Luca Ferrari, CEO e Co-Founder Bending Spoons
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Bentornati a una nuova puntata di MadeIT!
Questa volta è un episodio molto speciale perché lo abbiamo registrato live negli uffici di Spotify a Milano e tra l'altro con una audience di 50 dei nostri fedelissimi ascoltatori. Per quest’occasione abbiamo intervistato Luca Ferrari, CEO e co-founder di Bending Spoons.
TAKE AWAYS
Origini di Luca Ferrari (00:01:01)
Luca racconta le sue origini in un piccolo paese vicino Verona.
Sogni da bambino (00:03:36)
Luca condivide il suo sogno infantile di diventare guardia forestale e l'assenza di esposizione all'imprenditoria.
Influenza degli amici (00:06:34)
Luca descrive come due amici lo hanno aiutato a superare la sua timidezza e a socializzare.
Percorso accademico (00:10:03)
Luca discute il suo percorso di studi, laureandosi in ingegneria elettronica e il master in Danimarca.
Inizio dell'avventura imprenditoriale (00:12:45)
Luca racconta come, durante un viaggio, è nata l'idea di una startup con amici.
Lezioni dall'esperienza di startup (00:15:21)
Luca riflette sulle lezioni apprese dalla sua prima esperienza imprenditoriale, nonostante il fallimento.
Errore e lezione appresa (00:15:44)
Luca discute un errore di implementazione precoce di un progetto e l'importanza della pianificazione.
Costruzione del team (00:18:01)
Luca sottolinea l'importanza di non fare compromessi nella costruzione del team per il successo di una startup.
Rapporto con il fallimento (00:18:45)
Luca condivide la sua avversione per il fallimento e la preferenza per affrontare i rischi.
Accettare il rischio (00:20:39)
Luca discute sull'importanza di accettare il rischio di fallire per evitare rimpianti.
Nascita di Bending Spoons (00:21:07)
Luca spiega come è nata l'idea di Bending Spoons dopo esperienze di startup.
Il ruolo della fortuna (00:22:21)
Analizza l'importanza della fortuna nel successo delle startup e il valore delle competenze.
Strategia di acquisizione (00:23:38)
Descrive la strategia di Bending Spoons per acquisire e ottimizzare aziende tecnologiche.
Crescita e acquisizioni (00:24:55)
Luca parla della crescita di Bending Spoons e delle prime acquisizioni effettuate.
Modello di business (00:25:05)
Discussione sul modello di business di Bending Spoons, simile a un fondo di private equity.
Motivi per cui le aziende vendono (00:26:13)
Spiega perché le aziende scelgono di vendere a Bending Spoons, sottolineando l'offerta di prezzo.
Raccolta di capitali (00:27:37)
Luca discute l'approccio di Bending Spoons alla raccolta di capitali e il loro percorso.
Strategia di raccolta fondi (00:29:28)
Luca chiarisce i motivi strategici dietro la raccolta di fondi e l'importanza della credibilità.
Raccolta di Capitali e Esperienze (00:31:19)
Luca discute le difficoltà e le esperienze nella raccolta di capitali per la sua startup.
Selezione degli Investitori (00:32:59)
Si parla dell'importanza di scegliere gli investitori giusti e delle domande da porre.
Ecosistema Startup in Italia (00:35:34)
Discussione sui vantaggi e svantaggi di avviare startup in Italia rispetto ad altri paesi.
Momento Difficile nella Carriera (00:38:40)
Luca racconta un periodo difficile e il suo approccio per superarlo.
Importanza del Team (00:41:04)
Luca evidenzia quanto sia cruciale avere un team forte per il successo di una startup.
Processo di Selezione del Talento (00:41:30)
Descrizione del rigoroso processo di recruiting per attrarre talenti di alto livello.
Domanda Curiosa nei Colloqui (00:45:43)
Luca condivide una domanda che fa ai candidati per valutare la loro ambizione.
La complessità e il perfezionismo (00:47:00)
Discussione sull'impatto del perfezionismo sulle donne nel mondo del lavoro e sull'importanza di candidarsi.
Semplificare invece di complicare (00:51:39)
Luca condivide l'importanza di evitare l'aggiunta di complessità nelle decisioni aziendali.
Il concetto di semplicità radicale (00:54:04)
Spiegazione del principio di semplicità radicale e della necessità di ridurre la complessità.
L'importanza del supporto genitoriale (00:53:45)
Riflessioni sull'impatto positivo di avere genitori che sostengono i propri sogni e percorsi.
Motivazione e sfide imprenditoriali (00:59:20)
Luca discute le sue motivazioni personali e professionali nel fare l'imprenditore.
Definizione di successo (01:01:55)
Luca discute la definizione di successo e il suo significato personale.
Riflessioni sulla leadership (01:02:07)
Parla di un libro sulla leadership scritto da un famoso coach di basket.
Successo e rimpianto (01:02:53)
Luca condivide la sua opinione sul successo come assenza di rimpianti.
Lotta contro il fallimento (01:03:18)
Riflessioni su quanto sia difficile dare il massimo e affrontare il fallimento.
Esperienza in Danimarca (01:04:12)
Luca racconta come la sua italianità lo ha aiutato a trovare lavoro in Danimarca.
TRASCRIZIONE EPISODIO
Inès Makula
00:00:44
Lo sapete, ci piace sempre partire dagli inizi e partire un po anche dal contesto in cui sei nato. Ci puoi raccontare da dove vieni, anche se ci sono state delle esperienze particolarmente importanti, dalla tua infanzia che ci puoi raccontare, che ti hanno formato, hanno formato un po L'uomo che sei oggi.
Luca Ferrari
00:01:01
Domanda esistenziale ma vengo da un paesino molto piccolo in provincia di Verona. Al tempo più o meno c’erano 900 abitanti, penso oggi forse qualcuno di più, ma non molti. I miei genitori facevano i parrucchieri per signora e quindi diciamo origini umili. Cosa ho imparato? Ma sicuramente dai miei genitori in generale da quell'ambiente. L'importanza di lavorare sodo, l'onestà e direi anche che nulla è dovuto, tutto ce lo dobbiamo guadagnare con col sangue il sudore che secondo me è un è una mentalità che ti aiuta nella vita in generale.
Camilla Scassellati
00:01:50
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Inès Makula
00:03:36
Hai sempre avuto il sogno di fare l'imprenditore da ragazzo, qualcosa che è nato più tardi. Oppure se non era il tuo sogno, cosa sognavi di fare quando.
Luca Ferrari
00:03:44
Guarda da piccolissimo proprio 4 o 5 anni? Vagamente ricordo che volevo fare la Guardia forestale perché mi piacciono un sacco. Mi piace la natura, mi piacciono gli animali. No, non ho avuto esposizione neanche al concetto ti direi di imprenditoria fino a molto tardi per l'università. Ti ripeto, sono cresciuto in un ambiente di campagna molto mondo, piccolo, diciamo con i pro e i contro che questo comporta. Sicuramente non è il luogo adatto per espandere i tuoi orizzonti, per cui non è una cosa che ho contemplato. L'ho appunto iniziato a percepire questa opportunità durante gli anni dell'università dove sono stato esposto a altri studenti con orizzonti molto più più più ampi dei miei. A posteriori mi è evidente che avevo una forte desiderio, quasi al limite del irrefrenabile, di costruire qualcosa, o almeno provarci a costruire qualcosa.
Luca Ferrari
00:04:43
Di molto grande, di molto sfidante di cui andare orgoglioso. E ci sono un po di segnali che, come spesso accade, interpreti a posteriori nel momento non ci pensi. Per esempio, sempre quando ero molto piccolo, penso circa sei anni, 6 o 7 anni, avevo passato un sacco di tempo a progettare un paese inteso come uno stato immaginario, con tutte le sue leggi, le istituzioni, le varie industrie, chiaramente come lo può fare un ragazzino. Sofisticazione molto limitata e ho riempito penso migliaia di fogli con questi con questi progetti e me lo ricordo ancora distintamente che aveva la forma dell'Australia era un'isola la forma dell'Australia l'avevo collocato più o meno in mezzo all'Oceano Atlantico dove chiaramente non c'è nemmeno la mappa, non riporta niente del genere. E ricordo anche che ero partito appunto da zero, da un paese immaginario, perché di natura sono stato un po un un'idealista perfezionista. Non mi piaceva l'idea di dover aggiustare qualcosa che mi sembrava irrimediabilmente rotto. Ho detto parto da zero. Comunque a parte diciamo lo interpreto oggi come un segnale di una voglia forte di costruire qualcosa.
Luca Ferrari
00:06:01
Semplicemente non avevo i parametri, gli esempi per capire che poteva essere un'azienda quella cosa.
