Maddalena Zanoni Co-Founder di Dreamfarm 

 

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Nell’episodio di oggi vi portiamo nel cuore di Parma, la Silicon Valley del Food italiano, per scoprire la straordinaria storia di una start-up determinata a rivoluzionare il mondo dei latticini vegetali. Questa azienda si chiama Dreamfarm ed ha creato un formaggio vegano usando mandorle fermentate come ingrediente principale e promettendo un prodotto senza compromessi in termini di gusto e qualità.

Alle redini di questa avventura c'è Maddalena Zanoni, co-founder, che nel 2020 ha abbandonato la sua posizione di Head of Alpro and Plant-Based Italia e Grecia per intraprendere un viaggio alla ricerca dei valori con cui è cresciuta in Val del Non tra le estati passate in colonia e gli inverni ad insegnare pattinaggio sul ghiaccio per riconnettersi ad una vita più semplice, distante dalla frenesia della ricerca del lusso e delle cose materiali.

Con un background nel settore alimentare e cinque anni di esperienza nel colosso della   consulenza Bain & Company, Maddalena decide di abbracciare la trend internazionale del vegan food, concentrando la sua attenzione su un prodotto ancora inesplorato dal mercato, quello dei formaggi. La sua idea conquista immediatamente un angel investor che decide di scommettere su di lei, con un investimento di 5 milioni che le permette di lanciare Dreamfarm nel 2021 insieme a Mattia Sandei.

In questo episodio, scopriremo l'importanza dello sviluppo del prodotto per ottenere successo nel settore alimentare, esploreremo le strategie di marketing  dall'attenzione al packaging all'influenza degli opinion leader del settore, e riflettere sull'equilibrio tra vita professionale e maternità. 

TAKE AWAYS

Il sogno di diventare imprenditrice [00:00:00] Maddalena parla del suo desiderio di diventare imprenditrice e di come ha lasciato il suo lavoro presso Danone per perseguire questo sogno.

Il mercato del formaggio vegano [00:02:37] Maddalena racconta il mercato del formaggio vegano e spiega perché crede che sarà la prossima tendenza nel settore alimentare.

La nascita dell'azienda e i primi risultati [00:06:24] Il racconto di come l'azienda sia stata fondata due anni fa e come, dopo una fase di apprendimento, il team abbia finalmente lanciato il prodotto sul mercato.

Il mercato dei prodotti vegetali [00:09:43] Speaker 2 esprime interesse per i prodotti vegetali e la loro sostenibilità, sottolineando che non sono solo per i vegani ma per il 95% delle persone che li consumano.

La sfida di conciliare la maternità con l'impresa [00:10:29] Speaker 1 paragona la gestione di un bambino a quella di una start-up, sottolineando l'importanza di chiedere aiuto e di essere consapevoli della propria energia.

La scoperta del valore dei lavori sottostimati [00:16:18] Speaker 1 parla dell'importanza di riconoscere il valore dei lavori che potrebbero sembrare frustranti o poco gratificanti.

La responsabilità del fondatore di alimentare l'energia positiva [00:18:52] Maddalena discute della responsabilità dei fondatori di alimentare la propria energia positiva e di prendersi cura del proprio benessere per influenzare positivamente il team.

L'importanza di alimentare ciò che fa star bene [00:19:32] Maddalena sottolinea l'importanza per i fondatori di alimentare le cose che li fanno star bene, anche se potrebbe sembrare di dover lavorare costantemente.

 

TRASCRIZIONE EPISODIO


Inès Makula (00:02.629)

Perfetto, partiamo. Allora, ci siamo. Maddalena, sei nata in Trentino, in montagna, nella quale tornerai, ma prima di saltare troppe tappe ci racconti un pochino della tua infanzia, magari anche del rapporto che avevi con la natura e come pensi che questo rapporto della tua natura ti sia inciso sullo tuo percorso.

Maddalena anoni (00:23.342)

Allora, sì, io sono Trentina, nata in mezzo alle montagne e il rapporto con la natura forse ne sono molto più consapevole adesso che comunque passo tutto il mio tempo libero in mezzo alle montagne. Forse quello che più mi ha impattato in passato è stato il fatto che vengo da una famiglia che ha preso una decisione un po' particolare, che è stata quella di investire tutti i soldi nella nostra educazione e quasi per nulla nel diciamo in cose materiali, quindi non abbiamo mai avuto la possibilità di comprare un vestito, non siamo mai andate al ristorante, non siamo mai andate in vacanza, ma abbiamo passato tutte le nostre vacanze, io ho due sorelle, lavorando in una colonia per bambini e quindi mia mamma era maestra di scuola materna e in estate gestiva questa colonia diurna di bambini dai 4 ai 12 anni. dovevamo gestirne la giornata e quindi io e le mie due sorelle eravamo delle bambine che gestivano i bambini, quindi passavamo i nostri due tre mesi di estate insegnando i bambini e non ci sentiamo minimamente, non lo so, inferiori o comunque che ci mancasse qualcosa rispetto agli altri bambini che magari facevano delle vacanze standard. Invece in inverno insegnavano a pattinare su ghiaccio ai bambini perché il nostro sport agonistico è sempre

Maddalena Zanoni (01:47.726)

Io e la mia sorella maggiore insegnavano a pattinare, la minore che era un po' più ribelle stava al bar, però stava al bar nel senso che vendeva le cose del bar, mia mamma stava in cassa e quindi diciamo abbiamo passato tutte le nostre vacanze sia circondate dalla natura che facendo dei lavori che comunque ci rendevano orgogliose e super empowered come dire. Forse la parte più divertente era il fatto che ogni weekend andavamo con mia mamma in giro per il parco giochi di una valle e lasciavamo un Depliant con suo scritto facile facile è la magia se usi le mani e la fantasia ci vediamo domenica con Mary Poppins e le sue aiutanti dalle 10 alle 12 e quindi noi andavamo poi nelle piazze e facevamo fare dei lavoretti di manualità ai bambini

Inès Makula  (02:38.117)

Ah, questa cosa non la sapevo della tua storia, è molto bella e tra l'altro in America si sentono tanto di questa storia dove i ragazzi lavorano e aiutano la famiglia fin da super giovani, in Italia molto meno. E questa cosa immagino che abbia avuto un grande impatto poi anche su di te. Anche soltanto il valore dei soldi, averlo anche da molto piccolo, il lavoro della fatica, vedere anche i tuoi genitori che hanno sacrificato anche magari tanto per mandarvi poi, come dicevi tu, educazione, sport, nelle buone scuole. E infatti ti sei laureata in economia alla Bocconi, quindi immaginare anche una brava studentessa. E poi sei andata a lavorare da Ben che è una delle big three, diciamo, una delle tre grandi...

Maddalena Zanoni (03:16.654)

Esatto, era una secchioncella.

Inès Makula (03:26.469)

brand di consulenza o società di consulenza. Come hai scelto questa strada? Perché Bain? E cosa ti ha dato il tuo percorso in consulenza?

Camilla Scassellati Sforzolini (03:28.026)

società, società dicono.

Maddalena Zanoni (03:36.622)

Allora io comunque a 18 anni e 19 anni per quanto il Trentino mi piacesse lo sentivo un po' stretto e quindi appunto la Bocconi per me era un po' la prima emancipazione. Ho lottato tanto per andarci ovviamente non era scontato e ripeto i miei poi hanno deciso di supportarmi in questo. Poi quando diventi un Bocconiano poi non lo so ho fatto un periodo in Canada poi sono andata in Spagna ho iniziato a girare tanto quasi in quegli anni, se non facevi il banker o il consulente, non eri il migliore, io ero super competitiva e quindi mi sembrava che il posto era l'unica scelta. E devo dire, è stata una scelta ottima perché è un mondo, quello della consulenza, molto duro, difficile entrare, difficile restare, si fanno slide e excel tipo giorno, notte, weekend, però wow è una scuola pazzesca, è un grandissimo acceleratore di apprendimento, di carriera, analiticità, di autoconsapevolezza, di gestione dello stress, cioè in ogni cosa. Io ci sono stata comunque cinque anni e mezzo, quindi abbastanza, e trovo che sia stata una mega scuola.

