna parte.
In realtà erano due cose che che mi affascinavano dell'imprenditoria insomma del mondo dei capannoni la prima molto più concreta. Quando ero piccolo mia mamma la prima cosa che mi diceva era che L'ingresso doveva essere la zona più curata della casa, perché la prima impressione era fondamentale e in tutti i nostri paesini l'ingresso del paese, la zona industriale. Quindi io da persona estremamente razionale e logica dicevo probabilmente la zona industriale è il posto più importante del Paese se è quello che ti fa vedere quando entri nel Paese e quindi a me piacerebbe essere nella zona più importante del Paese. La seconda cosa che mi affascinava era l'idea di meritocrazia, cioè l'idea che nessuno mi avrebbe mai regalato nulla. Ovviamente anche la possibilità che i risultati sarebbero stati il prodotto, tra quanto avrei fatto e quanto bene avrei fatto quel tipo di lavoro. Quindi mi affascinava l'idea che se avessi fatto di più degli altri e meglio degli altri, probabilmente sarei riuscito ad avere risultati migliori.
Camilla Scassellati (00:04:45) Questa tua connessione logica mi fa impazzire, perché effettivamente forse questa è una cosa che l'urbanistica non aveva pensato che abbiamo iniziato dal centro e poi ci siamo allargati e l'ingresso non è proprio sempre la cosa più bella dei paesi, però fa anche capire un po come funziona la tua mente.
Perché anche un'altra cosa chiara già dalle elementari che era una persona estremamente logica e avevi una vocazione, una una propensione per la matematica e poi più tardi hai scoperto anche la programmazione sempre da piccolissimo quindi molto precoce. Ci puoi raccontare come hai scoperto soprattutto la programmazione e quali sono alcuni dei programmi con cui smanettare da piccolo? Tanti degli imprenditori che sono passati da questo podcast hanno avuto un'introduzione simile a questo mondo della tecnologia.
Michele Grazioli (00:05:30) La mia infanzia è stata un'infanzia abbastanza solitaria. Noi alle elementari eravamo in cinque in classe. Puoi immaginare che magari la scelta di amici era molto limitata e io ho trovato come amico il computer. Diciamo. Inizialmente ero estremamente affascinato da internet, infatti le prime trattative che ho fatto nella mia vita erano con mia mamma e mio papà, perché al tempo usare internet voleva dire staccare la spina del telefono, quindi dovevo contrattare quanto tempo effettivamente potessi stare sul web e mi appassionava come un ragazzino di sette otto anni, anzi forse ancora bambino, potesse avere accesso praticamente a tutta la conoscenza del mondo semplicemente con un po di parole.
Al tempo si usavano gli asterischi e le virgolette per fare meglio le ricerche su Google. Poi sono virato probabilmente anche in contemporanea su Excel, perché a me piaceva estremamente fare i calcoli, mi piaceva mettere dentro i numeri e chiedere cose sempre più complesse al computer. E la programmazione inizia in realtà in modo molto, molto semplice con la scheda sviluppo di Excel. Quindi scopro che nelle impostazioni si poteva abilitare la scheda sviluppo, registrare le macro, quindi le macro permettevano di replicare un'azione che che avevi registrato. E ho scoperto in modo quasi casuale che queste macro in realtà salvavano del codice, quindi modificando quel codice, magari cambiando il riferimento della cella o cambiando delle piccole cose, cambiava anche l'azione che il computer avrebbe fatto. Quindi lì la mia curiosità mi ha spinto a modificare sempre un pezzo diverso del codice, fin quando non ho capito più o meno le logiche con cui potevo scrivere quell'azione senza doverla registrare. E poi da lì ho approfondito su linguaggi diciamo un po più flessibili e capaci di fare anche altro.
Camilla Scassellati (00:07:24) Questo mi interessa molto, perché qua mi dovrei correggere Perché in realtà la mia è un’assumption in cui vorrei farti una domanda, se questa tua scoperta della programmazione sembra essere stata veramente innata e non in un certo senso spinta da te e non hai avuto grandi modelli a cui guardare, che magari facevano questo molto spesso nel libro Outliers e spesso nelle storie che raccontiamo c'è uno zio che porta il computer dall'America o un cugino che è bravo a programmare che da un po l'input che questo è un po quello che chiamiamo unfair advantage. Quindi qualcosa che succede nella tua infanzia e che ti dà modo di partire prima degli altri. Ma nel tuo caso c'è stato qualcosa del genere o è veramente una cosa che avevi semplicemente un computer e ti sei messo lì da solo e non avevi grandi persone che facevano cose simile intorno a te?
Michele Grazioli (00:08:10) Allora diciamo indirettamente io ho vissuto una serie di persone intorno a me, ovviamente adulti, che hanno cominciato a utilizzare il computer alla fine degli anni 90, appena prima della bolla delle dot.com, per investire in borsa, computer o televideo. In realtà erano due strumenti che andavano di pari passo quindi io mi ricordo le domeniche mattina a casa di mia nonna con mio zio che controllava il televideo ogni singola azione e quindi le diciamo ho avuto forse un imprinting inconscio Nella pratica credo che sia un po la combinazione di due aspetti il fatto che io sia finito ad utilizzare tanto il computer. Il primo è il fatto la fortuna che i numeri mi siano sempre riusciti. Molto semplici. Quindi, visto che il computer ragionava e ragiona in modo molto simile a me, mi è stato facile parlare col computer e dall'altra parte il contesto familiare da cui sono venuto è un contesto che mi ha sempre abituato a pormi tante domande e quindi, essendo un curioso che ha sempre avuto la possibilità di fare tante domande, ho trovato nel computer un alleato che poteva darmi delle risposte che a loro volta mi mi permettevano di fare altre domande.
Quindi è un po il combinato sicuramente di una fortuna, ma anche un contesto che ti lascia libero di esprimere un po la creatività nel modo in cui un bambino riesce a realizzarla meglio.