Inès Makula
00:06:09
Invece una cosa che mi ha colpito molto della tua storia e che mi è piaciuta perché è anche condivisa su su altri interviste è che ti sei descritto come quando eri ragazzo un ragazzo molto timido che faceva fatica a socializzare che però una delle più grandi diciamo uno dei più grandi regali che hai ricevuto nella vita sono stati questi tuoi due amici che ti hanno insegnato a fare amicizia. Se ci puoi portare un po indietro quando avevi dieci anni, raccontare come ti hanno insegnato a fare amicizia e cosa poi ti ha dato questo insegnamento.
Luca Ferrari
00:06:34
Si è stata una svolta fondamentale per me. Allora, quando ero piccolino ero estremamente timido ed estremamente introverso, a livelli direi praticamente patologici, Probabilmente c'era un qualche granellino di autismo al punto che per esempio ho passato tutte le tutto l'asilo senza mai parlare con nessuno praticamente tranne una maestra e giocavo solo col mio vicino di casa che diciamo è cresciuto che lui era lì e quindi non c'era questa barriera ma altrimenti avevo una difficoltà estrema a socializzare e però volevo farlo.
Luca Ferrari
00:07:17
Non è che non fossi interessato, volevo parlare con le persone, semplicemente mi sentivo bloccato. E alle medie dopo un anno, proprio fine del primo anno delle medie, avrò avuto appunto dieci anni circa. Ricordo che di tutta la classe di venti studenti o quanti eravamo parlavo ancora solo con uno che era uno che veniva dal mio paesino. Tutti gli altri ancora non ci ho parlato che non è normale dopo un anno. Eravamo in gita di classe. Gita giornaliera classica cosa su non ricordo ma magari Monti Lessini non lo so. Cioè la cosa che fai parti in bus, vai e tornino qualche ora e sulla via del ritorno stavamo passeggiando in questa stradina di collina montagna verso verso l'autobus che ci avrebbe portati a scuola e poi a casa e io passeggiavo da solo fino a un certo punto. Questi due miei compagni di classe, entrambi si chiamano Alberto, mi sono arrivati da dietro, mi hanno praticamente mi hanno abbracciato e hanno iniziato a parlarmi, farmi 1000 domande e successivamente. Quando siamo arrivati sull'autobus mi hanno portato dietro con loro, dove stavano quelli svegli e così via e di lì in poi per molto tempo si sono chiaramente sforzati di tirarmi fuori dal mio guscio e piano piano questo mi ha dato fiducia in me stesso.
Luca Ferrari
00:08:36
Ho iniziato a farlo sempre in modo più autonomo e vabbè, un anno dopo, devo dire, ero perfettamente integrato nella classe in terza all'ultimo anno delle medie. A un certo punto uno di questi due Alberti se la prende con me per una stupidaggine da ragazzini. Una cosa di cuore non ti dice proprio una cosa stupidissima a posteriori. E arrabbiato come un giorno, letteralmente. Però in quel momento di rabbia mi viene a dire Ti ricordi quella volta, due anni fa, che io e Alberto, quell'altro Alberto, abbiamo fatto questo e quest'altro? Guarda che è stata la maestra. Ricordo ancora che ci ha fatto notare che tu eri sempre da solo uno sfigato essenzialmente e ci ha detto dai ragazzi, sforzatevi, dategli una mano che poveretto. E lui me l'ha detto in quel momento di rabbia da bambini che era per ferirmi chiaramente, in realtà io ho provato probabilmente il senso di gratitudine più forte della mia vita e quindi, oltre che avermi aiutato a guadagnare fiducia in me stesso quando si tratta di rapporti sociali.
Luca Ferrari
00:09:42
I due Alberti mi hanno anche ispirato molto nei rapporti con gli altri. Cercare di essere altruista per quanto possibile, perché non è scontato. Due ragazzini di dieci undici anni che si prendono comunque questa gliel'ha chiesto la maestra, però poi per giorni, settimane si prendono questa responsabilità e lo fanno efficacemente.
Inès Makula
00:10:03
Anche perché poi i bambini sappiamo tutti che di solito sono un po più cattivelli. Esatto che diciamo che se hai una debolezza di solito tendono a non aiutarti quindi è una bellissima storia condivisa. E poi ti sei laureato passando un po più avanti la tua storia con il massimo dei voti in Ingegneria Informatica all'Università di Padova.
Luca Ferrari
00:10:22
Elettronica.
Inès Makula
00:10:25
Elettronica, Ingegneria, elettronica, Tecnologia e hai conseguito infatti il Master in Ingegneria Elettronica e Telecomunicazione tra Padova e University Technical University of Denmark. Come mai sei passato in Danimarca eccetto questo passaggio? E poi? sei stato ti voglio chiedere come sei passato in Danimarca e come è stato poi il passaggio da a fondare aver fatto durante l'università o subito dopo.
Luca Ferrari
00:10:49
Sì in Danimarca ci sono finito perché io sono sempre stato un po un po indietro nel rendermi conto di come girasse il mondo.
Luca Ferrari
00:10:57
Quando ero all'università mi sono reso conto che parlare inglese sarebbe stato molto utile, specialmente volendo lavorare nel mondo della tecnologia. E si è presentata questa opportunità di questa doppia laurea e si poteva scegliere un'università a parte di una rete e alcune di queste, per esempio quella tecnica danese, avevano un programma in inglese. In più in Danimarca parlano inglese piuttosto bene e per cui è stato un modo di diciamo di unire il imparo cose nuove dal punto di vista tecnico e aprendo la lingua che mi interessa che al tempo non non parlavo assolutamente inglese e e quindi sono finito. Questo era l'obiettivo. Non è che ci fosse chissà quale grande disegno dietro. Sono finito là nello stesso anno, con lo stesso programma, con un altro studente che aveva studiato con me a Padova. Era un amico, ma non eravamo amici stretti in quel momento, andando a vivere in Danimarca insieme. Come spesso accade in queste situazioni ci siamo avvicinati tantissimo e e poi l'abbiamo conosciuto un altro ragazzo che l'abbiamo conosciuto perché l'aveva mollato la morosa in Danimarca danese lui viveva con lui un anno più vecchio di noi si chiama Matteo Francesco è quello come Matteo quest'altro aveva mollato la ragazza lui viveva con lei e e lei lo doveva sfrattare essenzialmente perché insomma voleva invitare a casa presumo altri potenziali candidati quindi aveva una certa fretta Matteo di trovare un alloggio alternativo e quindi è venuto a vivere con noi abbiamo pigliato un appartamento in città a Copenaghen, tra l'altro siamo finiti a viverci in sette, mentre ci si poteva stare solo in tre secondo il contratto d'affitto.
Luca Ferrari
00:12:45
E la padrona di casa non credo abbia mai saputo che eravamo in sette e per ricevere la posta avevamo messo senza però essere sgamati da questa qui avevamo messo sui campanelli i doppi nomi dopo i cognomi. Cioè, per esempio io mi chiamo Luca Ferrari, uno di questi ragazzi è Francesco Paterna e adesso non ricordo quale fosse la combinazione ma poteva essere Luca Francesco Ferrari paterna che è una cosa normale perché in Danimarca quasi tutti hanno due nomi e due cognomi è più tipico così che diversamente. Quindi diventiamo grandi amici durante gli anni dell'università in Danimarca e facciamo un viaggio insieme proprio l'estate in cui Francesco e io ci lavoriamo mentre Matteo era già avanti. Un anno e vabbè, il viaggio era a Bali, non importa. Comunque sulla via del ritorno ci viene in mente l'idea di fare una startup che doveva costruire questo prodotto. Questo è il 2010 Dieci e il prodotto doveva essere un'app che con l'intelligenza artificiale che al tempo va bene, non era un tema che trattava nessuno al di fuori dell'università. Questa questa app avrebbe raccolto dati dell'utente e in modo automatico scritto il diario della vita dello stesso quindi l'app vedeva dove andavi, che foto facevi videochiamate così e ti dicevo che questo giorno sei andato qui.
Luca Ferrari
00:13:58
C’era venuta talmente almeno mi era venuto, penso anche a Francesco e Matteo, talmente un entusiasmo incredibile all'idea di realizzare questo progetto che avevo già promesso a il mio. Il docente che mi aveva seguito nella tesi in Danimarca di laurea specialistica scrivere due articoli scientifici che avremmo che avremmo pubblicato. E io ci ho provato ma ero talmente ossessionato con l'idea di fare questo lavoro che non ci sono riuscito ed è, penso, l'unica volta in vita mia che ho promesso qualcosa di serio a qualcuno e non sono riuscito a mantenere la promessa. Era più forte di me. Dopo un mese che provavo a fare sta roba dire vabbè, poi tempo due mesi finisco, faccio la startup. Ero ero completamente incapace di completare quella roba perché ogni minuto pensavo a fare la startup e quindi insomma, ho dovuto dire a questo professore che mi spiace ma non ce la faccio. Lui è stato molto molto comprensivo, devo dire. Ci siamo quindi buttati in questo progetto a capofitto.
Inès Makula
00:15:06
Su Evertale che avete su cui avete lavorato per un paio d'anni che però visto che sei qua come founder di Bending Spoons diciamo non è andata come come avreste voluto però ti ha dato sicuramente le basi e imparato sicuramente tanto di quello che vuol dire fare startup essere un imprenditore.
