Marco Trombetti, Co-Founder Translated e Pi Campus
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Con l’ospite di oggi abbiamo affrontato i temi dell’imprenditoria da un punto di vista diverso dal solito, sicuramente più filosofico e profondo. Abbiamo parlato con Marco Trombetti, founder di Translated e Pi Campus.
Translated è un servizio di traduzione nato nel 1999 che ha aperto la strada all’uso dell’intelligenza artificiale per aiutare i traduttori professionisti. Con una crescita del 25% ogni anno per ben 25 anni, Translated è una delle aziende di traduzione online di maggior successo al mondo, e lavora con colossi come Google, Airbnb, IBM e molti altri. Tra le altre cose, Marco ha lanciato un fondo di investimento nonché punto di ritrovo a Roma per giovani imprenditori, Pi Campus, ed è anche tra gli investitori che partecipano ai famosi demo days di Y combinator.
Di Marco ci ha colpito moltissimo la filosofia ottimista con cui affronta la vita, cosa che gli ha permesso di intraprendere strade difficili ed affrontare le sfide con più leggerezza. Vi invitiamo ad ascoltare quest’intervista e ha prendere nota delle lezioni importanti che Marco condivide con noi. E poi se volete approfondire vi invitiamo a leggere il libro di Marco “Il nuovo principe - Perchè e come fare starup”. Ascoltiamo la sua storia
TAKE AWAYS
Crescita familiare e influenza del nonno (00:00:00) Marco parla dell'influenza del nonno apicoltore nella sua infanzia e dei valori trasmessi dalla famiglia.
Interesse per la programmazione (00:02:07) La spinta del padre, programmatore, e l'importanza dell'amicizia nel suo interesse precoce per la programmazione.
Sviluppo di software e primo business (00:04:43) Marco racconta come, insieme al suo amico, ha sviluppato software e lanciato un servizio di traduzione su internet a soli 15 anni.
Incontro con Isabelle e decisione di lasciare l'università (00:08:19) L'incontro con Isabel in Francia ha portato Marco a innamorarsi e a prendere la decisione di lasciare l'università per avviare un business insieme.
Filosofia decisionale e consigli (00:15:15) Condivide della sua filosofia decisionale, incoraggiando a scegliere le opzioni più difficili e a proiettarsi nel futuro per prendere decisioni che rendano orgogliosi.
L'importanza delle scelte difficili (00:16:50) Discussione sull'orgoglio legato alle scelte difficili e altruismo nelle decisioni personali.
I primi passi di Translated (00:18:07) Retrospettiva sulle fasi iniziali di Translated, inclusi errori e strategie di crescita.
La collaborazione con Google (00:22:24) Descrizione della partnership con Google, l'evoluzione del business e la fine della relazione.
La motivazione e la resistenza (00:28:19) Fattori motivazionali e la resistenza nel perseguire l'obiettivo di risolvere un problema rilevante per l'umanità.
La lunghezza del percorso imprenditoriale (00:31:13) Discussione sulla durata necessaria per creare un'azienda di valore e le aspettative nel mondo delle startup.
La fondazione di Pi Campus (00:32:05) Motivazioni dietro la creazione di un campus per imprenditori e l'ambiente lavorativo.
L'ingresso nel circolo di Y Combinator (00:33:26) La connessione con Michael e l'opportunità di partecipare ai demo days di Y Combinator.
La fortuna e il successo (00:35:18) Discussione sulla fortuna, le probabilità di successo e la percezione dell'outcome positivo.
Creare felicità nel business (00:39:23) Riflessioni sull'importanza di creare un ambiente lavorativo felice e la distribuzione della felicità.
Essere un incurabile ottimista (00:42:38) L'importanza di essere ottimisti e realisti, e come questo influenzi il successo imprenditoriale.
Lezioni di vita dalla regata oceanica (00:47:19) Esperienze e lezioni apprese da una regata oceanica e l'importanza di credere nelle persone.
TRASCRIZIONE EPISODIO
Inès Makula ((((00:00:00)))) - Marco sei cresciuto a Roma. Per chi non sa, in questo podcast ci piace sempre un po partire dall'inizio dall'infanzia. Nel saggio che hai scritto e di cui parleremo poi più tardi, parli dell'influenza che tuo nonno apicoltore ha avuto su di te. Ci puoi raccontare un po da che tipo di famiglia vieni? I valori che ti hanno trasmesso com'eri da ragazzo?
Marco Trombetti ((((00:00:18)))) - Mia mamma era un'insegnante di scuola elementare. Il mio papà è un dirigente della sanità, Lavorava nel pubblico e per tutta la vita diceva che avrebbe voluto fare l'imprenditore, ma non aveva avuto coraggio. E quando tu hai un genitore che lo ripete sempre no, tu dici va, ma forse ci provo. Io ho capito che quello era il background e poi si è nominato mio nonno, che era una persona speciale, nonché che era un apicoltore che poi cioè a vent'anni non si è trovato a fare la guerra in Russia. Tornare a piedi nel freddo, con tutti i suoi amici che sono morti e quella storia lì gli ha insegnato tante cose sulla vita. E siccome lo vedevo sempre felice, una persona prova.
Marco Trombetti ((((00:01:03)))) - Ha sofferto tanto con la casa crollata due volte, una volta il terremoto. Una volta i tedeschi gli hanno minata e e lui era sempre felice. E quindi mi intrigava questa cosa. E allora diciamo gli ho fatto tante domande e lui mi ha spiegato tante cose che non voglio spoilerare tutte scritte anche in un in un libro che forse avete letto che è il nuovo principe e lì diciamo parlo del parlo del nonno.
Inès Makula ((((00:01:30)))) - Ma infatti sono sempre queste queste figure insomma nella vita che è bello quando ti insegna qualcosa perché ci sono anche quelli che non condividono nulla di quel periodo soprattutto se hanno vissuto dei momenti difficili quindi è bello che abbia condiviso con te delle grandi lezioni di vita. Ha iniziato a programmare da giovanissimo ed è un tema ricorrente per tanti tech founder che abbiamo intervistato. Tra i programmi già diciamo tra i 14 19 anni, quando i ragazzini magari si occupavano andavano al bar a fumare con gli amici, insomma facevano altre cose. Ci interessa capire sempre un po questo fare advantage che magari hanno avuto gli imprenditori nella loro infanzia, ma poi scoperto la programmazione. E se ripensi un po le motivazioni profonde, perché secondo te a 14 anni avevi già non solo la capacità ma anche la voglia di lavorare a questo tipo di progetti piuttosto che magari fare quello che facevano tutti gli altri.
Marco Trombetti ((((00:02:18)))) - Due cose allora. Uno sempre il mio papà lavorava nella sanità, vi dicevo però lui è stato uno dei dei primissimi programmatori in Italia. Lui lavorava in queste stanze enormi lavorava all'INPS dove facevano i cedolini per per le pensioni e al tempo quella è stata una delle prime applicazioni dell'informatica no perché doveva automatizzare la stampa di tutte queste queste cose e lui era lì negli anni 60 e la cosa bella quindi poi si è messo a lavorare su altro è uno statistico che lavorava in sanità però ogni tanto portava a casa dei computer e faceva sempre finta di non saperli usare E quindi con questa cosa qui c'è come arriva un gioco nuovo, no? E però nessuno sa che cosa farci. E quindi di fatto ero costretto a giocarci finché non imparavo come funzionava. E poi, tutto fiero, andavo da loro, i miei genitori, a spiegargli come si facevano le cose.
Marco Trombetti ((((00:03:12)))) - Ho scoperto solo 30 anni dopo che lui faceva solo finta.
