Andrea Carcano, Co-Funder di Nozomi Networks
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Oggi abbiamo l'onore di intervistare Andrea Carcano, il brillante co-fondatore di Nozomi Networks, un'azienda italiana di sicurezza informatica che non solo ha conquistato la Silicon Valley, ma ha ridefinito il panorama internazionale della cybersecurity.
Andrea ci porta nei suoi esordi, condividendo la sua incredibile storia iniziata con la curiosità per i computer che lo ha spinto ad assemblare il suo primo computer all’età di soli 14 anni e ad appassionarsi al tema della cybersecurity fino alla visione che lo ha portato ad abbandonare il suo lavoro in Eni e lanciarsi nel mondo imprenditoriale. In questa intervista Andrea ci racconterà dei sacrifici dei primi anni da founder, del primo cruciale test del prototipo con Enel, della ricerca del primo investitore e la determinante decisione di trasferirsi nella frenetica Silicon Valley.
Ogni capitolo del suo percorso è un'opportunità per imparare preziose lezioni. Scopriremo come la sua perseveranza, la capacità di superare le obiezioni e la fiducia nel proprio prodotto hanno trasformato Nozomi Networks in un pilastro nel panorama della sicurezza informatica. Che siate appassionati di tecnologia o aspiranti imprenditori, questa intervista promette di ispirare e fornire preziose lezioni che potrebbero plasmare il vostro percorso imprenditoriale. Pronti per un'immersione nella mente di un vero innovatore? Buon ascolto!
TRASCRIZIONE EPISODIO
Andrea Carcano (00:37.88)
Beh allora ci sarebbero tante cose che si possono dire. Direi che una cosa importante da menzionare è che io mi occupo di cybersecurity e quella è stata un po' una passione che mi sono portato dall'inizio. Sono sempre stato appassionato di computer, cybersecurity e quindi ecco questa è una sicuramente delle cose che contraddistinguono e poi rispetto alla famiglia da dove vengo la definirei una famiglia normale come tante dove ho dovuto un pochino costruirmi la possibilità di studiare attraverso delle borsa di studio ma sono comunque sempre stato supportato dalla famiglia
Inès Makula (01:26.996)
E quindi c'era quanto di questa passione fin da sempre per i computer e per cyber security, che ovviamente sono passioni che magari pochi ragazzi hanno, forse quello dei computer e cyber security un po' meno, a tal punto che da ragazzino hai anche costruito un computer pezzo per pezzo e hai iniziato a fare quello che si chiama white hacking, quindi entravi nei computer dei tuoi amici, facevi scherzi, un talento che avrei adorato avere sinceramente. Ma ti sei mai interrogato sul perché e da dove viene questa tua passione?
Andrea Carcano (01:49.88)
Assolutamente, sì.
Inès Makula (01:56.948)
C'è come è cominciato tutto.
Andrea Carcano (01:57.88)
Allora sì, sì, mi sono interrogato, come hai detto tu, c'è stato un momento in cui insomma volevo un computer, no? Come probabilmente tanti ragazzini della mia età, però avevo la curiosità, ho sempre avuto la curiosità di capire il perché delle cose. E quindi anche il computer quando c'è stata finalmente la possibilità, il mio desiderio è stato no, non andiamo in negozio e compriamo un computer, ma voglio comprarlo pezzo per pezzo e metterlo, no? e cosa che richiesta che i miei genitori non hanno capito, ma sono stato molto a testardo. E alla fine il patto è, se fai qualche... chiamiamolo casino, se si rompe qualcosa, peggio per te, resti senza computer. E quindi, nel totale, ho fatto la lista dei pezzi del computer e poi ricordo che spesso mi fermavo in edicola a leggere dei pezzi da diverse riviste, perché in realtà all'epoca non avevo nemmeno internet, no? Quindi era molto più difficile... acquisire knowledge e quindi insomma la cosa principale era attraverso riviste, attraverso libri e quindi credo di aver impiegato quattro mesi alla fine a finire quel computer perché ogni pezzo stavo lì a pensare ma sarà nel posto giusto oppure no e quindi questo è come dire un po' parte della storia e poi come dicevi tu c'è il tema del white hacking che ecco lì
Lì in realtà la motivazione è stata banalmente fare uno scherzo a un amico, messo insieme con la curiosità di sapere come funzionano le cose e la voglia di fare lo scherzo a un amico, stampare qualcosa di divertente con la sua stampante. Ecco da lì è nata un po' un po'
Inès Makula (03:34.644)
Aiuto, che paura, quindi hai stampato qualcosa dal tuo amico. Quindi si immaginava che le... che la sua... oh, Dio mio.
Andrea Carcano (03:38.904)
Assolutamente sì. In realtà posso anche raccontarvi che cosa avevamo stampato. Avremmo avuto 13-14 anni. La cosa divertente era che poi siccome io ero quello che sapeva di computer per gli amici, ricevo una chiamata sul telefono fisso da un amico dicendo ah un'ora fa la stampante ha stampato che ieri abbiamo bevuto una birra, se la mia mamma mi vede sarà un problema.
Inès Makula (04:11.284)
Pazzesco! Tutto questo, tutto ciò avviene negli anni novanta?
Andrea Carcano (04:13.944)
Avviene... beh sì, direi anni 90 assolutamente sì, quello era più o meno il periodo e se torno alla tua domanda iniziale sul perché, diciamo, sono stato motivato dal tema dei computer non lo so, è difficile dirlo, è una cosa su cui mi sono interrogato e secondo me la risposta che mi do è che ho un papà molto intraprendente, bravo a fare tutto tranne che i computer e quindi quello era il mio spazio per essere utile in famiglia, non lo so, però è difficile dirlo il prossimo anno, ma se guardo indietro secondo me quella è una delle ragioni.
Inès Makula (04:52.404)
sicuramente si crea un po' la tua... essere anche più bravo in qualcosa, a di tuo parere sicuramente è anche una grande soddisfazione. Però nonostante queste passioni che sicuramente dimostrano una grande intelligenza e intraprendenza, non eri proprio bravissimo a scuola, i professori ti hanno anche consigliato di andare in un liceo professionale perché tra virgolette non ce l'avresti fatta, non ce la facevi. Ti sei mai sentito incompreso o frustrato che le tue capacità non venissero riconosciute?
Andrea Carcano (05:21.688)
Allora, sì, la squadra è stata un percorso particolare, nel senso che molto bravo alle elementari. In realtà la finestra di tempo dove ho avuto questo suggerimento è stata quella delle medie. Oggi sarebbe facile dirti i professori non mi capivano, insomma, è sempre molto facile. Non lo so che cos’era, sicuramente le elementari sono andate molto bene e le medie ho fatto più fatica, navigavo sulla sufficienza, tanto che, come hai detto bene tu, alla fine della terza media il consiglio formativo dei professori era stato quello di intraprendere una scuola professionale, anche perché secondo loro non ero portato per studiare.
La decisione aiutata, supportata dai miei genitori, quella di scegliere una scuola che ne avrebbe permesso eventualmente di non fare l'università. E quindi di non fare l'università ma anche di fare un pochino di informatica perché c'era ragioneria con l'indirizzo informatico e quindi sembrava un po' la scuola giusta, no? Che subito non chiudeva le porte alla possibilità eventualmente di fare l'università. ma che dall'altra parte mi aiutava a inserirmi nel mondo del lavoro e qualora quella non sarebbe stata la mia strada. In realtà, poi dopo è stato l'opposto, no? Dei compagni che erano in classe con me alle medie molto più bravi di me, all'inizio la differenza è diminuita e poi ho iniziato a essere più bravo io di loro e poi in realtà è stato l'opposto. Ecco, mi è sempre piaciuto studiare, mi sono divertito. dall'università, superiore all'università e poi ho finito con fare un dottorato di ricerca.
