Borja Aznar, Managing Director Plug & Play Italia
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In questo primo episodio della serie vi presentiamo Plug & Play.
Per chi non conoscesse, Plug and Play è la più grande piattaforma di Open Innovation al mondo. Da un lato mette in contatto le startup con le grandi aziende, dall'altro investe e facilita gli investimenti per aiutare le startup a crescere.
Lanciata nel 2006 e co-fondata da Saeed Amidi nel leggendario Lucky Building della Silicon Valley, dove Google, PayPal e Dropbox hanno mosso i primi passi, Plug and Play è oggi presente in oltre 50 città del mondo. È una piattaforma di innovazione leader con più di 550 partner aziendali, oltre 68.000 startup nel suo database proprietario e un valore di investimento totale di oltre 12 miliardi di dollari in aziende come Dropbox, PayPal, N26 e Hippo.
Alla guida di Plug & Play Italia c’è Borja Aznar, Managing Director anche della Svizzera con oltre 18 anni di esperienza internazionale nello sviluppo del business e nell'alta direzione. Prima di entrare in Plug & Play, ha ricoperto il ruolo di VP Global Operations presso Igenomix (acquisita da Vitrolife AB per 1,25 miliardi di euro).
TAKE AWAYS
La missione di Plug and Play (00:01:11) Descrizione della missione di Plug and Play e la sua storia.
Differenze di Plug and Play (00:04:09) Le differenze di Plug and Play rispetto ad altri fondi di venture e acceleratori.
La presenza di Plug and Play in Italia (00:05:04) Motivazioni di Plug and Play per stabilire una presenza in Italia.
Settori di focus di Plug and Play in Italia (00:06:05) I settori di interesse di Plug and Play in Italia.
Punti di forza dell'ecosistema delle startup in Italia (00:07:01) I punti di forza dell'ecosistema delle startup in Italia.
Sfide e aree di crescita per l'ecosistema italiano (00:07:48) Le sfide e le aree di crescita per l'ecosistema italiano, inclusi l'ambiente regolatorio e la cultura del rischio.
Requisiti per gli investimenti di Plug and Play (00:09:01) I requisiti chiave per gli investimenti di Plug and Play e i fondatori che cercano.
Obiettivi futuri di Plug and Play in Italia (00:09:48) Gli obiettivi futuri di Plug and Play in Italia per i prossimi cinque-dieci anni.
Miglioramento dell'ecosistema italiano (00:11:24) Le lezioni apprese dall'ecosistema delle startup spagnolo e come potrebbero essere applicate in Italia.
Mentalità internazionale nelle startup italiane (00:13:31) Discussione sulla mentalità internazionale nelle startup italiane rispetto a quelle spagnole.
Supporto post-investimento di Plug and Play (00:14:18) Il supporto fornito da Plug and Play alle startup dopo l'investimento.
Il supporto alle startup (00:14:40) Supporto finanziario e di consulenza per le startup, matchmaking e mentorship.
L'evoluzione del panorama delle startup (00:15:29) Discussione sull'evoluzione del panorama delle startup nel corso degli anni e l'importanza della selezione degli investitori.
L'innovazione in Italia (00:16:16) L'evoluzione del panorama delle startup in Italia, l'importanza della cultura e dell'innovazione.
Tendenze future per le startup (00:17:22) Focus sulle tendenze emergenti nel settore delle startup, con un'attenzione particolare alla sostenibilità, alle tecnologie civili e alla trasformazione digitale.
Supporto alle imprese da parte di Plug and Play (00:18:41) Descrizione dei servizi offerti da Plug and Play alle imprese per favorire l'innovazione e il matching con le startup.
Processo di selezione e contatto (00:20:19) Modalità di contatto e processo di selezione per le startup interessate a collaborare con Plug and Play.
Ringraziamenti e invito alla partecipazione (00:21:42) Ringraziamenti e invito a partecipare attivamente al mondo delle startup e delle imprese in Italia.
TRASCRIZIONE EPISODIO
Inès Makula (00:00:02) - Per l'episodio di oggi. Siamo arrivati in Thailandia per parlare con Francesca Gargano, co-founder di Amici. Amity è una startup tech lanciata nel 2020 che in soli quattro anni ha raccolto 30 milioni di dollari a più di 100 dipendenti e uffici a Bangkok, Milano, Londra e San Francisco. Oggi raggiunge più di 20 milioni di utenti al mese e offre funzionalità social pronte all'uso che possono essere facilmente integrate a qualsiasi app o sito web. Harley Davidson, Pernod Ricard e il World Economic Forum sono alcune delle aziende che si affidano alla tecnologia di amici per crescere community di clienti senza dover ricorrere a budget enormi, grandi team di ingegneri e anni di sviluppo. Cerchiamo sempre di scoprire.
Camilla Scassellati (00:00:40) - La spinta interiore che porta i nostri ospiti a fondare e crescere una startup di successo. E nel caso di Francesca la spinta sembra essere una forte voglia di esplorare e forse di mettersi alla prova in posti o situazioni diverse da quella a cui si è abituati. Francesca, infatti cresce a Perugia che lascia per studiare giurisprudenza a Milano ed è dopo il suo primo viaggio di volontariato in Brasile che scoprirà la sua vera passione viaggiare.
Camilla Scassellati (00:01:08) - Questo la porterà in giro per il mondo fino a quando, in un modo davvero sorprendente e con la mano del caso. E infatti non farò assolutamente spoiler. Conosce cosa c'era vano? Founder già noto nel mondo delle startup, Poco dopo Francesca decide di prendere la folle scelta di lasciare il suo lavoro corporate e di trasferirsi in Thailandia per lanciarsi in un progetto di startup con Cora Wood. Da quel progetto, grazie ad un pivot strategico, nel 2020 nasce Amity. Quello che ci ha colpite della storia di Francesca, oltre ovviamente alle strategie usate per crescere Amity, è la perseveranza con cui Francesca ha scelto di seguire il suo istinto e di cogliere con positività ciò che la vita e il caso le hanno presentato. Ascoltiamo la sua storia.
Camilla Scassellati (00:02:16) - Francesca, se ripensi alla tua famiglia, al posto dove sei cresciuta e al lavoro che facevano i tuoi, insomma tutte quelle caratteristiche della nostra vita relazione che un po ci definiscono in qualche senso. Secondo te quali sono appunto questi elementi che ti definiscono, che comunque hanno definito colorato il tuo percorso e ci aiuterebbero a capire la persona che sei adesso? Beh, innanzitutto grazie per la domanda, ma la mia risposta istintiva è che sono cresciuta veramente circondata da tantissimo amore, quindi sono cresciuta con due genitori che mi hanno sempre supportata e in generale con questa certezza.
Francesca Gargaglia (00:03:05) - Che avrei un pochino potuto essere quello che volevo. Mi hanno sempre comunque incoraggiata a sognare in grande, a pensare che nella vita avrei potuto inseguire tutti i miei sogni e questo secondo me ho capito solo molti anni dopo. Comunque diventando adulta e confrontandomi con tante esperienze della vita che è una ricchezza incredibile. Quindi secondo me questa un pochino spavalda aria che ti è data dal sapere che puoi contare sul supporto dei tuoi genitori e delle persone care è la cosa più forse preziosa che sento di ricordare nel mio percorso.
Camilla Scassellati (00:03:39) - Invece raccontaci un po anche So che sei cresciuto a Perugia, quindi che tipo di vita facevi a Perugia? Cosa facevano i tuoi genitori lavorativamente? Il loro lavoro, le loro personalità in qualche modo ti hanno spinta in una direzione piuttosto che un'altra?
Francesca Gargaglia (00:03:54) - Guarda vita di provincia, vita, vita di provincia tranquilla. Mio papà è perugino, dirigente di Confcommercio, quindi è nato e cresciuto nella stessa città, mentre mia mamma è calabrese. Quindi si è trasferita a Perugia appena compiuti 18 anni per studiare medicina, quindi chiaramente arrivando da un paesino piccolissimo della Calabria. Per lei Perugia comunque era era lontanissima. Ogni tanto scherziamo sul fatto che all'epoca comunque le sue 14 ore di pullman per raggiungere Perugia da dove è nata erano sembrava ancora più lontano delle mie 10 ore d'aereo per andare da Roma a Bangkok perché sembrava veramente un altro mondo. Perché mia mamma è medico e secondo me ho preso molto da questa passione di mia mamma di esplorare cose nuove e di andare un pochino oltre la realtà diciamo da cui veniva, in cui era nata. Questo mi ha anche spinta un pochino a seguire il suo esempio, quindi a voler andare fuori all'università, a voler esplorare di più e sempre ad immaginarmi comunque in posti nuovi, diversi da quello in cui ero cresciuta.