Inès Makula
00:15:21
Se dovessi scegliere proprio una lezione importante anche se ce ne sono state tantissime che hai portato dietro da quell'esperienza.
Luca Ferrari
00:15:28
Ma diciamo che dal punto di vista commerciale è stato un fallimento completo e. Non credo che abbiamo mai fatturato più di 1.000€ in un mese o qualcosa del genere, quindi.
Inès Makula
00:15:39
È buono sapere che da dove siete arrivati adesso siete partiti comunque da lì c'è speranza per.
Luca Ferrari
00:15:44
Tutti noi. È possibile, dico l'errore che abbiamo fatto e poi la lezione imparata. L'errore abbiamo fatto è stata ci è venuta questa smania di realizzare questo progetto e ne più ne meno ci siamo buttati nell'implementazione quasi subito, per poi scoprire che l'idea non ha funzionato, in parte per motivi che avremmo potuto prevedere e comunque la realizzazione è stata inefficiente. Sarebbe stato molto meglio investire un pochino più di tempo a ponderare bene cosa volevamo fare, come e perché e solo dopo iniziare la fase di implementazione. Se iniziarla, magari anche non iniziarla per niente, perché questa fase di valutazione iniziale avrebbe potuto evidenziare che non era una buona idea. In generale, quello che ho capito al tempo e poi abbiamo capito sempre meglio negli anni, è che una fase di studio pianificazione fatta bene può portare via anche facendo benissimo al massimo il 5% del tempo che ci vorrà poi a implementare il progetto.
Luca Ferrari
00:16:46
Quindi è davvero poco intelligente buttarsi subito nell'implementazione per poi prendere una strada del tutto sbagliata, comunque subottimale quando un investimento di tempo in realtà nel grande schema delle cose incrementale minimo ti avrebbe portato a prendere una decisione, una strada, una strategia, chiamala come vuoi, magari dieci volte. Meglio quindi ragionare a fondo su cosa si vuole fare, come, perché prima di buttarcisi. E soprattutto è difficile quando hai un grande entusiasmo perché chi come me ma penso che molte persone abbiano un certo orientamento all'azione vogliono fare cose devi devi devi trattenerti però ne vale la pena. La seconda lezione l'abbiamo imparata dal fallimento della costruzione di quel team che per dire volevamo assumere un uno sviluppatore. Avevamo aperto una posizione su LinkedIn, erano arrivate dieci candidature, abbiamo fatto due colloqui, abbiamo preso una persona. In realtà non ha e non ha fallito perché il team non era buono abbastanza. Ha fallito perché io e Francesco e Matteo eravamo incompetenti. Però il team che abbiamo costruito al tempo era chiaramente inferiore a quello che avremmo potuto costruire. Ci fossimo impegnati maggiormente in questo e se l'idea fosse stata buona, a quel punto avere un team più forte sarebbe stato cruciale.
Luca Ferrari
00:18:01
Quindi la lezione è non fare compromessi quando si tratta di costruire il team e metterci il massimo impegno, il massimo investimento realisticamente possibile, perché tipicamente paga.
Inès Makula
00:18:12
Infatti ne parleremo fra un po di team, perché è sicuramente una delle cose più importanti per il successo di una startup. Ma ti volevo chiedere, visto che in Italia si tende a fare tantissimi progetti startup. Ma a non avere questa, diciamo shoot to the Moon no di questo questo gol enorme che voi ci avete e quindi ci troviamo con tante piccole start up anche spesso perché c'è anche questa paura di fallire no di questa paura di go big or go home che invece in America fanno tutti così o faccio o faccio una cosa che cambia il mondo o o fallirà. Tu che rapporto hai con il fallimento?
Luca Ferrari
00:18:45
pessimo. Mi fa profondamente schifo però. Però mi fa più schifo avere rimpianti, per cui alla fine sono uno che si butta e non diciamo non molla mai. Poi chiaramente è un'iperbole, però mi devono sparare perché io molli e però mi fa molto male fallire, non lo sopporto.
Luca Ferrari
00:19:10
Pensa che alle superiori a me piacciono gli sport e. Uno dei tantissimi sport che mi che mi piaceva, che mi piace il calcetto ma me ne piacciono comunque. Vabbè, alle superiori c'era il torneo di d'istituto di calcetto. Credo che sia molto comune e noi come classe provavamo a competere in 5.ª. Dopo anni di lavoro. Siamo arrivati in finale e e abbiamo perso mi pare 6 a 5. Comunque un risultato veramente con una differenza di reti minima e uno dei uno dei uno dei gol che abbiamo subito è stato perché un avversario si è defilato sulla fascia io sono andato diciamo a intercettarlo ho allungato il piede per bloccare il tiro ma l'ho fatto. Dai un po al 70%. Lui ha tirato e l'ha messa sotto l'incrocio, ha fatto gol e io per anni, giuro, mi sono ritrovata a pensare a questa cosa spesso dicendo se io avessi dato il 100% in quel momento, sicuramente avrei deviato la palla. Quel gol non l'avremmo fatto, magari avremmo vinto. Intellettualmente mi rendevo conto che ma chi se ne frega del torneo di calcetto? Ma è una roba che mi dà talmente fastidio perdere che per anni non sono riuscito a liberarmi di sta roba.
Luca Ferrari
00:20:28
Adesso che te ne parlo ancora mi è venuto un po il fastidio.
Inès Makula
00:20:30
Quindi la tecnica è quella. Sicuramente di te è talmente tanto ti fa talmente tanto arrabbiare che quindi non devi fallire a tutti i costi.
Luca Ferrari
00:20:39
Oppure, come dicevo, odi di più avere rimpianti e quindi accetti che se devi scegliere tra fare una cosa sapendo che ti esponi a un fallimento, non farla sapendo che tra l'altro ti esponi a un possibile fallimento invece che non la fai proprio, ti esponi alla certezza di avere un rimpianto. Meglio, meglio la prima. Però è chiaro che quando uno prende dei rischi, fallire è quasi certo. Qua e là si spera di fallire meno di quanto sia successo.
Inès Makula
00:21:07
E invece? Quindi come nasce l'idea di di Bending Spoons dopo? Dopo questo fallimento diciamo tecnico di Evertale.
Luca Ferrari
00:21:13
Nasce da un approfondito studio del culo inteso come fortuna non parte anatomica Praticamente durante l'esperienza di aver tao accade naturalmente quando provi a fare una startup che incontri altri che cercano di fare startup perché magari vai a conferenze incontri quello che. E quindi noi durante quei circa tre anni abbiamo al tempo conosciuto almeno altri boh venti 30 team che facevano start up abbastanza bene, alcuni meglio di altri e quello che abbiamo osservato è che non c'era a nostro avviso praticamente alcuna correlazione tra o comunque una collezione molto bassa tra i team che ci siamo molto talentuosi e che si impegnavano tantissimo chi aveva arrivava ad avere successo cioè quando abbiamo visto di quel non so 30 start up le quattro che erano andate da qualche parte e tranne forse una ci sembravano alcuni dei team meno promettenti di persone che si impegnavano anche meno di altre Per cui abbiamo concluso probabilmente andare da 0 a 1 con un'azienda soprattutto un'azienda con un modello innovativo e non ti dico Replicare circa qualcosa che già funziona.
Luca Ferrari
00:22:21
L'elemento culo è preponderante. Secondo me se uno ci pensa anche ragionevole, è veramente difficile valutare tutti tutte le variabili. C'è una forte rumorosità a forte ambiguità, quindi è naturale che la fortuna giochi un ruolo importante. Questa è stata la prima ipotesi. La seconda ipotesi che deriva direttamente da questa è quindi se noi guardiamo aziende di diciamo di successo probabilmente un sacco di di queste non avranno necessariamente il team più forte del mondo che le gestisce. E ipotesi numero due che avevamo identificato era la passione le competenze che ti servono per fare questa prima fase di validazione da 0 a 1. Sono abbastanza diverse dalle passioni le competenze che ti servono poi per ottimizzare scalare quel business e quindi di nuovo ci sono buone chance che se guardiamo business che hanno avuto successo da zero uno magari ne troviamo dove le skill o le passioni di chi li gestisce non sono più così allineate alla fase dell'azienda. Sono quindi magari interessati a o non la sanno gestire bene o la saprebbero gestire bene, ma non hanno voglia, la vogliono vendere. E la terza ipotesi è che sviluppare quelle competenze che servono per gestire al meglio un'azienda tecnologica digitale, quindi ingegneria informatica.