Camilla Scassellati (00:09:34) i tuoi genitori perché ti hanno indirizzato verso il computer e per continuare un po la lista delle cose in cui sei stato precoce quando eri ancora al liceo, hai aperto la tua prima società di consulenza, cioè una società dove voglio dire vera e propria nel senso che neanche facevi consulenza agli amici o ai colleghi dei tuoi genitori, ma è proprio aperto una società registrata come srl e quindi non proprio la cosa classica che fa un liceale in generale, poi un liceale in un paese di provincia. Comunque qualcosa che è impressionante nel tuo percorso come è nata questa idea di voler consulenza? Come ti sei informato sul da farsi? Nel senso come apro una società? Cosa posso fare? Ci puoi raccontare un po come nasce questa idea e cosa facevi più o meno con questo lavoro?
Michele Grazioli (00:10:19) Noi facevamo consulenza sull'analisi dei dati più o meno avanzata, tendenzialmente dati finanziari e piccole previsioni di modelli predittivi sull'andamento delle vendite o l'andamento di altre variabili di magazzino.
Questo tipo di servizi sono stati la naturale evoluzione di aver combinato da piccolo file Excel e un po di programmazione. Quindi quando il file Excel non basta più o i dati a disposizione non bastano più, utilizzare la programmazione e magari algoritmi che adesso andrebbero sotto il nome di machine learning per scovare all'interno dei dati delle relazioni che possono dare del valore. A un certo punto ho cominciato a fornire questi servizi a delle aziende. Inizialmente per curiosità personale, non per guadagnarci. Poi in un certo momento, quando effettivamente ho scoperto che generava del valore, me ne sono fatto riconoscere una parte. E lì, essendo gli anni del liceo gli anni in cui si cominciava con la filosofia, Socrate mi ha insegnato che certe cose è meglio sapere di non saperle e quindi ho detto vado dal commercialista che mi spiega lui cosa fare. Ha fatto lui i conti sulla base di quelli che erano i piccoli numeri del tempo. Ecco, probabilmente conviene che ti apri una srl che che metti le fatture. Ovviamente tutto quello che tutt'oggi non ho mai capito molto bene come funziona però che è giusto fare che la legge richiede di fare quindi semplicemente mi sono affidato a persone che ne sapevano molto più di me.
Camilla Scassellati (00:11:50) Ricordi chi sono stati i tuoi primi clienti? Nel senso mi interessa sapere chi, chi ti ha dato fiducia. Comunque a un liceale che offriva un servizio così all'inizio, come dicevi, magari senza neanche farti pagare, poi alla fine, giustamente, anche facendoti pagare. E ti chiedo questa domanda perché nel tuo percorso ci sono vari momenti in cui ci sono delle figure un po non di mentori ma di qualcuno che crede in te e ti supporta. Quindi mi chiedevo se anche in questo periodo hai avuto qualcuno che ti ha supportato, magari più di altri.
Michele Grazioli (00:12:16) I primi clienti sono stati piccole aziende manifatturiere inizialmente, poi essendo che quello che facevamo dieci dodici anni fa era molto di frontiera, in realtà il passaparola è sempre stato quello che mi ha aiutato nei primi periodi e mi ha permesso anche di uscire magari dai confini regionali nazionali, abbastanza in fretta, perché da una parte c'è l'offerta, ma dall'altra deve esserci la domanda e quindi molto spesso la domanda è una domanda che le piccole aziende non si facevano davvero e lo facevano più per curiosità personali.
Inès Makula (00:12:54) Facciamo una mini interruzione per parlarti dello sponsor che ha reso questo episodio possibile. Startup Geeks, il più grande incubatore online in Italia per aspiranti imprenditori e start up. Hai un'idea di business ma non sai da dove cominciare? Magari hai già sentito parlare di pitch, MVP, product Market, Fit, Business Plan, Fundraising, ma non hai proprio idea di come approcciare tutte queste fasi Startup geeks. La soluzione si chiama Startup Builder, un percorso di incubazione online della durata di dodici settimane, pensato proprio per chi vuole trasformare la propria idea di business in una startup pronta a raccogliere i primi investimenti e essere lanciata sul mercato.
Camilla Scassellati (00:13:28) Il programma include 25 ore di formazione pratica e sessioni di mentorship individuali e di gruppo. Per accompagnarti in ogni fase del tuo percorso. Imparerai come validare la tua idea, costruire il tuo business model e preparare i documenti fondamentali come il business plan e il pitch tech. Con il continuo supporto di mentor esperti e del team di start up e alla fine del percorso avrai l'opportunità di presentare la tua startup a investitori e acceleratori selezionati, ottenendo feedback preziosi per portare il tuo progetto al livello successivo.
Le candidature per la prossima edizione in partenza a breve sono già aperte. Visita Startup Builder Kit o segui Startup Geeks sui social per scoprire di più e prendere al volo questa occasione.
Camilla Scassellati (00:14:13) Prima di parlare un po degli inizi ti chiederai perché ci arriviamo presto. Volevo chiederti una domanda un po personale. Da quello che ho osservato di te, anche facendo le mie ricerche, mi sembra di capire che sei una persona più introversa che estroversa. Lo eri di più al liceo ed è una cosa che hai superato perché comunque spesso si dice che essere introversi non si sposa bene con fare l'imprenditore, perché così tanto del lavoro è confrontarsi con gli altri, con gli investitori, con i propri impiegati e sei sempre diciamo fuori a cercare di parlare con le persone a fare un lavoro che per un introverso è molto stancante. Ti volevo chiedere una cosa delle riflessioni su questo anch'esso. Magari i ragazzi e le ragazze introverse che hanno hanno paura di questo aspetto, del loro carattere per lanciarsi nell'imprenditoria.
Michele Grazioli (00:14:59) Io sono una persona estremamente introversa e anzi ogni tanto mi scrive qualche amico di vecchia data che magari conosco dai tempi delle medie o del liceo, che ha sentito una mia intervista o ha visto qualche video e mi scrive, Non sapevo che avessi un gemello che aveva la voce. Quindi io penso che alle medie al liceo, tolte le interrogazioni, avessi parlato un gran poco. Però quello che ho capito a un certo punto è che esiste un limite alle cose che si possono fare da soli e ai risultati che si possono ottenere stando chiusi in una stanza. E quindi ho imparato, cioè mi sono allenato per relazionarmi con gli altri e non aver paura di dire la mia opinione, di cercare di trasmettere un concetto è costata tanta fatica, è inutile negarlo, specialmente i primi anni. La paura di prendere una porta in faccia, la paura di sentirsi dire di no, molto spesso era talmente grande che la tentazione era di non provarci. Però, da persona amante dello sport, più in televisione che fatto onestamente però una persona competitiva, ho capito che a nessuno degli sportivi piace allenarsi quattro sei, 8 ore al giorno. Lo fanno perché è propedeutico al poter crescere, al poter capitalizzare meglio tutti gli sforzi fatti fino a quel momento e quindi tutti gli sforzi che ho fatto nella mia vita.