Inès Makula ((((00:03:15))))- Pazzesco questa Questa volta è il contrario, perché i genitori di solito veramente non sanno utilizzare i computer e sei sempre lì a spiegarli. Per tuo padre invece aveva tipo aveva fatto un reverse un reverse diciamo mindset per per essere sicuro di spingerti.
Marco Trombetti ((((00:03:31))))- Questa era una metà prima metà l'altra metà e che io avevo un super amico cioè io Gianluca Granero che con cui mi conosco da prima di nascere cioè le nostre mamme si sono conosciute dal ginecologo quindi noi tre mesi prima diciamo poi abbiamo siamo nati insieme siamo nati a un mese di distanza e poi abbiamo fatto l'asilo insieme le scuole elementari insieme le medie il liceo solo all'università eravamo due building separate perché io facevo fisica e lui informatica però sempre vicini e quindi crescendo con Gianluca io mi ricordo che una volta chiedeva lui il computer ai genitori, una volta glielo chiedevo io il floppy disk oppure un certo gioco una cosa nuova e quindi praticamente eravamo ci dividevamo tutto e quindi avevamo questa passione insieme eravamo gli unici siamo cresciuti in una provincia di Roma Torvaianica un paesino sul mare non non noto per la tecnologia e oppure per i grandi centri di pensiero era Era una borgata piccola, dove io e lui eravamo completamente diversi da tutti gli altri perché ci interessava una cosa che che agli altri non interessava però siccome c'era qualcun altro io non mi sentivo così diverso comunque.
Camilla Scassellati ((((00:04:43)))) - A 15 anni avete venduto o comunque sviluppato dei primi software che sono stati distribuiti anche pubblicamente usati da aziende terze come vi è venuta la voglia di così giovani già provare a vendere qualcosa o provare non so con che motivazione lo stavate facendo, però si è spinta al di là del gioco anche questa vostra passione molto presto.
Marco Trombetti ((((00:05:02)))) - Sempre secondo me, anche questo complesso di inferiorità della provincia. Sempre stai lontano da tutto e tu vuoi la prova che quello che stai facendo ha senso e quindi alla fine eravamo capaci a sviluppare dei software, a fare delle cose, però volevamo anche dimostrare a noi stessi che c'è qualcuno era interessato a quello che facevamo e quindi abbiamo iniziato Prima abbiamo fatto un software per copiare. Ai tempi a casa esistevano già i cd, però a casa nelle macchine c'erano solo le cassette e quindi noi volevamo prendere i cd di casa e metterli sulle cassette ogni volta che lo facevamo. Se tu lo facevi a mano la cassetta sai, voi non lo potete sapere.
Inès Makula ((((00:05:40)))) - No, l’abbiamo vissuto, abbiamo visto vissuto le cassette. Io i primi walkman ce l'avevo quella cassetta.
Camilla Scassellati ((((00:05:44))))- che andava girata con il coso che si staccava sempre.
Marco Trombetti ((((00:05:49)))) - Quello che Succedeva, che tu la riempi di un lato e poi avanzavano sempre 5 minuti, 3 minuti da un lato che non riuscivo a metterci un'altra canzone dentro e quindi 3 minuti di silenzio e quindi? E quindi con Gianluca hanno detto senti, facciamo un software che prende il cd e riorganizza le canzoni per farle, per far riempire perfettamente i due lati della cassetta. Così quando hai finito la cassetta la giri e continua. Continua la musica direttamente. L'abbiamo fatto. Non c'era internet al tempo c'erano le BBS, che erano queste reti di computer collegati con dei modem dove si potevano scambiare i primi, i primi file, la pre-internet e quindi noi la distribuiamo su questa pre-Internet però non c'era neanche modo di di farsi pagare lì era difficile tutto e quindi alla fine noi misuriamo solo quanta gente poi voleva utilizzare questo software eravamo felicissimi ricordo che c'era zip il compressore che era il numero uno e noi volevamo battere questo zip facendo un software più utilizzato di di zip. Poi come successe tante altre cose siamo distratti abbiamo iniziato a fare tante altre cose però abbiamo iniziato effettivamente presto.
Inès Makula ((((00:06:50)))) - E immagino che tuo padre insomma ti incoraggiava tanto in questo perché a parte che lui conosce il mondo dei computer e quindi vedeva anche se poteva capire un po questa cosa, ma vi sentivate un po dei ragazzini prodigio? A scuola eravate un po visti come non so, due nerd che però ce l'avrebbero fatta. I professori capivano come o eravate un po emarginati voi due?
Marco Trombetti ((((00:07:11)))) - Prodigio non era proprio la parola giusta. Allora facciamo così. Forse. Gianluca Sì, Gianluca era primo alle elementari. Prima alle medie, prima al liceo. Ad esempio il più bravo di tutti. E io ero sempre il peggiore di tutti, cioè io, proprio la scuola. Non ho nessun interesse, quindi tutto mi vedeva in tutti i modi tranne che un prodigio. Però diciamo era chiaro che c'erano delle cose che ci piacevano che sappiamo fare ma fare bene e il fatto che sapevamo fare queste cose bene ci dava la gratificazione intorno le persone intorno. Quel senso di apprezzamento che fai una cosa però hai un apprezzamento intorno alle persone, te lo riconoscono e tu continui a farla e ti dà un rinforzo continuo. Quindi altro che prodigio!
Inès Makula ((((00:07:54)))) - E infatti parliamo un po del turning point della tua vita perché stavi Hai studiato poi astrofisica all'Università di Roma Tre e hai continuato a sviluppare varie soluzioni software, ma durante un Erasmus in Francia ti cambierà la vita per sempre, perché ti conosci e ti innamori della donna che diventerà tua moglie. Isabel, non solo tua moglie, perché diventerà anche la tua co-founder. In che modo il tuo incontro con Isabel ha definito il tuo percorso? Ti ha anche spinto a lasciare l'università.
Marco Trombetti ((((00:08:19)))) - Intanto perché mi ero iscritta a Fisica e perché era una di quelle cose che non puoi imparare nella vita. Ok, ho pensato, so le lingue, le posso imparare, pensare, programmare i computer. Già lo so fare. Non sbagliavo a pensarlo. No, perché è molto più complicata l'informatica. Oggi però, dicevo, non ho bisogno di studiare perché lo posso fare da solo.La fisica è qualcosa che nella vita o la studi all'università o non imparerai mai. In più, come l'avevo scoperta la fisica, perché mi hanno rimandato in fisica? Terzo anno mi hanno rimandato. Non ho mai studiato durante l'anno e l'estate mi metto a studiarla. Mi piace molto e dico ma vedi che cos'era questa cosa? Era diversa dal primo anno, il terzo anno, credo di liceo si inizia a fare da lì. Mi metto in testa che io nella vita voglio fare l'astronauta. E ero serio cioè mi auto convinco delle cose proprio e quindi ho detto studio fisica poi prendo il dottorato in astrofisica e ho visto che alla NASA queste due cose erano quelle che ti davano il punteggio massimo sul concorso. Quindi ho tutto pianificato tutto, però devo fare il cd, lo devo fare negli Stati Uniti perché così prendo la green card. Con la green card ti danno puoi accedere al concorso. Insomma c'è tutta la storiella fatta.
Inès Makula ((((00:09:30))))- Avevi la visione della tua vita comunque eri uno di quelle persone che aveva già capito quello che voleva fare, anche se poi ovviamente il tuo percorso.