Luca Ferrari
00:23:38
Oggi ti direi hai al tempo non era tanto un fattore design di prodotto, product management, growth management tutte queste cose qui. Se hai una buona dose di talento e ti impegni tanto nel tempo, la fortuna conta poco. Dovresti riuscire a diventare molto bravo in quelle cose. E da queste, diciamo tre ipotesi fondamentali è nata la strategia che abbiamo deciso di implementare successivamente, praticamente all'inizio come indiscussa. Un'idea che abbiamo fin da subito che è quella di costruire una piattaforma di tecnologie competenze talenti dati brand cultura aziendale ottimizzata per acquisire business. tecnologici digitali con potenziale inespresso e poi trasformarli affinché abbiano più successo. Essenzialmente fai bene questa cosa qui genere dei proventi che investi nel potenziare espandere raffinare questa piattaforma il che ti apre ulteriori opportunità di acquisizione sempre più sfidanti sempre più grandi. Ripeti, ripeti, ripeti scali. Chiaramente abbiamo iniziato con poco niente. Avevamo 40.000€ e competenze ridicole rispetto a oggi. La prima acquisizione ci è costata circa 10.000€, dieci o 15.000€. Quindi una cosina piccolina, un'applicazione che avrà avuto 10.000 utenti, sviluppata, gestita da uno sviluppatore individuale.
Luca Ferrari
00:24:55
Essenzialmente però il modello consentiva appunto questo effetto di questo feedback positivo dove reinveste i potenziali investi e nel tempo siamo siamo cresciuti tanto.
Inès Makula
00:25:05
Infatti ciò che descrivi adesso bene come un mix tra un fondo di private equity e Google, quindi il vostro business model esatto è prendere queste aziende adesso anche altre piattaforme tecnologiche e potenziarle. Però, ovviamente, proprio super hands on con il vostro team tecnologico e quindi. E poi c'è anche tanta scalabilità cioè nel senso che una persona un un developer può lavorare su vari progetti anche quindi questo poi potenzia sempre più le acquisizioni. Nel 2024 è stato un anno di grandissime acquisizioni per voi perché prima avete cominciato con con un'app da 15.000€ adesso siete arrivati comunque a comprare dei business per centinaia di milioni di dollari. Come avete comprato WeTransfer SteamYard Meetup? Intanto complimenti perché è bellissimo vedere aziende italiane che comprano aziende tecnologiche straniere. Non si vede tanto, quindi siamo molto orgogliosi. Da italiana, ma ti ho sentito anche dire che non avete quasi mai perso un bid di acquisizione di di queste aziende. Come mai secondo te le aziende alla fine vogliono vendere a voi e non ha un fondo di private equity o altre altre aziende.
Luca Ferrari
00:26:13
Tipicamente perché abbiamo offerto il prezzo più alto.
Inès Makula
00:26:18
Poi ok quindi non c'è una grande.
Luca Ferrari
00:26:23
Generalmente nella stragrande maggioranza dei casi quando un proprietario di una società decide di vendere. Il prezzo la considerazione numero uno poi dopo probabilmente se ci sono delle offerte molto vicine uno può fare altre valutazioni. Nella nostra esperienza, avendo partecipato a dozzine di processi competitivi di acquisizione, non ho mai visto l'acquirente offrire il bid vincente essere inferiore ad altri bid. Poi la domanda è come facciamo a offrire il prezzo più alto pur generando ritorni molto buoni? E grazie a quella piattaforma che ti dicevo. E se noi siamo più bravi degli altri a gestire quell'azienda, a migliorare il prodotto, la monetizzazione, l'organizzazione, il marketing. La traiettoria di quel business con noi al timone devia in alto molto più in modo molto più netto che se lo acquisisse qualcun altro. E quindi non siamo in grado di offrire un prezzo che è estremamente attrattivo per chi deve vendere. Allo stesso tempo avere un grosso margine per realizzare grandi ritorni.
Inès Makula
00:27:28
E parlando invece di fundraising, i primi tre quattro anni di bending siete andati in bootstrap quindi? Ovvero avete reinvestito tutto il vostro fatturato per crescere.
Inès Makula
00:27:37
Cosa inusuale adesso per le startup di oggi, dove tirano su con un pitch deck per partire. Però ad oggi avete comunque dal 2019 avete cominciato a tirar su capitali e ad oggi avete tirato su tra debito e equity 696 milioni di dollari. Se si è corretto anche di più. E hanno partecipato ovviamente tanti italiani, ma anche fondi stranieri quali Bailey, Gifford, Inox, Capital Partners e divertito anche star del cinema tipo Ryan Reynolds. E quando si leggono questi titoli di giornale, per chi è dietro chi magari sta lavorando sul proprio start up, pensa vabbè, ma tutti volevano dare soldi a questa questa azienda? Sicuro. Lui è un fenomeno, io sono di cui sono, non posso paragonarmi. Però è stato facile per voi tirare su tutti questi capitali. Avete anche voi ricevuto qualche porta in faccia? Se.
Luca Ferrari
00:28:27
Dunque, innanzitutto il nostro modello ci ha consentito di procedere per tanto tempo e potenzialmente avremmo potuto farlo sempre senza raccogliere equity. Altri modelli non lo consentono. Non c'è niente di male. Puoi costruire Tesla, che è un'azienda fighissima.
Luca Ferrari
00:28:41
Non la fai senza raccogliere all'inizio, perché naturalmente li devi per quel modello particolare. Richiedeva un investimento in ricerca e sviluppo prima di ragionevolmente poter commercializzare un prodotto che che era troppo ingente, quindi non è necessariamente bello o brutto. Immagino che mantenendo tutto il resto invariato, chiunque preferirebbe poter scalare senza raccogliere equity ma non è che è uno smacco dove raccogliere equity. Molte delle aziende migliori di sempre hanno raccolto tanta equity, quindi va benissimo. Noi quando abbiamo fatto avrete che è stato un fallimento però ecco lì avevamo raccolto circa 1.000.000 di euro di equity e come dicevo al massimo realizzando 1.000€ di fatturato mensile quindi a volte scherzo un po tragicomico ma dico che il venture capital che ci aveva finanziato aveva pagato un po l'università.
Inès Makula
00:29:27
Delle start up.
Luca Ferrari
00:29:28
Esatto. E comunque non In realtà non abbiamo il primo aumento di capitale significativo che abbiamo fatto. L'abbiamo fatto nel 2023, quindi nove anni dall'inizio del progetto. Non era non ci servivano solamente i soldi l'abbiamo fatto principalmente per due motivi uno crescendo noi attraverso acquisizioni ti trovi talvolta a voler acquisire una società saresti disposto a pagare un certo prezzo non ci arrivi col capitale immediatamente disponibile.
Luca Ferrari
00:29:59
I tempi sono sempre ristretti. Generalmente questi processi sono molto concitati, quindi hai magari un paio di settimane per trovare i soldi. Avendo già degli investitori con tasche molto profonde a bordo, se ti trovi in quella sede ti conoscono, si fidano, ti hanno seguito per molto tempo, se ti trovi in quella situazione, se gli piace l'idea, sono in grado di darti quello che ti manca per acquisire quella società rapidamente. Quindi è stata una mossa strategica, non di bisogno immediato. Il secondo motivo è che non escludo che tra qualche anno decideremo di quotarsi. Generalmente aiuta nella credibilità a far vedere che tanti anni che lavori con alcuni degli investitori più credibili e apprezzati al mondo. La mia esperienza con. Ah, scusa, quanto abbiamo raccolto di debito? Circa 1.000.000.000 di equity in aumento di capitale, circa 200 milioni. Abbiamo raccolto un po di più se conti anche quote che hanno passato di mano. Infatti nel 2019, la prima volta che abbiamo pigliato degli esterni nel capitale sociale. Quello è stato un round secondario, quindi alcuni degli azionisti attuali hanno venduto a questi investitori, quindi l'azienda non è stata finanziata in quel modo non ha impattato le nostre operations però qualcuno ha monetizzato.
Inès Makula
00:31:13
E stato difficile tirare su da questi fondi, è stato facile perché avevate già tantissima traction.
Luca Ferrari
00:31:19
Con Bending Spoons. Quando abbiamo voluto farlo è stato facile. Nella mia limitata esperienza in questo senso ho notato che è abbastanza binaria la situazione o piaci e quindi piace a quasi tutti. Non tutti o qualcuno passa sempre e quindi è relativamente semplice raccogliere il capitale o non piaci e non piaci quasi a nessuno e quindi se ce la fai devi veramente fare una fatica tremenda. Come discusso in questi ultimi anni, siamo stati fortunati a essere tipo nel primo campo, come si dice, della prima tipologia, con avrete decisamente la seconda. Infatti a un certo punto abbiamo inizialmente raccolto mezzo milione di euro. Stavano per finire i soldi e abbiamo chiesto all'assessore se ne avrebbe se fosse disposto a darcene degli altri. Ci ha detto di no E allora io e Francesco siamo partiti due settimane, eravamo a Copenhagen nel tempo, alla volta di San Francisco. Abbiamo passato due settimane a letteralmente stare fuori dalle dall'ingresso di vari visi e aggredendo in senso buono questi investitori che entravano uscivano o andare a conferenze di nuovo abbracciarli sino alla fine nessuno investito ma uno Vinod Cocuzza, che era anche uno dei più noti, ci aveva detto bella idea, siamo interessati.