Nell'essere una persona estremamente preparata dal punto di vista tecnico non sarebbero stati sufficienti se io non fossi stato in grado di relazionarmi con altre persone. E nello stesso filone rientra anche la scelta dell'università. Io già avevo un'azienda, già lavoravo, già avevo dei clienti in giro per il mondo. però. Ho deciso di studiare economia, non fare informatica, non far matematica perché ho capito che è molto più importante lavorare su le nostre debolezze rispetto a quelli che sono i nostri punti di forza. E a me mancava la capacità di interfacciarmi con i miei clienti. Se non parlo la lingua dei miei clienti allora faccio estremamente fatica a far capire qual è il valore che la tecnologia può portare.
Camilla Scassellati (00:17:08) Diciamo che forse la cosa che uno sbaglia a pensare è il mio carattere, se introversa. Una cosa che mi definisce invece è un'altra cosa su cui uno può lavorare e superare anche cose che magari sembrano più innate di altre. Ma come dicevi tu, con l'allenamento, con la voglia di fare, guardando quello che fanno gli altri, anche se all'inizio costa fatica, ci possiamo anche migliorare come persone Non non che essere estroversi sia migliore che essere introversi anzi però riuscire a bilanciare meglio il proprio carattere anche sotto questi aspetti che che è una cosa secondo me molto interessante importante da ricordare.
Invece di dire sono fatto così, basta, non posso fare questa cosa. Tornando al tuo percorso, quindi hai portato avanti, sei andato all'università, hai portato avanti la tua società di consulenza fino a più o meno la fine del 2019 e hai deciso un po di pensare a cos'altro avresti potuto fare di allargare un po i tuoi orizzonti. All'inizio volevi prendere anche un anno sabbatico, girare per il mondo però arriva il 2020 e arriva il così difficile da predirre anche con modelli predittivi. Quindi ti trovi chiuso in casa e i tuoi programmi cambiano un po e a quel punto decidi di lavorare subito a questa idea che avevi ti vedrai immagino che l'avevi già in mente perché è un'evoluzione di quello che già facevi con la tua società di consulenza Ma ci puoi raccontare un po quel periodo? Come hai deciso di fare un cambiamento sulla cosa a cui stai lavorando e come nasce l'idea?
Michele Grazioli (00:18:33) Diciamo vedrai, è l'evoluzione di quello che facevo prima. Io mi sono trovato nel corso degli anni a lavorare per aziende sempre più grandi, quindi progetti sempre più grandi, ma sempre all'interno dell'ambito consulenziale.
E esattamente come da solo puoi arrivare fino a un certo punto. Poi hai bisogno di relazionarti con altre persone, di avere un team. Allo stesso modo, credevo che la consulenza fosse un limite rispetto al valore che potevo generare per i miei clienti attuali o potenziali. Quindi l'idea iniziale era quella di trasformare la consulenza legata alla scienza dei dati, quindi all'utilizzo dei dati per prendere decisioni più informate, trasformare la consulenza in prodotto, quindi poter fornire questo servizio per il tramite di un prodotto a più aziende, anche di dimensioni minori, che non potevano effettivamente accedere a livello di costi alla consulenza vera e propria. Il decido questo in realtà nel corso degli anni per una serie di accadimenti e anche delle evoluzioni che una persona fa, incontrando altre persone, relazionandosi con aziende, relazionandosi con chi magari quel percorso l'ha fatto in altri settori. Però nella mia testa permaneva la convinzione che il mercato non fosse maturo, quindi che andare da aziende medio piccole a provare a insegnare. Ovviamente le virgolette su questo termine perché un ragazzo di 23 24 anni ha poco da insegnare a moltissimi imprenditori però ad andare a promuovere un modo diverso di prendere decisioni era estremamente prematuro Il controllo non era ancora visto come la capacità dell'azienda di tenere sotto controllo i dati, ma era visto come la capacità dell'imprenditore e dei manager di avere relazioni con le persone che lo circondavano.
Viene il 2020. Il 2020 è ovviamente stato un anno drammatico. La zona da cui io vengo era molto vicina a Codogno e Codogno, quindi una delle aree più colpite del. Umanamente è un periodo molto difficile. Però il 2020 ha accelerato di 5 o 10 anni la transizione digitale delle aziende. Non potendo andare più in fabbrica tutti i giorni. Gli imprenditori manager di piccole e medie imprese hanno capito che il controllo parte dall'avere dei dati di qualità e parte dal poter utilizzare questi dati con strumenti più avanzati. C'era una fortissima richiesta di strumenti digitali per prendere decisioni. Al tempo il contesto era molto più incerto, quindi gli strumenti tradizionali per prendere le decisioni non erano più efficaci. Io faccio sempre il caso dell'approvazione del bilancio 2019. Io ero in alcuni CdA, stavamo approvando bilanci anche molto buoni con l'azienda in cassa integrazione. Quindi quando effettivamente finisce il lockdown? Quanto posso permettermi finanziariamente di rimanere chiuso E tutte queste domande erano domande a cui con gli strumenti tradizionali non si può aver risposta. Allora dico probabilmente è arrivato il momento nel quale posso scontrarmi col mercato e capire se alcune delle ipotesi su cui si sta basando questo mio ragionamento trovano effettivamente risposta nel mercato.