Francesca Gargaglia (00:05:03) - Mi piace molto.
Camilla Scassellati (00:05:04) - Questa anche interpretazione di rimarginare la distanza a secondo di là insomma la generazione la tecnologia che avevano anche i nostri genitori. Ovvio che adesso sembra che i nostri genitori abbiano forse a volte vissuto in piccolo se non sono andati fuori o non hanno fatto tutte le cose che noi abbiamo l'opportunità di fare ma la realtà è che anche perché sono molto più facili da fare no come dicevi trasferirsi da un paesino in Calabria, a Perugia è un mondo diverso e quando ti trasferisci le comunicazioni finiscono con la tua famiglia, con la tua realtà, Quindi in un certo senso è radicale. Nello stesso modo, appunto, anche tu vivi dall'altra parte del mondo rispetto a casa tua adesso. Quindi mi piace molto questo parallelismo. Facciamo un piccolo spoiler, ma parleremo molto di viaggi e di quanto i viaggi abbiano avuto un impatto sul tuo percorso in questa chiacchierata. Ma crescendo hai avuto questo esempio di tua mamma. Ma come famiglia viaggiava te? Era una cosa che sognavi, che pensavi già da piccola o nasce poi con i tuoi primi viaggi all'università?
Francesca Gargaglia (00:06:06) - Allora ti dico sì, abbiamo viaggiato principalmente in Italia e in Europa, quindi non mi ricordo di tanti viaggi intercontinentali.
Francesca Gargaglia (00:06:16) - Però una cosa che mi ricordo in modo molto forte è comunque questo elemento di grande curiosità con cui sono stata cresciuta. Quindi siamo sempre stati diciamo una famiglia che amava esplorare, fare gite fuori porta le esperienze della domenica andare in musei. Mia mamma e mio papà hanno sempre tenuto molto al fatto che la casa fosse piena di libri. Ho sempre letto tantissimo, sono sempre stata appassionata di storie, quindi penso che in generale tutta questa curiosità che che mi è stato un po concesso di avere e anche di di seguire, abbia alimentato tantissimo il mio desiderio di viaggiare perché comunque viaggiare proprio secondo me è l'espressione più pura e più grande della curiosità nello scoprire cose nuove quindi non non so veramente ricondurla ad una singola cosa ma so che da quando ricordo ho voluto viaggiare quindi c'è sempre stato questo desiderio di sì voglio andare in posti che non so immaginare.
Camilla Scassellati (00:07:13) - E infatti ho appena finito il liceo da Perugia, te ne sei subito andata da casa e immagino che era una cosa che volevi. E se andate a Milano a studiare come è stato questo cambiamento per te.
Francesca Gargaglia (00:07:23) - All'epoca è sembrato gigantesco. Diciamo queste quattro. E mezza di treno sembravano proprio l'accesso ad una nuova dimensione, un modo di concepire la vita. È stata un'avventura molto bella, ma in generale tutta l'esperienza universitaria. Quindi per la prima volta ritrovarsi ad interfacciarmi con persone che venivano da tante parti diverse non solo di Italia ma anche di mondo perché la cosa bella della Bocconi, che è molto internazionale come università, quindi ha conosciuto subito tante persone diverse e da lì forse si è alimentata. Se vuoi ancora di più questo desiderio di andare anche oltre, no? L'ho sempre percepito come un punto di partenza e un trampolino Comunque per andare ancora più lontano.
Camilla Scassellati (00:08:06) - Infatti, parleremo di viaggi, di tutte le esperienze che hai fatto l'Università, grazie a cose che hai fatto sei riuscita ad andare in un primo viaggio in Brasile in cui hai fatto un progetto di volontariato e racconti che questo viaggio un po quello che ha cambiato il tuo percorso e quello che ha dato nuovo vita al tuo percorso, alle tue ambizioni. Ci puoi raccontare in particolare cosa hai capito durante quel viaggio? Cioè in che modo è stata una realizzazione? Lo hai capito sul momento o lo capisci adesso, riguardando indietro il tuo percorso?
Francesca Gargaglia (00:08:35) - Guarda, difficile rispondere in modo completo.
Francesca Gargaglia (00:08:39) - Sicuramente è stata un'esperienza che mi ha cambiato la vita. È stata la prima volta che mi sono ritrovata su un volo intercontinentale da sola. Non mi era mai capitato di essere in aereo da sola, con un biglietto comunque di sola andata, sapendo che c'era un ritorno, ma non sapendo esattamente quando sarebbe stato per andare proprio incontro a qualcosa di completamente sconosciuto e nuovo. E questa secondo me è una sensazione molto forte, che ha un effetto molto polarizzante nelle persone, nel senso c'è chi la ama e chi la odia e sono due punti di vista assolutamente entrambi rispettabili. Però io mi ricordo di averla amata tantissimo questo proprio brivido dell'ignoto, del dire non so che cosa accadrà. Poi sono atterrata in Brasile che era un paese che nel mio, nei miei sogni desideravo tantissimo scoprire. Non so perché, ma comunque c'era qualcosa di esotico che mi affascinava tantissimo. Sono atterrata in Brasile e comunque ero come volontaria in questa associazione all'interno di un gruppo che era composto da 6 o 7 studenti internazionali che venivano da paesi diversi e quindi ritrovarmi a far parte di questo nucleo di persone super variegato, con background diversi, con culture diverse, mi ha proprio fatto capire che adoravo il concetto di quello che potrei definire cultural crush l'andare a scontrarmi con culture molto diverse dalla mia, che non conoscevo ma che avevo desiderio di scoprire.
Francesca Gargaglia (00:10:07) - Ho deciso di fare un pochino di questa passione un progetto di vita. Quindi diciamo, il modo in cui questa esperienza mi ha cambiato è proprio decidere che questo elemento doveva essere una delle colonne portanti fondamentalmente delle mie scelte future. Non sapevo ancora come, ma sapevo che ci sarebbe dovuto essere.
Camilla Scassellati (00:10:26) - Una cosa che mi porto dietro da quello che hai detto e anche il fatto che ormai banalizziamo molto il viaggiare anche se per tre mesi o andare lontani a vivere perché è una cosa molto più comune come dicevamo sempre sull'esempio di tua mamma. Però in realtà queste esperienze sono molto impattanti e io posso identificare esattamente il sentimento che ho all'aeroporto quando sto per salire su quel volo, che magari so che sarà un cambiamento rispetto a quello a cui sono abituato, che è perché mi sto trasferendo in una nuova città o perché appunto, farò un'esperienza estiva in un posto nuovo dove sarò da sola. C'è anche questa idea di essere un po da sola o comunque fuori della tua comfort zone. Secondo me stiamo banalizzando molto e in realtà sono cose che sono molto impattanti a livello personale e che mi azzarderei a dire.
Camilla Scassellati (00:11:14) - Non so qual è il tuo commento, la tua risposta che tutti dovrebbero provare in un certo modo e non vuol dire andare per forza a vivere in Cina, ma può anche dire non so fare un viaggio in un posto che non ti aspettavi e farlo magari in un modo non comodo o non consono alle tue abitudini.
Francesca Gargaglia (00:11:30) - Guarda, non potrei condividere più. Sono assolutamente d'accordo con te e mi ricordo che quando appunto decisi di fare questa esperienza di volontariato in Brasile, in realtà questa è un'opportunità che mi è stata data da un'associazione studentesca che si chiama AIESEC, una delle associazioni studentesche più grandi del mondo, forse la più grande, e mi ricordo che quando mi accettarono comunque c'era un processo di selezione per far parte della loro esperienza all'estero. Mi mandarono poi questo documento che aveva come titolo questa citazione. Può sembrare banale, ma secondo me non è banale per niente che è life begins at the end of your comfort zone ed è una cosa che ancora ricordo perché penso che sia una delle frasi più vere, proprio più autentiche rispetto poi alla mia esperienza.