Luca Ferrari
00:32:41
Che ho imparato a posteriori vuol dire poco. Però noi, in tutta trasparenza, abbiamo detto al nostro investitore Guarda buone notizie cash. La Ventures ci ha detto che sono interessati il giorno dopo il nostro inizio. Non ti preoccupare ve li diamo noi i soldi e quindi?
Inès Makula
00:32:59
Fatto in buona fede.
Luca Ferrari
00:33:00
Tempo al tempo eravamo molto ingenui al riguardo. Io pensavo ci ha detto così Caspita ce li dà veramente. Poi ho capito che che non si può proprio.
Inès Makula
00:33:08
Finché non firmi non sai mai. Esatto. E ovviamente la selezione degli investitori che che ti scegli se sei nella posizione privilegiata di avere di poter scegliere che investitori scelgono vogliono investire la tua start up tu come prendi questa decisione? Fai delle domande indaghi cioè.
Luca Ferrari
00:33:25
È una decisione presa collettivamente. Comunque direi che i temi sono due uno guarda i termini i vari investitori sono disposti a investire vari termine alla fine il capitale sono dollari sono dollari euro sono 1€ quindi cerchi di guardare chi offre una valutazione migliore chi offre termini di governance o di liquidità più favorevoli alla azionisti esistenti.
Luca Ferrari
00:33:43
Quello è il fattore preponderante poi per capire l'approccio dell'investitore quanto affidabile serio o quanto aggressivo o supportivo. Quello che abbiamo fatto è stato un po di famigerato reference check, quindi parli con qualche qualche imprenditore, magari nelle cui aziende questi hanno investito investitori coi quali hanno investito. Generalmente se sono dei bastardi emerge se sono degli angeli pure. E in mezzo va be, ti accontenti, diciamo siamo siamo stati fortunati che abbiamo avuto accesso a alcuni investitori negli ultimi due anni che sono notoriamente tra i migliori al mondo è stato facile che chiunque tu parlassi ti dicevano sì alla cieca. Quindi quando è così è facile. Però ripeto quando non sono così noti e parli con un po di gente ti fai un'idea.
Inès Makula
00:34:38
Comunque è sempre importante fare un po di background, check anche su di loro quando le cose vanno bene. Tutti gli investitori aiutano. Poi invece, quando le cose vanno male ci sono quelli che magari ti aiutano a uscire dal problema. Ci sono poi quelli invece che sì.
Luca Ferrari
00:34:52
E tra l'altro c'è da stare attenti perché buona parte del mestiere di un investitore è essere una brava un bravo venditore.
Luca Ferrari
00:34:59
Nel senso che se uno se uno ci pensa loro danno soldi che come ripeto sono fungibile 1$ 1$. Quindi molti dei più di quelli che vincono sul mercato che ottengono le opportunità migliori sono quelli più carismatici che che ti vendono anche alle volte aria fritta e soprattutto se un ingenuo come me di natura che tende a credere quello che gli viene detto in modo letterale, non immagina che ci sia un esagerazione e questo può fregarti. Quindi a maggior ragione è importante parlare con altri e controllare che quello che ti viene detto è effettivamente accurato.
Inès Makula
00:35:34
In Italia si sente spesso la retorica che noi abbiamo un ecosistema startup troppo piccolo, non ci sono abbastanza capitali, le startup tirano su poco e quindi è difficile competere poi con aziende, visto che adesso il mondo è talmente tanto interconnesso con aziende americane, start up americane, start up inglesi che tirano su dei round che sono praticamente dei servizi italiani. Però voi siete la prova contraria di questo avete tirato su comunque tanti capitali avete una valuta sopra i 200 5 miliardi di dollari e siete un po la prova contraria di tutto questo.
Inès Makula
00:36:07
Infatti io ti volevo chiedere cosa ne pensi. È un freno essere in Italia è un po una scusa che qui dietro ci si nasconde.
Luca Ferrari
00:36:14
Comporta vantaggi, svantaggi. Quello che non non si dice se è vero magari che la start up americana raccoglie 10 milioni, quella italiana 1.000.000. Però è anche vero che la start up americana si trova a dover assumere in un mercato del lavoro ai limiti dell'impossibile, ai limiti dell'impossibile. Quindi non mi è evidente che avere più soldi, ma avere meno accesso al talento è meglio di viceversa. E secondo me i progetti chiaramente vincenti da qui, dal Portogallo da dove vogliamo il capitale, lo trovano probabilmente a termini un po peggiori che se fossero negli Stati Uniti, ma non radicalmente peggiori. Realisticamente progetti un po nell'area grigia mediocri che negli Stati Uniti riescono comunque trovare soldi, qui fanno più fatica. Però non credo che dei vari fattori in gioco l'accesso al capitale sia quello preponderante nel limitare la crescita dell'ecosistema delle startup italiano. È chiaro che se ci fossero più soldi sarebbe meglio, però non credo che sia il fattore principale.
Luca Ferrari
00:37:20
Ripeto, se un progetto è veramente chiaramente figo, tendenzialmente uno se li va a cercare i soldi anche a livello internazionale, tipicamente si trovano soprattutto negli ultimi cinque sei anni, forse non dieci 15 anni fa.
Inès Makula
00:37:32
Infatti Doug Leone che è stato anche su questo podcast e che ha detto alla fine Money follows good ideas, quindi siete arrivati a tirar su. Ormai sento sempre più start up italiane che tirano su capitali anche da fondi internazionali, quindi certe volte bisogna utilizzarla meno come una scusa.
Luca Ferrari
00:37:49
Mi chiedono gli investitori che abbiamo americani spesso mi chiedono c'è qualche start up o altra diciamo azienda interessante italiana che che vorresti presentarci loro. Ripeto desiderano è molto competitivo il mercato degli investimenti negli Stati Uniti quindi per loro se sanno l'opportunità di investire ripeto termini un pochino più favorevoli a loro ma comunque in una opportunità che è un pochino più occulta a livello internazionale sono molto felice di farlo. l'Italia comunque gode di una ragionevole reputazione dal punto vista di stabilità non è non stiamo parlando di un Paese che ha avuto recenti travagli guerre per cui un investitore davvero si chiede se è un posto dove investire o evitare a prescindere dall'opportunità però serve un progetto forte, credibile e ne abbiamo pochi al momento anche se qualcuno di più adesso che anni fa sicuramente.
Inès Makula
00:38:40
E qual è stato il momento più difficile che hai dovuto superare professionalmente e come lo hai superato.
Luca Ferrari
00:38:47
Ma c'è un momento specifico nel tempo ce ne sono stati tanti. Sento sempre un po in difficoltà parlare di momenti difficili, perché mi sembra di lamentarmi quando mi sento un privilegiato, uno che può fare un'azienda con successo o meno. Denota che probabilmente sei già nel top 1% della popolazione mondiale per situazione di vita, quindi fa capire.
Inès Makula
00:39:11
Che anche tu hai dei problemi. Non uno può pensare che era una traiettoria facile perché da fuori sembra tutto più bello e glamorous, no? Quindi è più per relazionarsi. Cioè che la gente che ascolta si possa più identificare, magari in un problema simile che hai avuto e magari trovare ispirazione. Come hai risolto?
Luca Ferrari
00:39:30
Tantissimi. Io e i miei colleghi ne abbiamo tantissimi, uno molto facile da descrivere connettendo quello che abbiamo detto prima e che è stato un fallimento completo, a parte qualche lezione imparata per fortuna, altrimenti veramente. Sono stati tre anni di dedizione, Leopardi matta e disperatissima e penso non è che stessimo lì a contare le ore, ma io penso per tre anni di aver lavorato una media di 90 100 ore a settimana.
Luca Ferrari
00:40:00
Mai preso un giorno di vacanza con i miei colleghi. Simile? Non lo so. Dopo tre anni di questo sforzo che dice ho perso dieci anni di vita, non hai quasi niente in mano. È fa male quella roba lì. Però, ripeto, ci sono cose nella vita ben più gravi.
Inès Makula
00:40:17
E ne hai parlato poco tempo fa su una possibile quotazione in borsa. È qualcosa che vedremo quindi in un futuro prossimo? E se sì, in quale? Su quale mercato vorreste buttarvi?
Luca Ferrari
00:40:27
Il mercato? Ci abbiamo pensato un po in passato. Non abbiamo deciso. Credo che il Nasdaq sia il match più più giusto per noi, visto che alla fine l'ottanta per 100 del tempo facciamo tecnologia quindi. Però vabbè, vedremo, non c'è nessun piano concreto nel breve, una cosa che abbiamo valutato più volte negli ultimi anni. Escludo categoricamente che accada. Non so quest'anno perché altrimenti dovremmo essere già qui che ci lavoriamo.
Inès Makula
00:40:56
E parlando un po di team che su questo podcast tanti imprenditori sono venuti e ovviamente hanno condiviso quanto è importante il team per avere successo.