Inès Makula (07:07.348)
Infatti, chiaramente poi hai capito che cosa ti piaceva studiare. Chiaramente poi non c'è una scuola, la scuola no, un certo tipo di scuola non va bene per tutti. Quindi è anche importante trovare poi la scuola che tira fuori il meglio, il meglio in te. E quindi all'università hai studiato informatica con un focus su cyber security. E come hai appena detto hai anche fatto un dottorato con una grossa borsa europea. E dopo il dottorato, come tanti dottorandi, si è trovato a un bivio rimanere. in una carriera accademica o magari entrare più in una corporate e andare a lavorare. E hai scelto di andare a lavorare da Eni in un team di cyber security, ma dopo tre anni hai capito che il modo di lavorare di una corporate non faceva per te. Cosa ti stava stretto di quel mondo e ci puoi raccontare di quel periodo?
Andrea Carcano (07:54.488)
Assolutamente, hai raccontato bene la storia. In Eni sono stati tre anni dove ho imparato moltissimo, è stato comunque assolutamente formativo, ho imparato un sacco di cose lì, poi mi sono servite nel costruire la mia azienda. Però c'erano diverse cose che fanno parte di lavorare, adesso non è Eni in particolare, ma fanno parte di lavorare in una big corporation.
Andrea Carcano (08:25.048)
trovi persone particolarmente motivate che hanno voglia di fare e magari trovi persone meno motivate che in una grossa corporation riescono a nascondersi un pochino da quel punto di vista lì e quindi quello non mi è mai piaciuto, poi per me non c'era un tema di orario, un po' anche facile dirsi perché non avevo famiglia, però c'era la voglia di fare delle cose.
ecco, c'era una parte dell'azienda che aspettava alle 4 e 17, che era il momento in cui bisognava uscire, ed era pronta lì a timbrare il cartellino per uscire, no? Ovviamente non tutta, ho conosciuto persone che sono state di ispirazione, che mi hanno insegnato molto e che anzi mi hanno supportato anche quando, come dire, sono andato da loro a dire, ho un'idea, facciamo. quando mi hanno detto non si può fare ho detto allora io vado. Lì sarebbe stato come dire facile arrabbiarsi perché comunque Eni in quel periodo era un'azienda, penso ancora, tuttora, che investe sui giovani, mi ha dato diverse possibilità e quindi chiaramente investe e vuole vedere il ritorno dell'investimento. In realtà io sono dopo che ha investito su di me sono diversi corsi di formazione eccetera ho detto no io voglio fare qualcosa di diverso. però sono stati bravi a supportarmi.
Camilla Scassellati Sforzolini (09:56.718)
E hai appena raccontato che mentre arriva a Eni hai avuto la tua idea. E all'inizio hai detto, lo faccio dentro Eni, provo a dirlo al mio capo, al mio team, che questo potrebbe essere la cosa che potremmo fare per i nostri sistemi. Ma effettivamente ti hanno detto no, in realtà non si può fare, perché a volte semplicemente nelle grandi corporate è complicato provare ad implementare nuove idee. Tu hai detto appunto, allora io vado.
Andrea Carcano (10:08.952)
Sì.
Camilla Scassellati Sforzolini (10:26.222)
ci riporti nella tua mente di quel momento? Cioè, come hai preso la decisione di allora io vado? Conosci altre persone che avevano fatto una cosa simile? Avevi amici imprenditori? Conoscevi, sapevi cosa vuole dire? Lanciare una startup, come ci ha raccontato i tuoi genitori non erano imprenditori, non era un mondo che magari in Italia era ancora così sviluppato, quindi come hai preso quella decisione? Che cosa pensavi di fare?
Andrea Carcano (10:54.52)
È difficile rispondere a quella domanda. In realtà prima di tutto non avevo nessuno, non conoscevo nessuno che era un imprenditore, non conoscevo nessuno che aveva aperto una startup se non aver letto le storie dei grandi, della Silicon Valley che ovviamente mi avevano ispirato, ma non conoscevo nessuno da quel punto di vista lì e come hai detto bene tu non era facile in quel contesto dove siamo cresciuti negli anni 90, no? Almeno, quantomeno nella mia famiglia c'era il concetto del lavoro a tempo indeterminato che io in Eni avevo, no? E che in qualche modo a un certo punto ho voluto, perché lo volevano tutti, e quindi mi sembrava una cosa giusta da volere, no? Però non mi è mai...non è che mi ha mai motivato particolarmente, no? Però ricordo un aneddoto di quando sono tornato a casa ho detto io voglio voglio licenziarmi, ho questa questa idea voglio dimettermi, voglio sviluppare questa cosa qua e ricordo che mia mamma mi ha guardato come dire ma come dopo tutto quello che abbiamo fatto per aiutarti a studiare e butti via tutto così lascia andare un posto così importante in questo modo. Ma in realtà c'era la motivazione che è una combinazione tra una cosa che avevo studiato per molto tempo, avevo studiato nel dettaglio appunto attraverso il dottorato e poi l'avevo vissuta sul campo, quindi nel dottorato avevo provato a trovare una soluzione teorica ai potenziali attacchi verso infrastrutture critiche e dall'altra parte Eni mi aveva dato la possibilità di vivere quel tipo di infrastruttura, quindi avevo viaggiato in Tunisia, Congo, Nigeria. insomma in posti dove Eni a aveva diverse installazioni e lì quando ero lì per due settimane in un posto magari anche non troppo bello perché c'era un problema ho iniziato a pensare ma se avessi il prototipo che ho sviluppato durante il dottorato sarebbe più facile risolvere questi problemi e quindi è stato mettere insieme di fatto credo che poi il leitmotiv di tutta la prima parte ma ma direi anche della seconda parte della mia carriera è sempre stato seguire la mia passione
Andrea Carcano (13:14.744)
mi sono trovato lì perché alla fine non sono mai sceso a compromessi, ho sempre seguito quello che mi piaceva fare pensando che poi il resto sarebbe arrivato e lì seguendo la mia passione, prima ho studiato un topic e poi mi sono ritrovato a vivere il problema e lì poi è stato tra virgolette facile di dire, beh, vedo il problema, ho la soluzione perché non ci provo con tanta incoscienza, perché oggi racconto sempre se avessi saputo tutto quello che so adesso, probabilmente non l'avrei fatto nel senso che con gli strumenti che avevo in quel momento era molto difficile pensare che saremmo riusciti a costruire l'azienda che oggi è Nozomi.
Camilla Scassellati Sforzolini (13:57.678)
perché effettivamente non avevate appunto non avevi oltre aver forse ascoltato le storie dei grandi in Silicon Valley non avevi esperienza in startup non avevate ora racconteremo tutta la storia ma non avevate finanziamenti non avevate nessuna esperienza nel nel fundraise ovviamente stavate cercando di lanciare un un servizio che va a toccare infrastrutture critiche di un sistema informatico di grandi aziende, quindi molto difficile da testare, quindi effettivamente con l'incoscienza forse ti sei solo fatto prendere dall'idea, ma non hai in realtà pensato a quanto ti è stato l'incontro mentale.