Francesca Gargaglia (00:12:17) - Nel senso che è essenziale mettersi nella condizione di provare disagio o comunque andare fuori dal familiare per imparare e anche per conoscerci meglio. Perché. Può anche essere semplicemente un capire cosa vogliamo davvero. Quindi incoraggio in realtà tutti a farlo almeno una volta nella vita, ma anche di più.
Inès Makula (00:12:38) - Io, per esempio, sono una persona che ama il cambiamento, adora, adora l'idea di ricominciare da zero la nuova città, le cose, ma anche perché ho avuto la fortuna e dico la fortuna adesso, ma nel momento per me è stato veramente difficile che i miei genitori si sono trasferiti. Io sono nata a Milano, poi a Londra, poi siamo nati a Roma e sono andata in una nuova scuola a 13 anni, forse una delle età più brutte per cambiare scuola, perché comunque stai attraversando già la tua fase adolescenziale. Non è la stessa cosa di cambiare scuola a cinque sei anni. E quel momento di shock, di non avere più amici, di ricominciare tutto anche se sei da Milano a Roma e dover ricreare tutto e superare quel momento che è stato difficile.
Inès Makula (00:13:15) - Pianto anche, magari per un anno e mezzo e dicevo i miei genitori che me ne volevo andare, però poi affrontandole, superando quel momento non ho più avuto paura di niente perché mi sono detta se a 13 anni riesco a ricominciare in una nuova scuola e a ricrearmi degli amici, ho la fortuna di parlare anche poi l'inglese, il francese perché sono internazionale però non ti fa più paura no? Quindi tu invece hai sperimentato un po più tardi e anzi trovo che sia ancora più difficile dare perché uno si può mettere più limiti quando sei bambino te lo impongono e quindi diventi così per quello che è successo. E quindi trovo bellissimo il tuo percorso, tutte le opportunità che tu hai preso durante l'università, proprio questa associazione studiare per sei mesi, poi partire in viaggio per sei mesi o fare stage fuori. Sei andata in Cina, Giacarta, Abu Dhabi insomma hai fatto tantissime esperienze e approfittato di questo momento di studi per vivere e viaggiare il mondo e è stato difficile trovare questa opportunità per fare esperienze all'estero. E secondo te perché sono importanti poi anche a livello formativo? Ma devo dire la verità.
Francesca Gargaglia (00:14:09) - Difficile no nel senso che ho avuto la fortuna appunto di di studiare in un'università che offriva tantissime di queste opportunità quindi poi chiaramente c'è sempre il concetto di serve andarseli a prendere no esatto però erano comunque in modo relativamente facile disponibili chiaramente ogni volta decidere poi di imbarcarmi in una di queste avventure era più semplice a dirsi che a farsi perché poi c'era sempre il misto di ansia pre-partenza, le 1000 domande, la paura di dire oh, andrà bene perché lo sto facendo. Però alla fine sono state tutte esperienze bellissime. Consiglierei a tutti di farle e da ognuna di esse ho, diciamo, tratto qualcosa di diverso. L'esperienza universitaria italiana secondo me è molto diversa rispetto a quella americana o comunque l'esperienza di college, perché comunque in Italia alla fine del liceo devi siamo quasi chiamati a fare una scelta molto forte su quello che vogliamo fare nella nostra vita quindi quando io ho deciso a diciott'anni di di studiare giurisprudenza in realtà è stata una scelta che ho dovuto fare ma senza tantissima cognizione di quello che veramente volevo essere nella vita quindi la cosa che per me era molto importante era poter sfruttare al massimo gli anni dell'università per semplicemente fare più esperienze possibili quindi tutte queste opportunità che mi sono state date rappresentavano anche provare cose diverse ambienti potenzialmente lavorativi diversi quindi dall'organizzazione internazionale no profit allo studio legale magari l'associazione governativa in Cina per anche arrivare a dire ok ho un'idea un pochino più chiara di quello che voglio non voglio fare.
Inès Makula (00:15:51) - Infatti approfittare di questi momenti proprio per fare esperienze, per vivere più cose possibili, piuttosto che essere un po passivi come tante persone magari possono esserlo durante gli studi, è sicuramente la maniera migliore di affrontare l'università per poi essere un pochino più convinto di cosa vuoi fare dopo. Poi puoi sempre ovviamente cambiare idea e provare e provare cose diverse. Infatti dopo la laurea hai ricevuto un'offerta da Lucia a Milano e inizialmente non era un'offerta che volevi accettare, ma ti sei sentita un po in colpa, anche perché poi, soprattutto in Italia, il posto fisso da appena laureata, qualcosa che la gente se lo rifiuti è quasi tipo Ma come ti permetti di rifiutare un'opportunità del genere? E penso sia una sensazione che magari in tanti hanno provato o si sono sentiti, magari un po costretti anche un po dalla famiglia di accettare questo tipo di opportunità che consiglieresti a una persona che ora si trova in quella situazione che forse in realtà sogna tutt'altro.
Francesca Gargaglia (00:16:43) - Guardandomi indietro non mi pento assolutamente di aver accettato l'offerta di lavoro. Sì, è un pochino. Hai presente quando i bambini dicono si rifiutano di assaggiare un cibo dicendo non mi piace e i genitori rispondono No, me lo devi assaggiare per dire che non ti piace.
Francesca Gargaglia (00:16:58) - È una cosa banale, però è la verità. Nel senso che secondo me ogni convinzione deve essere supportata da un'esperienza concreta e comunque deve essere diciamo, raggiunta con cognizione di causa no? Quindi accettare l'offerta di lavoro di fidarsi e comunque mettermi alla prova in quell'ambiente lavorativo da un lato mi ha fatto capire che veramente non era quello il futuro che immaginavo e quindi mi ha dato quasi la spinta di immaginarmi un futuro diverso e dall'altro. Anche questo elemento secondo me molto importante mi ha dato comunque una formazione solidissima che secondo me altre esperienze lavorative non mi avrebbero dato. Quindi mi rendo conto che oggi nonostante probabilmente non mi avrebbe reso felice fare per dieci venti 30 anni quel lavoro è stato comunque fondamentale per me per riuscire a fare bene il lavoro che faccio oggi. Quindi il consiglio che darei è provare, non fasciarsi la testa o non prendere una decisione a priori, ma provare e poi con cognizione di causa. Se si capisce che veramente l'istinto era giusto, allora rimboccarsi le maniche perché non è mai tardi per cambiare.
Inès Makula (00:18:07) - Soprattutto anche le esperienze negative di negativi, perché magari non eri felice in quello che facevi, non ti sentivi stimolata dal lavoro.
Inès Makula (00:18:15) - Sono comunque buone esperienze. Se poi ovviamente non devi far durare 15 anni, se non ti piacciono però come dici tu, le puoi imparare. Un modo di lavorare, vedere qualcosa che non ti piace, fare assolutamente e conoscersi anche poi meglio. E nonostante ti trovassi comunque bene con il tuo team e avessi lavorato qualche anno a Milano perché ti sentivi un po questa sensazione di trappola, ci puoi descrivere meglio questa sensazione? Riguardando indietro come come te la spieghi?
Francesca Gargaglia (00:18:41) - Credo fosse legata a tante cose in generale il passaggio, almeno per me, non posso farne diciamo, della saggezza comune. Però per me il passaggio dal mondo dell'università e comunque anche dalla flessibilità che mi era stata data dal mondo universitario in termini di semestri esperienza all'estero. Il passaggio da questo comunque a ambiente lavorativo in azienda molto tradizionale precarietà dove comunque il modo di lavorare era appunto diciamo fermo un pochino alla a quello di probabilmente 50 anni fa in termini di abbigliamento in termini di orari in termini di relazioni col proprio team con i propri superiori diciamo la sensazione che provavo è proprio ritrovarmi a chiedere ok sarà questo il resto della mia vita è questo veramente this is it.
Francesca Gargaglia (00:19:32) - Quindi la domanda era questa E la risposta che mi dava. No, molto semplicemente ho sempre pensato che c'è di più, c'è altro. E questo non significa che quello che stai facendo in questo momento sia necessariamente sbagliato o brutto. Semplicemente quello che che mi immaginavo per me e questo diciamo ne ho tratto un pochino la spinta per cercare di creare qualcosa di diverso da questa situazione.