Inès Makula  (04:46.405)

Sì, quello che dicono tante persone passate in consulenza è proprio questo metodo e approccio esatto analitico e che aiuta molto. Infatti tante persone che abbiamo intervistato in realtà non hanno avuto un background in consulenza. Ma dopo cinque anni, come tanti consulenti, pochi restano fino alla fine, sei andata a lavorare da Alpro, che è il famosissimo brand di latte vegetale che vedete tutti al supermercato, forse il più famoso, con Oatly qua magari in paesi più anglosassoni, e ti sei trasferita in Belgio per lavoro dove hai dovuto ricominciare da zero poi in un nuovo paese. Questa è una esperienza formativa a livello personale e quali sono le lezioni che hai imparato durante questi tuoi cinque anni in Belgio da Alpro?

Maddalena Zanoni (05:28.302)

Ma allora, sicuramente super formativa. Allora da un punto di vista personale io ero già stata all'estero, quindi avevo già lasciato casa. Sono andata prima a Milano, poi dicevo in Canada, poi in Spagna. E quindi non era la prima volta che mi inventavo da zero, cosa che consiglio a chiunque. Solo che lì forse era un'età diversa, non era una studentessa. E rispetto a Barcellona, che comunque è bella calda, è un po' più semplice ambientarsi nelle fiandre, pioveva tutti i giorni e ho sofferto un po' la solitudine, soprattutto all'inizio. Ma poi il fatto di essere riuscita ad integrarmi, ho fatto delle cose, non lo so, mi sono iscritta a una squadra di hockey su prato. Ero così disperata perché volevo conoscere gente. Quindi io credo che ricominciare da zero ti tiri fuori un'energia di vita, una voglia di riscatto che non credi neanche di avere e dall'altro lato ti stacchi da...Cioè è difficile sapere chi sei, no? E se sei sempre nello stesso contesto non sai se quello che sei, sei veramente te o è il contesto che ha deciso di imporlo. E finché non ti stacchi da quel contesto non lo potrai mai sapere, non ti potrai mai testare, non potrai mai far finta di essere una persona diversa per vedere se lo sei. Quindi in generale super consigliato.

Inès Makula (06:46.341)

Sì, non potremmo essere più d'accordo, Camille e Dio, vi sono viste anche le nostre esperienze fuori. Però sì, quando uno si trasferisce non in Erasmus e quando lavora fare amicizia, come dice tu, è una cosa molto più complicata. Quindi le associazioni, il gruppo, andare a fare sport, sono sicuramente modi di conoscere persone. Continuando un attimo con la tua esperienza in Alpro che poi è stata acquistata da Danone, quindi era un brand da sé, poi è stato...

Inès Makula  (07:14.053)

entrati a far parte di un enorme gruppo e sei diventata head of Alpro per l'Italia e la Grecia. Perché hai comunque deciso di lavorare per Alpro e il segmento del latte vegetale ti interessa particolarmente? Cosa vedevi in questo settore?


Maddalena Zanoni (07:30.638)

Allora ci sono stati vari elementi come spesso succede nelle decisioni. Intanto, Alpro era un cliente di Bain. Cioè io già li conoscevo come da brava consulente, sono finita del cliente. Quindi già mi ero abbastanza innamorata dell'azienda e delle persone che ci lavoravano. Mi ha sempre appassionata la gastronomia, la cucina vegetale, quindi comunque era un qualcosa che anche personalmente mi appassionava. I dipendenti di Alpro erano impressionanti da quanto si sentivano investiti di una missione di comunque fare qualcosa di positivo per la salute per il mondo e l'avevo trovato veramente bello e genuino. Che cos'altro? Beh, l'altra cosa è che Alpro cresceva al 20% all'anno. Io sono entrata nel 2015, sono uscita dopo cinque anni, era quasi raddoppiato il fatturato e non stiamo parlando da 1 a 2 milioni, ma da 400-800, insomma. un percorso magico da un certo punto di vista, quindi tante nuove persone cercavano di reclutare nuovi talenti eccetera e quindi ho visto sia del potenziale di crescita professionale che personale, sia una passione nella missione di un cibo salutare e sostenibile assolutamente unico.

Camilla Scassellati Sforzolini (08:45.082)

Infatti ci interessava molto chiederti un po' quali sono, poi ovviamente li stai seguendo adesso anche con Dreamfarm, quali sono i trend che hai visto da Alpro? Sei stata lì dal 2015 al 2020, con gli ultimi due tre anni seguendo il mercato italiano, quindi che trend hai visto? Quanto crescevano i prodotti alternativi ai latticini? E anche in Italia funzionavano già all'epoca, già nel 2015 iniziavano a crescere.

Maddalena Zanoni (09:12.814)

Allora sì, in generale qualche dato ve l'ho dato a livello di fatturato e di crescita. In realtà in Belgio, che è il paese in Europa che ha la maggiore penetrazione di prodotti vegetali, stiamo parlando di più del 60% della popolazione che consuma prodotti vegetali durante l'anno, ma l'Italia non è molto lontana dal 50%. Quindi stiamo parlando di un qualcosa che in realtà già fa parte delle nostre vite. è vero che non dobbiamo pensare ai vegani, i vegani sono l'uno o il due per cento della popolazione. Il più del 90% delle persone che consumano prodotti vegetali lo fanno non per essere vegani, ma magari perché... allora la prima ragione è perché vogliono fare qualcosa di salutare, quindi per la loro salute. E poi c'è il tema della sostenibilità, della varietà, del gusto, eccetera eccetera. Già ai tempi era molto sviluppato. Le ragioni per farlo sono un po' diverse, perché mentre in Nord Europa sono delle scelte magari un po' più positive, anche la comunicazione è più di try something new o qualcosa di curiosità, in Italia rimane un po' più funzionale. Cioè la comunicazione io la volevo portare in questo modo così nuovo, un po' cool e moderno e mi sono un po' sbagliata da quel punto di vista all'inizio, quindi ho dovuto rettificare, perché in realtà in Italia funzionava il fatto di dire fa meglio, ti fa digerire meglio. Esatto, è più digeribile, è più leggero. Quindi in Italia bisognava parlare proprio dell'intestino, di come migliorare la propria dieta, la propria forma, la propria digestione e all'estero invece, in Nord Europa soprattutto, parlavamo invece di sostenibilità, di modernità, di curiosità.

Camilla Scassellati Sforzolini (10:55.674)

È molto interessante perché appunto adesso penso che non mi aspettavo questi numeri così alti né in Belgio né in Italia in realtà, però chiaramente tutti abbiamo, mi ricordo quando bere i latte alternativi quando eravamo più insomma giovani, era una cosa che faceva chi era veramente intollerante ai latticini e anzi ridevi dicendo di bere latte di capro di riso ed era non tanto buono e poi abbiamo visto che ovviamente si sono diventati cool, sono diventati parte della dieta di tante persone e quasi poi la gente non torna più a bere latte normale, quindi sicuramente mi sembra un trend che è esploso, quindi eravamo curiose di sapere esattamente più o meno come era cresciuto. Ma tornando alla tua storia, appunto abbiamo detto che sei stata ad Alpro, poi però nel 2020 decidi di lasciare il tuo lavoro e lasci il tuo lavoro con un piano ma non un grandissimo piano nel senso che decidi di tornare a casa tua in Trentino in unamalgamata di montagna, di ripartire da lì e immagino che non sia stata una decisione facile perché ci dimentichiamo che a volte quando raccontiamo queste storie diciamo ah poi lasci il tuo lavoro, fai questa cosa, però ovviamente lasci 10 anni, 11 anni di esperienza lavorativa, una posizione comunque alta in un'azienda che funzionava o sicuramente uno stipendio insomma anche tante comodità, la tua vita a Milano. Quindi come hai preso questa decisione? Perché hai lasciato ed è stata una scelta un po' non so, esistenziale, avevi voglia di smettere di lavorare come una pazza e ritornare alla tua montagna? Come hai deciso?