Andrea Carcano (14:36.984)
Assolutamente no! Sì, esattamente così. Quando ho avuto l'idea ho iniziato a pensare chi poteva darmi una mano a sviluppare l'idea. Da lì Moreno, l'altro founder dell'azienda, che era uno degli sviluppatori più bravi che avevo conosciuto durante l'università, eravamo anche amici. Da lì siamo partiti, ma come hai detto bene, con un sacco di incoscienza perché non avevamo investitori, non conoscevamo nessuno. nel mondo degli investimenti, non conoscevamo nessuno che aveva fatto una startup ed era riuscito a raccogliere soldi in maniera successful, c'era la convinzione di poter risolvere un problema che vedevamo esserci ma non vedevamo una soluzione, quindi quella è stata sempre la grande motivazione e infatti poi l'azienda è partita lavorando, avevo un'azienda cheho messo via qualcosa e quindi io ho messo 10.000 euro e l'altro funder ha messo 10.000 euro, totale di capitale sociale dell'azienda 20.000 e questo è quello con cui siamo partiti.
Camilla Scassellati Sforzolini (15:44.846)
E devo dire per fortuna che queste storie iniziano così, perché non c'è altro modo di andare a cambiare le cose che farlo con incoscienza senza sapere di quello che ti aspetta, sennò tutti mollerebbero prima ancora di partire. E parlando un po' di questi inizi, come hai detto, tu e Moreno, avete iniziato a lavorare insieme all'idea, ma tu avevi mollato direttamente il lavoro, quindi a tempo pieno lui lavorava ancora nei primi mesi in cui costruirete il prototipo, quindi. la sera e il weekend e ci avete messo più o meno otto mesi a lanciare o preparare il primo prototipo di questa appunto idea che avevi per questo servizio. Ci sono dei consigli su come costruire un prototipo che ti sarebbe piaciuto avere prima di iniziare a farlo e che ti senti di condividere anche basato semplicemente sulla tua storia e la tua esperienza.
Andrea Carcano (16:40.248)
Allora lì in realtà forse il consiglio principale che oggi darei a chiunque comincia con un'avventura di questo tipo è di non scendere a compromessi, nel senso che noi abbiamo fin dal giorno 1 abbiamo pensato questo sarà un prodotto che vendiamo a centinaia di clienti in tutto il mondo provato a dire facciamo un pezzettino piccolo e poi vediamo. Ne eravamo convinti e abbiamo subito puntato sulla cosa come se quello sarebbe stato il prodotto che avrebbero comprato centinaia di clienti e che oggi è il prodotto che comprano centinaia di clienti. Perché è il consiglio che do? Perché è molto facile nell'informatica scendere a compromessi e per provare, insomma, per far vedere che qualcosa funziona, sviluppare in modo cheap e poi in realtà dopo questo lo paghi dopo, lo paghi dopo perché fai fatica a scalare, fai fatica poi a rendere il prodotto robusto e invece insieme a Moreno, fin dall'inizio siamo stati convinti, non c'erano mezzi termini lo facciamo e questo sarà il prodotto che tutti comprano, l'abbiamo fatto fin dall'inizio facendo degli investimenti, quindi secondo me si poteva fare in meno tempo la primissima versione del prodotto ovviamente c'era una base di ricerca
infatti in università durante il mio dottorato, ma poi il prodotto l'abbiamo riscritto poi da zero, c'era un prototipo, ma poi noi abbiamo fatto il primo prodotto lavorando da zero, quindi il consiglio che mi sento di dare a tutti è di crederci, perché quando inizi a prendere i compromessi significa che non ci stai credendo, no? E allora inizi a fare un trade-off, no? E ma se non funziona, allora poi... ma nel momento in cui fai un trade-off stai togliendo energia all'opzione A. strada e invece secondo me bisogna in quei frangenti lì è più importante che in altri fare un all-in, quindi puntare tutto sul fatto che funziona e funzionerà benissimo.
Camilla Scassellati Sforzolini (18:45.966)
E c'è sempre un po' quella, immagino quel dibattito tra il metodo e l'in startup, quindi fai un MVP veloce, sporco, testalo presto, cambiano tutto il tempo e lavora appunto per fare il prodotto migliore possibile per poter essere pronto. E' un prodotto che hai scritto tu di codice dal giorno zero senza usare senza usare vendors e persone fuori dall'azienda o fuori da te il tuo co-founder all'inizio. Quindi immagino che nell'informatica però questo non sia esattamente, sia un pochino più complicato come dilemma perché ovviamente è difficile fare una cosa di protezione di infrastrutture critiche nella cyber security male e veloce, non è come fare Airbnb con due materassi su un sito per esempio.
Andrea Carcano (19:39.672)
si.
Camilla Scassellati Sforzolini (19:41.006)
Come pensa questo dilemma anche magari nei founder che conosci adesso?
Andrea Carcano (19:45.208)
Noi in realtà, hai detto benissimo, in realtà noi abbiamo fatto proprio così e adesso dico una cosa che sembrerà strana ma la spiego le due cose vanno assolutamente di pari passo. Noi, The Lean Startup è uno dei book che ci ha ispirato e ancora oggi l'intera azienda sviluppa in modo agile. Il fatto che fail fast non vuol dire sviluppare cheap, vuol dire affrontare i problemi difficili subito, vuol dire capire se c'è una possibilità di affrontarli, vuol dire...magari nel ciclo di sviluppo fare delle cose che inizialmente sono veloci, ma con delle scelte che in realtà poi ti lasciano la possibilità di gestire quello che hai fatto. Noi abbiamo portato avanti assolutamente di pari passo le due cose, ovviamente per il tipo di prodotto che volevamo fare, il fail fast.
Andrea Carcano (20:43.448)
ha richiesto un pochino di tempo perché i requisiti minimi che è un'azienda grossa per proteggere una delle proprie infrastrutture critiche, perché noi quello che facciamo da Taki Hacker, vuole prima di provare un prodotto così, richiede un certo tipo di feature di lavoro. Ma nello sviluppo di tutti i giorni, nello sviluppo delle feature di tutti i giorni, il fail fast e l'in startup è sempre stato il mantra, quindi abbiamo affrontato le cose difficili subito. abbiamo implementato velocemente con dei cicli corti e quindi implementando dei test automatici un esempio poi che questo andrà, sarà come dire più utile per chi sviluppa ma una cosa che è un abc per chi sviluppa la parte dei test automatici e chi sviluppa sa bene che quando sviluppi hai sempre la tentazione di dire il test lo faccio dopo no perché perché hai fatto la cosa che funziona e sviluppo spendere lo stesso tempo per sviluppare il test tutti dei test a contorno che automaticamente testano quello che è sviluppato all'inizio sembra una perdita di tempo, faccio la feature 2, faccio la cosa successiva. In realtà per esempio quello è un compromesso che non abbiamo mai accettato, oggi il codice dei nostri test automatici che ci piace chiamare Jarvis, un gergo, riferimento ad Iron Man per chi li piace nei film della Marvel, era il robot che parla sempre con Iron Man, è l'intelligenza artificiale. ma in realtà, ecco questo per dire, abbiamo la parte in testa automatica è grande quanto il nostro prodotto, che da una parte se uno dice, beh, quindi hai perso la metà del tempo a creare dei test che testano quello che tu veramente vendi, beh, non so se è la metà del tempo, ma sicuramente è un investimento importante, ma chi paga, e questo è il mio punto, paga e quindi si può fare dell'in-start-up approach, fail-fast ma dall'altra parte fare delle scelte che sanno in un girando.
Camilla Scassellati Sforzolini (22:42.67)
E tornando un po' nella tua vita, in questo periodo di prototipazione, ovviamente con i 20.000 euro investiti nel capitale sociale, pochi soldi raccolti da business angel a un certo punto, ma ci dirai tu quando, come ti mantenevi? Perché comunque avevi lasciato il tuo lavoro, immagino che lo avessi tantissimo da parte, quindi come era la tua vita in quel periodo?