Inès Makula (00:20:00) - Infatti, un po come hai trovato tutte le opportunità per viaggiare e vivere esperienze che vi ho raccontato quando ci siamo sentite la prima volta che anche rotto un po le scatole nel team italiano per cercare di lavorare su nuovi progetti, magari andare a vivere fuori e dopo non so quanto tempo.
Francesca Gargaglia (00:20:16) - Di.
Inès Makula (00:20:16) - Convinzione sei riuscita comunque a convincerli e ti sei fatta trasferire a Johannesburg per aprire una Europe Desk a supporto di clienti europei che volevano fare business in Africa. Intanto fa vedere un altro lato di te che bisogna sempre cercarsi le opportunità che non è che arrivano e ti suonano alla tua porta. E questa è sempre una cosa molto importante, anche all'interno di una grossa corporate come PwC.
Inès Makula (00:20:40) - Cosa ho imparato da questo ultimo periodo, dalla tua esperienza in Africa e hai continuato a sentirti comunque un po che non era il percorso per te dopo questa esperienza.
Francesca Gargaglia (00:20:47) - Guarda, in realtà la mia esperienza in Africa la ricordo come una parentesi bellissima della mia vita che è nata proprio per caso. Perché ti dirò di più, sia una internal newsletter, quindi a questa newsletter globale che arriva una volta al mese a tutti i dipendenti del gruppo dove appunto parlano di progetti interni o comunque di iniziative che avvengono all'interno del gruppo. Ed è grazie a questa newsletter, leggendola quasi per caso, che sono venuta a conoscenza di questo progetto che appunto si chiamava European Desk quindi della possibilità per diciamo persone che facevano parte di aprirsi in vari Paesi di andare ad unirsi a questa task force che operavano in in soprattutto in Paesi in via di sviluppo o Paesi che comunque rappresentavano un pochino un polo per investimenti internazionali quindi diciamo questo è stato un pochino una realizzazione perché ho pensato cavoli questa è un'azienda così grande che comunque ci sono così tante opportunità disponibili di cui non so niente e mi ha ispirato molto a cercare di applicare pressione per poterne cogliere almeno una.
Francesca Gargaglia (00:21:52) - E questo poi appunto mi ha portato a trasferirmi a Johannesburg dopo diciamo vari mesi di tentativi e mi è stata data questa opportunità. Quello che ho amato di questa esperienza è il fatto che comunque lo European Desk di Johannesburg era un progetto che io andavo ad iniziare e essendo io la prima persona, possiamo considerarla un pochino una start up all'interno del mondo, quindi era qualcosa che iniziava da zero, che aveva un suo budget, che aveva dei suoi obiettivi, con un team da creare per quanto chiaramente in un ambiente molto protetto e. Un'esperienza parziale mi ha fatto veramente innamorare del concetto di creare. Quindi da lì ho capito che forse quello che veramente mi ispira, quello che veramente mi dà gioia, è costruire, realizzare un qualcosa da zero. Quindi diciamo questo è stato quello che mi ha ispirato a dire ok voglio fare entrepreneurship, quindi voglio avvicinarmi a questo aspetto che veramente non avevo mai considerato prima perché comunque studiando giurisprudenza mi sono sempre immaginata avvocato comunque mi sono immaginata lavorare all'interno di un'azienda ma non sono una di quelle persone che diciamo nasce imprenditrice o comunque fin da bambina si immaginava nella in un processo di creazione no quindi questa è stata l'esperienza che mi ha ispirato e la seconda cosa è che comunque supportando aziende europee che si espandevano in Africa ho avuto l'opportunità di lavorare in modo molto diretto con managing director CEO di di aziende molto importanti e questa cosa mi ha proprio fatto avere un pochino un ruolo privilegiato nell'osservare come lavoravano come prendevano decisioni e questa cosa mi ha ispirato tantissimo quindi ho proprio deciso che quello che volevo fare nella vita è in qualche modo essere loro e diciamo questo ha ispirato un pochino tutti gli step successivi.
Camilla Scassellati (00:23:45) - Questo dettaglio del tuo percorso, la cosa che forse mi ha intrigato di più, scoprendo la tua storia che è un po la storia di come hai conosciuto il tuo co-founder e in realtà non la voglio raccontare nella domanda vorrei che tu ci spiegassi esattamente nel dettaglio come vi siete conosciuti. E guarda.
Francesca Gargaglia (00:24:01) - Siete le prime persone a cui a livello pubblico racconto la storia vera è talmente, è talmente random che in realtà me l'hanno chiesta, mi hanno fatto in tante occasioni la domanda come vi siete conosciuti? E ho quasi sempre risposto. Il banale Friends of friends, per dire.
Camilla Scassellati (00:24:18) - È ancora più interessante.
Francesca Gargaglia (00:24:20) - In realtà, banalmente, ci siamo conosciuti per via di LinkedIn. Questo perché quando appunto ho deciso che mi sarebbe piaciuto moltissimo lavorare nel mondo delle startup, comunque ho iniziato a fare molta ricerca, a leggere molto articoli, a fare molte domande su quali fossero le startup comunque più interessanti da seguire, eccetera. E questo mi ha anche portato comunque a costruirmi intorno a me un network di accelerator incubator, persone del settore, per cercare di capire appunto come poi avrei potuto fare quasi un salto nella mia carriera un pochino verso questo mondo qui la conseguenza di tutte queste cose.
Francesca Gargaglia (00:24:57) - Un giorno mi sono ritrovata a visitare su LinkedIn il profilo di Cora Howard perché mi era stato parlato di lui da amici comuni e avevo letto di lui in realtà sull'articolo di Forbes. Perché ancora guarda, è stato uno dei più giovani founders al mondo a raccogliere un sei da da più di credo 3 milioni di dollari quindi avevo letto un articolo su di lui appunto il fatto che me ne avessero parlato mi ha incuriosita quindi ho visitato il suo profilo e l'ho aggiunto su LinkedIn. Da lì che tu dici ok aggiungere una persona su LinkedIn magari lascerà il tempo che trova, ma in realtà lui ha accettato la mia richiesta di amicizia e dopo qualche settimana mi ha anche mandato un messaggio e da lì è è nato perché lui era appena aveva appena iniziato una startup e quindi era la ricerca diciamo di un team che si unisse a lui per per aiutarlo a portare questo progetto che era ancora molto embrionale al prossimo livello. Chiaramente qui entra in gioco veramente la vita e le coincidenze però è rimasto incuriosito dal mio profilo io diciamo facevo un pochino di stalking a lui lui ha visto questa persona che si dava il suo profilo, ha pensato ah, ma questo è un profilo interessante, magari facciamo una chiacchierata ed è così in realtà che ci siamo connessi e dopo dopo mesi.
Francesca Gargaglia (00:26:13) - In realtà da questa connessione abbiamo avuto una prima colla e quella colla la definisco un pochino amore puramente business a prima vista, nel senso che io sono rimasta super colpita dalla sua energia, da quanto fosse appassionato di quello che voleva creare. Era una cosa che comunque nel mio mondo aziendale non avevo mai visto, Non avevo mai visto quel senso di ownership, di purpose, di accountability. E comunque ci siamo piaciuti molto reciprocamente e da questa conversazione iniziale, mesi dopo e molta acqua sotto i ponti dopo è culminata un'offerta di lavoro. È una storia.
Camilla Scassellati (00:26:51) - Bellissima e grazie di avercela raccontata nella sua versione più vera. E in effetti io parliamo spesso dell'importanza del network e ovviamente tutti citano LinkedIn in questo come il tool per eccellenza che ti può aiutare a creare un network. Però useremo sicuramente la tua storia come un che in stadi di quanto lontano può andare la curiosità connettersi con altre persone semplicemente essere curiosi di scoprire altri percorsi. E poi che questa curiosità sia corrisposta. Ovviamente è stata una fortuna nel vostro caso e come dici tu, entra in gioco la vita a volte su questo e sono curiosa in quella prima chiamata in cui appunto hai detto.
Camilla Scassellati (00:27:27) - È stato, diciamo, Business love a prima vista. Tu cosa hai portato a quella conversazione? Perché ovviamente lui era un giovane founder, aveva già un po questo profilo di aver un po di celebrity nel mondo business. Tu ovviamente avevi il tuo percorso. Sappi cosa è stato il tuo approccio verso di lui e quello che potevi offrirgli essenzialmente.