Maddalena Zanoni (12:37.23)

sicuramente è stata una scelta esistenziale e sicuramente è stata una scelta difficile. Nel senso che un pochino l'ho presa nel mezzo di una discontinuità, quindi c'è stato Danone che ha acquisito Alpro, tante persone comunque sono uscite, eccetera, quindi comunque già c'è stato un po' un cambio nel percorso. Allo stesso tempo mi sono resa conto del fatto che non riuscivo a...Ho avuto una crisi di identità dei trent'anni in cui mi sono chiesta chi ero e non riuscivo a dire niente che non fosse il mio curriculum. Che va bene, salvo che non lo so, non mi sentivo in pace con questa cosa. Continuavo a rincorrere magari il fatto di avere dei team più grandi, una job description, un titolo più grande, una macchina più grande. In realtà non me ne frega niente della macchina, però in un certo senso mi ritrovavo a rincorrerlo. In più ho avuto, in realtà purtroppo, una persona vicina a me, giovane a 27 anni, è mancata, in quel momento ho pensato cavolo ma ce ne andiamo. Cioè, bam, c'è stato tipo un'unione di elementi che mi hanno fatto pensare che, non lo so, era come se il fatto di chiedermi qual era diciamo la prossima posizione lavorativa era come se, non so se conoscete l'espressione, scegliere il costume da bagno da mettere quando sta per arrivare lo tsunami. Non so, mi sono sentita un po' in quella situazione paradossale di avere paura di cosa, realmente. Cioè, tanto tra 100 anni siamo andati tutti, e quindi tanto vale provare a esplorare un pochino di più, lasciare un attimo, un percorso in cui magari ti senti confident, perché la verità è che un bel titolo, una bella macchina e un bello stipendio alla fine del mese ci fa sentire anche più di valore. Cioè, noi ci diamo del valore in funzione. di quello che ci viene dato dall'esterno. E quindi io in realtà ho preso un momento di pausa, io non è che ho lasciato tutto all'improvviso, ho chiesto all'amministratore delegato di Alpro se potevo prendermi due mesi di pausa, e lui mi ha detto di sì, intanto, che non è scontato, e sono andata in cima a una montagna in malga a vedere, intanto a riscoprirmi. Quindi questo è stato il primo passo, non facile, ma non definitivo. Poi, io ci ho messo due anni a uscire effettivamente

Maddalena Zanoni (14:57.326)

da danone a quei tempi. Quindi ho fatto il mio lavoro da head di appunto capo o country manager, se vogliamo, di Alpro in Italia, in Grecia. Ma nel frattempo, invece di far finta di non aver paura, cioè io sentivo da un lato un fuoco dentro, voglia di uscire, dall'altro qualcosa che mi blocca, invece di far finta di non avere paura, ho dato un nome a ogni paura, ho cercato di affrontarle. Ho paura dei soldi? Ok, ho paura dei soldi. E allora, lavoro un po' di più, me ne metto da parte un po' di più. Cos'altro? Paura della solitudine? Ok, allora mi ero iscritta, mi era messa in Talent Garden, che così avevo qualcuno di fianco. Ho paura di fallire. Allora ho chiesto ad una coach se mi aiutava un pochino a gestire psicologicamente il terrore di non poter andare su un palco e dire, ah, sono la start-upper più brava del mondo, insomma. E quindi forse solo semplicemente il fatto di dire, vabbè, oh, ragà, cioè...ho paura e basta, c'è che devo fare, mi faccio aiutare, cerco di affrontare questi piccoli step e quindi a forza di dargli un nome e autoanalizzarsi sono arrivata al punto di dire ok, in realtà un'altra cosa che mi ha spinta e che spesso racconto è il fatto che a un certo punto ho pensato cavolo, ci sono tanti miei ex colleghi o consulenti che si fanno un MBA, non è che gratis l'MBA, dura due anni, io prendo quei soldi, invece di metterli in un MBA li metto in una startup. Se va bene, benissimo. Se non va bene, ho fatto un MBA all'ennesima potenza, torno a fare la dipendente come una dipendente molto più matura, molto più forte di quanto non sarei avendo fatto altri due anni dello stesso percorso di prima, insomma.

Camilla Scassellati Sforzolini (16:37.85)

E questa è la decisione più razionale, secondo me. Almeno a me è la cosa che più risuona con il mio modo di pensare, dire ah vabbè, ma effettivamente poi tanto torni, hai fatto una cosa, che cosa ti costa? La realtà però, che non è, anche se quando la senti dire dagli altri ha molto senso, non è facile comunque, perché sì, è vero, sì, poi puoi tornare, però non sai mai, hai sempre paura che in realtà non tornerai, pensi che la tua situazione è unica e che quindi però quel lavoro da head di Alpro magari non c'è più fra due anni. Quindi comunque non voglio neanche minimizzare perché effettivamente è facile da dire ma poi da fare è complicato. Quindi ti volevo anche chiedere ci racconti un momento difficile dopo aver mollato nel senso ok hai affrontato le tue paure, hai preso questa decisione, sei andata a ricominciare la tua vita da zero diciamo comunque da un percorso che volevi che fosse più tuo.

Camilla Scassellati Sforzolini (17:36.25)

Cosa sono state le cose difficili? Le persone intorno a te le hanno capito, hanno provato a convincerti di non farlo. Come hai fatto a rimanere convinta della tua scelta?

Maddalena Zanoni (17:45.998)

Ma allora, come... Devo dire, le persone attorno a me, pur non capendo alcune, in un certo senso mi hanno detto che c'è tutto, fai un po', fai un po' te. Cioè non ho sentito un vero ostacolo da parte delle persone attorno a me. Non tutte l'hanno capito, ma mi hanno rispettata. Anche Danone. In realtà Danone, anche tipo la capa di A. Char, o l'amministratore delegato di Danone Italia, sono ancora i miei più grandi supporter. Quindi impressionante da quel punto di vista. Poi devo dire che io avevo fatto tutta una mega pianificazione, business plan, slide, etc. Ho lasciato da noi e altro il 30 gennaio 2020 e poi sappiamo cosa è successo in febbraio. È arrivato il covid e lì ho avuto un momento di panico. Ci ho detto cavolo, ci ho messo due anni a uscire. Mi sono fatta quasi un percorso psichiatrico e poi al giorno, non so, dodici. C'è la pandemia in che senso? Quello è stato proprio una roba che adesso lo dico ridendo, ma lì per lì ero bloccata all'estero, cioè tutti noi abbiamo storie di covid, però sicuramente io li sono andato un pochino nel panico e dal panico ho iniziato a fare un po' di consulente, freelance, perché mi è venuta l'ansia di non riuscire a partire con niente.

Maddalena Zanoni (19:08.91)

e grazie a queste consulenze ho incontrato gli imprenditori che hanno creduto nel progetto di Dreamfarm.


Camilla Scassellati Sforzolini (19:18.426)

Sono curiosa di chiederti anche una domanda su la tua infanzia e come hai inciso su questa scelta secondo te, perché comunque sei cresciuto in una famiglia che come ci hai detto non ha mai messo valore alle cose materiali, immagino al curriculum, alla carriera, magari alcune delle cose che vengono più spinte in altre famiglie. Secondo te quello ti ha dato la voglia di non seguire un percorso tradizionale, di fare le cose che ti piacevano anche se non era per la macchina più bella.