Inès Makula
00:41:04
Puoi avere un'idea mediocre, ma se hai un team stellare, diciamo puoi fare pivot, puoi poi uscirne, però non puoi fare tutto al contrario, puoi fare tutto da sole, non puoi fare le cose al contrario, avere un'idea fantastica. Ma se il team non è non è lì per deliver. Quindi da quello che hai sperimentato in adesso su Benning siete molto più rigorosi e avete anzi un processo molto definito e specifico. Ci puoi raccontare un po come funziona il vostro processo di sharing adesso per attirare il top talent?
Luca Ferrari
00:41:30
Sì, hai ragione, è uno sport di squadra. Mi stanno sempre un po antipatici gli imprenditori che parlano sempre in prima persona e Se la tirano perché secondo me anche nei casi più più eccelsi al massimo l'individuo avrà contribuito non lo so al 10% ma ci sono talmente tante persone che che hanno spinto il carro comunque e separerei essere attrattivi cioè le persone si devono candidare dal valutare bene le persone essere attrattivi. Chiaramente che tipo di progetto fai impatta la reputazione che ti sei fatto come luogo di lavoro qualità del talento cultura impatta.
Luca Ferrari
00:42:11
E poi ti devi sforzare di promuoverti. Un po come per certi versi i posti di lavoro che offri sono un prodotto, no? Il candidati sono il tuo customer, quindi lo devi vedere in quel modo e non secondo me non è cruciale. Non tutte le aziende, non tutti i progetti in ogni momento possono ragionevolmente avere la stessa attrattiva che può avere che ne so, Tesla cinque anni fa però tu devi cercare di avere la massima attrattiva possibile date le carte che hai a disposizione e il range di impatto che può avere sull'attrattività del tuo progetto è notevole e può può a sua volta impattare significativamente la traiettoria dell'azienda. Poi su come fare selezione, ma tutto parte in tanto da ritenere che sia importante investirci di conseguenza. Moltissimi manager e imprenditori, quasi tutti, dicono che è importante, ma quando poi li interroghi sull'investimento di tempo, di denaro che ci mettono è in realtà è bassissimo e non ho mai capito perché c'è questa incoerenza. Però uno deve iniziare ad investire coerentemente con quanto valore ci assegna. Giusto per dare un senso di cosa vuol dire noi.
Luca Ferrari
00:43:23
Quando eravamo in 50 avevamo cinque persone a fare recruiting, quando molte aziende con 100 200 persone non hanno neanche un recruiter ma hanno usano head hunter esterni. Oggi che siamo in 500 circa, abbiamo 35 persone che fanno. essenzialmente acquisizione di talento. E io stesso continuo a investire tantissimo del mio tempo. Stimerei almeno 10 ore a settimana a fare questo tipo di cose. Poi come noi lo facciamo in particolare, ma cerchiamo di essere molto chiari su cosa cerchiamo. Non funziona molto dire ma ci serve un programmatore. Ma che tipo di persona stai cercando? Cerchiamo di essere molto selettivi sui tratti che valorizziamo. Se tu devi immaginarti che il bacino di talenti. Ogni volta che tu aggiungi un criterio, voglio che sia intelligente, che lavori sodo, che abbia esperienza in questo linguaggio di programmazione, che ogni criterio che aggiungi riduci il budget, visto che sono scorrelati tipicamente dal punto di vista statistico. Riduci il bacino disponibile in maniera esponenziale. E naturalmente se poi il bacino è tre persone non le troverai mai. Quindi essere molto selettivo nel selezionare, nell'identificare quel 1 o 2, massimo tre criteri che davvero sono determinanti nella performance e gli altri praticamente ignorarli.
Luca Ferrari
00:44:36
E poi quando hai identificato i criteri sviluppare dei test lo dico in senso ampio lato che ti consentono di stimare l'individuo rispetto a quel criterio. In alcuni casi è un po più semplice. Per esempio, se come noi, dai molto peso all'abilità di ragionamento, sviluppare un test che metta alla prova il ragionamento è relativamente facile. Se hai un tratto che è estremamente qualitativo. Diciamo un po ineffabile, diventa più difficile sviluppare il test. Comunque, tendenzialmente devi sviluppare questi test che non devono essere appunto un test in senso stretto, tipo siediti qui e metti le crocette, ma uno può anche dire il test per me vedere se uno ha esperienze imprenditoriali anche quello è un test. Comunque ti serve qualcosa che ti indichi se la persona ha quello che cerchi e poi scegliere il più possibile in base a queste valutazioni, cercando di mettere da parte simpatie, emozioni, queste cose.
Inès Makula
00:45:32
E c'è una domanda un po pazza, un po diversa, che ti piace fare quando, Quando tu fai il colloquio, qualcuno magari immagina che adesso vedi le persone un po alla fine, soprattutto per dei ruoli importanti.
Luca Ferrari
00:45:43
Sì, io vedo, vedo, mando, Non faccio più colloqui da un po. Ogni tanto mi capita raramente, ma mando, mando tutte le offerte, faccio una chiamata con tutti quelli a cui mandiamo un'offerta. Quindi qualsiasi sia la posizione e la domanda è una domanda curiosa che ho fatto spesso in passato, ma una che mi piace fare. È chiedere al candidato quali sacrifici sarebbe disposto a fare per diventare il migliore al mondo nel suo campo. E ho notato che la risposta raramente ti diciamo è ti dà certezza positiva del tipo Questa persona chiaramente vuole essere top al mondo nel suo settore. Ha una fama incredibile, ma molto facilmente squalifica chi non ha quella fame. Perché vedi, già che la domanda li coglie è una roba aliena. Oddio, sacrifici? Boh, magari no. E sono anche disposto a alle volte eccedere l'orario di lavoro. C'è questa risposta qui. Ok, ho già capito che non era la mia intenzione, era capire quanto uno voleva lavorare ma uno che vuole essere il migliore Dovrebbero accendersi gli occhi e quindi se mi rispondi così ho già capito che non sei il Novak Djokovic del tennis.
Luca Ferrari
00:47:00
Nel secondo messaggio che sta roba a vent'anni, cioè non riusciva a stare nella sedia, non era la voglia che aveva di vincere Wimbledon era non so cosa avrebbe detto, ma sicuramente non avrebbe detto bah. Qualche sacrificio.
Inès Makula
00:47:16
Mi alleno la domenica e e dal vostro sito, tra l'altro vedo che mi è piaciuto che vedo uno sforzo soprattutto da parte di Haring di cercare di attirare più donne ovviamente sappiamo ci sono poche donne nel mondo STEM, poche donne che studiano ingegneria meno degli uomini. E dal vostro sito ho visto che offrite borse di studio alle donne per studiare queste materie, ma anche una. Sottolineo e leggo testualmente un passaggio che ho trovato che mi ha colpito in positivo se in positivo nel senso per voi ma non sulla ricerca che è stata fatta. Ma secondo alcuni studi le donne tendono a non candidarsi per un lavoro se il loro curriculum non è perfetto. In questo caso il talento ha la precedenza sull'esperienza, quindi candidatevi. Questo problema del perfezionismo è un grande limite per le donne. Tante donne adesso generalizziamo. Ovviamente non tutte però.
Inès Makula
00:48:02
Tante donne hanno questo limite che gli uomini non si pongono. Gli uomini magari si candidano a dei ruoli in cui non hanno ancora tutte le experience, tutte però si buttano e sanno che possono imparare. Cosa vorresti dire alle donne che ascoltano che invece hanno questo limite del perfezionismo che le blocca un po su scalare la loro carriera?
Luca Ferrari
00:48:22
Sì, non essendo io una donna né un esperto in materia, nessuno mi sento qualificato per esprimere chissà quali opinioni. Quello però che mi sento di dire è è banale, però penso sia importante, vero. Di non di non autovalutarsi e auto bocciarli diciamo davanti a un'opportunità ma lasciare. L'onere di fare questa valutazione ha in questo caso il datore di lavoro e siccome esternalizzare questa responsabilità spero porti avere un po meno ansia e ottenere qualche opportunità in più che altrimenti va persa. Ovviamente questo vale anche per gli uomini ma secondo questa ricerca che abbiamo sembra ben fatta, sembra che questo sia più prevalente tra le donne. Dirigiamo questo consiglio da donna.
Inès Makula
00:49:10
Da donna lo posso dire sentendo altre donne che è un grande limite.
Inès Makula
00:49:14
Le donne vogliono avere tutto perfetto prima di esporsi, prima di candidarsi. Quindi buttatevi, direi, questo è il messaggio e lasciate almeno fare.
Luca Ferrari
00:49:25
Abilità valutarsi.
Inès Makula
00:49:28
Ci valutiamo e siamo spesso molto negative su noi stesse, quindi buttatevi di più. Sicuramente, anche perché questo è un grande momento per essere donna, secondo me, perché ci sono opportunità. Sicuramente tante persone stanno facendo sforzi per per tirare sulle donne in tanti campi quindi questo.