Marco Trombetti ((((00:09:39)))) - Non era uno di quelli che che stava lì ero ero sapevo che c'erano delle cose che mi piacevano però non è che ero proprio. Me l'ha ordinato il dottore volevo fare a tutti i costi sei super strutturato. Sapevo che quella cosa mi piaceva e la volevo fare. Ero motivato nel portarla avanti. Poi arrivo lì in Francia e scopro le ragazze. Io mi ero il mio mondo era chiuso. Così vado lì e mi accoglie questa ragazza francese, Isabelle, che era la responsabile dell'accoglienza degli studenti di scambio scambio Erasmus. Quindi la prima persona che vedo è lì che io ero chiuso all'università, quindi immagino una programmazione tutti uomini, l'università fisica. Stessa cosa. E lì invece c'era la facoltà di letteratura accanto a quella di di di di fisica e lei lingue economia. E quindi inizio a capire che bello il mondo ci sono tante cose che mi sono visto io sulla navicella spaziale, sulla stazione spaziale e con tutto il mondo invece che si divertiva sulla terra. Io ho detto ma no, ma io non voglio fare questo e ho cambiato idea molto rapidamente e ho deciso di no. Io quello che volevo fare passare più tempo con Isabella.
Inès Makula ((((00:10:46)))) - Ci puoi raccontare un po come avete deciso diciamo di di di partire su questa idea insieme perché insomma hai dovuto mollare l'università hai preso questa decisione con la pancia con l'amore diciamo. Insomma non è la decisione a tavolino tutta strutturata come pensavi sarebbe andata la tua vita quindi se ci puoi riportare anche un po quel momento agli inizi.
Marco Trombetti ((((00:11:07))))- E lì che succede che che praticamente Isa finisce si laurea quell'anno di scambio io invece ancora devo finire che tra l'altro non finirò mai proprio per questa cosa quindi lei decide appena finito io finisco lo scambio torno in Italia e lei dice vengo anch'io. Quindi lei si trasferisce in Italia. E bravissima, trova subito un lavoro in un'azienda petrolifera e di cui non faccio nome per quello che dico dopo e praticamente. E mi ricordo avevamo una moto avevamo molti soldi volevamo vivere ovviamente da soli e quindi io lavoravo il sabato la domenica ovviamente che facevo programmi per computer e con quello che facevo il sabato e la domenica poi mi pagavo la casa, gli studi e Isa questo stiamo dicendo.
Ho 21 anni e Isa viceversa subito trovato un lavoro, va a lavorare a questo ufficio in cui l'accompagnava con la moto che avevamo ed era tristissimo era grigio. Cioè noi non hanno mai lavorato né io né lei e avevamo un'idea romantica del lavoro cioè questo posto capito creativo come il campus dell'università dove la gente sta lì in attesa che gli arrivi un'idea stupenda che poi implementa invece di lì in questo posto dove la felicità non era mai stato un obiettivo di quel posto e allora io esco e ci rimango proprio male penso cavolo lei è venuta dalla Francia qui e poi deve stare in questo posto grigio e triste tutto il giorno, quindi torna anche lei la sera a casa. Io dico senti, secondo me dobbiamo fare un business insieme, facciamo le cose insieme e lo facciamo diverso, capito? Dove appunto mettiamo altri valori al centro e possiamo stare più tempo insieme. Cioè tutti i business plan McKinsey scordadi tutto. Capito era che facciamo una cosa per passare più tempo insieme. Capito? E lì lei era una linguista, smanetta smanettato sui computer e conoscevo internet che che stava nascendo e quindi ho detto vai facciamo il primo servizio di traduzione su internet e così l'abbiamo lanciato.
Camilla Scassellati ((((00:13:05))))- Questo episodio è sponsorizzato da Serenis lo diciamo sempre l'imprenditoria è un percorso fatto di alti e bassi e può essere anche un percorso molto solitario. Per questo è importante non perdere di vista la propria salute mentale. E lo dice anche Paul Graham, il founder di Y Combinator. Il miglior imprenditori sono quelli che si prendono cura di sé. Questo non vale solo per gli imprenditori e le imprenditrici, sia chiaro. A volte facciamo fatica ad ammetterlo, ma abbiamo tutti bisogno di aiuto. La terapia può essere il supporto che ci manca. Se hai mai pensato di andare in terapia ma ti senti perso o persa e non sai come trovare il terapeuta che fa per te, Sereni potrebbe essere la risposta.
Inès Makula ((((00:13:41))))- Serenis è una piattaforma digitale per il benessere mentale e un centro medico autorizzato che offre percorsi di psicoterapia, psichiatria, supporto psicologico online con oltre 1400 professionisti in tutta Italia, 100% psicoterapeuti con in media undici anni di esperienza. Seguendo il link in descrizione o andando sul loro sito www. Serenis.IT troverai un questionario da riempire e da lì, tramite un algoritmo proprietario, la piattaforma ti connetterà con il terapeuta più adatto a te. Le sedute sono online e se il terapeuta selezionato non ti convince, puoi facilmente cambiare. Serenis ha deciso di offrire un codice sconto per tutti gli ascoltatori di MadeIIT con il codice MadeIT7, avrai un colloquio gratuito e un'agevolazione di 7€ sulle successive tre sedute.
Camilla Scassellati ((((00:14:25)))) - Come hai preso questa decisione? Ovviamente prendendola in parte per amore, in parte per cambiare un po il tuo. La visione appunto, come già detto, per riportare la felicità al centro, anche magari di quello che poteva essere un business che non doveva essere per forza fatto come veniva fatto in passato. E so che passi anche ti trovi spesso adesso, più avanti nella tua carriera, con tanti imprenditori che segui ad aiutare le persone a prendere le decisioni giuste anche nei momenti molto difficili. Il più difficile ne parliamo sempre su MadeIT, è quello proprio di cui abbiamo appena parlato con te, che lascio tutto per fare una start up. Dipende poi se uno un lavoro avviato la decisione a volte è veramente difficile. Hai una filosofia su come prendere queste decisioni o ci puoi raccontare un po che tipo di consigli dare a chi si trova in questo momento difficilissimo di decidere cosa fare.
Marco Trombetti ((((00:15:15))))- In generale, quando ti trovi nella vita fra due scelte in cui una è facile e una difficile, ti conviene sempre scegliere quella difficile. E poi ogni volta che, come dire se queste due sono difficili allo stesso modo tu ti fai una proiezione, ti guardi dieci anni in avanti e dici quale di queste due mi mi renderà più orgoglioso della scelta che ho preso e più orgoglioso. Dentro non c'è il parametro soldi parametro felicità è un è un insieme è una massimizzazione di qualcosa che ti dice guarda sono felice che in quel momento lì ho preso quella scelta e quindi la scelta che ti rende più orgoglioso ti devi proiettare in avanti e quando lo fai quasi sempre poi semplice sapere A o B e quindi questo modello funziona così bene che poi nessuno più veniva a chiedermi advice quindi poi dopo sono stato io a tornare da loro a chiedere scusate ma tutto bene?
Camilla Scassellati ((((00:16:12))))- Poi c'è anche la magia di questo consiglio che nella parola più orgoglioso come dici è anche molto soggettiva. Quindi poi ognuno può riempire i propri criteri di cosa li rende orgogliosi e se sono magari sono i soldi per alcuni.Quindi anche quello in realtà potrebbe essere uno delle scalette con cui vedi cosa ti renderà più orgoglioso. Quindi è un un consiglio che è difficile da seguire perché a volte quando uno si trova in quei momenti non sa neanche più dove si trovano le proprie priorità, quindi bisogna anche un po fare. Sicuramente prendere un momento per fare un esame di coscienza per poter seguire questo consiglio.