Maddalena Zanoni (19:45.87)

Allora, io credo di sì. Penso che nella seconda fase della mia vita, quella della Bocconi, Bain, eccetera, avevo preso molta distanza dalla sobrietà con cui ero partita. Ok, avevo preso molto distanza dalla sobrietà con cui ero cresciuta e mi mancava. Non ero pienamente consapevoli, ma mi mancava. Quindi sicuramente quell'educazione che ho avuto mi ha aiutato tanto. In più, mio padre è un ingegnere super razionale, super disciplinato, risk avverse, è un grandissimo lavoratore. Mia mamma è una matta simpaticissima, creativissima, eccetera. E quindi un pochino io mi porto dentro due anime, molto diverse tra di loro. E ci sono dei momenti nella mia vita in cui prende sopravvento più mia mamma, che è questo, e degli altri momenti in cui prende sopravvento più mio papà. E quindi diciamo sì, continuo a vivere queste due anime e adesso mi diverto a sperimentare insieme, insomma.

Camilla Scassellati Sforzolini (20:47.482)

E però quando hai lasciato il progo, insomma, questa prima volta, non sei partita subito con l'idea di Dream Farm. Non è una cosa che ancora non avevi ben considerato, anzi hai deciso di... ti chiedo di raccontarcelo, però so che è qualcosa che fare con la botanica, le piante di montagne, vivere in Malga, quindi ci racconti esattamente cosa pensai di fare e poi perché non è andata avanti, perché ovviamente...uno deve anche poi avere successo con la propria idea per portarla avanti.

Maddalena Zanoni (21:19.566)

Allora, io quando ero andata in Malga, mi ero appassionata di botanica, che è tuttora una mia grandissima passione. E quindi appena sono uscita, avevo pensato di fare un progetto che appunto portasse la botanica alle persone, che poi durante il Covid sono diventate delle masterclass insieme a un erborista di botanica, uno riceveva un kit che poteva essere o di arbe per fare delle infusioni oppure della cosmetica naturale. E poi la verità è che io ero solo founder, quindi ero da sola, autofinanziata e in sei mesi praticamente ho finito i soldi. E, forse, questo primo passo che io comunque voglio celebrare, perché non ci sarebbe stato il secondo, è stato un passo forse un po' più emozionale e meno, diciamo, da consulente. Cioè, avevo fatto lasciare prendere il sopravvento da quella scelta di dire esco e, non lo so, rincorro le mie passioni. Ma forse non avevo considerato così tanto il mercato, elementi appunto che erano più legati al mio background da analisi di mercato, insomma. Che problema sto cercando di risolvere? In quel caso cerco di risolvere un mio problema, non quello degli altri. Però lì mi sono resa conto del fatto che essere solo founder non faceva per me.il fatto che comunque se volevo essere ambiziosa nel progetto mi servivano dei capitali e quindi ripeto è stato un primo passo per me quel progetto rimane assolutamente vivo dentro di me, me lo porto avanti anche se poi ha cambiato nome, ha cambiato vesta, ha cambiato team, non importa.

Inès Makula (23:06.341)

Sì, ci vuole sempre magari quel primo passo che ti fa capire un po' cosa ti piace fare, cosa non ti piace fare, se hai analizzato bene il mercato o no, però come dici tu chiaramente non era una scelta molto da consulenti. I consulenti di solito subito, subito i dati di mercato, cosa sta crescendo, ci buttiamo lì. E quindi dopo questa tua piccola esperienza di questo progetto poi nasce l'idea di Dream Farm, ossia di produrre formaggi vegani.

Ovviamente conoscevi bene il mercato perché eri già nei lati vegetali, ma cosa ti ha spiegato quali sono i dati che ti hanno convinto che sarebbe stata una buona opportunità di business diciamo lanciarsi sui formaggi.

Maddalena Zanoni (23:44.334)

Allora intanto parto, non so se ci sono degli avvocati che ascoltano, il formaggio non può essere vegetale, quindi il termine formaggio o mozzarella... No no, se lo dice il consumatore va benissimo, io non lo posso dire. No, le alternative vegetali ai formaggi. Dunque, quello che avevo visto ad Alpro è che c'era un pattern, un trend, per cui...

Inès Makula  (23:52.613)

No, no, non lo possiamo dire, è vero, perché adesso non può più dire scusa come si chiamano, quindi.

Maddalena Zanoni (24:10.766)

all'inizio le bevande, poi lo yogurt, poi il dessert, etc. La carne, l'abbiamo visto, che cosa succedeva? Iniziava ad esserci una rivoluzione vegetale, chiamiamola, che partiva da pochi prodotti che spesso erano un po' punitivi nel sapore, non particolarmente puliti nelle etichette, ma che comunque iniziavano. E soprattutto magari venivano prima acquistati da chi era vegano e quindi faceva una scelta più di sostenibilità che di salute o di altro. E poi però, man mano il mercato evolve e quindi restano solamente i prodotti che effettivamente erano buoni, sani e che facevano la differenza anche sotto altri punti di vista. Era già successo in queste categorie che vi ho nominato, non era ancora successo nel formaggio, tuttora non è ancora pienamente successo nel formaggio. E quello che io avevo visto era, ok, questa è una categoria enorme. Ci sono tante sottocategorie nel formaggio. La mozzarella è sicuramente una grande categoria all'interno di quella. E ci sono pochissimi prodotti che sono fatti di solito di un mix di olio di cocco e amidi modificati. Hanno un'etichetta abbastanza lunga e poco naturale. Hanno delle caratteristiche nutrizionali peggiori rispetto a un formaggio vaccino, che quindi...diciamo viene meno quel principio che vi dicevo, la prima ragione per cui qualcuno che non è vegano prova qualcosa di vegano è perché pensa che faccia meglio la salute, ma se poi non fa meglio, non lo so, c'è un gap. E quindi quello che diciamo il mio pitch a me stessa e poi agli altri era ok, facciamo qualcosa che sia buono perché cibo iconico, che sia salutare e sostenibile e 100 per cento plan based.

Inès Makula (25:57.253)

E questa, quindi quando ti decidi, però questa avventura interioriale cominci in maniera molto diversa quindi dalla prima e anche in maniera non super tipica perché ci hai raccontato prima, mentre facevi delle tue consulenze, hai conosciuto imprenditori e infatti uno di questi imprenditori che è conosciuto, che viene da una grande famiglia di imprenditori del mondo food in Italia, l'idea di questa tua duella è piaciuta subito ed è Louis. che hai investito, se non sbaglio, 5 milioni di euro nella tua idea. Quindi di solito uno va a fare angel, friends and family e comincia così, oppure va da un VC, è raro trovare qualcuno, esatto, una persona che metta così tanto nell'azienda. E ovviamente questo capitale poi ti ha aiutato anche a mettere insieme un team per costruire il progetto. Ci racconti un po' i pro e contro di questo accordo che è un po' più atipico rispetto a quelli che abbiamo già, di cui abbiamo già parlato sul podcast.

Maddalena Zanoni (26:51.118)

Assolutamente. Beh, intanto, ne ho parlato subito con uno che però, diciamo, hai convinto subito anche il secondo, quindi ci sono due grandi imprenditori nel food italiano, di cui posso anche dire i nomi visto che lo abbiamo dichiarato anche pubblicamente. Una è Francesco Mutti che è proprietario e CEO della Mutti, e l'altro è Giampaolo Cagnin, che è un imprenditore seriale che ha già fatto varie aziende nel mondo degli ingredienti del food. Quindi, allora, il pro sicuramente...Come tutto ci sono pro e contro e ogni cosa ha le sue conseguenze, quindi i soldi gratis non esistono. Però il pro di avere subito due imprenditori così importanti, intanto di dare un coraggio pazzesco. Cioè se due imprenditori di questo livello credono così tanto nel progetto, credi ancora di più anche te nel progetto. Quindi sei molto più coraggioso, sei molto più ambizioso e sei molto più disciplinato. Noi dal giorno 1...insieme a Mattia che poi il co-founder, io sono più la mente marketing e vendita, e Mattia è il ragazzo del prodotto, ha studiato tecnologia alimentari, ci ha dato la disciplina ogni mese di fare il punto della situazione con gli investitori, che non è poco, ti dà un ritmo pazzesco, un metodo impressionante e non stiamo solo parlando di soldi, perché per me i soldi sono la commodity più commodity del mondo. stiamo parlando di una mentorship di un livello impressionante. Quindi per me si porta dietro tantissimi vantaggi. Ovviamente lo svantaggio è che non hai una grandissima equity perché per forza se fai preceding partì subito con un equity molto più bassa. Ma stiamo parlando comunque di un progetto con un'ambizione così grande che poi la torta è molto più grande. Quindi per me ha molto più valore quello. Quindi direi che questo è anche un potenziale di crescita molto più grande.