Francesca Gargaglia (00:27:48) - Guarda, secondo me, molto onestamente, in quella prima call credo di aver portato un pochino di struttura, nel senso che alla fine le relazioni tra founders sono come relazioni tra amici, nel senso vanno non vanno comunque servono sempre degli incastri e io penso che la relazione tra me ancora vada diciamo vada molto bene ormai da molti anni perché io e lui siamo veramente diversi l'uno dall'altro lui è acqua io sono fuoco se voglio banalizzarla. Lui è numeri, io sono creatività. Lui è sicuramente una persona visionaria, una persona che ha tantissime idee, che vede cose che gli altri non vedono. Io sono almeno mi piace pensare che sono l'elemento che riesce un pochino a tradurle poi in una lingua che gli altri parlino quindi mi prendo molto più cura del dell'aspetto business delle cose no anche in quella calda diciamo io sono rimasta molto affascinata dalla sua energia però io portavo molto ok practical speaking con a do That e anche il capire l'aspetto veramente pratico delle cose e magari suggerire una serie di punti ed iniziative e credo che poi questo sia stato l'equilibrio che che ci abbia portati a lavorare bene insieme per tanti anni a seguire.
Camilla Scassellati (00:29:06) - Diciamo il matrimonio perfetto del tech founder del business founder. Diciamo che il tech founder sogna il business founder, prova a mettere a terra se riesce a concretizzare, vedere, cercare modi di concretizzare le idee. Quindi hai detto che dopo mesi, un anno così lui ti scrive poi con un'offerta di lavoro, quindi una cosa concreta che magari in quella prima Cola ancora non c'era. Cosa è stata questa offerta e cosa è stato la tua reazione iniziale?
Francesca Gargaglia (00:29:31) - Guarda l'offerta era un'offerta devo dire la verità molto random perché qui ribadisco il colpo di fulmine business però andando poi anche nel mondo reale io comunque avevo un contratto a tempo indeterminato con un'azienda comunque tutto sommato molto buona. Lui quando ci siamo conosciuti virtualmente era a New York, studiava alla Columbia e aveva appunto iniziato questa start up e mi scrisse dicendo Ho deciso di tornare in Thailandia perché ho deciso di dedicarmi full time a questo progetto e quindi di lasciare l'università per questioni principalmente economiche, di network, perché in Thailandia chiaramente, essendo il suo paese d'origine, era molto più semplice anche costruire un progetto sviluppare un prodotto molto takeaway e quindi mi ha offerto di andare ad unirmi al suo team e di di trasferirmi in Thailandia e di aiutarlo a sviluppare questo progetto non da zero però diciamo da uno quindi ancora nell'azienda c'erano cinque persone tutti i developers che stavano lavorando al MVP e devo dire per quanto sembrava suonava molto eccitante.
Francesca Gargaglia (00:30:38) - C'era l'altro lato che diceva wait wait.
Camilla Scassellati (00:30:41) - Mi sembra di capire che non hai voluto subito seguire questa avventura folle, poi ti sei rotto una gamba.
Francesca Gargaglia (00:30:48) - Fa ridere, ma è vero.
Camilla Scassellati (00:30:50) - Ci puoi spiegare perché Questo è stato un momento significativo e interessante che di nuovo succede qualcosa è un po cambia la tua prospettiva.
Francesca Gargaglia (00:30:58) - Sempre. La vita no, nel senso che poi la vita accade. Però inizialmente, quando lui mi fece questa offerta, per quanto mi sentii chiaramente onorata, chiaramente ho provato un po un brivido di eccitazione lungo la schiena. Poi è come se la vita reale in qualche modo fosse subentrata e mi fosse detta ma dai, in Thailandia per andare a lavorare per una persona che non conosce un'azienda, che non ha nemmeno un sito internet, sa di che cosa stiamo parlando e quindi la mia decisione razionale è stata no. Il giorno dopo mi sono rotta una gamba in un modo tra l'altro molto banale, nel senso camminando e inciampando in una buca. E questo mi ha portato ad avere un'operazione che si è tradotta in varie settimane allettata in preda alla noia molto banalmente nel senso che comunque abituata a lavorare costantemente ad essere sempre in giro, essere una persona molto attiva.
Francesca Gargaglia (00:31:48) - Mi sono ritrovata a letto con tutti i miei amici impegnati o comunque a lavorare. Più che guardare serie tv. Non c'era molto da fare in quell'occasione Kora Howard ha insistito comunque un pochino nel ma parliamo facciamo una colla voglio spiegarti di più del lavoro diciamo magari messaggi a cui non avrei dato molto peso in un normale diciamo momento lavorativo di impegni e di corri corri generale in quel momento invece ho detto sì quindi ci siamo fatte varie lunghe conversazioni che poi mi hanno portata a dire ma sai cosa Life is one go go home io vado in Thailandia e quindi dopo qualche giorno ho chiamato il mio. Gli ho detto Carissimi, mi sono licenziata e mi ricordo ancora l'esperienza, proprio la cosa istintiva che mi hanno detto. Mi hanno detto che bello veramente torni a casa! E io ho risposto No, vado in Tailandia. Proprio mio padre ha detto. Cioè è stato zitto per 15 minuti perché dalla padella alla brace, tra virgolette non scherzo, nel senso che poi sono stati contenti, però chiaramente erano un po sconcertati.
Camilla Scassellati (00:32:53) - Beh, certo, devo dire che quella prima chiamata dove devi spiegare ho lasciato il mio lavoro.
Camilla Scassellati (00:32:58) - Da qui appunto rientra un po il senso di colpa di te diciottenne. Alla fine ho mollato questa cosa per fare una cosa completamente folle. Poi immagino sembra folle anche sapendo poi come è finita a me adesso, nel senso che ti avrei detto ma non lo conosci? Ma vai fino in Thailandia, Ma cosa ne sai? Ovviamente c'era un track record, c'erano persone che ti avevano visto, cioè che comunque ti avevano segnalato la storia. Però comunque è una decisione obiettivamente abbastanza folle. Anche licenziarsi così rapidamente inizi un progetto che come ci hai raccontato era in un in qualche senso già in corso quindi c'era un'idea c'era un MVP in sviluppo ma molto iniziale come anche team insomma eri la prima donna la prima non non Tech quindi ci puoi raccontare il tuo ruolo e come sono stati per te personalmente e lavorativamente questi primi mesi.
Francesca Gargaglia (00:33:48) - In primis chiaramente ero in un Paese che non non conoscevo, in cui non conoscevo nessuno e mi son ritrovata in un ambiente lavorativo sicuramente estremamente diverso rispetto a quello da cui venivo perché venivo da La Torre di Pisa a Johannesburg, che era un edificio con più di 5000 dipendenti, da una macchina aziendale, un telefono aziendale, una serie di regole e praticamente mi sono ritrovata ad una stanza di probabilmente 40 metri quadri con degli sviluppatori in infradito e cuffie che non mi parlavano e se mi parlavano parlavano comunque in termini che io non capivo.
Francesca Gargaglia (00:34:26) - Quindi mi ricordo che i primi forse mesi mi sentivo veramente approdata su Marte. Però una cosa bellissima che all'inizio mi ha provocato molto, quasi sconcerto e timore, ma poi è diventata una delle mie sensazioni preferite. È proprio questa sensazione di essere in una stanza in cui tutti sembrano più intelligenti di me, cioè in cui io mi sentivo quasi arrancare. Dicevo ma perché non capisco di che cosa stanno parlando? E poi? Quindi l'inizio non è stato semplice, non è stato rose e fiori. Ci sono stati momenti in cui proprio mi sono detta che cosa ho fatto? Iniziavo anche a pensare Ok, c'è un modo per tornare sulla retta via? Come faccio? E mi ricordo che cosa quando continuavo a ripetere No, ad un anno da oggi avremo almeno 40 dipendenti e più di 1.000.000 di dollari in fatturato. Io pensavo questo secondo me ha proprio deluso. Però devo dire che poi chiaramente con i mesi le cose hanno iniziato ad ingranare, abbiamo iniziato ad assumere più persone, l'azienda è diventata più internazionale, è diventata più grande, sono arrivate più donne quindi una serie di cose piano piano che diciamo hanno reso l'esperienza molto più exciting e anche molto più vicina molto più mia.
