Giancarlo Rocchietti, Presidente Club degli Investitori

 

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Oggi abbiamo il piacere di chiacchierare con una figura di spicco nel mondo dell'innovazione e dell'investimento italiano: Giancarlo Rocchietti. Giancarlo non è solo un imprenditore di successo, ma anche un investitore, ha fondato il Club degli Investitori nel 2008, la più importante community di business angel italiani nel mondo! Ad oggi il club conta 350 soci, ha investito oltre 60 milioni di euro in più di 60 startup.

La carriera di Giancarlo ha preso il volo dopo la laurea in Ingegneria elettronica al Politecnico di Torino, quando nel 1980 ha dato vita a Euphon, un'azienda nel settore dei media e delle produzioni televisive che ha raggiunto il successo fino a quotarsi in Borsa Italiana nel 2000 e a essere poi acquisita nel 2004.

Oltre a questo, ha svolto ruoli chiave come presidente dell'agenzia Sviluppo Italia Piemonte e di Piemontech, contribuendo attivamente allo sviluppo dell'ecosistema di startup italiano. Ma Giancarlo non si ferma mai: ha recentemente messo la sua esperienza su carta, scrivendo 'L'Occhio della Tigre', un libro che esplora il mondo delle startup, degli imprenditori e degli investitori visionari che stanno lavorando per cambiare il volto dell'Italia.

In questa chiacchierata scoprire come approcciare il club degli investitori per un investimento o per diventare soci, delle domande che pone a tutti i founders prima di investire, del perché le startup sono indispensabili per il nostro paese e di proposte concrete che colmerebbero il divario con altri ecosistemi startup avanzati.

TAKE AWAYS

L'importanza delle startup per l'Italia (00:02:14) Giancarlo Rocchetti spiega l'importanza delle startup per il cambiamento in Italia.

Differenze tra Club degli Investitori e fondi di venture capital (00:05:05) Le differenze tra il Club degli Investitori e i fondi di venture capital e i vantaggi per i founder.

Investimenti e obiettivi del Club degli Investitori (00:07:54) I tipi di start-up in cui il Club investe, i ticket size e il coinvolgimento nel processo imprenditoriale.

Consigli per approcciare il Club degli Investitori (00:09:37) Consigli di Giancarlo Rocchetti per chi vuole proporre un investimento nel proprio start-up al Club degli Investitori.

Requisiti per diventare socio del Club degli Investitori (00:10:34) I requisiti e il processo per diventare socio del Club degli Investitori e le direzioni future dell'associazione.

Tendenze nel Club degli Investitori (00:12:02) La tendenza al ringiovanimento nel Club degli Investitori e il cambiamento nello stereotipo dell'angel investor.

Vincoli e consigli per gli investimenti nel Club degli Investitori (00:13:02) Vincoli e consigli per gli investimenti nel Club degli Investitori e l'importanza di formare un portafoglio di start-up.

La scintilla per l'occhio della tigre (00:14:08) Giancarlo racconta l'ispirazione per il libro e il Club degli Investitori.

Il significato dell'occhio della tigre (00:16:22) Giancarlo spiega il significato dell'occhio della tigre e le caratteristiche necessarie per gli imprenditori.

Qualità necessarie per diventare imprenditori (00:20:32) Giancarlo discute delle qualità intrinseche e acquisite per diventare imprenditori.

Lezioni da un investimento passato (00:23:44) Giancarlo condivide le lezioni apprese da un investimento fallito in Arena Waze.

Domande fondamentali per i founders (00:25:38) Giancarlo spiega le domande cruciali che pone ai founders durante i colloqui di investimento.

La raccolta fondi (00:27:18) Consigli per un fundraising di successo in Italia.

Scelta degli investitori (00:27:55) L'importanza di scegliere gli investitori giusti e evitare consulenti esterni all'inizio.

Corporate e startup (00:28:50) Discussione sull'interazione tra le corporate e le startup.

Raccolta dei capitali (00:29:09) Consigli sulla raccolta dei capitali per le startup.

L'Italia come startup nation (00:31:07) Possibilità, ostacoli e opportunità per l'Italia nel diventare una startup nation.

Cambiamenti necessari (00:32:56) Proposte per aumentare la diversità e la formazione imprenditoriale.

 

TRASCRIZIONE EPISODIO

Inès Makula (00:01:57) - Giancarlo partiamo subito con una domanda molto importante sei nel mondo delle startup da 44 anni, quindi hai potuto assistere all'evoluzione se non alla trasformazione dell'ecosistema imprenditoriale italiano? Ma ti volevo chiedere perché secondo te le startup sono indispensabili per cambiare l'Italia?

Giancarlo Rocchietti (00:02:14) - Le startup sono veramente indispensabili per cambiare l'Italia? Non solo perché creano ogni anno il 20% in più di posti di lavoro e negli ultimi tre anni hanno raddoppiato il loro fatturato.

Giancarlo Rocchietti (00:02:26) - Ma sono importanti perché rispondono a un bisogno dei giovani. Abbiamo fatto una Save tra i giovani delle scuole superiori e un giovane su tre vuole diventare un imprenditore, vuole fondare una sua azienda. Quindi noi cerchiamo di dare delle risposte.