Inès Makula (28:49.509)

si può immaginare i loro contatti, nel senso Mutti è distribuito probabilmente in qualsiasi punto di distribuzione in Italia, quindi chiaro che ti può aprire poi le porte commerciali che da sola, tu Maddalena Zanoni magari da sola così, con il tuo co-founder non riesci magari a incontrare da subito Esselunga Conad di tutti questi enormi gruppi.

Maddalena Zanoni (29:12.174)

E non solo, in realtà magari qualche contatto da Alpro ce l'avevo visto che poi ho lavorato in quel mondo, ma la credibilità di una startup con dietro queste spalle è un'altra cosa. Cioè io anche con i miei contatti che in Alpro funzionavano, magari in Dream Park non funzionano più perché dicono vabbè, il livello di servizio che devi dare alla GDO con un prodotto fresco che ha 30 giorni di vita utile, non è banale e quindi ti dà una credibilità molto diversa.

Inès Makula (29:29.157)

Non sei più nessuno, sì. Sì.

Inès Makula (29:42.981)

Invece contro parte ovviamente l'affetta dell'equity che chiaramente se uno prende così tanti soldi è ovvio che la maggioranza ce l'hanno gli investitori, altri punti negativi.

Maddalena Zanoni(29:55.086)

No, direi che questo è l'unico contro, diciamo, però no, assolutamente nessun altro punto negativo.

Inès Makula (30:02.629)

Con il tuo co-founder, quindi Mattia Sandei, siete partiti con una fase importante di ricerca e sviluppo iniziale. Perché era così importante per voi iniziare dal perfezionare il prodotto e consigli che magari daresti ad un imprenditore del mondo food dopo aver vissuto un po' questo processo?

Maddalena Zanoni (30:19.758)

Allora io precedentemente avevo sempre lavorato nel marketing e la vendita, quindi quasi dovevo dare il prodotto per scontato. Questo progetto mi ha insegnato tantissimo, nel senso che noi abbiamo deciso subito di fare una rivoluzione nel mercato, non di fare un lieve miglioramento. Per fare una rivoluzione serve tantissima ricerca e sviluppo, competenze. Abbiamo deciso di portare anche delle barriere all'entrata tecnologica importanti e quindi abbiamo deciso che quello sarebbe, fin da subito abbiamo deciso che quello sarebbe stato il nostro USP, Unique Selling Proposition, diciamo, perché per fare un'alternativa alla mozzarella che rimane rotonda, che sta nel liquido, che fila e che non è basata sul formaggio non è facile e quindi abbiamo passato due anni interi, dietro le quinte, a fare test and learn, test and learn e farlo con un etichetta pulita è molto difficile per farlo se noi abbiamo fatto una selezione di batteri, di fatto, che ognuno, diciamo, svolge un ruolo diverso. Quindi stiamo parlando di biotecnologie che sono magiche quasi per un non addetto ai lavori. Tu selezioni tra milioni e milioni di combinazioni, quattro, cinque, quello che è batteri che insieme...convertono lo zucchero naturalmente presente nel nostro caso nelle mandorle in sapore acido lattico, consistenza. Ognuno svolge la sua funzione. Quello ha richiesto veramente tantissimo effort, ma allo stesso tempo poi noi abbiamo brevettato una nuova tecnologia che non esisteva in passato.

Camilla Scassellati Sforzolini (32:04.57)

C'è sempre anche questa pressione nel business di andare velocemente per sviluppare, e quindi magari uno vuole fare dei compromessi per andare più velocemente. Cosa vi ha tenuti nella fase di perfezionare finché pensavate che fosse il prodotto migliore, senza fare, come si dice in inglese, cutting corners, senza passare oltre e dire va bene così?

Maddalena Zanoni (32:29.326)

Allora, una combinazione di cose. Di nuovo, io tornerei al fatto di avere questi due investitori. In questo c'è anche Giampaolo, che è uno scienziato di background. Quindi avevamo un team veramente ben, come dire, ben formato con... Siamo molto complementari. Stia più senior che più junior, sia investitori che co-founder, abbiamo degli elementi, diciamo, molto complementari. E quindi...ci ha dato molto sicurezza il fatto di avere questa expertise nel team, da un lato dall'altro io lo portavo ai clienti. E il fatto che, anche se non lo stavano ancora comprando, valutassero il fatto di dire che non avranno mai provato qualcosa del genere, è un qualcosa che sicuramente ci ha tenuti molto focalizzati sulla missione senza prendere delle scorciatoie, anche perché, sinceramente, prendere delle scorciatoie voleva dire fare esattamente quello che altri, più ricchi, più strutturati, avevano già sul mercato. Quindi la nostra unica ragione di esistere era e è portare qualcosa che gli altri non hanno già portato. Quindi per noi è sempre stato abbastanza chiaro che questo era come quando crei qualcosa di nuovo. Ti chiedi perché devi esistere, no? e lo abbiamo rivalutato, questo era molto chiaro fino all'inizio.

Camilla Scassellati Sforzolini (33:51.642)

Avete appunto iniziato con 5 milioni che possono sembrare sembrare tanti per un progetto del genere ma la realtà è che diversamente da tanti food brand avete anche deciso di costruire il vostro impianto di produzione che ovviamente richiede tantissimi investimenti perché l'alternativa è semplicemente di portare la propria ricetta anche se appunto propria a un produttore esterno, third party che può produrre poi il prodotto per te perché avete deciso di creare il vostro impianto di produzione.

Maddalena Zanoni (34:24.75)

torno un pochino alla risposta che ho dato precedentemente, cioè abbiamo deciso di creare qualcosa che fosse una rivoluzione tecnologica importante, di conseguenza andare da un terzista, non solo non avrebbe ridotto particolarmente le tempistiche di partenza, ma avrebbe anche molto disperso. le nostre competenze, le nostre conoscenze che sono forse una parte, forse la parte più importante che noi abbiamo deciso di proteggere con dei brevetti, come vi dicevo abbiamo registrato i nostri batteri nella ceppoteca cioè il nostro focus sull'IP, l'Intellectual Property è molto grande le macchine non esistono già, le abbiamo due creare noi facendo Test and Learn quindi sarebbe stata una scorciatoia apparente ma poi alla fine ci avrebbe, io credo, dato un'illusione non veritiera di velocità, disperdendo appunto quello che è più prezioso per noi, che sono proprio queste competenze.

Camilla Scassellati Sforzolini (35:32.378)

E parliamo un po' di marketing, perché appunto come ci hai detto, tu sei la ragazza del marketing e delle vendite, e quello è il tuo background, è quello che anche stai facendo sempre con Dream Farm. Che strategia hai usato per lanciare Dream Farm sul mercato? Quali sono i messaggi che hanno funzionato? Sei rimasta appunto sulla parte salutare? Chi ci ha detto che avevi visto che funzionava in Italia con Alpro? ma come avete cercato di differenziarsi e di spiegare questo prodotto che comunque è molto diverso.