Inès Makula (00:35:38) - Interessante anche questo passaggio perché non solo hai preso una decisione super coraggiosa però l'inizio di non è la stessa cosa andare a vivere in America o anche in Sudafrica dove sono comunque Paesi anglosassoni e un minimo di cultura più un po più simile a noi. Anche la lingua lì veramente è un altro mondo per noi culture completamente diverse, quindi una fase di adattamento c'è. Voluta e diciamo ti sei veramente lanciata in questo percorso cioè nuovo Paese nuova lingua e nuovo tutto quali sono adesso Looking back diciamo alcune lezioni Lion che hai dovuto imparare e che puoi condividere per accelerare in qualche modo il percorso degli imprenditori che ci ascoltano.
Francesca Gargaglia (00:36:15) - Tante non saprei quasi la prima cosa che mi viene in mente never stop learning che è una cosa che per me è importantissima nel senso l'arrivare ogni giorno al lavoro pensando che non sai quello che diciamo ti ritroverai ad affrontare durante la tua giornata e molto probabilmente non hai alcuna esperienza affrontare quello che dovrai affrontare durante la giornata e questo magari nell'ambiente lavorativo da cui venivo, sarebbe stato, diciamo, condizione necessaria sufficiente ad avere un attacco di panico.
Francesca Gargaglia (00:36:51) - Perché comunque nella mia carriera di legal advisor e consultant ero proprio l'emblema dell'essere pagata per sapere le cose. E poi mi sono ritrovata in un lavoro in cui invece non sapevo niente. Il mio lavoro era avere il mindset giusto e la curiosità giusta per trovare comunque un modo razionale di imparare Quello che non sapevo il mondo dell'imprenditoria e delle startup sia un mondo in cui la Attitude conta quasi molto di più delle hard skills che tu diciamo porti sul posto di lavoro. No, questa. Una cosa che non mi era mai stata insegnata e quindi il primo grande switch che ho dovuto fare è proprio accettare che in realtà attitude, curiosità e voglia di imparare erano comunque la cosa più importante e che il non sapere qualcosa non era sintomo di non essere la persona giusta, ma era una parte naturale comunque di fare un lavoro in un'azienda che cresce comunque velocemente.
Inès Makula (00:37:53) - Come dici tu le hard skills. Alla fine piano piano uno se ci si mette le imparano. Ma queste soft skills sono invece difficilissime e anche se uno non vuole fare imprenditoria ma vuole assumere qualcuno, cioè la capacità di rimboccarsi le maniche, di avere voglia di fare, di non farsi abbattere da un problema, cerca di trovare una soluzione.
Inès Makula (00:38:11) - Se sono tutte skills in cui uno deve veramente puntare tanto perché adesso tra l'altro con l'intelligenza artificiale eccetera che è meno soft skills più hard skills cioè bisogna proprio puntare su queste soft skills e sono quello che fa veramente la differenza sia per essere imprenditore ma anche per essere un dipendente, avere una bella carriera in un'azienda. Tornando invece ad ambiti ambiti, nasce da un pivot. In realtà si sentono spesso queste storie, un po come la vostra, che di prodotti che nascono da feedback di clienti o che si trasformano completamente. Uno pensa di fare una cosa, però poi la tecnologia finisce col servire per qualcos'altro, tipo l'esempio di Twitch, di Slack. E nel vostro caso quanto ci avete messo a capirlo? Come avete deciso di investire nel seguire questa nuova direzione? Ci puoi parlare anche un po di questo pivot? Come è nato tutto?
Francesca Gargaglia (00:38:55) - Io mi sono trasferita in Thailandia nel settembre 2018 e mi sono trasferita per unirmi appunto all'azienda che Kora aveva creato, che era una startup che si chiamava Eco e nel gennaio 2020 lanciamo quindi diciamo è stato un percorso di un anno e mezzo ed è stato sicuramente un percorso di alti e bassi che è partito dal fatto di lavorare appunto su Eko che era un prodotto di Enterprise chat, quindi messaggistica interna ed engagement, che vendevamo ad aziende che avevano principalmente lavoratori blue collar quindi lavoratori che non non sono seduti ad una scrivania tutto il giorno non usano un computer ed è un prodotto che ancora oggi abbiamo molto interessante ma è stato un grande learning process perché quando l'abbiamo sviluppato avevamo grandissime ambizioni e questo era un mercato veramente in crescita fortissima in cui ancora non operavano tantissimi players e noi abbiamo sempre avuto comunque nella visione di Cora ma anche nella mia tantissima ambizione di diventare comunque un global player un'azienda molto grande presente a livello internazionale E poi diciamo nell'arco di sei mesi questa è diventata una delle industrie diciamo a cui nessuno guardava a forse la una delle più crowd in generale sul mercato quindi le più grandi aziende tech del mondo hanno tutte lanciato un prodotto in questa categoria.
Inès Makula (00:40:24) - Durante il copy tra l'altro durante.
Francesca Gargaglia (00:40:26) - Il quale ci è venuto tutto uno dopo l'altro e diciamo questo ci ha fatto capire che la competizione era diventata talmente tanto ferrata che sarebbe stato molto più difficile del previsto e molto più costoso del previsto. Perché chiaramente quando competi con Facebook, Microsoft, Slack Hold Together diventa veramente challenging. Abbiamo capito che sarebbe stato appunto un percorso molto meno rose e fiori rispetto a quello che pensavamo e quindi chiaramente abbiamo iniziato a farci delle domande della serie ok, abbiamo di fronte a noi un pochino due possibilità da un lato continuare a fare questo ridimensionando un pochino le nostre aspettative, magari focalizzandoci su salutistica o focalizzandosi solo su una categoria di aziende che possiamo servire specializzandosi, oppure magari ripensare il prodotto e penetrare delle categorie diverse. Quindi abbiamo iniziato ad interrogarci su questo e l'ispirazione appunto, ci è venuta dal feedback di uno dei nostri clienti, quindi uno dei nostri clienti, che usavano appunto questo prodotto di messaggistica engagement interno. Hanno comunque un'app di streaming, quindi una piattaforma molto simile, per fare un paragone italiano potrebbe essere Sky o Netflix, quindi una piattaforma usata da utenti per avere accesso a contenuti multimediali di vario tipo sport, telenovelas, eccetera.
Francesca Gargaglia (00:41:48) - E loro ci hanno detto guardate, ci piace tantissimo il vostro prodotto che usiamo appunto per comunicare internamente all'azienda. Ci piacerebbe tanto poter usare alcune di queste funzionalità della nostra customer facing up, quindi uno dei problemi che abbiamo che comunque tutti gli utenti vanno sulla nostra piattaforma per magari guardare una partita o guardare la puntata di una delle loro serie preferite, però poi non hanno opportunità di interagire su questa piattaforma, non possono commentare non possono chattare non possono esprimere quello che gli piace quindi la loro visione che secondo me è molto attuale anche se loro ce l'avevano già nell'era diciamo. Inizio così ed era quella di rendere l'esperienza di streaming qualcosa di molto più simile ad un social network. Quindi unire utility e engagement. Ma non avevano la tecnologia per farlo? Noi avevamo la tecnologia, ma era semplicemente usata in un modo diverso. Quindi questa cosa ci ha dato un po l'idea del Why Not Without try. Quindi abbiamo deciso di fare questo esperimento, di fare un report della nostra tecnologia e di renderla un qualcosa di simile fondamentalmente ad un pezzettino di Lego, quindi ad un modulo che può essere integrato ad un app, un sito internet esistente per aggiungere un pacchetto di funzionalità cosiddette social.
Francesca Gargaglia (00:43:09) - Quindi tutto quello che permette agli utenti di fare like, di commentare di chattare fra di loro e quindi l'abbiamo fatto in realtà solo ed esclusivamente per questa azienda, quasi come un side project, quindi un esperimento tra amici. Loro hanno provato queste funzionalità nella loro app, mi sono piaciute tantissimo, hanno avuto una risposta molto positiva e quindi questa cosa ci ha ispirato a dire ma cavoli, per me questo è il prodotto, cioè questo potrebbe essere quello che diventa diciamo il nostro core business. Quindi chiaramente non è stata una cosa avvenuta da un giorno all'altro ma nell'arco di probabilmente un anno tra tutto abbiamo deciso appunto di fare questo pivot molto forte di lanciare quella che appunto oggi è una.