Inès Makula (00:02:42) - E cosa diresti a tutti gli scettici che pensano che le startup tolgono posti di lavoro, che l'innovazione che la tecnologia toglie posti di lavoro? Sicuramente hai una visione anche su questo.

Giancarlo Rocchietti (00:02:53) - Beh, essendo un innovatore non penso proprio quello. Noi dobbiamo pensare alla creazione di valore in senso generale. Fare una startup ha come conseguenza quella di creare posti di lavoro. Ti do l'esempio del club degli investitori Abbiamo investito in 60 start up e abbiamo creato 6500 posti di lavoro.

Inès Makula (00:03:11) - Ottimo, infatti è l'obiettivo che abbiamo anche col nostro podcast fare capire che l'innovazione le startup servono, però è sempre interessante sentirlo anche da persone che hanno vissuto in questo mondo da molto di più. Invece, entrando un po nel tuo percorso hai quotato in borsa e poi hai venduto la tua società Buffon che avevi lanciato negli anni 80, sei diventato un angel investor come singolo e poi nel 2008 hai deciso di fondare il club degli investitori, che ad oggi è il più grande network di business angels italiani al mondo.

Inès Makula (00:03:38) - Ci racconti un po di come nasce l'idea del club degli investitori e quali sono i vostri obiettivi principali.

Giancarlo Rocchietti (00:03:43) - Mi sono trovato guarda Hines tanti anni fa, ormai 15 anni fa, con quattro cinque amici e ci siamo detti siamo delle persone fortunate. Alcuni di noi avevano venduto l'azienda perché non possiamo aiutare i giovani a diventare imprenditori e portare a loro non solo denaro, ma le nostre esperienze. E siamo nati come quattro amici al bar. Veramente ci trovavamo in un bar che si chiama Platì a Torino e venivano i primi founder che uscivano dal l'incubatore del Politecnico della città che era il primo all'epoca in Italia. Attorno a questi tavolini del bar guardavamo gli studenti. Se qualcuno guarda il logo del club vede quattro cerchi. Sono i quattro tavolini a cui ci sedevamo attorno e quindi noi siamo nati così e negli anni siamo cresciuti. Devo dire che cinque sei anni fa ho deciso di dedicarmi a tempo pieno a questa attività che faccio per hobby, un po per divertimento e anche per investire il mio patrimonio. E devo dire che con questa dedizione siamo riusciti, grazie a un team eccezionale, a diventare il più grande gruppo di business angel italiani al mondo.

Inès Makula (00:04:45) - Ci hai detto poco prima che avete investito più di 60 milioni di euro in 60 startup. Ci puoi raccontare in che modo siete diversi come club da magari un fondo di venture capital e quali sono i vantaggi per un founder di raccogliere tramite voi rispetto magari a degli angel singoli o rispetto ad altri o a un fondo di venture capital?

Giancarlo Rocchietti (00:05:05) - Sicuramente noi abbiamo una tempistica diversa, nel senso che i fondi di venture capital hanno una scadenza, noi non abbiamo scadenze, investiamo una parte del nostro patrimonio personale. Abbiamo un obiettivo ovviamente di avere dei ritorni. Non siamo dei filantropi, ma non abbiamo scadenza, abbiamo fatto degli investimenti. Io stesso alcuni investimenti che ho fatto per prima sono ancora azionista di queste aziende, voglio molto bene ai founder, li sto ancora aiutando e quindi c'è un senso di affezione che non vuol dire che lo facciamo così solo per amicizia o per divertirci. Però riteniamo che i tempi in cui le start up si facevano e si vendevano in 2 o 3 anni c'erano tanti soldi, sono un po finiti da un anno a questa parte.

Giancarlo Rocchietti (00:05:48) - Bisogna pensare che il percorso è faticoso ed è molto lungo e bisogna avere degli azionisti, degli investitori che ti seguono in tutto questo percorso.

Inès Makula (00:05:56) - Infatti specifico solo per chi magari non è super ferrato con come funzionano i fondi di venture capital. Quando dici scadenza praticamente i fondi devono disinvestire, quindi devono anche loro tirano su capitali che poi investono e di solito cosa hanno tipo sette dieci anni no per poi rivendere le quote delle aziende che hanno comprato. Quindi mentre un angel investors come dici tu sta investendo il suo patrimonio personale, quindi può investire nella stessa azienda magari per venti 30 anni, quindi è molto più long term e poi magari forse anche tutta la parte di network no, immagino il club. Adesso ci sono 350 soci quindi tutti sono poi connessi possono aprire porte no possono far crescere le aziende.

Giancarlo Rocchietti (00:06:37) - Allora il primo tema era la tempistica quindi io penso che per un founder all'inizio sia più interessante avere dei business angel che non dei fondi di venture capital. I fondi di venture capital arrivano dopo, sono assolutamente necessari per raccogliere grandi capitali.