Maddalena Zanoni (36:03.726)

Allora prima di tutto noi siamo partiti come con un imprinting internazionale. Cioè noi siamo in Italia, abbiamo lanciato in Italia perché da un punto di vista logistico è più economico e diciamo si riesce a fare fail cheap se ti va male. Però io fin da subito sono andata in Nord Europa e quindi siamo partiti come una startup multinazionale come Mindset e questo penso che abbia fatto la differenza in tantissime interlocuzioni, diciamo commerciali. Questo come primo punto. Come marketing? Allora, parliamo di packaging. Davanti allo scaffale del frigo voi passate 3, 4, 5 secondi, forse, forse, e non vedete cosa avete di fianco. Quindi noi abbiamo deciso, io ero terrorizzata dal fatto di essere invisibile, perché all'inizio non abbiamo 10 prodotti, ne abbiamo due non ci conosce nessuno e non abbiamo tutti sti soldi per fare infinite promozioni. E quindi, diciamo, la prima grande strategia è stata quella di andare a guardare lo scaffale, vedere i colori che c'erano e dire ok, io faccio l'opposto. I colori del latticino sono blu, bianchi, verdi, eccetera. Noi siamo un mix tra un rosa, arancione e fluorescente, tale per cui è impossibile non vederci. Quindi questo come primo punto. Secondo punto siamo in una startup.

Camilla Scassellati Sforzolini (37:28.346)

Devo dire che è super riconoscibile, l'ho visto una volta e me lo ricorderò sempre. Ed è anche molto il disegno, ti dà proprio voglia di tirarlo su e vedere cos'è, perché non è simile a...

Maddalena Zanoni (37:38.382)

mi fa piacere. Sì, sì, no, no, era proprio il punto, il punto da cui siamo partiti per quanto riguarda la visibilità nel negozio. Poi siamo anche accessibili, perché il marketing è fatto di vari elementi, no? Devi essere visibili, devi essere accessibile, quindi spesso i prodotti vegani non vengono acquistati perché sono troppo cari. E quindi abbiamo deciso fin da subito di avere un pricing che non fosse 5, 6...volte più alto rispetto al prodotto di partenza e quindi ridurre un pochino i nostri margini, ma alla fine dei conti se hai piccole quantità ti costa così tanto il trasporto che hai dei cox esagerati e quindi abbiamo cercato di fare diciamo un compromesso, di realizzare un compromesso da quel punto di vista. E poi siamo una startup orgogliosi di esserlo, quindi ho pensato ok, noi comunque per quanto abbiamo dei buoni capitali ma come giustamente dicevi te fare una fabbrica good luck perché ci vuole del tempo, è fatta di muri, è fatta di pipelines, è fatta di macchinari, è fatta di veramente tanti costi. Non abbiamo gli investimenti della Danone, insomma. Non abbiamo i budget a cui ero abituata prima, però siamo una startup e quella cosa ci rende speciali. E quindi vogliamo parlare se ci sono dei creators che ci supportano fin dall'inizio. Noi gli andiamo a conoscere di persona e li abbracciamo e dai clienti facciamo la stessa cosa. Cioè non ci facciamo intermediare, siamo una startup e orgogliosa di esserlo. Quindi questo è il nostro approccio di marketing. Poi devo dire, c'è stata una parte su cui io invece non ero minimamente pronta, che è stata una bella sorpresa. cioè la parte di Orica o di Food Service. Abbiamo avuto questo grazie a Giovanni, che non l'ho detto, ma a parte il co-founder che è Mattia, abbiamo anche, diciamo, coinvolto quest'anno Giovanni, che è diventato nostro CEO, che è un ragazzo che aveva già avuto e venduto una startup nel mondo dei piatti pronti freschi, perché fare prodotti freschi richiede una certa perfezione di operations.

Maddalena Zanoni (39:51.79)

e quindi questo ha portato a concludere il trio che è fatto di marketing e vendita, è fatto di prodotto e di operation. Con questo abbiamo concluso. Giovanni, che conosceva molto meglio di me il mondo del food service, ha avuto il coraggio di provare ad approcciare qualche pizzeria. Devo dire che quelle un po' più di alto livello, lievità, pizzo, fria diavole, eccetera, ci hanno subito preso e quindi il mondo food service è stato per noi da subito una bellissima sorpresa.

Camilla Scassellati Sforzolini (40:22.234)

state facendo la mozzarella, come dicevamo, con un metodo alternativo. La mozzarella è un cibo iconico nella cucina italiana e sappiamo che ogni tanto gli italiani non sono proni al cambiamento soprattutto sul cibo e sulle cose che reputano iconiche. Avete ricevuto, so che avete ricevuto, come dicevi, anche tanto supporto organico di influencer, creators che amano il vostro prodotto, ne vogliono parlare e che quindi sono aperte a questa ventata di novità. Ma ero curiosa anche di sapere, avete potuto affrontare anche persone che vi hanno criticato perché state facendo una cosa che dovrebbe essere fatta con latte in un certo posto, in un certo modo, in modo diverso.

Maddalena Zanoni (41:08.078)

qualche critica per forza, nel senso altrimenti, come diceva Oscar Wilde, se non parlano di te anche un po' male vuol dire che non parlano di te. Di fatto, devo dire, le critiche, qualcuna c'è, non sono così tante, ma sicuramente soprattutto in Italia c'è questo tema della sacralità, della tradizione. Noi rispettiamo il formaggio nel senso che ne prendiamo ispirazione. di fatto il formaggio è una base che viene fermentata e anche noi fermentiamo la nostra base semplicemente partiamo dalle mandorle, ma noi abbiamo imparato dal formaggio a farlo quindi di conseguenza diciamo non è che siamo focalizziamo le nostre attenzioni su sparare contro chi fa il formaggio, noi focalizziamo le nostre attenzioni sul fatto di rendere il più gustoso, divertente possibile. integrare qualcosa di nuovo nella propria dieta. Quindi diciamo che abbiamo un approccio molto più positivo da questo punto di vista e leggero da questo punto di vista tale per cui diciamo che le critiche lasciano un po' desiderare. D'ammetto che peraltro noi siamo, diciamo, la nostra fabbrica e l'azienda si trova addirittura in provincia di Parma, quindi nel mezzo della food valley di fianco a prosciuttifici e veramente. Sì, e quindi stavo dicendo della mozzarella. Sì, dicevo in aggiunta con Dream Farm. La nostra fabbrica si trova in provincia di Parma, quindi siamo assolutamente nella Food Valley, circondati da prosciuttifici e fabbriche del parmigiano reggiano. Quindi diciamo che abbiamo avuto del coraggio nel fatto di metterci in un posto comunque da cui raccogliamo delle ispirazioni quindi no, noi andiamo avanti.

Camilla Scassellati Sforzolini (43:39.482)

Però, quella è la cosa bella, ne parlavamo con Inessa anche prima, chiacchierando di questa intervista, che ovviamente il food è uno dei fiorello occhiello dell'Italia, anche a livello industriale, di vendite, di business, eccetera, e di cultura. Insomma, parliamo, associo sempre l'Italia al cibo, però è anche importante portare innovazione a questi settori che sono così iconici in un paese per continuare ad essere leader nel food e ovvio che ci stiamo muovendo verso un mondo più sostenibile. Insomma, il mondo sta cambiando ed è bello vedere aziende italiane che anche se nella food valley e ovviamente il parmigiano rimarrà sacro, spero per altri mille anni però è anche bello vedere i ragazzi che cercano di fare le cose in modo diverso per innovare e appunto puntare sulla tecnologia e puntare su altri tipi di comunicazione eccetera eccetera. Quindi è un bel contrasto anche. E sono curiosa di chiederti un'altra domanda sul marketing e l'influencer marketing. Come avete gestito la parte di appunto lavorare con creators? Come funziona il passaparola in questo mondo? So che ci sono tante persone che iniziano una startup con un prodotto. Questo è un po' il grande challenge iniziale. Come faccio a parlare di me? Come faccio a parlare del mio prodotto? Come faccio a trovare persone che fanno fanno?

incrementano questo passaparola che spero che succederà anche organicamente.