Marco Trombetti ((((00:16:50)))) - È sotto orgoglioso, sai? Ci sono due cose, ovviamente, cioè una è coraggio perché non sarai mai orgoglioso aver fatto una scelta facile quindi ritorna quell'elemento di è un rinforzo di prendere la scelta difficile. E seconda cosa è anche altruista perché mediamente nella vita tu sarai più orgoglioso delle cose che hai fatto che hanno fatto bene a tutte le persone intorno e non solo a te stessa. E quindi occuparci di noi è step numero uno e lo dobbiamo fare quando ci siamo occupati di noi, Però tu sarai più orgoglioso se fai delle scelte che sono che abbiano un impatto un po più grande sulla comunità che hai intorno E quindi secondo me ci sono questi due elementi e che alla fine ti danno più soddisfazione a lungo termine.
Io su questa cosa non vedo l'ora so che Isabella sta lavorando con con Simone maschi imprenditrice bravissima che ha fondato la scuola di interaction design di Copenaghen che sta tornando in Europa ora e in Italia ora. E loro stanno lavorando su un libro su questo tema qui dove intervistano i centenari, tutte le persone che hanno 100 anni e gli chiedono di guardare indietro e di dire le cose di cui le scelte della vita di cui sono stati più orgogliosi e quindi. E quindi secondo me questo libro quando esce coprirà questo tema bene meglio di quanto possiamo fare oggi noi.
Camilla Scassellati ((((00:18:07))))- Ritornando un po su Translated. Ci puoi riportare un po i primi anni, mesi, insomma i primi mesi prima o poi. I primi anni di Translated. Come hai detto, è stata una decisione. Ora l'hai raccontata, presa quasi con leggerezza per poter passare più tempo con la ragazza di cui era innamorato, mettendo insieme le vostre due competenze, quindi anche in un modo molto intelligente ovviamente. E per fare una cosa che non era mai stata fatta prima. Ti ricordi come vi siete organizzati inizialmente e soprattutto se ci puoi parlare di errori particolarmente gravi e dico gravi tra virgolette, che vorresti raccontare onde evitare agli altri o che magari vedi ancora, nonostante tutto, fare ad altri che ti riporti, ti rimetti un po in quello che avete fatto voi all'epoca.
Marco Trombetti ((((00:18:48))))- Parto al contrario, però torno esattamente su quello che mi hai chiesto, sugli errori. Poi nel tempo ho sviluppato anche una nuova tecnica per cui prima era questa cosa e io da imprenditore che avevo più esperienza di qualcuno che iniziava subito, dovevo cercare di far lievitare tutti gli errori. Ok, tanto questa cosa ho capito che è un errore perché nella vita noi abbiamo bisogno degli errori per rafforzare alcune alcune credenze alcune convinzioni che abbiamo e poterci costruire sopra del valore. Quindi una vita priva di errori non ti porta lontano. Vedo quindi un po di errori devi fare. Magari cerchiamo di evitare quelli proprio disastrosi, no? Quelli di cui ti pentirai allora. E quindi? Quindi le dico queste cose però cioè non le evitate tutti gli errori quindi quando quando ho iniziato Ehm, chiaramente noi siamo decisamente naif, sottovalutiamo i problemi in tutto, quindi non facciamo un nuovo servizio di traduzione, il primo servizio di traduzione online e non abbiamo fatto nessuna analisi di mercato zero. Ci sembrava semplicemente una roba che avesse senso e che la gente voleva.
E ovviamente iniziamo e nessuno compra. Cioè nel 99 nessuno comprava le traduzioni online uno nessuno. Cioè le aziende compravano. Traduzione le aziende non avevano la carta di credito da utilizzare su internet. Quindi banalmente l'e commerce cioè Amazon anche all'inizio proprio non non andava, andava solo negli Stati Uniti. Era un po troppo presto per l'Europa e in più non c'era proprio la cultura di scegliersi i fornitori on line. Morale della favola zero traduzioni, primo mese, ci mettiamo lì, andiamo e quindi vabbè, sempre naif, diciamo. Forse. Probabilmente il problema è che non ci sono abbastanza visitatori sul sito, ma noi non avevamo soldi. Cioè Bootstrap, cioè non ha mai raccolto capitale, quindi avevamo 100$. Abbiamo preso il dominio, un po di hosting e dobbiamo portare i navigatori sul sito e il fatto che tu non hai mezzi ti forza a lavorare, essere creativo e quindi va bene. Cerchiamo di essere primi sui motori di ricerca organicamente. Reverse engineering dei motori di ricerca cioè che come devo fare queste pagine perché siano prime sui motori di ricerca con traduzioni e al tempo era più facile farlo e quindi io facevo questi algoritmi per cui predicevano un po come farlo intelligenza artificiale che poi è stata la mia specialità per vent'anni.
Marco Trombetti ((((00:21:21)))) - E sono arrivati tanti visitatori e nessuno comprava e quindi giustamente uno potrebbe arrivare a conclusioni che con questo business non funziona. E invece no noi stupidamente abbiamo detto no ma forse servono ancora più persone e allora abbiamo detto come facciamo a vincere me? Quali sono le dieci keyword più visitate in Italia? C'erano come ascoltare gli mp3, come mandare gli sms, I Simpson e Pamela Anderson che era proprio top sempre. E quindi noi iniziamo a fare le pagine per ognuna di queste cose. Le mettevamo prime sui motori di ricerca e sopra ci mettevamo il banner pubblicitario di Translated e a un certo punto diventa il sito più visitato in Italia nel 99 con 50 milioni di page views. E secondo voi quante persone che cercano Pamela Anderson comprano traduzioni? Zero? Abbiamo lavorato così tanto che alla fine è diventato questo sito. Traffico enorme. Viene DoubleClick, la concessionaria più grande al mondo di pubblicità del tempo, poi comprato da Google. Viene dice Noi vorremmo comprare tutto il vostro traffico, vogliamo entrare in Italia, ci serve traffico e noi glielo vendiamo.
Marco Trombetti ((((00:22:24)))) - E con quei soldi che facciamo? Iniziamo a continuare a investire in translated? Cioè noi avevamo creato uno dei siti più visitati in Italia, forse anche in Europa si posizionava bene in soli sei mesi e noi non volevamo fare quello, volevamo prendere i soldi e comunque continuare a fare traduzioni, cioè totalmente naif e destrutturati. Da quel punto di vista. Però questa persistenza ha fatto sì che poi qualche anno dopo Google nel 2004 ci ha scritto Guarda, noi dobbiamo fare le traduzioni, Ci potete dare una mano e abbiamo iniziato a prendere loro come primo cliente. Oltre pochi altri. Quello è stato il primo grande grande cliente, quindi per anni abbiamo continuato a investire perché pensavamo fosse la cosa giusta e poi alla fine lo è diventata.
Camilla Scassellati ((((00:23:15))))- Ovviamente poi se come detto, primi clienti siete cresciuti e molti founder parlano di quello che chiamano il messi middle. Quindi quando uno è cresciuto abbastanza da non essere più una startup, però ancora non è un'azienda corporate stabile, con tutti i processi del caso. E quanto è difficile passare questo messi middle quindi quanto è complicato crescere dopo diciamo magari le prime i primi clienti i primi i primi momenti voi come avete attraversato quel periodo vissuto quel periodo e quali sono stati per voi le sfide più importanti di crescere e continuare ad essere relevant nelle traduzioni nel mondo delle traduzioni online, che poi diventeranno molto più competitive, ovviamente.