Camilla Scassellati (00:21:58) La parola che non hai detto è intelligenza artificiale, nel senso che l'idea era di usare, diciamo, il machine learning per fare queste predizioni. Quindi l'idea è di passare da consulenza ad hoc per ogni azienda in cui ti aiuto a risolvere questo guardando i tuoi dati a vorrei costruire, dimmi se lo capisco giustamente l'idea iniziale di vedrai vorrai costruire un modello che posso applicare a qualsiasi azienda che ti aiuta a predire qualsiasi domanda tu input o una magari non qualsiasi però varie domande che potresti avere su come come farò la mia azienda nei prossimi anni. Quale sarà il costo di un Determinato prodotto che mi serve per input manifatturiero eccetera. Quindi questo un po era l'idea e l'idea era di usare l'intelligenza artificiale che al 2019 ovviamente gli addetti al mestiere come te sapevano cos'era, ma magari era più difficile da spiegare. Questo era anche una tua paura su come, come dicevi il mercato non fosse ancora magari molto pronto su questo.
Michele Grazioli (00:22:59) L'idea era quella di trasformare la consulenza sullo sviluppo di modelli predittivi principalmente in un prodotto che questi modelli predittivi permetteva di costruirli in poco tempo e con dei costi molto più contenuti.
Cosa abbiamo fatto, cioè qual è stato il primo passo? Il primo passo è capire effettivamente quali sono i motivi per cui la consulenza sui modelli predittivi sulla data science è molto costosa. E una volta compresi questi motivi, cercare alcune soluzioni dal punto di vista tecnologico che permettessero Effettivamente di trasformare in prodotto una una consulenza che era fatta in modo estremamente personalizzato esattamente come il sarto che in modo artigianale viene ti fa l'abito su misura. La nostra idea è riusciamo avere dei modelli tali per cui riusciamo a trasformare questo abito in un abito in taglia e quindi adattabile a molte aziende dal punto di vista molto pragmatico. Cosa succede? Che quando si fa una consulenza nel mondo della data science si ha una variabile da predirre, Quindi ipotizziamo le vendite, le vendite dei prossimi 24 mesi. Ovviamente è un problema che va approssimato perché nessuno ha la sfera di cristallo e l'idea è cerchiamo nel passato alcune variabili, alcuni fenomeni che hanno un impatto sulla quantità di prodotti che vendiamo questa relazione. Quindi questo impatto solitamente viene stimato attraverso tecniche statistiche Oppure tecniche di machine learning che non è nient'altro che una statistica che all'inizio impara e poi auto apprende con nuovi dati consuntivi per poter rendere questo prodotto.
Ovviamente c'è bisogno di fare una sintesi nel dire non facciamo una ricerca potenzialmente infinita di quelle che sono le variabili che hanno un impatto, ma decidiamo che all'interno di questo settore limitiamo la ricerca queste venti variabili e quindi semplifichiamo il problema semplificando il problema. Ovviamente perdiamo qualche punto di accuratezza, perché un conto è fare un modello con 500 variabili, un altro è farlo con 15 o 20. Però grazie alla regola di Pareto stiamo perdendo pochissimi punti. Non stiamo perdendo la sostanza del modello. Il vantaggio è che costa dieci, 15 venti volte in meno, quindi rispetto a mettersi con un team che deve cercare i dati e continuare questo processo di trial and error, quindi provo. Capisco se la variabile ha un impatto la tengo o non la tengo. Una volta che ho capito che ha un impatto devo fare in modo che questo dato continuamente arrivi al modello. Insomma un lavoro molto complesso anche raccontarlo mi dico cavoli, quanta fatica che fanno i consulenti che fanno questo tipo di attività. Andare a standardizzare il problema e quindi partendo da una grande esperienza nella risoluzione di quel compito andare a trovare quelle variabili più impattanti, semplici da reperire che permettano di risolvere l'80 al 90% del problema rispetto a farlo in un modo consulenziale ma con 1/20 dei tempi e dei costi.
Camilla Scassellati (00:26:16) Grazie di averci raccontato spiegato così puntualmente perché trovo che a volte poi uno si perde nei buzzword e non capisce in realtà quello che fa un'azienda. Quindi in questo modo abbiamo ben chiarito qual era la tua idea e poi è diventato il primo modello di vedrai. E ovviamente per passare da una consulenza ad hoc, fatta così a costruire un prodotto vero e proprio con comunque una base di tecnologia avanzata. La differenza è che servono i soldi, quindi li hai dovuto iniziare a pensare a come avresti raccolto i tuoi primi soldi. Sei partito raccogliendo 1M di euro in seed, che non è una cosa banale, soprattutto in Italia. Vuol dire che avevi semplicemente un'idea, che l'hai raccontata come l'ha raccontata a noi. Adesso immagino a degli investitori. E ti volevo chiedere come hai fatto a raccogliere questo per seed abbastanza importante con solo un'idea e se dei consigli per chi si trova in questo momento e poi aggiungo che non li hai raccolti in un momento in cui dire e voleva dire ecco 1M gli hai raccolti in un momento in cui dire era di che mi stai parlando, che stai dicendo? Non capisco quindi ovviamente anche in tempi non sospetti allora.
Michele Grazioli (00:27:23) Io ho raccolto. In realtà prima di costituire la società quindi i miei tre angel investor se vogliamo usare un nome un po più tecnico che sono Valerio Zanello. Gian Fausto Ferrari e Francesco Baraldi sono a tutti gli effetti co-founder della società, perché sull'atto costitutivo c'è il loro nome e cognome. Li ho raccolti, secondo me, per due motivi per un combinato di due motivi. Il primo riguarda il fatto che questi sono tre imprenditori in settori molto diversi, ma imprenditori che erano consapevoli del problema e ovviamente quando si è consapevoli del problema sia anche un'idea che quel problema possa generare valore se risolto. E un'azienda non deve far altro che generare del valore per i clienti e farsene dare una parte è il primo argomento dell'equazione. Loro erano abbastanza convinti. Il secondo argomento quindi, è quello di farsene dare una parte. Probabilmente non lo so. Forse bisognerebbe chiederlo a loro. Deriva dal fatto che all'interno di quel settore, all'interno di quel segmento io avevo un minimo di credibilità quindi la possibilità di risolvere effettivamente dal punto di vista tecnico quel problema non era una sparata campata in aria, ma aveva un fondo scientifico o comunque delle basi abbastanza solide per dire ci investiamo e facciamo una scommessa imprenditoriale.