Andrea Carcano (23:06.52)
Sì, è così. Lavoravo quando facevo l'università per mantenermi parte degli studi e quindi quando poi siamo partiti, c'era un pochino di capitale che non era entrato in azienda, ma poi c'era... Ecco, è finito in fretta. Io vivevo a Milano, un appartamento in condivisione con altri due ragazzi.ma abbastanza in fretta, quello non è stato più possibile perché non avevo abbastanza soldi per pagare l'affitto e quindi lì ho avuto la fortuna che l'ufficio era già a casa dei miei genitori, quindi fin dall'inizio questo era l'ufficio per mesi e abbiamo lavorato a casa dei miei genitori, tanto che banalmente Moreno aveva le chiavi, il codice dell'allarme perché lui poi era mattiniero, iniziava presto, quindi...entrava liberamente e poi andava di sopra in mansarda dove avevamo una stanza dove sviluppiamo. A volte arrivava che io stavo ancora dormendo perché ero un po' meno mattiniero di lui. Però molto presto il tema è diventato difficile perché, l'abbiamo detto poco, ma appunto quello che noi facciamo è proteggere infrastrutture critiche. aeroporti, centrali elettriche, tutto quello che si è attaccato da un hacker può creare un problema nella vita di tutti i giorni. Un sistema idrico dell'acqua, no? Immaginiamo cosa succede se un hacker cambia il processo di costruzione di un farmaco, invece di mettere un grammo di un certo prodotto ne vengono messi due, no? Di un principio attivo, cambia completamente, no? Quindi il danno può essere enorme. Noi questo è quello che facciamo, abbiamo brevettato un prodotto che protegge questo tipo di infrastrutture e lo dico semplicemente perché poi i nostri clienti non sono clienti che non erano l'utilizzatore di tutti i giorni, era difficile trovare qualcuno che volesse installare il prodotto, ergo hai detto bene, ci abbiamo messo un po' a sviluppare il prodotto e ci abbiamo messo un po' a trovare qualcuno che lo volesse testare. Quindi per tornare alla tua domanda i soldi sono finiti a un certo punto e quindi io sono tornato a vivere a casa dei miei che insomma sono...
Andrea Carcano (25:25.336)
mi hanno supportato su questa cosa qua e non è stato facile perché dopo essere sono vestito in Olando, ho vissuto in Germania, poi vivo a Milano, tornare a casa a casa dei genitori è sempre bello ma dall'altra parte difficile no dopo dopo tanto che sei fuori casa e quindi loro mi hanno supportato ma ecco siamo arrivati al punto che se degli amici uscivano a cena io gli chiedevo facciamo che mi dite dove andate e io vi raggiungo per il caffè. Stavo sempre con gli amici ma almeno evitiamo di dover pagare la cena. Nello stesso momento Moreno entrambi ci aveva messo a fare della consulenza che era un po' borderline rispetto a qual era la mission dell'azienda perché avevamo bisogno di tirare su dei soldi ed era difficile trovare degli investitori.
Inès Makula (26:22.42)
Ci piace sempre fare questa domanda proprio perché tanti ragazzi si pongono questa domanda, ovviamente è un grande limite, soprattutto se non ci sono dietro magari dato genitori che ti finanziano il progetto, ti finanziano questa nuova vita, quindi si devono fare tanti sacrifici e quindi grazie per averci raccontato un po' i tuoi sacrifici per lanciare Nozomi. Adesso cyber security penso sia il settore, dopo magari l'intelligenza artificiale ma più hot del momento, tutti sappiamo. che il danni che possono fare gli Acre abbiamo visto aziende farsi ricattare. Quindi ovviamente adesso la cybersecurity è un tema molto attuale. Però all'inizio quando siete partiti avete fatto fatica a trovare dei fondi disposti ad investire e avete ricevuto anche tante obiezioni molto scoraggianti. Ci puoi raccontare quali sono state e come le avete affrontate?
Andrea Carcano (27:11.8)
Sì, assolutamente. All'inizio quando ci siamo messi a cercare del capitale abbiamo incontrato tante persone. A oggi non cercavamo molti soldi per quello che è il contesto delle startup oggi, però abbiamo ricevuto tanti no e abbiamo ricevuto anche dei no magari da persone che sono in gamba e tuttora nel business delle start-up, hanno fatto investimenti successful, ma il loro feedback quando ci hanno incontrato è stato, avete mai visto un'azienda tecnologica che fa B2B come lo facciamo noi partire dall'Italia sul tema cyber? Se posto in un altro settore sarei disposto ad ascoltarti, ma così no. Ovviamente quando incontri persone che hanno un certo track record e che hanno dimostrato comunque di saper fare degli investimenti buoni anche all'epoca, dieci anni fa, quando comunque il movimento delle startup era completamente diverso da oggi. Oggi ci sono molte più possibilità, però quando ricevi feedback di quel tipo lì ovviamente torni a casa e quando sei nel letto che dormi dici forse avevano ragione, però la nostra forza è stata quella di dire no. e di andare su quello dopo, però ne abbiamo fatte decine di incontri di questo tipo fino che abbiamo trovato finalmente prima un business angels e poi un investitore che ha creduto in noi.
Inès Makula (28:45.044)
Questa fase è proprio molto scoraggiante quando senti persone che magari ammiri o di fondi grossi, che ti dicono no a tutte le cose che non possono funzionare. Quindi la perseveranza è sempre un tratto caratteriale che ci piace sempre enfatizzare sul podcast, che per tutte le persone che hanno successo lo devono, hanno affrontato no, tutti.
Andrea Carcano (29:01.464)
Perseveranza!
Andrea Carcano (29:07.128)
Certo. E aggiungerei a quello che hai detto, perseveranza e anche il mio consiglio in questo caso qui è di focalizzarsi su quello che si conosce, nel senso che identificato il problema, identificata la soluzione, tornare sempre lì, no? Se si vede il problema e c'è la soluzione secondo me quello deve essere la base, no? Che poi ti porta ad andare avanti perché poi come ogni cosa nella vita c'è chi poi...vede la soluzione e chi non la vede, ma è giusto che sia così, perché se fosse una soluzione ovvia, la vedrebbero tutti e allora l'idea non sarebbe innovativa. By Design, nel tempo, anche quando poi abbiamo iniziato a avere track record e abbiamo fatto diversi round di investimento, abbiamo raccolto oltre 150 milioni da quando è stata fondata Nozomi, ogni volta sono più di 9 milioni di sì. Ma basta un solo sì? E se ci sono 50 no? niente. Basta un solo sì e quello ti aiuta ad andare allo step successivo.
Inès Makula (30:11.284)
Questa è, dobbiamo ricordarcelo sempre, basta un solo sì, veramente è importante quando per tenersi un po' motivato quando si ricevono tanti no. L'altra grande sfida che avete affrontato è stata a trovare un'azienda che fosse disposta a testare il vostro prodotto perché andava a toccare dei sistemi comunque informatici critici molto importanti. Come avete fatto a convincere la prima azienda? Come avete gestito anche la pressione legata a questo primo task? Ovviamente non stiamo parlando con i sacchi di Airbnb con due materassi in casa, ma di una cosa super, cioè che si fa il sbagliato e anche ha delle ripercussioni enormi.