Marco Trombetti ((((00:23:54))))- Noi guardavamo quello che gli utenti volevano gli utenti volevano massima qualità velocissime, traduzioni no. E che non fossero super costose e noi ci occupavamo solo di di quello. E e quindi alla fine non guardavamo anche Google era lì e tutto Sì, era interessante però come cliente noi guardavamo quello che Google voleva e non ha avuto questo momento di cambiamento. Non l'abbiamo sentito, almeno noi, un po per come eravamo noi, un po perché comunque è cresciuta 25% anno su anno per 25 anni. Quindi veramente è una specie di growth organica dove noi pensiamo che vendiamo traduzione, facciamo un po di profitto di investiamo i profitti a guardare indietro e a fronte l'opposto di quello che suggerirei ai founder nuovi. No, dico, trovi un modello che funziona appena fai l'MVP vai, investiamo più che possiamo per conquistare il mercato. E a noi ha funzionato. Perché? Perché quello della traduzione era un mercato che non poteva essere distrutto e rapidamente, comunque tanto capitale. Chi l'ha raccolto poi non è riuscito a crescere rapidamente ed era un mercato dove maturava col tempo quindi abbiamo trovato una velocità di crescita che che sposava bene il il l'andamento del mercato.
Come dire cha cha non abbiamo sentito questo punto morto a metà. Piano piano andavamo avanti vedevamo sempre quale fosse quello che il cliente voleva
Inès Makula ((((00:25:15)))) - Invece quindi siete cresciuti completamente Bootstrap come dici tu erano anche altri anni il capital non era così in Italia. Sappiamo già che solo qualche anno fa non era una cosa che si faceva tanto, quindi figuriamoci quando siete partiti voi. Però poi Google è diventato anche un vostro cliente, no? Come è successa questa cosa? Come è arrivata questa opportunità di lavorare con Google?.
Marco Trombetti ((((00:25:34))))- Allora. 2004 2005 partecipo a una conferenza incontro Adam che era il capo dell'Internazionale e dei Google Ads della pubblicità e lui quindi questa conferenza parlava di come avrebbe voluto portare Google globale. Ci sediamo, pranziamo insieme e ci vengono un po di idee su come farlo. Ok, Quindi ho detto guarda, secondo me dobbiamo dare l'opportunità a chiunque abbia un annuncio pubblicitario di poterlo fare in 30 lingue. Noi guadagniamo perché offriamo i servizi di traduzione, voi perché il advertiser spenderà non più su un paese ma su 30 ok cioè abbastanza ovvio come piano e infatti poi abbiamo iniziato subito a lavorarci insieme per per scalarlo e per 14 anni in esclusiva abbiamo fatto questo per Google cioè eravamo il partner che aiutava a prendere gli annunci e a portarli globale.
Marco Trombetti ((((00:26:28)))) - Quindi ogni venditore di Google poteva cliccare su un pulsante e avere gli annunci tradotti da offrire ai propri ai propri clienti. E poi la stessa cosa l'abbiamo fatta per aiutarli su Google Translate, dove avevano bisogno di dati per migliorare il sistema. Tutti questi traduttori bravissimi che ci aiutavano a correggere gli errori dell'AI mentre producevamo le traduzioni e quindi avevamo un dataset al mondo unico perché sapevamo cosa era sbagliato e cosa era giusto e quanto tempo i traduttori impiegavano per correggere questi suggerimenti. E quindi li, sempre per una decina d'anni abbiamo dato una piccola parte dei nostri dati, il 10% circa a Google, per aiutarli a migliorare, a migliorare poi la relazione con Google. Tra l'altro è finita perché è finita quando stranamente, cioè noi abbiamo iniziato a vincere, loro avevano anche Google Translate e quindi in un certo senso era anche un nostro concorrente. Però noi eravamo più focalizzati sulla parte uomo macchina, loro sulla parte puramente macchina, però poi i nostri modelli diventavano sempre migliori, avevamo più dati di loro, insomma, alla fine abbiamo iniziato a vincere i clienti per loro più importanti come Airbnb e non l'hanno presa benissimo. Ok, quindi a un certo punto abbiamo detto ma forse qui stiamo competendo troppo e meglio, meglio separarci, diciamo così, però. Lo abbiamo conosciuto così a una conferenza del 2004.
Inès Makula ((((00:27:50))))- Comunque è incredibile pensare a dove siete partiti, che eravate come si parla tanto nel mondo delle startup. È troppo presto con una con una tecnologia o qualcosa che le persone potevano fare. Poi siete avete resistito al cambiamo facciamo altro che chiaramente non c'è un mercato e poi siete finiti a lavorare con Google 14 anni e tutta la crescita che c'è stata dopo è incredibile Questo anche che non avete mollato. Che cosa? Che cosa vi teneva? Quindi motivati e sicuri, convinti.
Marco Trombetti ((((00:28:19)))) - Quando do i suggerimenti ora nuovi e gli altri ci penso molto questa cosa perché dalla uno c'era l'ossessione per il problema. Onestamente ancora oggi pensiamo che la lingua sia il problema più importante dell'umanità. Se noi riusciamo a permettere a tutti di comprendersi nella propria lingua. Noi facciamo unlock del prossimo livello evolutivo dell'umanità, perché la lingua è quello che ci distingue da tutte le altre specie.
Quindi noi ci crediamo, stiamo facendo qualcosa che ha un impatto enorme, se lo risolviamo, ossessionati dal problema. Ok, nessun tipo di paracadute. Perché io e Isabel questa cosa la davamo fare funzionare a tutti i costi. Perché non è solo che perdevamo soldi cioè perdevamo anche la cosa che ci univa tutto questo piano avevamo fatto questa insieme. Quindi ci vogliono delle motivazioni a resistere ai momenti di difficoltà che sono che vanno al di là dell'aspetto finanziario perché se fosse l'aspetto finanziario lo vedi non funziona prendi e cambi quindi è l'ossessione questa voglia di non mollare mai. E terza cosa il fatto che non dipendeva da altri quindi non è che avevamo raccolto capitale per cui dovevamo assolutamente portare dei risultati. Il fondo doveva uscire dopo un certo periodo di tempo, tutto quanto. Quindi potevamo continuare a soffrire da soli per tutto il tempo che volevamo finché non risolviamo il problema e l'idea che questo si potesse risolvere l'idea che che che per noi era uno dei grandi problemi dell'umanità e quindi cioè più importante che diventare una specie multi planetaria no cioè non puoi andare su Marte se prima non hai fatto la collaborazione perfetta sulla terra non può risolvere il climate change se la gente non si capisce quell'ossessione lì che ti fa venire la voglia e il fatto che non c'era qualcuno che poteva dirci ehi, ora basta.
Inès Makula ((((00:30:08)))) - Sì, perché poi quando uno guarda queste storie, quando legge, finite o legge tutte queste storie di business creati venti, 30, 40 anni fa, comunque arrivavano a certe milestone dopo dieci anni. Adesso se adesso viviamo in un mondo abbastanza angosciante che se sembra che se non hai traction dopo sei mesi è finito e chiudi devi fare qualcos'altro. Cioè c'è questa cosa adesso nel mondo del startup dove devi provare i risultati a una velocità incredibile che trovo sia veramente stressante quando la più parte dei grossi business che ce l'hanno fatta ci hanno magari messo dieci, 15, venti anni a diventare dei brand riconosciuti a livello internazionale adesso c'è questa fretta di di avere le metriche di in tre mesi di provare qualcosa che è abbastanza stressante rispetto a magari al ritmo in cui si andava prima. Non so se tu hai delle opinioni su questa cosa.
Marco trombetti ((((00:30:54))))- Proprio così. Guarda senti noi la velocità comunque noi lavoravamo tantissimo, sempre a velocità, però ti alleni a farlo sul periodo lungo e io non ho onestamente mai conosciuto un'azienda di successo, cioè un'azienda che vale miliardi, che sia stata creata in meno di dieci anni.L'azienda più forte crescita della storia ora è stata open air da 0 a 100 milioni di utenti però devo dire la storia che vedo ed e stiamo in un momento storico così se no dieci anni 15 anni cioè senza Airbnb i nostri clienti la stessa Google. Comunque prima di raggiungere una dimensione significativa comunque c'è voluto tempo Certo qualcuno ce la fa in cinque anni sì, ma dieci anni. Dodici è il tempo che ci vuole per creare qualcosa di valore.