Giancarlo Rocchietti (00:06:52) - L'altra differenza ma devo dire che anche qui. La differenza è sottile. Con il club degli investitori un founder ha a disposizione un network di 360 persone che ha avuto esperienze e competenze. Abbiamo conoscenze, possiamo veramente aiutare. Quindi magari lui si riferisce a qualcuno di noi, magari 1 o 2 di noi ci chiamiamo Champion quelli che li seguono. Se c'è un problema alza la mano, viene da noi e noi parliamo con altri 350 di noi quindi un problema lo risolviamo. Una delle cose che risolviamo molto bene e in fretta è quella di mettere in contatto, soprattutto nel business to business, il founder con un cliente. Normalmente quando uno fa un'azienda e ha un mercato di altre aziende impiega mesi ad avere un appuntamento al primo appuntamento. Noi riusciamo a farglielo fare in 24 ore in qualunque parte del mondo.

Inès Makula (00:07:40) - Certo, e questo è un enorme vantaggio di accedere al vostro poi network personale In che tipi di start up investite? Di solito si sentono fondi che sono verticali su dei temi. Voi investite in tutto. E qual è il vostro ticket size? In che round partecipate?

Giancarlo Rocchietti (00:07:54) - Allora nel gergo ci chiamiamo agnostici investiamo in tutti i settori dell'innovazione che si dividono in quattro grandi aree il digitale le life science, quindi il care e poi l'industriale dove c'è dentro il deep tech, la Aerospace e tutti i nuovi settori dell'innovazione.

Giancarlo Rocchietti (00:08:10) - Abbiamo tagli di investimento che vanno dai 100.000 in su ci sono nelle fasi presidi investiamo anche 100 200.000€ e poi siamo arrivati a seguire alcuni imprenditori su cui di cui siamo molto soddisfatti abbiamo gli abbiamo seguiti dal Preside al della serie sei magari al serie B e magari abbiamo investito anche in un'unica start up più di 10 milioni quindi abbiamo tante persone che vogliono investire insieme a noi. Alcuni di noi preferiscono investire una fase molto early alcuni in una fase successiva e quindi diciamo possiamo veramente seguirli non dico fino a l'exit ma quasi. Noi non siamo un fondo di investimento siamo 350 persone e magari dieci di noi investono su un progetto altri 50 in un altro. Non siamo diciamo un veicolo unico e quindi possiamo dare ai nostri soci la libertà di investire o non investire su un progetto. Alcuni di noi sono tematici, vogliono investire solo in un settore. Io invece sono piuttosto agnostico, investo un po su tutti i settori quasi tutte le startup in cui che vengono presentate alle agli investor day del club sono start up su cui io investo perché ovviamente penso che la selezione che fanno i nostri soci con i nostri analisti sia una selezione fatta in modo serio e quindi credo in tutti i progetti che noi presentiamo.

Inès Makula (00:09:27) - Tanti nostri ascoltatori sono ovviamente imprenditori o aspiranti imprenditori quindi ti volevo chiedere che consiglio daresti a chi vuole approcciare il club per proporgli di investire nella propria startup?

Giancarlo Rocchietti (00:09:37) - Io il consiglio che do un consiglio che vale non solo per l'approccio al club, ma vale per l'approccio a qualunque investitore o non andate a pensare di poter raggiungere gli investitori scrivendo delle email al sito internet info at, ma dovete cercare di capire dietro al gruppo di investitori che avete che siano dei fondi o dei gruppi di business angel come noi, le persone che ci sono. Quindi andate a vedere chi sono i soci del club degli investitori. Cercate tra i 350 soci ci sono tutti sul sito internet, la persona che ritenete più adatta e cercate di contattarla direttamente, magari su LinkedIn sarà lui a presentarvi al club degli investitori.

Inès Makula (00:10:15) - Esatto, è molto più potente entrare così piuttosto isolato che candidarsi su una application un po anonima sul sito. E invece, per chi volesse diventare soci del club, perché comunque abbiamo anche tanti imprenditori che ormai investono. Quali sono i requisiti per candidarsi? C'è una fee diciamo come funziona.

Giancarlo Rocchietti (00:10:34) - Entrare per entrare tecnicamente bisogna essere presentati da un altro socio e o socia e passare diciamo il vaglio di un consiglio di amministrazione dell'associazione Quindi c'è un processo tecnico un po complesso ma nella sostanza noi continuiamo a crescere e in più direzioni. La prima direzione è l'internazionalizzazione. Siamo nati nella città di Torino, poi abbiamo siamo cresciuti in Italia e adesso stiamo crescendo a livello internazionale. Ogni mese entra un italiano che vive all'estero. Il club è aperto, diciamo non formalmente solo agli italiani, ma di fatto sono tutti italiani o se sono persone non italiane e perché hanno lavorato molto in Italia, capiscono la lingua e ci tengono al nostro Paese e quindi abbiamo cominciato ad aprire a livello internazionale. L'altra direzione in cui noi andiamo e di cercare non solo dei founder come ero io degli imprenditori ma cerchiamo anche dei professionisti e dei manager. Spesso e volentieri l'aiuto di un professionista che ti aiuta a guardare un prodotto in uno specifico settore piuttosto che la capacità di un imprenditore di capire dall'altra parte del tavolo se c'è un altro imprenditore, se valido e la capacità di un manager di potere dare dei consigli su come si può gestire un'azienda.

Giancarlo Rocchietti (00:11:51) - Quindi questa interazione tra professionisti, manager e imprenditori è molto positiva. Per il club.