Camilla Scassellati (00:43:56) - Cosa sono alcune delle cose social che che si fanno in Asia che magari non vediamo ancora in America in Europa in altri mercati che voi vedete e come fate so che avete operazioni non solo in Thailandia ma anche avete un ufficio in Italia un ufficio in America un ufficio a Londra se non sbaglio quindi operativi su più mercati come traducete questo esperienza diciamo asiatica in prodotti che funzionano anche per altri tipi di aziende.
Francesca Gargaglia (00:44:22) - Guarda, è una domanda molto interessante nel senso che io sono convinta che l'Asia rappresenta un pochino il modello a cui un pochino tutto il Western World pian piano si sta adattando però chiaramente è un processo lento nel senso che appunto come diceva Ines sono sicuramente molto più avanzati un pochino una società mobile forse nel senso che se pensiamo alla Thailandia cosa che non moltissime persone sanno ma è il Paese con il più alto numero di ore spese facendo operazioni da mobile al mondo nel senso che in Thailandia tutto si fa dal telefono. Diciamo le due secondo me cose principali che sono molto diverse rispetto all'Europa ce ne sono molte però se ne dovessi prendere due da un lato tutto quello che riguarda payment banking nel senso che adesso per esempio sono sorpresa dal fatto che negli ultimi due anni tornando a Milano inizi a pagare con il telefono no quindi se il TAP è una cosa che a Londra si fa tantissimo però questo in Asia si fa probabilmente da. Non voglio esagerare ma dieci anni nel senso non ricordo difficilmente l'ultima volta che ho usato del cash e questo è stato anche perché appunto è una società in cui c'è pochissimo accesso a conti correnti e banking quindi si è passato direttamente dal concetto di avere i soldi sotto il materasso.
Francesca Gargaglia (00:45:46) - Al concetto degli wallet che puoi aprire puoi ricaricare direttamente al save di leva mettendoci il cash che hai guadagnato in giornata, no? Quindi tutto quello che riguarda fintech è sicuramente, secondo me ad un livello molto più avanzato tecnologico rispetto all'Europa, al punto che quando sono tornata in Italia e ho dovuto, diciamo riaprire per la prima volta un conto corrente italiano e avere a che fare col mobile banking italiano è stato devo dire un pochino traumatico. La seconda esperienza e tutto quello che riguarda shopping shopping utility che avviene principalmente sui social networks avviene come correttamente dicevi principalmente in video format. Il concetto di comprare cliccando su un banner che vedi all'interno di una video story è assolutamente normale ed è forse il modo più popolare di comprare. E questo chiaramente anche diciamo una differenza culturale, no? C'è un'app che mi piace tantissimo, ne parlavo con mia mamma per questo faccio faccio questo esempio c'è una app cinese famosissima si chiama Pin due Duo diciamo uno dei prodotti che ha consolidato il concetto di social selling. Quindi quando tu vuoi comprare qualsiasi cosa da una Ferrari a un chilo di banane, puoi, diciamo renderlo pubblico sulla app e con un concetto di geolocalizzazione.
Francesca Gargaglia (00:47:08) - Loro cercano di capire se ci sono persone situate vicino a te che vogliono comprare la stessa cosa e quindi vi mettono in contatto e fanno gruppo. Quindi invece di pagare 100 paghi 70 perché non compri un chilo di banane, ne compri sette perché hanno trovato altri compratori intorno a te quindi questa. Una cosa che va a fare gamification di un'azione semplicissima, ovvero comprare banane, che però con il concetto di social community dà anche un beneficio della forma di uno sconto al consumatore. No, se pensa questo, applicato magari alla realtà di cui vengo a Perugia, mia mamma mi guarda e mi dice No, scusa, dovrei fare mandare un messaggio quando voglio andare a comprare banane, nel senso che non mi viene. È diverso, quindi stiamo è un processo più lento. Chiaramente il pacchetto di funzionalità che offriamo è una libreria di features, quindi la cosa molto bella è che sono interamente customizzabile e sono interamente backend, quindi ne puoi usare una, ne puoi usare venti. Chiaramente vediamo una differenza rispetto al tipo di appetito e di comprensione di questo tipo di features che c'è in vari paesi.
Francesca Gargaglia (00:48:17) - Community is the core of everything e questo sta iniziando a essere non solo compreso, ma anche apprezzato tantissimo in Europa e nel resto del mondo. Quindi c'è un cambiamento che è in corso e che è tangibile.
Inès Makula (00:48:33) - Molto, molto interessante questo perché è veramente un altro mondo rispetto a noi. Quando vedo i video di come certe volte vedi questi video live streaming e so che tante persone ci hanno provato, magari persone che hanno lavorato per startup in Asia hanno provato a fare la piattaforma di live streaming di shopping in UK, così però certe cose acchiappano, certe cose non prendono culturalmente questa cosa del live streaming e comprare sembra di non piacere tanto al consumatore occidentale. Adesso quindi sono più o meno quattro anni quasi che c'è abiti la nuova insomma la nuova versione questo pivot quali sono le cose che avete fatto nel crescere l'azienda che secondo te sono stati cruciali per il vostro successo.
Francesca Gargaglia (00:49:11) - Ma credo ascoltare tantissimo i nostri clienti nel senso che non siamo siamo sempre stati molto customer first e molto product lead, quindi in generale abbiamo sempre messo i clienti al centro e anche sempre messo il prodotto al centro.
Francesca Gargaglia (00:49:25) - Il prodotto comunque vuole veramente posizionarsi come una soluzione ad un problema concreto? No. E costante evoluzione per capire in che direzione farlo evolvere, cosa costruire, cosa, cosa cambiare. Il modo principale è sempre quello di chiedere agli utenti finali, alle persone che ne traggono beneficio, che valore ti aggiunge? Che cosa ne trai? Quindi questo sicuramente. Probabilmente la cosa principale che ci fa crescere, che ci fa andare avanti. Amici è un'azienda particolare perché nella nostra categoria ci piace pensare. Poi magari magari vi smentiranno, ma ci piace pensare che stiamo creando un nuovo vertical, cioè il concetto di social as a service quindi di tutte queste funzionalità plug and play che possono far trasformare qualsiasi app quasi in un social network, è qualcosa di non molto comune. E comunque non siamo consapevoli di altre aziende che fanno esattamente la stessa cosa, no? E questo avviene con tutta una serie di benefici, perché i cosiddetti vantaggi dell'essere first mover se qualcuno cerca qualcosa del genere trova te, ma chiaramente viene anche con tutti gli svantaggi di fare qualcosa che, essendo nuovissimo, la maggior parte delle persone non conosce.
Francesca Gargaglia (00:50:39) - Quindi dover andare proprio a fare education, a spiegare, a trovare le parole giuste per spiegare una tecnologia nuova che non è intuitiva, no? Quindi in generale abbiamo dovuto imparare a essere molto resiliente e anche di fronte alle difficoltà iniziali. Comunque continuare con pazienza, con costanza a spiegare il nostro prodotto, la nostra mission Forse una delle cose dei messaggi più importanti, ripeto sempre al mio team può sembrare banale, ma ci credo moltissimo in Marathon It's not a sprint ed è veramente una maratona. Nel senso non stiamo cercando di andare più veloce possibile, stiamo cercando di andare il più lontano possibile e chiaramente questo prende tempo.
Camilla Scassellati (00:51:23) - Sempre in questo spirito di guardare al tuo percorso. Quali sono alcuni dei momenti? Non mi viene una parola in italiano, ma milestone, quindi i momenti che. Quando racconti un po il tuo percorso ti rendi conto che questi sono i momenti che hanno dimostrato che stavate facendo una cosa che stava funzionando e che in un certo senso ti dà anche oggi la sensazione di aver avuto comunque un percorso che ha dei momenti di successo.
Camilla Scassellati (00:51:47) - Se ripensi a quei momenti di successo, quali sono?
Francesca Gargaglia (00:51:49) - Onestamente penso che siamo ancora in corsa, no? Quindi quando penso alla mia definizione di successo siamo ancora una formichina, quindi c'è tantissimo da fare e da tutto di fronte a noi. No, però sicuramente rispetto a quello che abbiamo già fatto ci sono dei momenti che per me sono preziosi o comunque a cui associo un insegnamento, un'emozione molto forte. Forse il primo in assoluto è quando abbiamo fermato il nostro primo cliente. Paradossalmente, nonostante il prodotto appunto sia stato interamente sviluppato in Asia, il nostro primo cliente assoluto è stata una grande azienda europea, un'azienda di di gaming sport streaming mi ricordo che era. Talmente focalizzati sul cercare questo primo cliente. Il il convincere questo primo cliente a dire sì e ad accettare di comprare il prodotto che quando appunto in una folla tra l'altro con me mi dissero ok we are on the place and the contract. E mi ricordo che ho chiuso questa call e ho realizzato But what we don't have a contract. Quindi uno dei momenti più divertenti è Ok Now what? Questo quando non abbiamo nemmeno pensato che questo fosse possibile al punto che non abbiamo programmato nulla.