Inès Makula ((((00:31:43))))- uno si dimentica, ma bisogna cercare di pensarlo perché veramente se no poi magari prende anche le decisioni sbagliate molto short term. Otto anni dopo aver fondato Translated decide di fondare PI Campus. Ne abbiamo parlato poco prima un fondo di investimenti ma anche un campus a Roma per raccogliere imprenditori intraprendenti dargli un luogo da dove partire. Perché hai deciso di fondare questo campus?
Marco Trombetti ((((00:32:05))))- Ricolleghiamo al punto di partenza l'ufficio di Isa tristissimo. nell'Ufficio passi la maggior parte del tuo tempo. Creiamo un posto diverso. C'è tanta natura, tanto verde, accogliente come una casa che assomiglia più a un centro di ricerca che che a un ufficio.
Ok, quindi da una parte c'era il design architettonico che ci interessava creare questa condizione per per togliere la paura di fallimento delle persone e questo era l'ufficio di translated e noi eravamo totalmente soli a Roma. Cioè, non è che c'è un grande ecosistema tecnologico e lo abbiamo detto abbiamo capito come funziona il venture capital vogliamo. Non ha senso applicarla producevamo già a casa e quindi non non potevamo mettere altro capitale per farla crescere in quel momento più velocemente. Lo abbiamo detto aiutiamo gli altri quindi abbiamo iniziato con 5 milioni che abbiamo preso da translated e abbiamo fatto un fondo seed che investiva e ospitava anche nel campus per i primi sei mesi e abbiamo fatto 67 investimenti.
Inès Makula ((((00:33:03))))- E poi, se siete tra gli investitori invitati adesso ai Demo Days di Y Combinator che sappiamo tutti, è l'acceleratore di startup più conosciuto al mondo. Hai anche conosciuto Paul Graham, che è il fondatore di Y Combinator. Come sei entrato in questo circolo privilegiato di persone? Se ci puoi riportare all'inizio di questa di questa connessione a lui la verità.
Marco Trombetti ((((00:33:26)))) - È che è successa che nel 2014 credo sì più o meno c'era una persona bravissima che si chiama Michael Sable, che stava vendendo Twitch ad Amazon e mentre stava facendo la vendita lui ha deciso di prendersi un sabbatico e quindi scrive Sai, veniva a Roma e quindi si informa di chi ci fosse nell'ecosistema tech a Roma e ovviamente non c'era nessuno.Quindi ci ritroviamo dopo poco tempo. Ok quindi viene andiamo a cena e lui alla fine passa un po di tempo qui dove? Dove parla con i founder, li aiuta a sui progetti. E mentre stava firmando questo contratto di vendita di Twitch e. Ehm. E poi praticamente gli dico Ma scusa, aiutami a fare questo fondo che vorrei fare qui e lui mi dice Guarda, devo fare un'altra cosa, ora vedo se posso o no. Ti faccio sapere la settimana prossima e torno negli Stati Uniti. Torno negli Stati Uniti e lo fanno partner di Y Combinator. E poi anche se io di Combinator fino credo all'anno scorso in cui ora diciamo ha preso un altro ruolo general manager e quindi Michael che che era il CEO di Y combine mi aveva aiutato nella fase iniziale del fondo lui mi dice vieni in Italia vieni vieni da noi e facciamo i démodé insieme. Quindi io mi sono ritrovato invitato da Michael a entrare nella porta principale perché avevo portato a cena qui. Michael l'avevo accudito bene e lui aveva capito che qui stavamo facendo delle cose di valore in Europa che si poteva fare? E quindi mi ha detto senti, facciamo altri investimenti insieme anche su quei Combinator ora che sono lì e ne abbiamo fatti tanti, una ventina.
E poi Michael è stato anche un primissimo investitore su Translated.
Camilla Scassellati ((((00:35:18)))) - Con la storia della lettera a Paul Graham e poi anche con questa idea della fortuna a cui voglio tornare. È così che inizi il tuo saggio di cui abbiamo parlato Il nuovo principe che sì, il sottotitolo è Perché Come fare start up ce lo hai regalato? Quando ci siamo conosciute e ci ha appassionate, ci sono tantissime cose di cui vorremmo parlare, che scrivi nel saggio. Quindi intanto consigliamo a tutti di trovarlo, leggerlo, comprarlo. Perché se volete fare start up ci sono tanti tanti consigli utili, alcuni dei quali vorrei appunto di cui vorremmo discutere alcuni più filosofici alcuni più pratici quindi volevo iniziare con quelli filosofici appunto con la fortuna è uno dei tuoi primi capitoli parli proprio di fortuna parli di questo modello matematico su come si fa ad avere fortuna e come si può in realtà condizionare la fortuna. Quindi volevo chiederti perché ti fermi su questo concetto Secondo te Perché è importante per un imprenditore creare fortuna e tu ti senti fortunato? Ti senti di aver creato questa tua fortuna?
Marco Trombetti ((((00:36:17))))- Senti, provo a raccontarvela in maniera diversa da come l'ho scritta sul libro.
Tutto il business si basa sulla differenza che c'è fra la realtà e la percezione. Cioè noi come persone percepiamo delle cose, desideriamo delle cose e poi magari la realtà del mondo è un'altra. Questa differenza ti crea un sacco di opportunità di di business e c'è una pagina bellissima di Wikipedia che si chiama List of cognitive bias la lista dei bias cognitivi che fa un elenco enorme di di cose per cui noi umani non riusciamo a vedere la realtà esatta per quello che è, ma interpretiamo le cose a modo nostro e questa cosa ci crea degli svantaggi. O meglio, a chi capisce i bias cognitivi gli crea un vantaggio. Ok? E quello della fortuna, come vi dicevo, che la gente identifica intorno a te le persone fortunate in funzione degli outcome positivi. Cioè tu vedi qualcuno che tende ad avere avuto successo tre volte su quella cosa e quindi lui è fortunato. Quello che però nessuno vede sotto è il numero di tentativi che quella persona ha fatto per raggiungere quei tre risultati positivi. Allora, quello che ho scoperto, che è abbastanza ovvio, è che ho scoperto, diciamo, la probabilità di successo più o meno la stessa per tutti.
Marco Trombetti ((((00:37:34))))- Però ci sono persone che hanno la capacità di provare un numero incredibilmente superiore di volte quelle persone alla fine. Agli occhi di tutti noi sembrano persone fortunate che vedono di successo e quindi gli dico come se vuoi essere una persona fortunata, semplicemente provaci molto più degli altri. Quindi la vita, quando hai queste opportunità che ti sembrano un po troppo difficili, non guardarle mai per la difficoltà di quello che ti trovi davanti, ma guardale solo ed esclusivamente per l'abside che puoi ricevere se l'abside è alto e quindi per essere matematici, se la speranza matematica è positiva, è un gioco che ti dà normalmente ritorno di investimento. Lo devi fare sempre e più volte, credo. Invece noi siamo condizionati. Abbiamo questo bias nella versione loss con cui Kahneman ha preso il Nobel all'economia che ci dice che il nostro cervello invece quando vede le sfide intanto le valuta solo per la difficoltà della sfida mai per l'abside e e quindi noi percepiamo il gusto della vittoria tre volte più piccolo che la pena del fallimento. Devi avere un abside tre volte superiore per compensare la sofferenza della volta che hai perso.E questa cosa è chiaramente uno sbilanciamento che c'è natura umana. Essendo razionali possiamo, ci possiamo girare intorno e possiamo provare a evitarlo e quindi è difficile farlo, specialmente se l'abside è molto alto.