Luca Ferrari
00:49:43
Sicuramente lo menzionavo prima le nostre i nostri scholarship quello non è una roba che facciamo per il peer recruiting perché abbiamo le borse di studio ragazze di non so diciott'anni ce ne per andare l'unicità non avrebbe senso poi tra cinque sei anni forse si candidano va beh è una cosa che facciamo diciamo fa parte di varie attività chiamano di give back con la speranza che possano spostare di un millimetro gli equilibri perché in Italia l'ultima volta che ho guardato le statistiche avevamo tre laureati in ingegneria informatica una cosa come il 14% erano donne, un numero molto basso non ricordo undici 14. In altri Paesi è anche basso l'Italia, uno dei Paesi di quelli che ho visto con il tasso più basso.
Luca Ferrari
00:50:25
Quindi lì cerchi di risolvere il problema un pochino a monte, perché è chiaro che un'azienda vuole anche assumere donne, ma se proprio non ce.
Inès Makula
00:50:30
Ne sono non ci sono. Se ci sono 14 laureati su una classe di 200 persone o 100 persone di uomini è ovvio che ci saranno meno candidate e passano domande un po più personali, magari più qui. Capire come prendere le decisioni difficili.
Luca Ferrari
00:50:43
Come quelle facili direi solo che sono più difficili sono. Cerco di essere metodico, ragiono bene sull'obiettivo cosa che vogliamo raggiungere o voglio raggiungere. Cerco di raccogliere le informazioni rilevanti compatibilmente col valore della decisione. Una decisone di scarso valore. Non ha senso investire troppo nel raccogliere informazioni. Cerco di far sì che produciamo varie opzioni alternative. Le valutiamo tutte in termini di benefici, costi, profilo di rischio e poi proviamo a prendere una decisione che è la più fredda, diciamo razionale possibile. È sempre molto utile, soprattutto per decisioni ripeto importanti e che è difficile poi correggere ex post, coinvolgere altri, farsi dare dei consigli in generale, una qualità da sviluppare secondo me che sulla quale continuiamo a lavorare avendo in Suns è appunto la razionalità intesa come riuscire a mettere da parte le emozioni quando si prende una decisione che non vuol dire non considerare le emozioni.
Luca Ferrari
00:51:39
Per esempio se una decisione impatta delle persone, ovviamente vuoi considerare che emozioni porterà quelle persone a sentire la tua decisione, ma alla fine la tua decisione non dovrebbe essere presa sulla base di mi mette a disagio questa cosa? Avrei voglia di non mi sento di no. Ho valutato tutto, dato i pesi necessari e decido. Secondo me sviluppare questa abilità è un superpotere che ti distingue rispetto alla maggioranza della popolazione. Le persone tipicamente sono molto irrazionali nelle loro decise, anche piccole di vita come grandi. Sul lavoro. Se tu riesci a essere un pochino meno irrazionale, hai un vantaggio competitivo incredibile, non solo nell'imprenditoria, dico veramente in qualsiasi cosa nella vita.
Inès Makula
00:52:17
Hai mai pensato a cosa potesse essere il tuo unfair advantage.
Luca Ferrari
00:52:19
Qualcosa che mi contraddistingue. So fare bene che molti altri non fanno.
Inès Makula
00:52:24
C'è questo libro che ci piace sempre un po citare sul podcast di Malcolm Gladwell Outliers. L'hai letto? Ecco, un po quello, no? Bill Gates viveva vicino l'università, una delle uniche università in America che aveva un computer e quindi aveva accesso al computer prima degli altri.
Inès Makula
00:52:39
Ecco, queste piccole cose che poi ti segnano e ti cambiano. C'è stato qualcosa del genere, secondo te, nella tua vita?
Luca Ferrari
00:52:44
Io mi ritengo, mi ritengo fortunato. Ma probabilmente. Non lo so. Forse non lo metterei sul livello di Bill Gates, che è stato uno dei primi al mondo ad avere accesso a un personal computer. Però credo, credo, essere stato fortunato nelle persone che ho conosciuto e con le quali ho sviluppato un'amicizia. Sono assolutamente certo che non sarei qui, diciamo qui in senso ampio anche qui specificatamente se se non avessi avuto la fortuna di conoscere molte persone di valore che mi hanno dato la loro fiducia, io ho dato la mia a loro però non è mai scontato quindi quello probabilmente è stato uno dei miei grandi colpi di fortuna. Poi anche i miei genitori, come dicevo, sono cresciuti. Un ambiente molto umile però aver avuto due genitori che comunque mi hanno mi hanno voluto bene supportato credo che sia stato un una base solida sulla quale costruire.
Inès Makula
00:53:45
Sì questa cosa dei genitori uno pensa sia normale ma poi ti rendi conto quanto nella vita sia di genitori che ti supportano quello che fai che ti che ti ti danno alla fine quelle fondamenta no per essere una persona diciamo felice stabile solida e qual è il consiglio di cui avresti avuto bisogno ma che non hai mai ricevuto.
Luca Ferrari
00:54:04
No i consigli ne ho ricevuti tanti anche troppi forse uno che un principio diciamo che ho apprezzato tanto nel tempo ma non ho apprezzato per niente all'inizio e non ricordo esattamente che qualcuno me l'abbia mai fatto notare. Con questo non dico che sia venuto in mente a me, ma è che probabilmente è emerso un po organicamente nel lavoro. Non ricordo un un anziano che mi ha preso da parte mi ha detto adesso ti spiego. È il concetto di semplicità radicale che è un concetto un principio chiave a ben Sponz e direi consiste in due elementi consiste uno nel dire se c'è una discussione riguardo la possibilità di aggiungere complessità creare una nuova funzionalità creare un nuovo processo assumere una persona, un nuovo qualsiasi tipo di complessità, piccola o grande che sia. Se c'è una discussione riguardo la possibilità di creare complessità ulteriore. L'onere della prova, l'onere del convincimento sta a coloro i quali vogliono aggiungere la complessità, non coloro i quali vogliono mantenere lo status quo a più semplice differenza sottile ma devastante nel ridurre poi nel tempo la complessità. Il secondo componente di questo principio è che dobbiamo tutti sforzarci non solo appunto di combattere l'aggiunta di complessità, ma anche cercare complessità esistente che si potrebbe eliminare e fare ciò vale tanto quanto aggiungere complessità buona.
Luca Ferrari
00:55:30
Quindi va proprio data una grande pacca sulla spalla a chi trova qualcosa che si può togliere. E secondo me è un concetto alieno. La maggior parte della gente sicuramente lo era. A me l'università non ti insegna questo, ma l'opposto. Ti insegna a fare il tema lungo, a rispondere con più esempi possibile.
Inès Makula
00:55:51
Soprattutto in Italia trovo molto più che in in America io ho vissuto comunque 15 anni a Londra e Camilla in America insomma tutto tende a essere più semplificato. Invece qua sembra che sei più intelligente se rendi l'argomento più difficile, anche se in realtà sono parole.
Luca Ferrari
00:56:06
È vero se vedi anche gli intellettuali che vanno molto in televisione spesso non dicono niente di intelligente, ma.
Inès Makula
00:56:13
Parlano.
Luca Ferrari
00:56:13
Usano parole complesse, quindi la gente pende dalle loro labbra. Invece effettivamente negli Stati Uniti si apprezzano di più alle volte dei concetti un pochino più semplici, ma magari brillanti. Ora di nuovo generalizziamo. C'è di tutto in entrambi i paesi, Però è vero che c'è un po una tendenza qui a complicare le cose. Comunque questo principio è secondo me potentissimo, perché non ci accorgiamo.
Luca Ferrari
00:56:35
C'è la sindrome della rana nell'acqua che bolle, tale per cui quando tu aggiungi complessità nel tempo ti sembra sempre che non comporti chissà quali costi. Però piano piano diventi un po come gli Stati che hanno queste burocrazie incredibili questi codici civili da da chilo non è che uno si è svegliato un burocrate un giorno ha detto sarebbe veramente fico se in Italia avessimo 100.000 leggi che uno non sa neanche da che parte iniziare. Sarebbe bellissimo. Aspetta che mi ci metto. È accaduto che ce n'erano tre, immagino. Uno ha aggiunto una 4.ª che sembrava assolutamente ragionevole cinque arrivi a 100.000, per cui ti serve. Evidentemente la natura umana è tale per cui c'è una forza gravitazionale verso l'aggiunta di complessità. Tu devi lottare con le unghie e con i denti per eliminarlo o quanto meno evitare che si aggiunga. Questa roba qui ci ha aiutato, secondo me, ad arrivare comunque a una dimensione aziendale significativa. Siamo 500 più se contiamo anche tutti i team member di aziende acquisite saremo 800 900 persone. Quindi un'azienda comunque abbastanza grande che secondo me ad oggi è comunque ultra semplice.