Maddalena Zanoni (45:11.182)

Allora, nel nostro caso specifico siamo stati fortunati perché i primissimi negozi, che erano negozi 100% vegetali, hanno fatto dei Reel per vendere il nostro prodotto e da lì hanno attirato tantissimi creators, influencers, che senza neanche essere contattati da noi sono andati a comprare il prodotto, lo hanno provato e hanno fatto tanti Reels che hanno attirato altri... cioè è stato veramente un...circolo positivo e che poi noi abbiamo cercato di alimentare andando a invitarli tutti a fare un aperitivo, ringraziandoli eccetera eccetera. Quindi è stato qualcosa di molto spontaneo, genuino e quindi ha funzionato molto bene da questo punto di vista. In generale mi verrebbe da dire che funziona sempre meglio essere amati da un piccolo gruppo di ambasciatori piuttosto che essere un po' piaciuti da un gruppone grande, soprattutto all'inizio. E quindi noi abbiamo deciso di far sentire speciale le persone che hanno creduto in noi fin dall'inizio.

Camilla Scassellati Sforzolini (46:17.498)

Che poi anche se lo fai in un prodotto tech, qualsiasi cosa fai, tutti ti dicono, anche B2B. Cioè, alla fine sai che stai facendo qualcosa di bello quando hai persone che amano così tanto il tuo prodotto, che ne vogliono parlare. E voglio anche fare un appello ai nostri ascoltatori e consumatori di prodotti, che forse uno non se ne rende conto, ma se tu stai provando un prodotto e sai che è di un piccolo business, di una startup, e ti piace... Anche se non sei un influencer, magari uno si vergogna un po', però sentitevi empowered di parlarne anche sui vostri canali, per i vostri amici, perché fate un regalo grandissimo a qualcuno che sta cercando di crescere un business. Sono sicura che in essa sei d'accordo anche con Clemmy's Market. Magari uno dice, ah buona questa granola, però chi sono io per parlarne? Però magari fai la foto della tua colazione, lo tagli e iuti così tanto a far crescere.

Inès Makula (47:02.277)

Assolutamente.

Inès (47:09.477)

In realtà, come dice Camilla, uno si fida più del... Cioè, mi fide se Camilla, che vuol dire ho un'amica che non è un influencer e ha 500-600 followers, che sono più o meno i numeri che hanno le persone dei loro contatti, tagga un prodotto che gli piace. Per me quello è il 100 per cento, sicuro lo devo andare a provare. Mentre se lo fa l'influencer, che magari ne fa 50.000 a settimana, è...devi anche filtrare tutte le cose che ti raccomandano. Quindi siamo tutti in realtà un po' influenzati nella nostra nicchia, cioè nella nostra, nella società, nel nostro gruppo di amici, tra i nostri colleghi. Quindi assolutamente è anche così che siamo, tra l'altro, cresciute noi con Made It, no? Con la condivisione tra le persone, con i brand si cresce così. Non c'è niente di meglio che il passaparola tra amici, è una cosa più potente, confermo.

Maddalena Zanoni (47:56.27)

Assolutamente!

Camilla Scassellati Sforzolini (47:58.842)

Per parlare un po' della vostra crescita iniziale, ci puoi dare qualche metrica, numero di sales che avete raggiunto, altri milestones importanti, idea dei vostri progetti di crescita nel futuro cross-sum per dare un po' un'idea di quello che avete già, quello che siete già riusciti a costruire e dove vorreste andare.

Maddalena Zanoni (48:17.07)

Certo, allora in realtà quello che non ho detto prima è che questo impegno di investire 5 milioni lo abbiamo ricevuto a fronte di dimostrazioni del fatto che riuscivamo a raggiungere degli obiettivi intermedi e quindi siamo partiti da un piccolo prodotto che poi abbiamo portato quindi il primo KPI di successo è stato Pia Teatre ai clienti di cui due non in Italia. Bene, check. Allora abbiamo avuto un po' più di soldi per fare il primo prototipo poi adesso abbiamo il 2023 stato un anno di ok, dobbiamo vendere e quindi il nostro KPI di successo non è tanto il fatturato quanto le rotazioni nei negozi in cui abbiamo deciso di fare i primi test e le rotazioni al momento sono 5 volte più alte rispetto al leader di mercato e rispetto al mio business plan. Quindi cosa decisamente positiva sulla base di quello abbiamo investito qualche altro soldo per scalare la produzione. L'anno prossimo sarà il primo vero anno di vendita in cui andiamo già in Belgio e Olanda, insomma in giro per l'Europa. Abbiamo stimato, io sono abbastanza confidente sul fatto di poter fatturare, diciamo, questo primo anno vero di vendita un milione e poi di triplicare il fatturato ogni anno. Questo è un po' il nostro business plan.

Inès Makula  (49:32.389)

È bellissimo che state già pensando internazionale dal giorno 1 a quello che diciamo ci chiamano dire tanto sul podcast, se si vuole costruire qualcosa di grande bisogna pensare almeno a Europa e non solo Italia. Passando un po' alle domande magari un po' più personali verso la fine della nostra intervista, nel mentre di tutto questo stravolgimento di vita hai avuto anche un bambino che...Ne parliamo perché tante donne che sono in una fase di superarli 30 magari e vogliono una famiglia si dicono vabbè ma c'è un lavoro, avrò la maternità, perché rischiare tutto adesso no? È più facile farlo quando hai 22 anni e non hai nessuno che sia solo te stessa piuttosto che farlo in un'età in cui cambia tutto. Quindi come hai gestito questo desiderio di diventare madre con le tue ambizioni di essere imprenditrice?

Inès Makula  (50:29.957)

Sono stati ok con questo cambiamento, perché ovviamente stanno investendo su di te e avere un figlio porta via anche tanto tempo.

Maddalena Zanoni (50:37.998)

Beh allora, io credo che in generale non ci sia mai il momento giusto. E quindi se poi uno si fa un auto esame di coscienza, sa che ha sempre mille progetti, cioè nella mia vita non ci sarà mai il momento giusto di farlo, adesso 38 anni, cioè non so che cosa sto aspettando, no? Quindi sicuramente, allora anche Mattia per dire ha avuto un figlio più o meno nello stesso periodo, ovviamente come donna è un po' diverso perché devi farti quel periodo diciamo in cui...è ovvio che è più pesante per una donna gestire questa cosa. E avevo paura e la verità è che gli investitori hanno continuato a credere in me, mi hanno sopportato tantissimo anche perché io credo che poi ti renda una persona molto più efficiente e credo che sia quasi un catalizzatore di professionalità. Entrambi gli investitori credono nel potere della diversità e credono in me al di là del fatto che durante la maternità, che comunque non...non è stata una maternità standard come voi potete immaginare, o comunque durante il parto, durante questi periodi in cui sono stata un po' più assente, in realtà diciamo hanno deciso di investire in me a prescindere perché credono che il mio valore va da oltre magari quella piccola fase in cui sono stata un po' più assente. È ovvio che non ho fatto mesi di maternità e di assenza come farebbe un dipendente. Sono un'imprenditrice, non una dipendente e mi sono comportata di conseguenza senza che nessuno me lo chiedesse. Però dall'altro lato gli investitori non hanno minimamente, diciamo, avuto dei dubbi nei miei confronti o non me lo hanno manifestato e lo dico a voce alta perché credo che sia un bellissimo esempio che più, diciamo, più donne dovrebbero prendere perché non bisogna scegliere tra l'ambizione.

di carriera e l'ambizione personale è possibile, è possibile se si vuole, non è facile ma nulla è facile. E allo stesso tempo credo che comunque abbia dato anche un bellissimo messaggio di inclusività ai nostri valori come startup. Poi il mio bambino è venuto a 8 settimane, non mesi.

Maddalena Zanoni (52:49.294)

in fiera con me a C-Bus e c'era mia mamma che me lo passavo ogni tre ore per allattarlo e sono andata a fare degli incontri con dei clienti, col bambino di fianco nel passeggino, la verità è che it's fine. Cioè anzi crea ancora più empatia e si può fare, ho tantissimo aiuto da parte della mia famiglia, il mio ragazzo, perché a volte noi donne escludiamo i ragazzi, no? Perché ci sembra che sia solo un nostro problema, la verità è che il mio compagno non ha mai pensato di dover fare qualcosa di meno di me e in effetti è così.in più la sua azienda ha un nido aziendale. E anche questo lo voglio dire a voce alta, perché non ci sono i nidi e invece noi da subito abbiamo avuto la possibilità di mettere il bambino al nido senza troppe preoccupazioni perché era nell'ufficio. E quindi, cioè, questo è quello che manca all'Italia in generale, i servizi che ti danno la possibilità di lavorare se vuoi farlo.