Inès Makula (00:11:57) - Quindi, un po come l'altro consiglio contattare e trovare qualche socio già membro e farsi presentare così diciamo.

Giancarlo Rocchietti (00:12:02) - Sì, c'è una tendenza in più che ti posso descrivere è nata proprio negli ultimi anni. Lo stereotipo di una persona retard o semi retard come sono io. Devo dire che c'è una tendenza al ringiovanimento incredibile e noi cominciamo ad avere nel club dei founder che magari hanno già fatto la loro exit. Ovviamente io la exit l'ho fatta che avevo 50 anni perché una volta le aziende duravano molto di più, adesso un'azienda magari dura dieci 15 anni e quindi ti trovi dei founder giovani che vendono la loro azienda e vogliono diventare dei business angel ed entrano nel club degli investitori. Questa è una cosa molto molto bella perché diciamo cambia lo stereotipo tradizionale dell'Angelo investor assolutamente.

Inès Makula (00:12:46) - E poi è uno dei tasselli molto importanti dell'ecosistema per farlo crescere no questi founder che oltre magari a ricominciare fanno give back investono anche loro poi dentro l'ecosistema e quindi entrano sempre più capitali ma c'è un minimo di capitali che dovete investire ogni anno per far parte del club.

Giancarlo Rocchietti (00:13:02) - Allora da un punto di vista tecnico anche qui statutario nessuno è obbligato a investire però tutti vengono per poter realizzare degli investimenti taglio minimo di investimento a seconda se siamo in una fase Presid o successive O5O10000 euro non ci sono dei vincoli. Io ovviamente consiglio a chi è già un business angel di scegliere quello che vuole nel club, a chi lo vuole diventare, perché noi facciamo anche formazione ai nostri soci di cominciare a fare pian piano i suoi investimenti e di pensare nel giro di tre quattro anni di farsi un portafoglio di almeno dieci 15 start up da seguire.

Inès Makula (00:13:38) - Grazie Super utili. Penso che c'è tanta confusione magari tra cosa vuol dire un angel investor come lo si diventa i club eccetera quindi sono contenta di aver chiarito tutte queste cose con te per i nostri ascoltatori e oltre ad essere imprenditore e investitore, sei recentemente diventato anche un autore, pubblicando il tuo primo libro L'occhio della Tigre, di cui ho avuto l'onore di moderare il lancio a Milano. Quindi ti volevo chiedere e te l'ho già chiesto durante l'evento, ma te lo chiedo anche qui qual è stata la scintilla che ti ha ispirato a scrivere L'occhio della tigre e che cosa speri di trasmettere ai lettori attraverso questo libro?

Giancarlo Rocchietti (00:14:08) - La scintilla per cui è nata l'idea del club, del club, degli editori e dell'Occhio della Tigre è stata un po di anni fa, quando io incontrai mia figlia che venne da me e mi raccontò all'uscita dell'università cosa voleva fare.

Giancarlo Rocchietti (00:14:22) - Aveva fatto l'Università di Scienze Gastronomiche a Pollenzo, quindi provincia di Cuneo, e che è una bellissima università fondata da Carlin Petrini, che tu sai chi è stato, è il fondatore di Slow Food e di Terra Madre. E insomma all'uscita dall'università escono con una certa mentalità orientata alla sostenibilità e lei mi disse Papà, io penso che quelli come te sono quelli che hanno distrutto questo mondo, no? Ovviamente mi sono spaventato. Poi ci ho riflettuto ed in effetti è vero. Ai miei tempi nessuno badava alla sostenibilità, anzi, più chi più consumava più faceva crescere la sua azienda. Era una persona di successo. E ti dico che to make the world better place era una strofa. Se ti ricordi di una canzone di Michael Jackson di metà degli anni 90 e quindi devo dare ragione a mia figlia, però la risposta è molto semplice noi abbiamo sicuramente forse anche un po rovinato questo mondo, abbiamo creato della ricchezza. La ricchezza è sostanzialmente fatta di due componenti la prima la ricchezza finanziaria, e c'è un passaggio di ricchezza generata dalle generazioni come la mia, i giovani e quindi loro possono solo sfruttarla.

Giancarlo Rocchietti (00:15:35) - E poi abbiamo creato non solo internet, ma una serie di nuove tecnologie, soprattutto quelle che riguardano l'editing genetico. Piuttosto quel parlo non solo dei super computer o dei computer quantistici parlo delle nanotecnologie e ovviamente anche dell'intelligenza artificiale e quindi possiamo dare a queste generazioni tanti soldi ma possiamo anche dare delle tecnologie grazie alla quale loro potranno cambiare questo mondo e quindi io voglio con il libro raccontare che se mettiamo insieme innovazione imprenditorialità è buona finanza possiamo veramente fare delle cose molto belle.

Inès Makula (00:16:09) - Infatti il libro è molto incoraggiante su quello che può diventare l'Italia nel panorama tech mondiale. Ma prima di arrivare lì ti volevo chiedere perché hai intitolato il libro così? Cosa vuol dire l'occhio della tigre?