Luca Ferrari
00:57:31
Rispetto alle aziende di una dimensione simile le cose avvengono molto velocemente in modo molto imprenditoriale, ma abbiamo dovuto e potremmo fare molto meglio lottare strenuamente per evitare il propagarsi della complessità e anche toglierne il più possibile. Quindi questa è una cosa che trovo molto preziosa che ci ho messo una vita a capire.
Inès Makula
00:57:53
Ma penso che sia un consiglio davvero utile per tutti gli imprenditori che ascoltano di semplificare piuttosto che complicare. E se potessi tornare indietro nel tempo, cosa diresti al giovane Luca Ferrari che aspirava di diventare imprenditore?
Luca Ferrari
00:58:06
Vabbè, il solito imbroglio sarebbe di dirgli tutte le aziende più fighe che sono emerse. Però, non volendo imbrogliare o comunque deviare troppo la traiettoria degli eventi, forse, dai, forse gli spiegherei cercare di inculcargli questo concetto, anche se uno dei miei tanti difetti è che sono nato testardo e a forza di sberle da persone che stimo, che voglio, a cui voglio bene essere aiutato molto poco. Oggi sono quasi zero testardo, ma ero molto testardo e quindi siccome il Luca di dieci anni fa probabilmente mi avrebbe guardato pensando di saperne molto più di me e avrebbe annuito perché poi non ero uno che amava il conflitto.
Luca Ferrari
00:58:48
Grazie, è bello, me lo segno.
Inès Makula
00:58:49
Poi prenderò mai questo consiglio e e cosa invece cosa ti motiva perché comunque fare l'imprenditore a scale diverse ovviamente lo stai facendo a un livello molto elevato per la validation per tutto quello che avete costruito però anche se una una piccola azienda comunque è un è una è una rollercoaster di emozioni no sono upside down scostanti un giorno ti senti il re del mondo il giorno dopo sei una merda diciamo, perché va tutto male. Cosa ti motiva di vivere questa vita comunque difficile.
Luca Ferrari
00:59:20
Di nuovo difficile sempre, insomma, in termini relativi, perché secondo me siamo dei privilegiati. Chi chi ha anche solo la possibilità di farlo. Ma cosa mi motiva? Perché è vero che è penoso molto spesso è faticoso. Guarda, è una domanda che mi sono posto varie volte, quindi vado abbastanza dritto con la risposta. Ci sono tre cose che mi motivano e te le dico in ordine sparso a seconda di come mi sveglio la mattina, una può prevalere sulle altre. Competere. Le sfide sono faticose, dolorose.
Luca Ferrari
00:59:56
Però è anche mi tiene viva sta cosa. A me piace proprio vedere. Ce la faccio ce la facciamo ci proviamo e apprendere che va a braccetto con le sfide. Non è proprio la stessa cosa. Però se penso che da bambino ho avuto una crisi esistenziale sempre da molto piccolo. Questa è una cosa che mi ha raccontato mia mamma anni dopo e me la sono ricordata, ma me l'ero dimenticata che per un periodo lungo, quasi quotidianamente, mi mettevo a piangere, Urlavo non so quanti anni. Incazzato perché avevo realizzato che non nella vita non avrei potuto sapere tutto. Ci avevo sta roba che mi ero messo in mente, che vabbè, col tempo saprò tutto, che a me piace tanto sapere le cose e lo trovo non per usarle. Mi piace proprio sapere, capire, apprendere il lavoro che faccio. Ce ne saranno anche di meglio da questo punto di vista, ma offre davvero tante opportunità di apprendimento, soprattutto perché ti espone a delle sfide diverse. Quindi apprendi cose differenti. E poi mi piace tanto che abbiamo questo modello di business per cui abbiamo così tanti prodotti differenti.
Luca Ferrari
01:01:00
Lavoriamo in così tanti mercati che veramente ne vedo, ne vedo tante e non so se sarei altrettanto stimolato a lavorare sullo stesso identico business, magari dieci anni inteso come stesso prodotto e magari se non lo sono provato. E la terza cosa è, mi piacerebbe pensare. Classico caso sul letto di morte che tutto sommato ho lasciato il mondo un po meglio di come l'ho trovato e sono molto allergico però ai buonismi. Quindi c'è la start up di produttività che dicevo al Changing the World. A me fa un po schifo sinceramente. Quindi quando dico lasciare il mondo un posto migliore penso a quello che sta facendo la Gates Foundation con la malaria, cioè robe così. Mi piacerebbe un giorno avere quell'impatto, almeno provarci. Quello lì secondo me conta. Le altre robe sono Vabbè cosa ce la stiamo dai. Lo ha fatto perché voleva fare un bel business.
Inès Makula
01:01:51
Stavo ricordando la serie Silicon Valley. Non so se l'hai guardata qualche puntata e comincia tutto con We’ere Changing the world. Per ogni start up era tipo la missione numero uno E cosa vuol dire per te successo e ti consideri una persona di successo?
Luca Ferrari
01:02:07
Ma successo Penso che normalmente venga definito come ha raggiunto il tuo obiettivo.
Luca Ferrari
01:02:13
Mi piace di più però la definizione di di. Wooden mi pare si chiami il storico coach di una squadra di basket college americana. E che lui ha vinto un sacco di titoli e ha scritto un libro sulla leadership. In genere i libri sulla leadership trovo che siano delle porcherie assolute, ma questo secondo me è bello, non fosse altro che l'ha scritto qualcuno che ha fatto qualcosa di interessante dal punto vista della leadership, non qualcuno che non ha mai guidato niente, come incredibilmente sembra essere il caso di autori quasi tutti.
Inès Makula
01:02:49
Che vendono fuffa ormai.
Luca Ferrari
01:02:53
E lui dice che il successo non ricordo se lo definisco esattamente così, però essenzialmente dice che il successo è non avere alcun tipo di rimpianto. Tu hai dato il massimo, date le carte che avevi per arrivare al tuo obiettivo. Quello è successo. Poi se hai vinto bene, però la vittoria ad un certo punto è al di fuori. Raggiungere una vittoria al di fuori del tuo controllo. Se hai fatto il massimo, nei limiti di quello che potevi controllare, devi devi andare a letto sereno.
Luca Ferrari
01:03:18
E in realtà è difficile convincersi di questa cosa dal punto di vista emotivo, ma intellettualmente lo sposo molto. Mi pare una bellissima definizione, basta che non diventi una scusa per dire massì dai, ci ho provato perché è molto facile dare il 50% con la scusa di beh, ho fatto il mio e non è andata bene. Spesso per arrivare a dare il vero 100% bisogna scavare in profondità. Ci sono vari livelli di Ok, dai, c'è qualcos'altro che mi posso inventare, insomma, per arrivarci? Odiare il fallimento definito nel primo modo un po aiuta.
Inès Makula
01:03:47
E siamo arrivati alla fine dell'intervista e la concludiamo sempre con una famosa ultima domanda, ormai da quasi cinque anni in che modo la tua italianità? In che modo questo poi tra l'altro la domanda più difficile. In che modo pensi che la tua italianità ha contribuito al tuo percorso, al tuo successo?
Luca Ferrari
01:04:12
Parto dal presupposto che mi sento molto cittadino del mondo.
Luca Ferrari
01:04:15
Non ho mai amato l'idea di un nazionalismo inteso come noi veniamo. Siamo eredi dell'impero romano, quindi siamo fichi. C'era Leonardo da Vinci, quindi siamo creativi. Io l'ho sempre usato un po una stronzata, sinceramente, anzi di nuovo demotivante. Nel senso che ti ti senti, ti senti fico senza averlo dimostrato. Non aiuta. Però quando sono andato a vivere in Danimarca a studiare non avevo soldi, non potevo pagarmi la casa, l'appartamento a Copenaghen sono andato a lavorare e lavoravo da lavapiatti in un bel ristorante in centro Copenaghen e secondo me il fatto che mi abbiano assunto è stato determinante. Che io fossi italiano, perché i danesi pensano che noi italiani siamo molto bravi in generale in cucina. E anche se il lavoro del lavapiatti non c'entra niente, la reazione che ha avuto il proprietario di quel ristorante quando io gli ho detto che era italiano, come gli si sono illuminati gli occhi? Secondo me non fosse stato ne avrei magari fatto fatica a trovare quel lavoro, il che avrebbe potuto portare a una serie di eventi nefasti.
Inès Makula
01:05:13
Sliding doors No, non saresti qui a fare benissimo se magari non avessi fatto il lavapiatti.
Inès Makula
01:05:18
Quindi comunque l'italianità è stata una una parte integrante della persona che sei oggi e delle opportunità che ti sei creato.
Luca Ferrari
01:05:25
Ma sì dai dai.
Inès Makula
01:05:27
Finiamo con questa nota positiva. Grazie mille Luca grazie davvero di essere stato qui con noi. Grazie per tutto quello che che hai raccontato. Grazie a Spotify per averci ospitato qua stasera per il primo podcast con audience registrato da Spotify. Quindi davvero grazie proprio per tutto quello che hai condiviso. Grazie a voi. Grazie.