Camilla Scassellati ((((00:38:59))))- L'altro tema di cui parli, e di cui abbiamo già parlato in questa chiacchierata, è questo tema della felicità. Ora capiamo un po da dove viene. Nel senso dalla tua prima esperienza di quell'ufficio di Isabelle, voler creare un posto completamente diverso e più felice e. E ti senti di essere riuscito in questa tua missione di creare un po di felicità in quello che fate con Translated, con Pi Campus, che secondo te dovrebbe essere un obiettivo di tutte le startup?
Marco Trombetti ((((00:39:23))))- No, c'è tantissimo tantissimo da fare perché poi quello che tu puoi controllare come imprenditore è una piccola parte del dell'ecosistema del sistema di tutto quello che gira intorno e quindi tu devi surfare un po questo mondo in cui devi dare alle persone quello che vogliono. Parlo degli utenti dei clienti. Questo ti genera una ricchezza, poi la ricchezza ci puoi fare delle cose e quindi poi dobbiamo seguire l'andamento del mercato, quello che si può fare e nello stesso momento lo devi applicare.
Però certo abbiamo fatto tante cose E invece che creare ricchezza per poi distribuire magari abbiamo distribuito direttamente felicità invece che usare i soldi per comprare felicità. L'abbiamo fatto un esempio vi posso dare un po modo di ragionare strano che abbiamo. Però provo a razionalizzarlo e questo qui è che noi avevamo bisogno di un posto per fare off site. Ok, quindi non facevamo le Outside spesso post conferenze quindi ma le conferenze si faceva negli Stati Uniti quindi il costo di offset era alto perché dovevamo magari dieci di noi rimanevano una settimana dopo una conferenza in Stati Uniti. Allora noi ci serviva un posto per fare un site però come ragioniamo e questo qui abbiamo iniziato a dire ok quale sarebbe il posto ideale dove dove le persone vorrebbero passare più tempo e passiamo da lì a fare un sondaggio. Ok, e qui tutto il team dice che sarebbe bellissimo lavorare in un posto sul mare dove c'è il tramonto. Ok, questa era la cosa che andava più in alto nel ranking, quindi tu parti da lì e abbiamo iniziato ad identificare 18 posti Villa.
Marco Trombetti ((((00:41:06)))) - Il campus è fatto di ville e invece che prenderle qui, sempre a Roma, abbiamo inziato a vedere dove potevamo ottenere questo risultato. Abbiamo trovato all'Argentario, in Sardegna e a Capri ne abbiamo viste 18. Ok, e alla fine l'abbiamo trovata una perfetta all'Argentario che è diventata P7, cioè la 7.ª villa del campus che è fatta solo per l'outsider per la creatività. Andiamo lì ogni volta che dobbiamo fare i prodotti team tre, quattro, dieci persone anche. E stiamo lì due giorni, tre giorni, quello che serve. E poi ovviamente abbiamo detto ogni volta che non la stiamo utilizzando per lavoro. Tutti i dipendenti la possono prendere per portarci le famiglie in vacanza e quindi se non c'è nessuno che lavora Insomma l'abbiamo presa quattro anni fa praticamente quasi non c'è mai stato un giorno in cui è stata vuota. Ok questo cioè è inutile. Cioè nessuno di noi avrebbe avuto accesso a un posto così bello indipendentemente. Cioè io sarei milionario per farlo, capito? Se invece questo diventa un obiettivo comune della squadra tutti invece possono avere accesso a quel a quella cosa che vedono e quindi è un modo di ragionare un po diverso.
Ogni tanto questi shortcut ci funzionano bene. Trasferire direttamente infelicità, il lavoro ok, senza passare per la ricchezza, cioè senza che tu devi guadagnare soldi per poi cercarti di comprare una cosa che non riesci a comprarti da solo e quindi alcune volte sì funziona, alcune volte no, Però siamo felici di come sta andando.
Camilla Scassellati ((((00:42:38)))) - È un altro tema che che si che si percepisce poi che so che è la tua descrizione cioè tu ti descrivi un incurabile ottimista e c'è molto ottimismo nel modo in cui parli delle cose nel tuo saggio anche molto sulla speranza insomma sul guardare avanti. Secondo te quanto è importante essere un incurabile ottimista per fare impresa?
Marco Trombetti ((((00:42:58)))) - Secondo, meglio se gli ottimisti sono un po più rari e quindi sono da coltivare, non da solo non potrei far nulla. Cioè incurabile ottimista sarebbe un disastro. Quindi io mi circondo anche da incredibili pessimisti o iperrealisti se vuoi. Cioè Gianluca il mio primo socio, cioè lui, cioè poi più io facevo l'ottimista e più lui per controbilanciare doveva fare il pessimista il realista e quindi questo bilanciamento poi ti porta ad avere l'energia per superare gli ostacoli, però non fare cose stupide e quindi secondo me servono tutte e due, quindi serve coltivare un po gli ottimisti e circondarsi da realisti.
Camilla Scassellati ((((00:43:40)))) - Come ho detto, oltre a questi temi filosofici dai tantissimi consigli pratici nel saggio, quindi dico a tutti leggete il libro perché purtroppo stiamo parlando con Marco da troppo tempo e non riusciamo ad entrare nel merito di tutti però delle cose che ci hanno colpito e mi hanno colpito in particolare come parli di come presentare che come i nostri ascoltatori sanno è un po un'ossessione questo made it su cercare di aiutare a migliorare il modo in cui presentiamo le nostre idee di impresa e quindi lo lo spezzi in cinque punti e spieghi bene come descrivere ogni punto in particolare. Invito tutti a leggere come uno dovrebbe definire il mercato il tuo address market, perché troppo spesso lo vediamo anche noi fare nel modo sbagliato. E poi c'è un altro consiglio che dai che ora do anch'io dopo aver letto insomma lo dico di leggere il libro però anche di crescere quando uno cerca di vendere di non provare subito a vendere a la più grande Corporate che c'è che è il tuo nel tuo target market ma piuttosto vendi a piccole start up persone dove la decisione dove chi può prendere la decisione se usare il tuo servizio è molto più rapido che così potrai crescere e avere molti più clienti. Insomma, ci sono tantissimi consigli pratici. Non so se ce n'è uno che secondo te va discusso in questa chiacchierata, ma altrimenti li portiamo tutti a libro e come dico ci sono anche tante altre storie che racconti su come vedi l'impresa. Che sono affascinanti.
Marco Trombetti ((((00:44:55)))) - No, ma ce ne sono tanti. Però se vogliamo guardare uno per esempio sul presentare che è l'errore più comune e tu vedi che ognuno di noi è così fiero di quello che fa che parte a presentare dicendo cosa sta facendo. E quello è il modo sbagliato perché la persona che ti sta ascoltando non riesce, deve prima capire il contesto. Quindi invece si parte sempre dal problema. Tu parli dal pane del tuo utente a la persona empatizza verso quella persona e dopo di che tu spieghi la tua soluzione e più tempo hai passato a spiegare quanto è difficile, quanto è penosa quella situazione per il tuo utente, tanto più quello che racconterai ti farà sembrare un supereroe. E questa cosa qui. Stranamente invece succede sempre l'opposto tutti parlano di quello che stanno facendo e non creano la comprensione di che problema stanno, che stanno risolvendo.
Marco Trombetti ((((00:45:49)))) - Invece io direi 90% parlate del problema e poi basta una frase e più è breve e più è successo. Che cosa fate per risolverlo?