Camilla Scassellati (00:28:50) E quel primo milione serviva Semplicemente per creare le MVP. Quindi l'idea di creare una prima versione, anche un po si dice in inglese rough&Ready, quindi più o meno funzionante, che potesse validare l'idea e far vedere che effettivamente questa cosa avrebbe funzionato, anche se all'inizio, magari in un modo più basico. Concretamente come come ti sei messo al lavoro su questo primo MVP? Hai assunto da subito un team? Di che tipo di persone ti sei circondato? Ti ricordi insomma i primi mesi anni a lavorare su questo primo modello?
Michele Grazioli (00:29:21) Sì, allora mi ricordo molto bene perché era praticamente il secondo lockdown, quindi era autunno del 2020. In estate ci avevo lavorato da solo, quindi avevo creato una prima versione molto molto primordiale, perché poi ovviamente ho i miei limiti dal punto di vista del front end o altro, quindi erano una cosa molto brutta, ma imprenditori più bravi di me han detto che della prima versione il prodotto ti devi vergognare, altrimenti non hai lanciato abbastanza in fretta. Quindi abbiamo creato un prototipo che dimostrasse diciamo dal punto di vista tecnico che che le cose erano fattibili.
Ci siamo avvalsi inizialmente proprio i primi mesi di una società esterna di sviluppo perché ancora non sapevamo quanto effettivamente potessimo investire perché 1M sembra tanto ma quando si cominciano assumere dieci persone siano degli stipendi da pagare e non si sta lavorando per un cliente. Quindi quei soldi vanno solo ad alimentare il circolante, ma si sta creando un prodotto che potenzialmente potrebbe non essere comprato da nessuno. Allora bisogna essere un po più cauti. Quando abbiamo cominciato ad avere dei primi early adopter amici o comunque che oltre ad acquistare volessero darci dei feedback, allora a quel punto si è reso necessario avere delle persone interne, metà tecniche e metà più legate ad un aspetto di project product manager che fossero in grado di recepire quel feedback e trasformarlo molto velocemente in innovazione di prodotto.
Camilla Scassellati (00:30:56) E quindi con questo primo milione che effettivamente sembra tanto ma poi velocemente avete costruito gli MVP, avete validato l'idea e poi ti sei messo subito a cercare i soldi per il prossimo round per effettivamente lanciare veramente l'azienda inizia ad avere clienti eccetera, anche se magari avevate degli early adopters veramente scalare, sapevi già ho sentito dire che sapevi già che avevi bisogno di 40 milioni per veramente lanciare Vedrai e fare quello che avevi in mente di fare ma che in Italia in un round seed sono praticamente impossibili da trovare e quindi ti sei detto partiamo cercando nei cinque che hai raccolto hai fatto un club deal.
Questo parte mi interessa perché hai deciso di fare un club deal da figure famose, quindi nel tuo ci sono stati Bocelli, Chiellini, Piero Angela e poi anche Pietro Giuliani che è uno dei founder di Azimut, che poi ti seguirà anche nei successivi. Ma come sei arrivato a questo tipo di figure? Perché hai pensato che un club deal da investitori famosi fosse il modo giusto di farsi notare o di comunque andare avanti piuttosto che andare subito nei fondi, magari super specializzati deep tech che avrebbero capito magari meglio il modello.
Michele Grazioli (00:32:04) Come hai detto giustamente, 40 milioni non si potevano prendere. Però, visto che una delle cose che un imprenditore deve saper fare prioritizzazione si può fare di tutto ma non tutto. Quindi qual era effettivamente l'utilizzo di quei soldi all'inizio e l'utilizzo di quei soldi all'inizio era duplice sviluppare il prodotto cioè renderlo più stabile. Non più un VP, ma qualcosa che potesse reggere magari dei volumi più grandi di dati e di informazioni, ma dall'altra parte anche essere sufficientemente credibile sul mercato per poter andare da aziende medie medio grandi, a volte anche piccole quindi aziende molto variegate tra di loro con background diversi con settori diversi a dire guarda che forse c'è un modo migliore per fare le cose come al tempo io avevo 25 anni sì 25 anche 26 quindi io non mi sarei fidato di un ragazzino di 25 anni che che si vestiva anche non troppo bene io insomma non mi vesto proprio in un modo che sembro professionale o altro.
Cosa ti può rendere credibile il fatto che degli opinion leader nel tuo settore abbiano deciso di investire Quindi noi abbiamo strutturato questo club Deal da 5 milioni nel 2021, in modo da avere otto personaggi famosi con l'idea di allargare un po il bacino di utenza. Quindi awareness pura ma alto funnel. Otto professionisti affermati, tra cui Pietro Giuliani di di Azimut ma non solo non non faccio altri nomi per non far torto a nessuno perché poi sono 32 ma ognuno ci ha dato a suo modo il contributo. Otto famiglie industriali italiane e otto imprenditori target che ci avevano già scelto a quella data Questo ci ha permesso di aprire molti settori e di avere comunque persone competenti che ci hanno indirizzato su quali segmenti erano più pronti o meno pronti per recepire l'innovazione tecnologica. Quindi la scelta è stata fatta quasi a tavolino, diciamo.
Camilla Scassellati (00:34:09) Ok, molto interessante poi un'altra cosa ti Vedrai che che si nota spesso è che anche se siete su quello che stai facendo è comunque un prodotto diciamo per le aziende, quindi non avresti bisogno di farti conoscere tanto, di fare tanto marketing.
Camilla Scassellati (00:34:26) Comunque hai fatto sempre una scelta di essere abbastanza aperto sul marketing e raccontare anche in modo esterno quello che facevate, anche perché le persone non lo capivano e quindi avete dovuto trovare modi di semplificare un po il vostro modello, di raccontarlo in modo divertente. Fresh, Avete anche un canale tic toc, eccetera. Quindi questo è anche interessante che forse anche la scelta delle persone famose mi fa pensare che era tutto nell'ottica di fare awareness e farsi conoscere, oltre semplicemente a rimanere, diciamo, un prodotto completamente nell'ombra. B2B è stata una tua scelta, immagino molto cosciente e coerente perché pensavi che ti avrebbe potuto far crescere ancora di più.