Giancarlo Rocchietti (00:16:22) - Beh, a prescindere che l'occhio di tigre è una pietra che incute coraggio, che il coraggio tutti gli imprenditori lo devono avere. Ma l'occhio della tigre mi ricorderò sempre quando, sempre in questo bar di cui ti ho parlato prima, in cui ci trovavamo, attorno a questi tavolini, vedevamo i founder usciti dal l'incubatore del Politecnico di Torino. A un certo punto un giorno guardiamo un imprenditore, facciamo delle domande, l'imprenditore esce e noi continuiamo a discutere.

Giancarlo Rocchietti (00:16:47) - E uno di noi si alza in piedi dice Noi dobbiamo investire in questa startup perché l'imprenditore ha l'occhio della tigre. Da quella volta lì siamo è diventata una frase. Le famose che ripetiamo quando pensiamo di aver azzeccato la persona giusta su cui investire. Dietro questa frase ci sono delle caratteristiche. Noi cerchiamo di scoprire in questi founder. Allora devi tener presente che per diventare un buon imprenditore ci sono delle caratteristiche di base che chiunque deve avere 50 anni fa o 100 anni fa o quando vuoi, no? Quindi il coraggio, la voglia di rischiare, avere una certa leadership, essere veloci nelle decisioni, essere ambiziosi no questa è la base di tutto. Però ci sono delle caratteristiche nuove che ai miei tempi non erano richieste. Una di queste, per esempio, è io la chiamo networking, la capacità di gestire relazioni con partner ma soprattutto con degli investitori. Ai miei tempi, quando si doveva far crescere l'azienda, si andava in banca, si chiedeva un finanziamento, si negoziava. Questo tasso di interesse e questo famoso fido che era lo scoperto di conto corrente e il banchiere o il bancario lo incontravi una volta ogni tre quattro mesi.

Giancarlo Rocchietti (00:17:52) - Per discutere questi termini. Oggi devi essere in grado di portarti a bordo non uno, ma non due, ma cinque, dieci o gli unicorni hanno magari centinaia di investitori e devi cercare di tenere una certa armonia tra l'azienda e tutti questi investitori sfruttandoli a tuo modo. E quindi il network è una dote importantissima che ai miei tempi non era richiesta. Un'altra che io chiamo anti fragilità oppure adattabilità, è quella che mi ha fatto capire, dopo i primi anni in cui ho cominciato a investire, che i business plan non servono a niente perché non servono a niente, perché sono già morti. Il giorno che la startup inizia quindi ogni tre mesi fai un business plan nuovo o ti rinnovi. Il mondo cambia talmente velocemente, talmente imprevedibile rispetto ai miei tempi, che tu devi pensare che probabilmente nasci per lanciare un prodotto e finirai per lanciarne un altro. Lasci pensando che il tuo modello di business e business to business e poi magari diventa business to consumer. Quindi l'adattabilità è una caratteristica importantissima. Non è come andare sull'autostrada ai 150 all'ora sempre dritti, ma è come andare su una strada molto stretta senza perdere di vista la meta ma con delle curve a gomito.

Giancarlo Rocchietti (00:19:00) - La terza e che forse la più importante è il team. Ai miei tempi mi ricordo che alcuni vecchi a cui mi riferivo mi dissero se vuoi fare la tua azienda pensa di partire con un numero dispari di persone inferiore a tre. Andavano di moda le one man company. Se tu guardi quante aziende hanno il nome del loro fondatore? No Prada, Armani, Zoppas, Trussardi. Ecco, sono tutte aziende che prendono il nome del fondatore, il fondatore. Spesso all'inizio erano una woman company, oggi devi farlo con un team, non puoi fare diversamente. È una leadership diffusa, non una leadership autoritaria. E questo team deve essere un team all'insegna della diversity, che non vuol dire diversità, diversità di genere, ma vuol dire diversità geografica. Perché oggi tu puoi creare un team, magari in una città d'Italia, però sei collegato con altre persone in giro per il mondo. Quindi diversità geografica e diversità anche di competenze tale per cui anche se sei uno psicologo, un filosofo, puoi far parte di un team, di una startup tech.

Giancarlo Rocchietti (00:20:04) - Questa è una cosa molto bella che secondo me farà la differenza. Si potranno fare grandi cose e abbiamo visto dai nostri investimenti che le startup che hanno più successo sono quelle all'insegna di questa diversity.

Inès Makula (00:20:16) - Secondo te si può diventare imprenditori che sono quelle parti della persona che si possono sviluppare lavorando su se stessi, andando università, cioè lavorando anche in aziende o è sono le qualità innate che solo se ce le hai e sei quel tipo di persona puoi fare azienda.

Giancarlo Rocchietti (00:20:32) - Guarda io penso che quando nascono i bambini non sono portati o dalla cicogna o da una Tesla, per cui quelli che arrivano con la Tesla possono essere imprenditori. Io penso che nascono tutti uguali e poi ci sono quelli che riescono a sviluppare dei talenti. Quindi io penso che l'attività di formazione sia molto importante e quindi io penso che una persona che voglia diventare prendi Tore lo può fare a 15 anni a venti anni noi abbiamo investito in startup cui founder avevano più di 55 anni e quindi tutti possono diventare imprenditori. Ovviamente bisogna pensare che la strada è molto faticosa ci vogliono tempi lunghi e non bisogna mai mollare un po.