Camilla Scassellati ((((00:46:00)))) - E ti aiuta anche a creare empatia con l'ascoltatore, che è quello che diciamo troppo spesso, che troppo spesso i pitch vengono fatti come se fossero fatti in una stanza chiusa, senza mai testarli su un'altra persona. E se tu non stai ingaggiando la tua audience e lo faresti in qualsiasi altro tipo di presentazione o di discorso che fai. Praticamente le cose passano al di sopra della persona che ti sta ascoltando e molto spesso sono troppo tecniche e troppo dettagliate, Quindi insomma, tu lo lo spezzetta in nei modi molto in modo molto chiaro e pratico da poter seguire poi i tuoi consigli almeno soprattutto su questa parte della presentazione. Però poi vogliamo parlarti di altro passare perché ovviamente ci sono tanti aspetti da tua storia quindi l'ultima domanda che abbiamo per te.
Sì che tra l'altro quando abbiamo scoperto la tua storia l'abbiamo scoperta al l'Italian summit di plug and play e ci ci vorrebbe un podcast solo per parlare della storia che hai raccontato durante il tuo speech, lì dove praticamente siete partiti un anno, forse anche qualcosa di più con tua moglie per questa difficilissima regata oceanica che si chiama la Global race che che siete partiti un po con questa con questo obiettivo di capire meglio come funzionano gli esseri umani nell'epoca dell'avvento dell'intelligenza artificiale.
Inès Makula ((((00:47:19)))) - Poi però non credo che avete avuto tanto tempo per riflettere su quello ma più per Survive questa questa avventura. Ma se dovessi riassumere questa avventura in una grande lezione che hai imparato di vita che cosa che cosa diresti che è stata la cosa principale che hai imparato?
Marco Trombetti ((((00:47:39)))) - È stata un'esperienza meravigliosa partita che volevamo fare una cosa. Cioè noi lavoriamo l'intelligenza artificiale sul linguaggio, sulla traduzione eravamo arrivati a un punto non riusciamo a questa La traduzione è la cosa più difficile per le macchine da fare e non riuscivamo a fare progressi. Se non capiamo profondamente che cosa significa essere umani, perché noi sappiamo nel nostro cervello certi concetti in un certo modo di sentire ci estraiamo dal mondo e e facciamo la cosa più umana che c'è una regata persone contro la natura niente GPS, niente meteo. Completamente completamente staccati, senza la possibilità di avere un cellulare o di parlare con casa completamente isolati. Parte di idea folle per cercare di fare. E poi ovviamente questo non abbiamo fatto niente di questo perché è stata un'avventura incredibile. Amo sottostimato la difficoltà di questa cosa.
Marco Trombetti ((((00:48:33))))- Nella prima edizione erano morte tre persone come noi sei ottimisti ci passa in tra qui e lì e qui e quindi diventa una vera avventura e pensi a sopravvivere lì chi se ne frega diciamo dei del di tutto il resto e quindi si è trasformata in qualcosa che però è diventato anche il progetto di marketing più di successo di translated. Abbiamo firmato quasi quasi 50 milioni di contratti che sono derivati dalla visibilità e dalle relazioni che abbiamo stabilito facendo facendo questa questa impresa. E però alla fine stiamo vincendo eravamo felicissimi quando eravamo convinti di vincere. Abbiamo spaccato la barca è iniziata acqua, stiamo affondando ci siamo siamo riusciti a risistemare la barca per ripartire la 4.ª tappa. Siamo tornati in prima posizione la 4.ª tappa e abbiamo ridotto di nuovo. E quando non c'era più niente proprio da vincere, abbiamo trovato le energie per ripartire e finire la regata. E quello è stato un momento bellissimo. Perché stai facendo qualcosa? Perché la cosa giusta da fare, non perché c'è un premio, qualcosa. E alla fine quindi la cosa più importante che abbiamo imparato che abbiamo scritto in Humans sulla barca no e quindi abbiamo capito che bisogna credere negli umani sempre, perché se tu credi comunque trovi le forze per fare le cose.
Marco Trombetti ((((00:49:57))))- E alla fine, come quella volta con DoubleClick in cui abbiamo fatto il social network, alla fine non serviva allo scopo, però ci ha dato i soldi per fare translated. Come tutti gli sforzi che fai no e e ti sembrano inutili in quel momento lì, ma se continui poi funziona. Lì abbiamo capito che se credi negli umani, se credi in te stesso e se non molli mai, tutto è possibile.
Inès Makula ((((00:50:20)))) - Bellissimo. Invitiamo tra l'altro tutti ad andare a guardare il vostro profilo Instagram dove si vedono alcune foto. Poi Marco, spero che scriverai anche un libro su questo, magari esperienza e tutte le lezioni di vita che che hai imparato perché sono tante. Quindi grazie per aver condiviso questa con noi. Potremmo continuare a parlare per ore perché c'è tantissimo da raccontare ma siamo non possiamo rubarti troppo tempo siamo arrivati alla fine la nostra intervista e che concludiamo sempre con la nostra famosa ultima domanda. In che modo diresti che la tua italianità ti ha aiutato nel tuo percorso a o ad avere successo?
Marco Trombetti ((((00:50:53)))) - L'italianità, come qualsiasi altra forma di diversità, è l'asset più importante che ognuno di noi ha.
Il fatto che noi eravamo diversi dagli americani. Il fatto che noi la lingua la capiamo meglio degli americani perché la percepiamo perché la diversità linguistica che qui in Europa cioè l'essere italiani o in generale per chiunque nel mondo essere diversi dagli altri rappresenta sempre un'opportunità incredibile perché ti permette di avere un ruolo, di avere un tuo posizionamento e un modo semplice o quali gli altri possono capire come interagire con te, che cosa sei e il tuo contributo unico che puoi dare al gruppo, quindi sicuramente a noi aiutato tantissimo. Ma in generale secondo me la diversità aiuta, chiunque ci crede, ci investe e vuole e vuole utilizzarlo.
Camilla Scassellati ((((00:51:45))))- Grazie mille Marco. Di questa chiacchierata come abbiamo detto avremmo avremmo avuto molte più domande per te ma ci siamo soffermati su dei temi veramente interessanti sono anche. Sono anche bello aver parlato di anche la filosofia dietro il fare impresa e le cose che uno costruisce facendo impresa e tutte le altre cose a cui pensare. E a volte quando siamo chiusi nel nel nel nello diciamo nella nella corsa del il quotidiano ci perdiamo anche tempo per guardare agli obiettivi più grandi e perché siamo in questa perché siamo in questa corsa e cosa dovremmo riuscire a fare durante questa corsa Quindi grazie di averci anche un po aperto i nostri orizzonti. È stato veramente bello parlare con te. Spero di avere speriamo di avere altri altri momenti per per confrontarci e magari racconteremo meglio anche la Ocean Race e tutto il resto nella prossima chiacchierata.
Marco Trombetti ((((00:52:35)))) - Grazie a voi.
Inès Makula ((((00:52:39))))- Grazie mille di averci ascoltato. Mi raccomando non dimenticate di iscrivervi al nostro podcast ovunque ci ascoltiate per non perdere nessuna puntata. Se ci volete dare una mano a crescere, lasciateci cinque stelle su Spotify o scriveteci una recensione su Apple Podcast. Ci mettete davvero pochissimi secondi, ma è un prezioso aiuto per far scoprire il podcast a noi ascoltatori e continuate a condividere con tutte le persone che conoscete.
Camilla Scassellati ((((00:52:59)))) - Ci trovate su Instagram a MadeIT podcast o su LinkedIn, cercando MadeIT podcast dove condividiamo tanti contenuti esclusivi. Quindi andateci a seguire. Vogliamo ringraziare Mirko Mercantili, il nostro sound editor Mattia Cittadino, per il suo aiuto nella creazione dei contenuti social e GRS Entertainment per aver composto le nostre musiche così.