Michele Grazioli (00:35:05) Mi viene quest'idea una sera d'inverno, tra l'altro ero a casa col Colvid, quindi forse la febbre, ripensandoci, non era una grande idea. Considerando tic tok che sta esplodendo, è molto più semplice andare a comunicare senza fini commerciali, quindi con una finalità di education pura ai figli dei nostri clienti target. Perché la nostra generazione ha la fortuna, per la prima volta nella storia, di poter insegnare qualcosa alla generazione precedente e quindi questa fortuna secondo me poteva essere un'idea portarcela dalla nostra parte.
Abbiamo cominciato a divulgare molto su TIC TOK anche senza un fine diretto commerciale. Effettivamente noi siamo un B2B di fascia medio alta, difficilmente si può avere un funnel che parte da tic toc. Però l'idea di creare effetto rete e poi è stata la stessa idea del portare personaggi famosi all'interno del club. Il se va in un'azienda e questi han già sentito parlare di Vedrai, ovviamente sei più autorevole.
Camilla Scassellati (00:36:04) Interessante. Non avevo pensato a quell'angolo dei figli, però molto come dici, logico e ha molto senso. Poi qui faccio un piccolo accelerazione perché voglio arrivare a un altro punto importante la tua storia che ovviamente costando tanto fatica immagino e tanto lavoro da parte tua, riesci finalmente nel 2022 a chiudere il round da 40 milioni che avevi sognato già qualche anno prima, guidato da Azimut e da qui. Insomma, questo veramente mette un po vedrai sulla mappa delle start up in più forte crescita in Italia e anche più globalmente continuato a crescere. E poi arriva ciò che in un certo senso cambia le carte in tavola su quello che stavate facendo.
Mi puoi raccontare perché? In che modo l'arrivo di Chat GPT ti costringe un po a ripensare il tuo modello e anche quanto un altro anno, anche personalmente. Cosa è successo nella tua testa in quel momento?
Michele Grazioli (00:36:59) La nostra value proposition, come raccontavo prima, è quella di era quella di produttizare un tipo di consulenza quindi l'80 90% del ritorno con 1/20 dell'investimento. Chat GPT non è stata un fulmine a ciel sereno dal punto di vista tecnologico cioè la tecnologia dietro Chat GPT esisteva già da qualche mese, c'erano già le api di GPT tre che si potevano utilizzare. La prima volta che le provo capisco che sarebbe stata una rivoluzione epocale perché la capacità di rendere semplice un'informazione, di tradurre da un linguaggio tecnico al linguaggio più discorsivo, più imprenditoriale. Alcuni messaggi, alcuni insight era incredibile e quindi dico dobbiamo mettere nel nostro radar il fatto che prima o poi succederà qualcosa con l’AI generativa. Questo nella prima parte del 2022, fine 2021 inizio 2022. Però nella mia testa sarebbero voluti ancora diversi anni. Non era una rivoluzione immediata. Noi ora facciamo un round e nella seconda parte del 2022 io comincio a dire posizioniamoci in questo mercato facendo un'acquisizione che è l'acquisizione di Indigo, che è una realtà che già stava sfruttando per tutto il mondo del customer service.
Questa tecnologia quindi non producevano in casa la tecnologia di generativa, ma utilizzavano le API di quello che sarebbe diventato il leader di mercato. Quindi nell'estate del 2022 acquisiamo Indigo con l'idea che negli anni a seguire quel fenomeno sarebbe esploso con l'uscita di GPT. In realtà si ha un'esplosione delle AI generativa, ma per il semplice fatto che per la prima volta si è messa questa tecnologia a disposizione dell'utente finale non tecnico, questo ha creato un numero di interazioni totalmente inaspettato e questo ha portato al fatto che i modelli hanno appreso sempre più velocemente perché dall'interazione si generano dati, si generano feedback e quindi la velocità con cui si è creato GPT quattro, GPT quattro ma poi anche altre aziende che hanno fatto i loro modelli è stata straordinaria. Quando esce c'è GPT. Comincio a capire che la consulenza sarebbe diventata negli anni a seguire ma in tempi molto brevi, una commodity, cioè fare un modello predittivo, scrivere il codice sarebbe diventato infinitamente meno costoso, quindi diventando meno costoso scrivere il codice. La nostra value proposition ti do 90% risultato 1/20 del costo sarebbe diventata in poco tempo il 90% il risultato a un quinto un terzo del costo è ovvio che il mercato potenziale diminuisce molto ed è ovvio che pian piano la maturità del mercato avrebbe portato questo gap a ridursi.
Michele Grazioli (00:39:50) Quindi ho detto dobbiamo fermare quello che stiamo facendo perché è vero che noi eravamo profittevoli, ma bruciava cassa. La profittabilità è un tema contabile, la cassa è un tema finanziario. Se io devo sviluppare un prodotto ho bisogno di un numero di vendite per andare a breakeven e post. Seconda metà del 2022 era impensabile raccogliere nuovi soldi. E allora il ragionamento molto semplice è stato dobbiamo posizionarci in un ambito dal punto di vista tecnologico e anche dal punto di vista organizzativo non sia aggredibile dai modelli di linguaggio. E allora li facciamo un un refactoring un riposizionamento completo della nostra offerta un pivot tecnologico un pivot a livello organizzativo perché un conto era vendere prodotti a scaffale comunque dei semilavorati tutti uguali un altro è posizionarci su qualcosa di diverso. E quindi tra fine del 2022 e inizio 2023 decidiamo di fare un salto avanti anche noi, come abbiamo appena fatto, perché abbiamo parlato più di quello che ci saremmo immaginati e non arrivare al fare la strategia pian piano, partendo da lì. Inserire diversi modelli predittivi, ma creare una piattaforma unica che permettesse di monitorare tutta la strategia aziendale, gestire tutti i modelli finanziari all'interno di quella piattaforma e automatizzare una serie di analisi di mercato.
Quindi da fine 2022 a inizio 2023 l'azienda cambia totalmente forma, cambia totalmente il what. Usiamo più la consulenza in data Science, ma rendere prodotto la consulenza strategica che ovviamente è una sfida totalmente diversa. All'interno però della stessa visione non cambia il motivo per cui abbiamo fatto vedrai.