Giancarlo Rocchietti (00:21:15) - Io sono un amante della bicicletta da strada, no, Quindi le strade sono c'è, i percorsi sono lunghissimi, molto faticosi. Quando pensi di non farcela deve tirar fuori tutto quello che hai e non mollare mai. Questo è un po la filosofia anche dell'imprenditore.

Inès Makula (00:21:29) - Infatti ci piace sempre parlare di sport su questo podcast, perché gli atleti hanno un po questa stessa, cioè devono avere un po queste stesse caratteristiche dell'imprenditore. Ieri stavo ascoltando un podcast con il giocatore di calcio Tiri fuori e ha detto una cosa che mi è rimasta impressa che secondo me si applica molto anche nel mondo. L'imprenditoria è se non ami soffrire, quindi il dolore dello sport dell'atleta, non potrai mai diventare un atleta a livelli alti. Devi proprio amare e accettare che soffrire farà parte. Diciamo che il gioco è proprio così.

Giancarlo Rocchietti (00:22:02) - Può essere, è una sofferenza. Però devo dire, nonostante gli ostacoli siano molto alti, io credo che i ragazzi, i giovani ragazzi siano molto fortunati non solo perché avranno hanno la disponibilità non di una banca ma di. Pensa che nel mondo ci sono più di 42.000 investitori di Venture Capital attivi quindi vuol dire se uno ha una bella idea ed è capace a realizzarla i soldi li trova.

Giancarlo Rocchietti (00:22:24) - Io credo che i ragazzi di oggi abbiano di fronte a sé una grandissima opportunità di cambiare il mondo e lo possono fare grazie all'aiuto di quelli come me che li possono aiutare a imparare la differenza tra me e loro e che ai miei tempi io non avevo il business angel, ma non avevo dei tempi così stretti per arrivare al successo. Il mondo andava molto più lentamente. Oggi loro devono andare molto veloci. Il vantaggio però di questo e che tu se riesci ad andare veloce potresti dopo dieci anni la tua azienda venderla e cambiare mestiere, fare qualcos'altro, diventare un investitore, aprire un acceleratore o fare un'altra azienda. Quindi è molto, molto più divertente. Ai miei tempi l'azienda era l'azienda per la vita. Io ci ho lavorato 25 anni, la mia azienda quando l'ho venduta ho pianto per sei mesi. Oggi vendere un'azienda è un bel successo, No? Ai tempi era uno smacco. Ecco, il mondo è cambiato in quel senso lì, ma secondo me in senso positivo.

Inès Makula (00:23:19) - E nel libro parli il tuo primo investimento da angel Investor che fu in Arena Waze, una società ferroviaria che voleva creare un nuovo circuito di treni regionali per connettere meglio alcune città del nord Italia.

Inès Makula (00:23:30) - Ma purtroppo la società non andò bene. Ma nel libro parli proprio che da questo investimento hai tratto delle lezioni importanti per i tuoi futuri investimenti che ho trovato molto interessanti. Ci puoi raccontare quindi cosa sono queste lezioni che hai appreso da questa esperienza?

Giancarlo Rocchietti (00:23:44) - Sia io come investitore sia che anche l'imprenditore, ci siamo presi grandi rischi. Perché pensare nel 2008 di fare concorrenza alle Ferrovie dello Stato sui treni regionali era follia pura. C'è poi riuscito, dopo sette otto anni, Montezemolo Con Italo noi siamo partiti sette anni prima, ma la lezione è molto semplice come hai visto Arena Weiss. E poi il nome di un signore che si chiamava Giuseppe Arena che era una bravissima persona in gambissima però era una woman company, tant'è vero che l'azienda si chiamava col suo nome. Quindi la prima lezione è quella che ti ho detto di non investire solamente un open company. Ma il problema più grosso è stato la compagnia di altri azionisti. Quando ho visto entrare alcuni azionisti che a me non piacevano, io sono uscito, c'ho anche guadagnato. La società è fallita qualche anno dopo, no.

Giancarlo Rocchietti (00:24:32) - Ecco, spesso e volentieri le aziende falliscono. Non solo perché l'imprenditore non ce la fa, ma perché gli azionisti non sono adatti. Quindi il consiglio che io do a tutti gli imprenditori, a tutti i founder, sceglietevi l'azionista migliore. Non guardate solo quello che vi mette più soldi.

Inès Makula (00:24:48) - C'erano anche altri due consigli che vi ho dato secondo me che era quello del del fatto che il tuo main competitor è lo stato Sì.

Giancarlo Rocchietti (00:24:57) - Devi avere le spalle coperte nel senso che quando noi ecco se tu vuoi fare una start up soprattutto in Italia e vuoi combattere la burocrazia o l'incumbent che può essere lo Stato deve avere le spalle coperte a livello di avere tanti soldi tanto tempo e magari anche essere capace a fare le lobby no cosa che noi non eravamo capaci a fare per questo che io poi sono uscito.