Andrea Carcano (30:49.24)
Allora, da una parte con la stessa incoscienza non c'era tanta pressione sulla cosa. C'era la difficoltà nel trovare l'azienda, ma l'incoscienza che saremmo andati lì gli avevamo fatto vedere che il prodotto funzionava benissimo. Anche lì no, sono stati molti, anche se i tecnici... C'era sempre quella cosa che vedevamo che quando parlavamo con le persone tecniche in qualche modo...vedevano l'approccio come un approccio interessante, e quindi quello ci dava energia. Però poi quando arrivavi alla domanda, quanto fatturate, dove è il vostro ufficio, quanti dipendenti avete, erano tutte domande che non funzionavano bene. L'ufficio è a casa dei miei genitori, siamo in due, fatturiamo a zero. E erano tutte domande che non funzionavano bene, soprattutto quando appunto parliamo con aziende portate in borsa, e quello era il nostro prototipo di cliente.
Inès Makula (31:26.452)
Ehm, zero!
Inès Makula (31:42.772)
Avete mentito? Avete fatto un po' di fake it till you make it? O come avete fatto, quindi?
Andrea Carcano (31:47.544)
ma fino a un certo punto in realtà perché poi ecco il massimo che si poteva dire bah abbiamo alcuni test, alcune stanno provando ma non si poteva tanto mentire perché la domanda successiva era se avete un cliente posso parlare posso fare una call dove mi dicono come sta andando il prodotto quindi in realtà non si poteva tanto spostarci, proviamo a glissare sulla domanda di dove era l'ufficio oppure semplicemente dicevamo il luogo senza dire che effettivamente che si trattava
Inès Makula (32:14.74)
Esatto, l'indirizzo di casa.
Andrea Carcano (32:16.696)
della casa dei miei genitori. Ecco però alla fine è importante vendere la parte bella, però poi è anche importante dire le cose come stanno. Quindi era un bilancio delle due. E siamo andati avanti con diversi no fino a che abbiamo incontrato, a quel punto, ecco giusto per dare un po' di contesto, noi a quel punto avevamo trovato il business angel che ci aveva aiutato, Paolo Bosani che già aveva investito...cifra non molto alta ma alta per allora, diciamo poco più di 100 mila euro, eravamo in quella fase lì però sempre in due forse con quell'investimento avevamo assunto la prima persona quindi eravamo in tre e abbiamo fatto la presentazione a tante grosse aziende italiane fino che abbiamo incontrato Enel, quindi per arrivare alla tua domanda abbiamo incontrato Enel oggi se si va su Google e si digita Enel, dipende dalla classifica, viene considerata la numero 1, numero 2, numero 3, azienda energetica al mondo, quindi comunque l'azienda è molto grossa e lì abbiamo trovato delle persone curiose e con la voglia di prendersi anche il rischio di provare la tecnologia. Oggi parte di quelle persone non sono più in Enel ma partendo dall'amministratore delegato Starace che era in Enel, il gruppo
Ernesto Ciorra o il gruppo IT che è ancora lì, che crede in noi e poi la parte di generazione con Federico Bellio, Pugni, ecc. Just a slow, per citare alcune persone che a noi hanno aiutato molto, hanno visto che c'era un'idea interessante e ci hanno dato la possibilità di fare un test. In particolare ci hanno detto, noi abbiamo una cosa che stiamo cercando di risolvere, se voi fate la metà delle cose che dite di saper fare. allora il prodotto ci interessa, allora ci aiuterà a risolvere questo problema e così ci hanno dato una possibilità. Quindi è stato organizzato un test di due giorni, noi ci siamo presi una stanza in un bed and breakfast, stanza singola che abbiamo condiviso dove siamo stati lì e dove poi siamo andati dal cliente a fare il primo test.
Andrea Carcano (34:38.232)
La cosa divertente è che quando abbiamo fatto il primo test abbiamo attaccato al nostro prodotto e non è andato subito perfetto, anzi c'è stato un malfunzionamento, lì era uno dei punti di telecontrollo che monitora l'intera generazione elettrica del nord Italia e appena abbiamo attaccato al nostro prodotto si è persa visibilità di tutta la generazione elettrica del nord Italia.
Inès Makula (35:01.236)
Lo dico io!
Andrea Carcano (35:05.88)
Quindi la generazione c'era, però il monitoraggio non c'era più, la visibilità è tornata e siamo stati convinti che non era colpa nostra, non aveva mai avuto impossibile, per come fatta la tecnologia non può essere colpa nostra, quindi abbiamo riattaccato ed è tornato giù tutto. C'è stato un po' poi per sistemare tutto, sono sono andati diversi allarmi, eccetera eccetera, e lì sarebbe stato facilissimo darci un calcio nel sedere di tornatevene a casa. Quello è stato uno dei momenti chiave, no? In realtà...lì ci siamo calmati, abbiamo fatto alcuni ragionamenti e col cliente, che insomma il cliente è stato, ha detto sì, secondo me il problema è quello lì, se voi pensate di tornare a casa e risolverlo domani mattina rifacciamo un altro tester. Quindi noi siamo tornati nella nostra stanzetta, abbiamo sviluppato tutta la notte, direi che abbiamo compilato la versione del codice, l'ultima versione verso le 6 del mattino, doccia, colazione, alle 9 eravamo di nuovo...
In Enel abbiamo installato il prodotto, è andato tutto bene e di fatto tempo 2 o e Enel aveva la visibilità di un problema che grosse aziende ancora non erano riuscite a risolvere. Noi gli avevamo dato, non avevamo risolto il problema ma l'avevamo individuato, che era il primo passo per risolvere quel problema lì e quindi siamo andati via da quel test lì con loro che hanno detto il prodotto lo lasciate qua, adesso lo discutiamo sul primo contratto. Per noi lì è un po' cambiato tutto, è stato uno dei sliding doors della nostra avventura perché eravamo sì un'azienda senza un ufficio, di tre persone senza un soldo, ma con una referenza importante perché è una delle cose che sarò sempre riconoscente a Enel, che è la filosofia che Enel ha sempre avuto non solo con noi ma con altre startup. Enel aveva questa filosofia di innovare attraverso le startup e quindi è sempre stata disponibile a essere una referenza pubblica e privata.
Il cliente numero due, la storia era sempre uguale sulle domande quanto fate di revenue, quanti siete, eccetera eccetera, ma la domanda avete un cliente, sì ce l'abbiamo Enel e se volete lo potete chiamare. E questo ha permesso che arrivassero il cliente due, cliente tre e così via.
Inès Makula (37:12.532) Certo cambia.
Inès (37:16.308)
In realtà ti serve quel primo cliente trophy client, il tuo cliente con un big name che possa proprio convincere gli altri. E poi questa cosa che hai detto è incredibile di Enel, comunque si, vi potevano cacciare in quel momento e dire basta ai ragazzi non funziona. E vi è andata questa seconda opportunità, ma soprattutto vedere quanto è importante che le corporate per l'ecosistema, per l'innovazione, quanto è importante che le corporate investono e diano una chance ai giovani.
Andrea Carcano (37:22.52)
Assolutamente.
Inès Scassellati Sforzolini (37:42.644)
di provare che possono innovare, che possono risolvere un problema. E questo Enel sicuramente è un'azienda molto lungimirante, molto diversa, ma poche aziende italiane fanno questo e molte più aziende magari americane danno una chance agli startupper utilizzare i loro prodotti e dei loro servizi e questo serve sempre di più. Quindi spero sia di ispirazione a tutte le persone che ci ascoltano in corporate. E quindi come dito tu, ha cambiato tutto. Ha cambiato tutto e da lì avete cominciato a crescere.
Andrea Carcano (37:44.632)
Assolutamente.
Inès (38:12.564)
senza fermarmi, c'è stato proprio un momento in cui avete...