Camilla Scassellati (00:41:36) Ho sentito parlare del fatto che che avete cambiato da un modello predittivo quindi quanto costerà una materia a un modello prescrittivo ti aiuterò a capire quando e a quanto comprare questa materia per migliorare quindi fare un salto. E ancora in più nel ragionamento che riuscirete a fare con il vostro prodotto. Qui puoi parlare un po del. Sei una persona estremamente logica, Hai mancato. Cioè c'è stato un momento di panico nel dire Oh mio Dio, tutto quello a cui ho lavorato adesso verrà comunque semplificato. Non avrò lo stesso valore di prima. Oppure sei rimasto molto calmo come sei, perché la logica ti ha aiutato a capire presto che era meglio cambiare subito? Perché mi immagino che anche alcune persone ti abbiano detto ma che stai facendo? Va bene, mancano tanti anni, continuo a fare quello che fai, poi ti evolvere, naturalmente.
Quanto è stato difficile convincere che c'era bisogno di cambiare tutto e fare veramente un pivot? Adesso, piuttosto che aspettare del tempo? Mi immagino che può essere stato un momento di tanti input diversi da tante persone diverse.
Michele Grazioli (00:42:34) Io sono una persona che tendenzialmente festeggia non quando i soldi raccogli, ma quando li dà indietro. Noi ne aveva raccolti tanti e quindi è fondamentale che l'azienda in un periodo di tempo che può essere mediamente lungo però limitato valga abbastanza da ridare i soldi agli investitori con un certo tipo di ritorno. Dai dai conti che io facevo dalle analisi di mercato che stavo facendo la strada che noi stavamo percorrendo era una strada che sì sembrava ancora valida ma nel giro di cinque sette anni non avrebbe in nessun modo dato stante le condizioni di mercato del tempo dove le acquisizioni erano bloccate, il ritorno agli azionisti. Io ho avuto la fortuna di avere azionisti intelligenti, quindi esattamente come quando si vuol fare una torta, si segue pedissequamente la ricetta e servono 40 minuti per cuocerla. I nostri azionisti hanno capito che per cuocere la torta servivano 40 minuti, quindi non hanno aperto il forno.
Dopo 20 minuti han detto la torta immangiabile perché cruda. Questo mi ha aiutato ad avere sempre gli azionisti dalla mia parte, quindi gli azionisti che hanno capito che quello che stavo facendo lo facevo per il bene del loro investimento e per quello che effettivamente sarebbe stato l'obiettivo comune che noi ci eravamo dati dove invece abbiamo fatto più fatica e qui insomma lo dico in modo molto trasparente. È nel comunicare sia all'interno sia all'esterno questo pivot perché a tutti gli effetti le cose andavano molto bene. Noi siamo passati da 0 a 160 persone in due anni con margini molto importanti, con una crescita del 300% anno su anno. Una serie di numeri e metriche che fanno sentire un po tutti, me incluso, forse a volte invincibili. Io ho cercato sempre di essere molto trasparente, quindi ho fatto una plenaria con tutte le persone dell'azienda dove ho detto Se noi continuiamo questo percorso probabilmente avremo ancora un po di soddisfazioni. Ma nel momento in cui tutti si accorgeranno che il mercato non esiste più, sarà troppo tardi per cambiare. E quindi io ci metto la faccia come l'ho messa con gli investitori? Come la metto col mercato per dire che l'unico modo che abbiamo per riuscire ad avere successo nel medio lungo periodo è prenderci un rischio adesso.
Quindi non aspettare che sia troppo tardi, ma rischiare adesso. Ovviamente questo ha creato un po di Di squilibrio all'interno dell'armonia che c'era di una start up che nei primi due anni e mezzo ha ricevuto quasi solo complimenti. E tante persone non sono abituate o non sono fatte per vivere in un contesto di incertezza quindi loro sono entrate in una fase precisa dell'azienda dove c'era già product market fit, dove l'idea era scalare, tornare indietro a un momento in cui il product market fit va cercato nuovamente. Non è per tutti, quindi abbiamo ristrutturato un pochettino il team senza mai fare gli off, però cercando di essere molto trasparenti con le persone e fortunatamente le persone sono state molto trasparenti con noi, quindi chiunque ha deciso di intraprendere un'altra avventura l'ha sempre fatto rimanendo tifoso di Vedrai da fuori. Il 2023 è stato un anno estremamente difficile anche a livello di comunicazione. Le persone all'interno del team non sapevano più qual era l'identità di Vedrai, sapevano dove saremmo voluti arrivare. Ma ovvio, non tutti sono abituati a pensare in modo strategico, quindi non essendo abituati a pensare in modo strategico, facevano fatica a capire quali erano i passi per arrivarci.
Michele Grazioli (00:46:22) Fortunatamente so long story short. Il 2024 è partito con il lancio del prodotto finalmente sul mercato, con l'avvio di partnership molto importanti con nuovi clienti molto importanti. Quindi adesso il mood che si respira è molto positivo e finalmente in molti riescono a vedere l'America da. Dalla caravella di Cristoforo Colombo.
Camilla Scassellati (00:46:49) Ti avrei chiesto un po quali sono le lezioni consigli per gestire la comunicazione in un momento così difficile. Penso che l'hai riassunte bene nella tua risposta che sono essere più trasparenti possibili, più chiari possibili con tutti. Quindi avere una comunicazione con tutto il team in maniera uguale per assicurarsi che tutti capiscano che si sta andando e può essere anche pronti a perdere alcune persone perché come dici tu, non tutti le capiranno. Però l'importante è non cambiare visione a metà, perché uno si fa sopraffare, magari dai feedback degli altri, dai commenti e cercare di tenere la barra dritta. Ah, e poi ti avrei anche chiesto se appunto siete riusciti a fare completamente il pivot e quindi sì, c'è questo nuovo prodotto. Quindi in un anno siete riusciti a costruire questo nuovo prodotto.