Inès Makula (00:25:21) - Invece visto gli anni di esperienza che adesso hai da Angelo investor racconti di aver sviluppato una serie di domande che pone a tutti i founders non te le chiederò tutte perché so che sono dieci e si possono trovare nel tuo libro, ma ci puoi dare un assaggio di alcune di queste domande e delle risposte che ti attendi a queste domande?

Giancarlo Rocchietti (00:25:38) - Al di fuori delle presentazioni ufficiali, io cerco sempre di fare un incontro di un quarto d'ora, mezz'ora diretto con il Fund io e lui e fare delle domande che in pubblico non fai.

Giancarlo Rocchietti (00:25:47) - No, e a me interessa capire se la persona che ho davanti ha l'occhio della tigre, no quindi non so. La prima domanda che faccio è parlami della tua vita e di cosa ti ha spinto a diventare founder, cioè non raccontarmi, non farmi il cv della tua vita. Ma raccontami, quando avevi vent'anni che cosa facevi? Magari scopro che facevi qualcosa per cui avevi già dentro un DNA che ti sei costruito tu, non che non che ti ha dato la mamma, sostanzialmente. La seconda cosa è al di fuori di una presentazione che hai fatto, che è durata un quarto d'ora di Scrivimi il tuo prodotto in 3 minuti così capisco se lui è in grado di spiegarlo bene agli investitori ma anche ai suoi clienti. Quindi spesso e volentieri le startup che hanno avuto successo su cui ho investito erano delle start up in cui il founder riusciva a raccontare le cose in pochissimi minuti in modo molto, molto chiaro. E poi non vado a chiedergli quello che molti chiedono. Dimmi qual è il tuo modello di business to business business to consumer, B2B to be tucci o tough? Ma gli faccio una domanda molto semplice per capire se hai in testa la mentalità che bisogna vendere.

Giancarlo Rocchietti (00:26:50) - No? E la domanda è molto semplice a chi farai la tua prima fattura? E non sempre tutti. Non lo sanno. La terza domanda è se ci lavori a tempo pieno. Ecco, come investitore non investo in una startup dove il founder non lavora a tempo pieno o addirittura magari ha due start up, o magari. Ecco, se fossi anche un ricercatore non mi basta che sia in aspettativa dall'università, ma deve licenziarsi. Così abbiamo fatto perché ho investito in alcuni ricercatori che hanno lasciato l'università per fare la startup.

Inès Makula (00:27:18) - Parlando di fundraising in Italia si sa che soprattutto la first Time founder può essere un processo molto lungo. Tirar su capitali a ogni round addirittura sei sette mesi. E c'è un grafico molto utile nel tuo libro che illustra le varie fasi. Ma quali sono i tuoi consigli principali per un fundraising di successo?

Giancarlo Rocchietti (00:27:35) - Il fundraising è un'attività importantissima. La prima cosa che voglio dire è per il founder può diventare per qualcuno dei founder chi sarà scelto a occuparsi quell'attività. L'attività principale dei primi anni di vita, la gestione non solo del fundraising, ma il rapporto con gli investitori.

Giancarlo Rocchietti (00:27:55) - Gli investitori sono una risorsa non solo finanziaria e bisogna ovviamente sfruttarla. E devo dire che la scelta di un investitore sbagliata può essere appunto letale, quindi secondo me è un'attività importante. La seconda è all'inizio non fatevi aiutare da consulenti esterni, parlo dell'inizio. Quando poi il vostro prodotto funziona potete farvi affiancare da un advisor o volete cercare un investitore particolare a livello internazionale, ma all'inizio dovete essere voi direttamente. Non fatevi abbagliare dalle grandi corporate. Magari qualcuno mi dirà che le corporation dovrebbero entrare nel mondo delle startup, non è vero. Lo possono fare attraverso i corporate venture capital funds. Ma io non credo al business di una startup, di una corporate che investe direttamente in una startup nelle fasi iniziali. Lo dico anche per esperienza passate come mai?

Inès Makula (00:28:46) - Su questo punto sono interessata? Perché uno potrebbe pensare è pazzesca questa cosa.

Giancarlo Rocchietti (00:28:50) - Premesso che io sono molto interessato alle corporate, se investono le startup su cui investiamo anche noi, purché lo facciano attraverso un fondo di corporate venture che abbiano una certa indipendenza dalla corporate stessa. Spesso e volentieri è bello per un founder pensare di avere una corporate che può diventare il suo cliente, per esempio, o il suo fornitore.

Giancarlo Rocchietti (00:29:09) - Io ti posso dire, ci vorrebbe un podcast solo su questo. Tanti casi di insuccesso in cui poi ci si è trovati bloccati perché la corporate è lenta nelle decisioni e magari ti fa capire che potrebbe essere il tuo distributore. Però alla fine può essere quello che ti compra l'azienda al prezzo che vuole lui. Quindi se c'è un founder molto ambizioso io gli direi le corporate tienile un po lontane, falle entrare successivamente. Utilizza le come clienti ma non come azionisti. Questo è secondo me una diciamo un consiglio dettato dalla mia esperienza. L'altro punto è i capitali da raccogliere. Allora innanzitutto se sei all'inizio parti nove mesi prima nove mesi proprio un numero che io cioè dopo 60 investimenti ho capito che se qualcuno parte tre quattro mesi prima non trova l'investitore giusto datti nove mesi di tempo tra un round e l'altro ma soprattutto nel primo nove mesi poi se tutto va bene sarà più facile dopo. E la seconda cosa scegliti l'investitore giusto, cioè non lasciare che l'investitore faccia solo analisi lui su di te, ma fai anche tu l'analisi dell'investitore e cerca di trovare il miglior investitore che c'è sul mercato per te.