Andrea Carcano (38:15.416)
Abbiamo cominciato a crescere e poi è stato chiave trovare il primo investitore vero, che non fosse un business angel. Anche lì abbiamo ricevuto tantissimi no e lì in realtà abbiamo ricevuto un paio di sì, avevamo qualche possibilità di prendere altro investimento, all'epoca cercavamo un milione di dollari e abbiamo trovato plan b che è tutt'ora uno dei maggiori investitori dentro Nozomi che ha primo creduto in noi, perché non era facile credere in Plumb non era facile per Plumb credere in Nozomi e la seconda cosa è quello che ci è sempre piaciuto di Plumb è che loro si sono presentati dicendo noi abbiamo delle connessioni con la Sid Con Valle e noi fin dalla primissima presentazione che ogni tanto quest'anno facciamo 10 anni da quando è stata fondata Nozomi e racconteremo all'azienda che oggi di oltre 300 persone, faremo vedere la primissima deck che abbiamo fatto, che oggi quando lo vedo dico mamma mia, però lo faremo vedere, in realtà lì c'era già una slide, tra l'altro un italiano che diceva noi fa 5 anni andremo nella Silicon Valley, non sapevamo niente, se non aver letto la storia di Apple e di qualche altra azienda, però il sogno era già quello lì e Plan Ben portava sul tavolo e quindi questo poi mi porta un grandissimo consiglio che...
Come dire, imparo ogni round che facciamo l'investimento dell'azienda. Se è una buona idea, i soldi si trovano, ma è importante trovare soldi di qualità. Quindi l'Ipland, inoltre a darci un milione di dollari, portava delle collezioni con la sedia con valle, che hanno fatto la differenza, perché poi è stato il pezzo che ci ha permesso di essere qua oggi. Io oggi sono collegato da San Francisco, dove l'azienda ha sede, abbiamo comunque
Andrea Carcano (40:09.368)
però ecco l'ercurso è San Francisco e il primo investitore è stato chiave nell'arrivare al quale in city con Balli
Camilla Scassellati Sforzolini (40:18.926)
Infatti c'è il modo in cui ha funzionato, se non sbaglio, è che Planven appunto ha creduto in voi e poi è stato Planen che vi ha fatto conoscere altri fondi importantissimi della Silicon Valley che poi hanno seguito nel round, li nomino perché sono veramente dei super fondi Lux e Ggv Capital che vi hanno invitati a andare a San Francisco. a convincerli che appunto questa idea era valida su quale investire e che appunto era valido investire su due italiani che fino ad allora erano tra Barriere e Milano e che si sarebbero trasferiti in Silicon Valley per offrire il loro prodotto diciamo comunque in una in uno spazio dove c'è tanta competizione. Come sono andati quei meeting? Appunto hai detto che lo avevi già messo nel deck, ma avevi veramente contemplato l'idea che vi sarete trasferiti a San Francisco e che sarebbe cambiato tutto.
Andrea Carcano (41:10.264)
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
Camilla Scassellati Sforzolini (41:14.734)
insomma, in che cosa era il problema?
Andrea Carcano (41:15.544)
No, quello assolutamente no, era una di quelle cose incoscienti, messe lì, no, quando si sogna, senza poi capire veramente che cosa, come poi arrivare a quel sogno, no? Però ecco, l'obiettivo era quello lì, come hai detto tu, abbiamo scelto Plum tra le possibilità che avevamo per le sue connessioni in Silicon Valley, tra l'altro, solo per concludere il capitolo di Enoch, c'è un episodio interessante, una delle persone che aveva fatto il test. quando noi abbiamo incontrato Planen, li abbiamo raccontato che noi lavoriamo con Enel e sembra anche strano, un'azienda così piccola che aveva già un contratto importante con una realtà come Enel. Ricordo che io stavo andando da un cliente e ricevo una chiamata di una delle persone di Enel che mi dice che mi deve spiegare perché io lavoro in Enel da vent'anni e a me nessuno mi ha mai considerato, anche se ero un responsabile, ma non ho mai parlato con il CEO in vent'anni, adesso ho una mail della... assistente del COD, che mi chiede di avere un meeting e di preparare una relazione in particolare su Nozomi. Quindi quello è stato divertente perché lui non se l'aspettava. Lui ha detto adesso Andrea sto per perdere il lavoro, ma io non sapevo cosa rispondere, ma poi ho connesso i puntini.
Camilla (42:26.03)
E aveva paura che lo zio stesse per dire che stiamo usando questo servizio.
Andrea Carcano (42:42.008)
Ovviamente Plummer è un fondo ben connesso e nel momento in cui ne abbiamo detto così ha fatto una verifica, la verifica l'ha fatta chiamando l'amministratore delegato di Enel il CEO e chiedendo lì è vero che lavorate con Nozomi? E lui ha detto chi? E quindi ovviamente ha fatto scendere la catena finché è arrivato a chi veramente lavorava con Nozomi, in realtà poi ha dato visibilità sia alle persone di Enel che ha prodotto una referenza positiva che ha fatto sì che Plummer investisse. Per tornare alla tua domanda invece sui meeting e come sono andati, Partito da una connessione che Plumbing aveva con la Silicon Valley è partita con una telefonata di 15 minuti, di cui 5 minuti di pitch dell'azienda, 10 minuti di question and answer, così recitava la mail del meeting che era stato preparato. Quindi noi abbiamo dovuto raccontare l'idea, i sogni, quello che volevamo fare in 5 minuti, e poi ci sono stati 10 minuti di domande che poi sono diventati 20 minuti. e da lì una follow up email di GGB Capital che diceva facciamo il secondo meeting, il secondo è diventato il terzo, il quarto fino a che, come hai detto bene, ci hanno invitati ad andare in Silicon Valley quindi noi siamo venuti qui in Silicon Valley e abbiamo fatto un meeting di persona e abbiamo iniziato a, come dire, a incontrare anche altri fondi, no? a quel punto. Abbiamo iniziato ad avere qualche altra connessione, a incontrare altri fondi. ma nessuno si è proposto di investire, fino a che GGB Capital ufficialmente non ci ha dato quello che in gergo viene definito un Tornshid, quindi diciamo delle condizioni di investimento, quindi ufficialmente era disposto ad investire. Alla fine una delle cose che ho imparato della Silicon Valley è che è un mondo che magari oggi è un pochino meno rispetto al passato, ma è uno dei posti dove qui dalla maggior parte degli investimenti... nel mondo occidentale sulle nuove tecnologie. Qui ci sono tantissimi soldi, sono tantissimi investitori, ma alla fine si conoscono tutti. E quindi nel momento in cui noi abbiamo ricevuto il Turn Shed da Plan Ben, l'attitudine di altri investitori è cambiata e quindi per noi quello è diventato uno versus scribe round, che di fatto vuol dire che avevamo più soldi di quelli che volevamo raccogliere. Anche lì poi abbiamo avuto il lusso di scegliere.
Andrea Carcano (45:04.664)
quali investitori prendere in quel round.
Camilla Scassellati Sforzolini (45:08.462)
e il round è diventato un round a 6 milioni quando prese tutte le persone. Come pensi che siete riusciti a raggiungere questo traguardo? Ripeto, non per sminuire, comunque eravate due italiani senza tanta esperienza, ancora anche in quel momento con qualche cliente importante nel vostro portfolio, ma esperienza limitata, zero exposure alla Silicon Valley, comunque siete riusciti veramente a convincere.
Andrea Carcano (45:11.544)
Corretto, sì.
Camilla Scassellati Sforzolini (45:37.646)
nel vostro settore due degli investitori più importanti che ci siano. Quindi come pensi che ci siete riusciti e a cosa devono pensare pensando a lezioni founder italiani che vogliono provare a raccogliere fondi da capitali da scusa. A cosa devono pensare i founder italiani che vogliono provare a raccogliere capitali da fondi americani?