Francesca Gargaglia (00:53:01) - Quindi c'è stata una nottata insonne cercando di mettere insieme un contratto con template vari chiamate ad amici di amici avvocati. Però alla fine ce l'abbiamo fatta, quindi quello è un momento molto cioè quando è diventato reale no e credo un altro momento molto molto bello è stato quando abbiamo sorpassato il primo milione di utenti attivi sulla nostra piattaforma perché comunque 1.000.000 per me era un numero molto grande nel senso alla fine se penso a dove vengo vengo da una città con meno di 100.000 abitanti e il concetto del milione era cavolo cioè più persone dei miei concittadini usano usano il mio prodotto. Una cosa è una cosa che ci rendeva molto molto proud in qualche modo e anche lì ha dato un po una dimensione di grandezza. E l'ultimo e forse quello che mi è in qualche modo più caro, anche se non dovrei ammetterlo pubblicamente. Ma quando abbiamo aperto il nostro ufficio di Milano perché comunque lì si è realizzato anche un piccolo sogno quello di di tornare di ridare qualcosa al Paese comunque da cui sono partita l'assumere le nostre prime dieci 15 persone a Milano il concetto di diventare un'azienda veramente internazionale no rispetto ad ab da cui siamo partiti quindi sono tutte piccole cose ribadisco c'è ancora tantissimo da fare però forse questi sono i tre momenti che che mi porto nel cuore di più.
Camilla Scassellati (00:54:25) - Abbiamo scoperto tua storia perché eri sul palco ad Italian Tech Week a Torino quest'anno e ti siamo letteralmente corse dietro nei corridoi e ti abbiamo braccata per avere il tuo WhatsApp, per avere l'opportunità di raccontare la tua storia su Mediaset. Due domande in una, in un certo senso perché aprire un ufficio a Milano dalla parte di amici? E poi un'altra domanda più generale sul mondo startup italiano adesso che comunque hai più opportunità di anche essere in Italia e magari vedere quello che sta succedendo in Italia nel mondo startup.
Francesca Gargaglia (00:54:53) - Guarda dal punto di vista di ambiti molto sinceramente noi abbiamo un ufficio a Londra, la nostra company a Londra, quindi sulla carta siamo un'azienda UK e molto banalmente, dopo Brexit c'è stata la necessità per noi di avere un account all'interno di Schengen, quindi da cui diciamo fare tutta la parte di contrattualistica per l'Europa per le mia e quindi da lì come mi piace definirlo si è aperto un pochino il cosiddetto Toto città quindi ok dove andiamo dove apriamo questa sede e ci sono state prima tutte le i posti un pochino più ovvi abbiamo detto andiamo a Berlino sono tutti a Berlino sarà Berlino città poi magari andiamo ad Amsterdam quindi abbiamo iniziato con criteri più o meno razionali a fare questa lista di prossime cons.
Francesca Gargaglia (00:55:39) - E da lì ho pensato cavoli ma se deve essere Amsterdam o Madrid, ma allora può essere Milano, Nel senso why not? Comunque i miei founders, i miei co-founder sono thai e abbiamo un ufficio a Bangkok. Io sono italiana, mi piace l'idea di avere ufficio a Milano. Da una parte appunto c'è stato questo quasi attaccamento primitivo no al al mio Paese le mie origini il concetto di voler comunque sottolineare questo legame ma dall'altro c'è stata anche la convinzione molto forte che Milano non abbia veramente niente da invidiare alle altre capitali europee e che comunque sia una città così come l'Italia sia un Paese con grandissime potenzialità. E ancora dal punto di vista start up e innovazione un pochino diciamo indietro secondo me e quindi mi piaceva molto l'idea di poter essere anche di poter contribuire ad un movimento no e devo dire son rimasta molto piacevolmente sorpresa perché quando noi abbiamo aperto a Milano diciamo siamo stati un pochino in quest'onda di notizie positive le prime Unicorn italiane le prime conferenze tecnologiche internazionali che arrivavano in Italia quindi devo dire è stato un progetto è stata sempre una curva un crescendo di cose questo non significa che siamo sulla cresta dell'onda e non significa che siamo ancora.
Francesca Gargaglia (00:56:58) - Non mi sento di dire che il panorama start up italiano sia alla pari con quello berlinese o con quello parigino. Non Secondo me non è vero, ma penso che stiamo facendo dei grandissimi passi in questa direzione e mi piace pensare che Amici nel suo piccolo, stia contribuendo.
Camilla Scassellati (00:57:15) - Quindi facciamola la nostra ultima domanda. Concludiamo sempre con la stessa che un po si lega a questo tema dell'italianità, ma più legata a te, al tuo percorso. E la domanda è in che modo la. Secondo te la tua italianità ti ha aiutata in questo percorso anche e soprattutto visto il fatto che la maggior parte, comunque una grande parte, è stata all'estero a questo punto.
Francesca Gargaglia (00:57:36) - Secondo me la grandissima passione che diciamo accomuna gli italiani nel modo in cui facciamo e spieghiamo le cose. Quindi penso che sia sia qualcosa di di primitivo ma di molto di molto tangibile no. Sicuramente vedo la mia italianità nel modo in cui parlo nel modo in cui mi accendo nel modo in cui. Ma anche spesso mi mi dicono che sono emotional no quindi che trasmetto nel bene o nel male le mie emozioni tantissimo e credo che sia comunque un sinonimo di italianità di cui non voglio disfarmi perché penso che comunque faccia parte di me e mi consenta anche di connettere ad un modo più autentico con tutte le persone che mi circondano, anche in contesti di business.
Francesca Gargaglia (00:58:23) - Mi piace pensare comunque che che sia un grande elemento distintivo è vero.
Camilla Scassellati (00:58:27) - Alla fine ci dicono sempre che siamo emotional, nel senso ti dicono sempre che sei molto emotivo, che.
Francesca Gargaglia (00:58:34) - Va bene.
Inès Makula (00:58:35) - La passione, il fuoco con cui spieghiamo le cose quando siamo gasati o incavolati. Cioè certe volte. Anzi mio marito che è francese, dice all'inizio, adesso dopo nove anni ha capito che come si fa, cioè come parliamo. Però dice perché hai litigato con tua sorella, tua mamma? Non ho litigato, stavamo solo parlando. Solo che è talmente animato che se uno fuori dice mi si stanno scannando cose io.
Francesca Gargaglia (00:58:57) - Ti capisco tantissimo e anzi ti chiederò dei consigli perché anche io sto per sposare un francese e anche anche lui però ha voluto.
Inès Makula (00:59:06) - Far capire che non era.
Francesca Gargaglia (00:59:07) - Mi fa gli stessi commenti.
Inès Makula (00:59:09) - Una conversazione molto tranquilla un po appassionata ma diciamo siamo così. Poi se lui mi parla un po alto sono tipo, poi tu sei solo aggressivo se viene da te, cioè non sei italiano, non ti permettere di parlarmi con un tono alto.
Francesca Gargaglia (00:59:22) - Che ridere con i thailandesi. All'inizio è stato veramente interessante poter appunto applicare questo modo di parlare che è così lontano rispetto a loro. Ma va bene, è veramente parte di chi siamo secondo me.
Camilla Scassellati (00:59:35) - Allora congratulazioni anche per il tuo matrimonio, mi sembra di capire che sarà.
Francesca Gargaglia (00:59:39) - Grazie, grazie, congratulazioni.
Inès Makula (00:59:41) - E grazie.
Camilla Scassellati (00:59:42) - Mille per il tuo tempo.
Inès Makula (00:59:43) - Ci lasciamo andare a letto soprattutto è quasi 00:00.
Camilla Scassellati (00:59:47) - È molto tardi per Francesca, molto presto. Per me questo è veramente una cosa globale quindi sono molto.
Francesca Gargaglia (00:59:52) - Grazie dell'opportunità Grazie.