Michele Grazioli (00:47:36) Esatto in un anno con insomma tante notti insonni però siamo riusciti effettivamente a a lanciare il prodotto sul mercato un prodotto che ha un ambito di applicazione ovviamente diverso rispetto al prodotto precedente che quindi richiede un'organizzazione aziendale diversa. E questo ci ha permesso poi effettivamente di far tornare l'entusiasmo dei primi tempi perché l'entusiasmo lo si ha coi risultati e quando i risultati sono poco quantitativi perché si è in una fase in cui le relazioni tra quello che fai i risultati che vedi non sono chiare, allora è estremamente difficile gestire la comunicazione. Io probabilmente, tornando indietro, potrei migliorare alcuni aspetti della comunicazione. Non credo di essere stato perfetto, anzi, sicuramente non lo sono stato. Sono anche convinto che uno dei grandissimi valori intangibili che hanno le persone hanno le organizzazioni è il senno di poi. E il senno di poi lo si ha perché abbiamo fatto degli errori. Quindi probabilmente adesso so che la trasparenza è fondamentale, ma la trasparenza non è un valore per tutti. Ci sono persone che vogliono essere rassicurate, altre che vogliono sentirsi dire le cose esattamente come stanno.
Ed è compito di chi gestisce un team far star tranquille le persone, senza ovviamente mentire, ma capendo che per molti la tranquillità è un valore non negoziabile. E come noi vogliamo far star tranquilli i nostri clienti che prendono decisioni strategiche con la piattaforma allo stesso modo? Il mio compito è far lavorare in modo tranquillo le persone in vedrai anche se stiamo innovando, anche se stiamo effettivamente affrontando un periodo di cambiamenti che fortunatamente insomma ci ha fatto crescere come aziende, come persone e .
Camilla Scassellati (00:49:35) abbiamo appena riflettuto sul tuo percorso dagli inizi. Adesso abbiamo toccato su tanti temi del tipo di persona che sei, del tuo carattere, di come ragioni i momenti difficili, i momenti positivi. Se dovessi fare un tuo self assessment, cosa diresti? Che è il tuo superpotere? Cioè cosa è la cosa che secondo te ti ha permesso di essere dove sei adesso e di fare comunque qualcosa che per tanti sembra quasi impossibile?
Michele Grazioli (00:50:01) Io dico sempre che la cosa che mi viene meglio è parlare in dialetto che non va preso in senso letterale. Però ho imparato che non è importante farsi vedere competenti utilizzando tecnicismi, ma è importante farsi talmente tante domande da capire un argomento sufficientemente a fondo da poterlo spiegare in dialetto.
E quindi ho sempre cercato in qualsiasi cosa che ho fatto che che fosse raccontare un round d'investimento alle persone interne o raccontare agli investitori cosa facevamo, di raccontarlo con un linguaggio che magari dal punto di vista tecnico non era. Da da Assessment finale di un Ph.D. Però dal punto di vista pratico faceva capire esattamente cosa stava succedendo, cosa volevamo fare e il perché lo volevamo fare. Quindi penso sia lo spiegare le cose in modo semplice poi magari ho detto delle cose molto comprensibili, quindi mi sono tirato la zappa sui piedi da solo.
Camilla Scassellati (00:51:03) Però questa intervista sarà Il tuo piano nella sezione del PhD e invece guardando un po quello che ti muove ad andare avanti, secondo te cos'è la cosa che più di tutte ti motiva a voler costruire qualcosa di grande?
Michele Grazioli (00:51:17) Probabilmente sono due aspetti. Il primo, forse più semplice, è la riconoscenza. Io sono molto riconoscente a tante persone e io vivo con l'idea che, come diceva Newton, se guardo più lontano degli altri perché sono seduto sulle spalle di un gigante, io ho avuto tanti giganti nella mia vita, partendo dai miei genitori, dagli imprenditori che mi han dato fiducia, dai miei investitori attuali, da il team che tutti i giorni mi supporta e mi supporta.
Ovviamente io voglio essere il gigante per qualcun altro. Quindi noi abbiamo questo compito di essere riconoscenti a chi è stato il nostro gigante, alzando un po l'asticella. E la seconda cosa la curiosità. Credo che molto spesso noi viviamo in un mondo dove ci imponiamo dei limiti, prendiamo delle decisioni sulla base di limiti che in realtà non sono reali, dei vincoli che noi ci mettiamo perché è più semplice pensare al futuro con dei vincoli. A me piacerebbe e piace scoprire dove possiamo arrivare se questi vincoli li togliamo. Quindi chi se ne frega se ci dicono che non l'ha mai fatto nessuno? Proviamo a scoprire se effettivamente non l'ha mai fatto nessuno, perché non si può fare o perché nessuno ci ha mai provato abbastanza e nessuno ha mai voluto farlo quanto lo vogliamo fare noi.
Camilla Scassellati (00:52:38) Siamo arrivati alla fine della nostra chiacchierata. Ti devo fare l'ultima domanda, che è l'ultima domanda di tutte le nostre interviste, in cui ti chiedo se ripensi al tuo percorso, in che modo pensi che la tua italianità o il tuo essere italiano ti abbia aiutato.
C'è qualcosa dell'essere italiano che che ti ha aiutato a fare quello che hai fatto?
Michele Grazioli (00:52:56) Forse dirò una banalità, però il mio paesello, non la frazione. Il Comune che abbiamo cercato di conquistare è un borgo medievale come ce ne sono centinaia in Italia. Però quando io andavo a scuola alle medie, passavo di fronte al castello, passavo di fronte ai musei, passavo sulle mura. Sono sempre stato circondato da cose belle. Noi italiani abbiamo una fortuna di cui non ci rendiamo conto, che nasciamo e cresciamo in un contesto in cui siamo circondati dal bello e abbiamo un concetto intrinseco di bellezza e di cose fatte bene, di attenzione ai dettagli. E mi ha aiutato tantissimo. Mi ha aiutato tantissimo nel parlare con con altri e nel non dar per scontato tutto quello che noi abbiamo come patrimonio culturale ce l'abbiano tutti e quindi imparare ad utilizzare il bello che abbiamo vissuto nella nostra vita ci può aiutare molte volte.
Camilla Scassellati (00:53:49) Grazie mille Michele, è stato veramente bello scoprire la tua storia, anche scoprire i momenti più difficili che avete dovuto superare anche in tempi recenti.
Poi capire un po come ragioni come funziona il tuo cervello in modo estremamente logica che forse per alcuni sarà sorprendente, ma sicuramente insomma fa capire molto di te. Quindi grazie mille di aver raccontato la tua storia in modo così trasparente.
Michele Grazioli (00:54:11) Grazie mille.