Andrea Carcano (45:56.344)
Sì.
Andrea Carcano (46:00.504)
Allora, la prima cosa che ricordo di quel periodo lì e che penso che sia stata una delle cose principali è che noi non ci siamo sentiti da meno rispetto a nessuno che poteva essere lì in Silicon Valley, non ci sentivamo, tre virgolette, privilegiati a essere lì, quindi noi siamo andati convinti che stavamo offrendo un'opportunità a chi voleva investire in Nozomi. Ci credavamo a tal punto perché vedevamo che clienti grossi a quel punto c'era molto grossi che non possiamo citare perché appunto lavoriamo in un settore dove la referenza pubblica è sempre... ecco spesso i clienti preferiscono non dire la loro strategia di difesa però erano già clienti molto grossi, quotati in diversi verticali importanti dall'energia al manufacturing al farmaceutico e quindi noi siamo andati trasferendo il feeling, oggi Glenn è un amico e te lo direbbe anche lui, trasferendo il feeling che stavamo offrendo un'opportunità, allora non era viceversa. Eravamo assolutamente convinti che chi avesse investito in un zone sarebbe stato fortunato, ovviamente con tanta incoscienza, perché poi non sapevamo cosa voleva dire scalare un'azienda, non sapevamo cosa sarebbe, un conto era avere 5 clienti, un conto era gestire nei 150. non avevamo nemmeno idea di cosa avremmo poi dovuto fare per fare quello, però c'era la convinzione di avere una cosa che funzionava e secondo me quello è il messaggio che poi è passato lì. Perdonami, una cosa importante però c'è da dire, oltre alla motivazione, la convinzione eccetera, oggi sarebbe diverso credo per una startup che viene dall'Italia perché è stato un po' sdoganato l'investimento al di fuori della Silicon Valley. Come hai detto tu, stavamo a Varese, ho studiato lì, sono cresciuto lì, quindi stavamo lì, ma la condizione al closing per ricevere i soldi di GGB Capital e Lux era che l'azienda fosse trasferita negli Stati Uniti e che almeno uno dei founder si trasferiva nella Silicon Valley. Questa era una condizione al closing del round, quindi è vero che c'era tanta motivazione, ma poi, come abbiamo fatto per convincere di loro, volevano avere la certezza che eravamo disposti come dire a fare uno lean.
Andrea Carcano (48:20.024)
e quindi a lasciare quello che era un posto che conoscevamo e spostarci in Silicon Valley. E così ho fatto.
Camilla Scassellati Sforzolini (48:28.046)
Devo dire che anche avrei più esperienza di me, ma è una condizione che viene data ancora adesso che almeno il founder si sposti in Silicon Valley, che la sede dell'azienda venga spostata negli Stati Uniti. Quindi è comunque qualcosa che ancora viene richiesto da alcuni fondi.
Andrea Carcano (48:45.88)
se direi che la maggior parte delle volte come dici tu assolutamente si viene come dici tu camilla viene richiesta e quello che ha portato un po' il covid è che ecco ti faccio un esempio no? GV Capital aveva una policy molto stringente sul fatto che non investiva su azienda di fuori degli Stati Uniti e poi di fatto le voleva lì vicino e quindi in Silicon Valley oggi è assolutamente sdoganato da dove si trovano negli Stati Uniti d'America, ma quella policy è stata cancellata perché magari su 100 investimenti qualcuno l'hanno fatto anche su aziende che hanno mantenuto l'headquarter al di fuori degli Stati Uniti, quindi sicuramente c'è un trend che va in quella direzione, rimane però importante essere qui.
Camilla Scassellati Sforzolini (49:35.438)
Lo dico perché, effettivamente, bisogna essere pronti a volte anche a fare l'Olin e quindi sapere che questo potrebbe essere il risultato del fundraising da fondi del genere. Quindi tu lo hai fatto, ti sei trasferito a San Francisco, ti sei trasferito da solo con Moreno e non mi ricordo questa parte, e che shift mentale hai dovuto fare per adattarti alla cultura delle startup in Silicon Valley? Cioè, è cambiato tutto per voi, per quello che stavate facendo.
Andrea Carcano (50:04.472)
Sì, è cambiato molto e è cambiato moltissimo. Allora, Moreno mi sono trasferito solo io, Moreno no. Infatti continuiamo ad avere un RD importante in Europa, un centro di ricerca e sviluppo importante in Europa. E secondo me quella è stata una scelta vincente. Oggi siamo definiti magari una dual company, no? Nel senso che sviluppiamo la maggior parte comunque al di fuori degli Stati Uniti. Con ingegneri italiani, di fatto.
e quindi mi sono trasferito solo io e quindi questa è un po' la prima parte. Poi rispetto alla cultura, lì è stato un cambiamento importante perché io sono arrivato con una mentalità di guadagno di un dollaro investito di un dollaro e ecco adesso forse la dico un pochino spiccia, non era esattamente così però...
l'aggressività e la velocità con cui la Silicon Valley pretendeva che spenderemo i soldi che ci avevano dato era qualcosa che ha richiesto un cambio mentale completamente perché il piano che poi abbiamo abbiamo costruito per convincerli a investire era un piano che non prevedeva assolutamente di essere a breakeven, era un piano che prevedeva di spendere i soldi e poi dopo avremmo trovato una soluzione.
Questa cosa qui, io la definisco con la cultura un po' più europea, un po' più conservatrice, è difficile perché tu dici sì, ma io fra due anni ho finito i soldi e se i costi non coprano le entrate cosa faccio? Mentre in realtà quello che fai è fai un altro round e non smetti mai di crescere perché se hai un prodotto che funziona devi occupare più velocemente possibile delle porzioni di mercato per poi diventare leader perché alla fine è difficile, soprattutto nel campo tecnologico.
tutti si ricordano la numero uno, la numero due, massimo la numero tre, ma poco altro. Alla fine è importante, è importante, ecco, velocemente diventare uno dei leader di quello che fai altrimenti poi sei nessuno e nel momento in cui sei nessuno non hai più l'attraction per crescere alla giocosità che devi. E lì per me ha richiesto un cambio culturale spaventoso perché all'inizio facevo fatica ad accettare questa cosa, no? Dicevo, beh, ma e poi?
Andrea Carcano (52:25.976)
Quindi cambiare quello status mentale è stato fondamentale.
Inès Makula (52:30.42)
Sì, c'è questo go big or go home anche, no? Quindi si devi fare un altro round, ovviamente, però devi poi provare che sei cresciuto abbastanza e in Italia magari non ci sono abbastanza start up che falliscono proprio perché non c'è questo all in, no? C'è questo, teniamo magari un po', non esageriamo però però non fai mai quella scalata. Esatto, se non va bene può durare, può durare. Alla fine dura, dura, però non fa questo salto, questa scalata che ti serve per diventare poi numero uno, due o tre nel mondo, nel settore in cui sei. A livello di crescita della start up?
Andrea Carcano (52:45.816)
così se non va bene eccetera no
Inès (53:00.212)
Quali sono alcuni dei milestones che avete raggiunto arrivati negli US che dimostrano veramente quanto velocemente siete cresciuti?