Giancarlo Rocchietti (00:30:18) - Non guardare solo quanti soldi ti dà o la valutazione che ti dà, e l'ultimo è molto complicato valutare la startup, è molto complicato seguire tutte le regole, gli statuti e i contratti. Scegliti un buon avvocato, non sceglierti l'avvocato amico, l'amico di famiglia e scegliti un avvocato specializzato nel mondo del venture capital.

Inès Makula (00:30:40) - Assolutamente. Quell'investimento che all'inizio fa male ma poi nel lungo termine serve. Infatti dovremmo fare un podcast proprio dedicato soltanto alla parte legale. Può essere un po sottovalutata all'inizio, ma che poi definisce un po anche tutti i termini per il dopo. L'ultimo capitolo del libro chiedi se l'Italia può trasformarsi in una startup nation. Secondo te è una cosa possibile? E quali sono gli ostacoli principali e le opportunità uniche per il nostro Paese?

Giancarlo Rocchietti (00:31:07) - Il titolo del capitolo è l'Italia può diventare una startup Nation Startup Nation? Punto interrogativo? No, ma perché se per Startup Nation intendi paesi come Israele, almeno fino a pochi mesi fa, ma penso che lo continuerà a essere o la Silicon Valley, dove l'economia di quella regione o di quel paese si basa sull'innovazione, sulle startup.

Giancarlo Rocchietti (00:31:29) - Abbiamo solo quei due nel mondo. E non è neanche l'Inghilterra e neanche Londra in sé stesso. Quindi diciamo quello stereotipo di startup Nation così è difficile da raggiungere per tutti i paesi europei. Però noi possiamo colmare il gap che abbiamo nei confronti degli altri paesi europei, non semplicemente chiedendo al governo di mettere soldi nelle startup. È la cosa più sbagliata, ma chiedendo ai nostri governanti. Al nostro primo Ministro di dare un segnale di moral suasion nei confronti delle banche, nei confronti dei private banker, nei confronti dei cittadini privati, delle grandi famiglie e dei fondi assicurazioni per investire in questo mondo, in questo settore basterebbe che ha un patrimonio investito di oltre 300 miliardi di euro destinare lo zero 5% all'anno nei prossimi dieci anni a favore dell'innovazione italiana. E pensa al mondo del private banking parliamo di più di 600 miliardi di euro destinare anche qui lo zero 5%. Facendo questi calcoli calcolando che il 50% degli investitori che investono sulle startup italiane sono investitori internazionali e facilmente si può arrivare dai miei calcoli investire 100 miliardi nei prossimi dieci anni quindi non diventeremo una start up nation, ma sicuramente raggiungeremo i nostri colleghi europei e lanceremo finalmente la start up economy nel nostro Paese.

Giancarlo Rocchietti (00:32:56) - E poi ci sono delle cose che costano veramente poco che cambierebbero e il ritorno al discorso della formazione. Noi abbiamo due problemi il primo quando parlo dei diversity in realtà non è così perché in Italia in Europa il 95% delle startup è fondata da uomini e noi abbiamo il problema quindi da una parte di aumentare la diversity e soprattutto di creare un una cultura nelle materie STEM. Quindi il Governo dovrebbe pensare che le STEM la cultura delle materie STEM è un'emergenza nazionale l'hanno detto più volte quindi bisogna aumentare diciamo la presenza soprattutto delle donne nel mondo delle materie STEM. E poi siccome siamo sempre sul discorso della formazione costerebbe veramente poco obbligare tutte le università tutti gli studenti a frequentare un corso di entrepreneurship. E se vogliamo dirla alla fine questi corsi di entrepreneurship dovrebbero essere tali per cui ai professori ordinari si possono aggiungere i fan o gli investitori a raccontare agli studenti come si fa a fondare una start up di successo e eviterebbero molti fallimenti successivi.

Inès Makula (00:34:00) - Grazie Giancarlo, spero che questo podcast e che il tuo libro sarà letto e ascoltato. Quindi il podcast da persone che hanno un po il potere di cambiare le cose.

Inès Makula (00:34:09) - E ti ringrazio perché anche noi con merito abbiamo l'obiettivo di far crescere l'ecosistema startup italiano. E voi con il club degli investitori con questo libro stai facendo la stessa cosa. Quindi è per questo che abbiamo voluto averti sul podcast. Quindi ti ringrazio per questa chiacchierata e per chi volesse leggere il tuo libro, può dirci dove può essere acquistato.

Giancarlo Rocchietti (00:34:28) - Sul sito della casa editrice Egea oppure su Amazon.

Inès Makula (00:34:31) - Ottimo, Metteremo ovviamente il link al libro nella descrizione dell'episodio. Grazie Giancarlo.

Giancarlo Rocchietti (00:34:36) - Grazie a te e grazie a tutti.

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