Andrea Carcano (53:07.8)
Allora, secondo me è una milestone che si può condividere, sono il numero dei employees, oggi siamo oltre 300, abbiamo clienti in tutto il mondo, abbiamo un ufficio a Dubai, un ufficio a Sydney, che sono uffici che hanno anche la parte tecnica, diversi uffici commerciali più o meno in tutto il mondo, abbiamo raccolto oltre 150 milioni, quindi secondo me questo è un altro traguardo che fa vedere. ufficialmente non facciamo il disclosure di quelle che sono le revenue dell'azienda, ecco è stato fatto un'ipotesi su quello che potrebbe essere la valutazione dell'azienda, ma in realtà ecco è una cosa di cui non facciamo disclosure, però alcune delle nozioni che ti ho detto, ecco, dando un pochino il contesto di quello che abbiamo fatto, dopo quel round line abbiamo fatti altri tre, quindi altri tre round di investimento. e oggi abbiamo oltre 600 clienti in tutto il mondo, i nostri clienti sono direi per il 95% tutte aziende quotate in borsa.
Inès Makula (54:16.148)
quindi enormi, non sono 600 piccoli clienti, uno può pensare che queste vostre tipi di aziende non ti servono milioni di clienti, ma ti servono dei clienti giganteschi che hanno dei budget enormi da mettere su. E sognate di portare un nozomi in borsa nel futuro prossimo?
Andrea Carcano (54:19.448)
Esatto, sono molto...
Andrea Carcano (54:28.76)
esatto
Andrea Carcano (54:35.48)
Be' quello è il sogno, arrivare in borsa è il sogno, non abbiamo mai fatto questo perché c'era una motivazione a valle di soldi, se ci fosse stata quella avremmo già venduto un nozomi, abbiamo avuto la possibilità di vendere l'azienda tante volte, ma non abbiamo mai accettato perché il sogno è quello di continuare a costruire una realtà dove le persone sono contente di starci e di lavorarci. Quella è una cosa che sulla cultura continuiamo a spendere tantissimo. In termini di energie, su tutto. Io ho sempre fatto sport di squadra e una delle cose che ho imparato è che a volte anche se hai la squadra più forte, guardando giocatore per giocatore, se non sei una squadra unita, alla fine non vinci. Le volte che ho vinto non era la volta in cui eravamo la squadra più forte sulla carta, ma era la volta in cui eravamo la squadra...migliore insieme. Sono convinto che questa cosa si applica anche a un'azienda. Il sogno è quello di vedere Nozomi come un posto dove le persone sono contente di stare e che continua a crescere. L'obiettivo è un giorno essere ascoltati in borsa e diventare un'azienda pubblica molto grande. Quello rimane il sogno. Poi vedremo.
Inès Makula (55:55.796)
e ripensando un po' il tuo percorso fino ad ora, quali sono secondo te le lezioni più preziose che hai imparato e che magari ti senti di condividere.
Andrea Carcano (56:04.28)
Allora, qualcuno l'abbiamo condivisa in questa chiacchierata. L'altra cosa che mi sento di dire è che in realtà è una filosofia di vita che io applico in tutto quello che faccio, è quello di divertirsi sempre in tutte queste cose che ho raccontato, magari anche qualche sacchierpiggio che è stato fatto. Io porto un bel ricordo di tutto e alla fine ci siamo sempre divertiti, anche quando il primo ufficio non avevamo neanche una scrivania e mangiavamo una pizza sul pavimento. sono comunque ci siamo divertiti no e alla fine secondo me ovviamente possono essere visti come dei sacrifici e fare dei sacrifici importanti ma se manca la parte di divertimento anche se poi uno investe dieci anni e poi quell'azienda diventa un successo dal mio punto di vista la cosa più preziosa che abbiamo è il tempo e non vale la pena farlo se poi non ti diverte durante il percorso e divertendoti durante il percorso tutto diventa più facile no diventa meno meno difficile meno stressante quindi un po' anche non prendersi troppo sul serio e continuare a guardare il lato che ti piace della cosa continuando a spingere un po' il mantra che mi sento di dire anche rispetto a start up dove oggi ho investito, dove oggi provo ad aiutare magari i ragazzi più giovani di me ecco questo è un consiglio che mi sento sempre di dare, no? perché è fondamentale
Inès Makula (57:22.324)
Sì, poi è un consiglio importante perché poi è anche una delle cose che ti tiene motivato, no? Quando le cose non girano magari come vuoi tu o magari hai passato tanto tempo, sicuramente se ti stai divertendo, se ami quello che fai, sei pronto a dare quell'extra push che magari gli altri non daranno. Siamo arrivati alla fine della nostra intervista, che concludiamo sempre con la stessa domanda, quindi ti volevamo chiedere in che modo la tua italianità ha contribuito al tuo successo.
Andrea Carcano (57:30.36)
Assolutamente.
Andrea Carcano (57:51.864)
Secondo me ha contribuito tantissimo perché oggi guardo anche delle aziende che hanno delle ruote in Silicon Valley, sono nate e cresciute con la cultura che c'è qui in Silicon Valley e vedo benefici ma anche contro. Mi piace pensare che quello che noi abbiamo portato e quello che abbiamo fatto anche nel corso del tempo innovando, anche con dei prodotti nel corso degli anni che erano come dire, percepiti dal mercato come degli azzardi. competitor ce l'hanno, nel senso che sono diventati degli standard, un po' con la creatività e quella voglia di crederci e soprattutto di non prendere anche un po' la voglia di divertirsi in quello che si fa, sono secondo me peculiarità che a volte non trovo nelle startup qui e che secondo me poi sono già degli indicatori di un potenziale fallimento. Ora non dico che l'unica ricetta sia quello, però dico che sicuramente questa è una delle ricette vincenti e credo che questo sia dovuto tanto al fatto della nostra italianità. Poi ci tengo a ricordare, noi oggi siamo riconosciuti come una delle aziende come la numero uno in quello che facciamo, no? E il prodotto lo facciamo con ingegneri italiani, non lo facciamo... Oggi il team è un po' più multinazionale, perché ovviamente traiamo anche i talenti al di fuori dall'Italia, ma la maggior parte del team rimane un team di italiani, no? Quindi...i nostri competitor sono americani, vengono da università blasonate, eccetera, ma facciamo un prodotto che è considerato il migliore con ingegneri italiani, quindi assolutamente l'italianità è stata fondamentale in non-zone.
Inès Makula (59:30.996)
Questa cosa è bellissima, è bello vedere che avete il team, il team che alla fine è uno dei più importanti, soprattutto in una tecnologia come la vostra, che sia un team tutto italiano. Possiamo fare i cyber security, quindi anche noi possiamo essere un paese che gioca in questo nuovo mondo tech e soprattutto come ci tu, magari devi partire in America, magari come la tua storia, non come ci tu, ma come la tua storia, dove una parte del team deve partire in America, ma ci sarà comunque una parte del team in Italia e la ricerca in Italia, quindi questo è un po' il best, è un po' il modo in cui si deve fare azienda adesso se si vuole conquistare il mondo e quindi ti auguro.
Andrea Carcano (59:59.992)
Assolutamente
Camilla Scassellati Sforzolini (01:00:08.078)
Ho una bella risposta con la famosa domanda che ti hanno fatto, hai mai visto un'azienda di Cyber Security partire dall'Italia? Adesso possiamo altri dopo di te.
Andrea Carcano (01:00:17.336)
Assolutamente, l'abbiamo vista!
Inès Makula (01:00:19.316)
Possiamo dire che è un case study, quindi se fate cyber security potete metterlo adesso anche nei vostri slides. Nozomi è partita dall'Italia. No, insomma, in bocca e lupo con tutto e poi ti auguriamo quindi di quotarsi in borsa e realizzare questo sogno. E tra l'altro faccio un po' di promo a Camilla se avrete bisogno di comunicazione. Camilla fa proprio questo nella vita, quindi comunica per quotazione in borsa in grandi momenti.
Andrea Carcano (01:00:37.848)
Ne avremo assolutamente bisogno, quindi no grazie è stato un piacere fare questa chiacchierata con voi.