Inès Makula  (53:22.277)

A kebal!

Inès Makula  (53:46.181)

Assolutamente, questa è una delle cose più importanti perché poi uno deve fare questi sacrifici sulla propria carriera che spesso tocca alla donna anche se ovviamente ci sono poi coppie, non tutte ovviamente, e poi soprattutto che le due persone in una coppia aiutino e si dividono le responsabilità. Però è bellissimo vedere che tu l'hai fatto, come dici tu non è facile però si può fare e spero che sia…di ispirazione per tutte donne che ci ascoltano che magari si sentono un po' bloccate, soprattutto penso ci sia una grande crisi esistenziale verso i 30-32 dove la vita cambia e poi comunque abbiamo anche un orologio biologico, non possiamo negarlo, che non possiamo aspettare fino a 50 anni per fare figli, però la vita è una e se uno vuole essere anche soddisfatto professionalmente ci si deve anche buttare. E un'altra donna che ti vogliono fare, visto che stai gestendo tante cose.

come gestisci un po' le tue energie, la giornata e il tempo che dedichi a tutto.

Maddalena Zanoni (54:49.774)

Beh, domanda da un milione... Allora, è sempre un po' difficile, però forse... Non sono vecchia, ma non sono neanche una 25enne, quindi riesco a gestire le cose con un po' più di distanza e senza autogiudicarsi troppo. Ho deciso di essere semplicemente autoconsapevole sia come mamma che come start-upper. L'unica verità è che se tu stai male, sta male sia il bambino che la start-upper, insomma e quindi tanto vale ammettere i propri limiti e lavorare molto intenzionalmente sulle proprie energie positive perché entrambe diciamo sono cose diverse ma come mindset abbastanza simile se tu non hai realmente dell'energia positiva che è fatta anche di equilibrio psico-fisico lo soffriranno tutti all'ennesima potenza e quindi anche come mamma ti danno un milione di consigli o di giudizi all'ettaro destra, sinistra, tanto in realtà qualsiasi cosa tu faccia verrei sempre giudicata. Quindi tanto vale farti il tuo esame di coscienza e decidere chi sei tu e cercare di prendere la tua temperatura e dal momento in cui ti sento un po' raffreddata, fare uno step back e gestirla. Proprio come atto di, non solo, non è buonismo, è atto di responsabilità nei confronti del bambino e della famiglia e nei confronti della startup, perché il mood del founder.

Fa la differenza quando si ha cinque persone, no? E quindi io non so, io credo che questo sia la singola cosa che più mi aiuta a gestire le energie.

Inès Makula  (56:26.469)

E' qualcosa che fai oltre famiglia e lavoro per staccare da tutto e energizzarsi.

Maddalena Zanoni (56:33.838)

Io sono grandissima amante della montagna e quindi i miei trekking o qualche corsetta la faccio. Il mio ragazzo fa trail running intorno alle montagne e quindi forse la vicinanza alla natura e a una persona che è così tanto in contatto con, diciamo, forse più la fisicità. Mi aiuta molto perché io ho sempre pensato che fosse tutto un gioco di mente e non di corpo. Invece lui lavora per Oberalp che è un'azienda che fa appunto foodware outdoor clothing quindi diciamo che vengo influenzata molto positivamente dall'idea che anche il corpo ha la sua necessità, abbiamo bisogno di staccare, io appunto mi faccio due corsette a settimana e il fatto che poi è la sera comunque devo dare da mangiare al bambino eccetera mi obbliga a staccare veramente, non è che posso per metà pensare al lavoro e per metà pensare al bambino, cioè riesco ad essere molto più presente nelle situazioni. Abbiamo comprato un passeggino da corsa e quindi corriamo col passeggino.

Inès Makula (57:48.741)

Siete quelle coppie che ammiro tantissimo, che vedo e dico ma quanto sono fighi questi, che fanno due cose allo stesso tempo. Super intelligente.

Maddalena Zanoni (57:54.606)

Ma è molto intelligente, poi di nuovo ogni cosa funziona, c'è chi viaggia tantissimo, allora deve comprare il passeggino che pesa 3 kg, il nostro passeggino pesa 12 kg, però possiamo correrci e quindi in realtà funziona insomma, ognuno deve trovare un palazzo in formula.

Inès Makula (58:12.357)

No, bello. Esatto, poi bisogna ottimizzare un po' il tempo quando si deve. In generale come prendi le decisioni veramente importanti nella tua vita? Ci hai raccontato un po' come hai preso quella del lavoro e quindi affrontare le tue paure, ma hai qualche altro consiglio?

Maddalena Zanoni (58:30.446)

Ma allora, una cosa che faccio spesso è prendere nota scritta delle mie sensazioni, perché penso che la memoria non sia oggettiva e quindi quando guardi indietro all'ultimo non dici, va tutto bene. Ma in realtà non è così. Quindi io quando sto male soprattutto mi prendo la mia Moleskine, in cui, che è quella sacra, che tiro fuori solo nei momenti, diciamo, un pochino di crisi, perché mi aiuta a rileggere senza giudizio, con un pochino di distanza e quindi è sempre quel percorso di autoconsapevolezza che è difficile e che comunque dobbiamo fare, perché tanto prima o poi ci scontriamo con noi stessi. E... Non lo so, consiglierei semplicemente ogni tanto di prendersi un momento di distanza dalla corsa. Può essere una volta all'anno, può essere, non lo so, farci crearsi un rituale con cui uno esce, riguarda indietro e fa un po' di...che con la propria temperatura, quello sì, e quello aiuta secondo me a prendere le decisioni giuste.

Inès Makula (59:34.501)

e invece una rivelazione magari di te stessa che hai acquisito durante questo percorso ti sarei sicuramente spinta a dei limiti che magari non sapevi forse di poter raggiungere o qualcosa che ti ha anche sorpreso.

Maddalena Zanoni (59:50.254)

In realtà devo dire che non avrei mai pensato di fare la start-up e la mamma allo stesso tempo, quindi forse questa è stata la più grande rivelazione. Nel senso che ero abbastanza terrorizzata prima e invece mi rendo... Io non mi sento così cambiata e allo stesso tempo mi sento cambiata. Cioè non credo di dovermi rinnegare per essere nell'una, nell'altra e quindi scoprire di poter essere me stessa forse è stata la più grande scoperta, senza giustificarmi, senza chiedere scusa a nessuno, e quindi no, questa forse è la più grande rivelazione.

Inès Makula (01:00:30.341)

Beh direi che è sicuramente un'enorme relazione, siamo felici per te. Siamo arrivati alla fine della nostra intervista che concludiamo sempre con la nostra famosa ultima domanda e ti vogliamo chiedere quindi in che modo la tua italianità ti ha aiutato nel tuo percorso.

Maddalena Zanoni (01:00:50.062)

visto che faccio cibo sicuramente la mia italianità mi ha aiutato, mi ha aiutata a tenere l'asticella molto alta da un punto di vista di gusto. Credo che noi italiani abbiamo il vantaggio e lo sballaggio di essere un po' viziati da un punto di vista di quello che reputiamo buono e quello che non reputiamo buono. Quindi facendo il food io credo che questo abbia fatto molto la differenza per me.

Inès Makula (01:01:14.949)

Sì, se è buono in Italia per gli italiani diciamo che piacerà in tutto il resto del mondo sicuramente. È un po' più difficile di contrario. Grazie Maddalena, tra l'altro siamo curiosissime di assaggiare la tua... So che c'è una mozzarella e c'è anche un formaggio spalmabile, siamo curiosissime di assaggiare.

Maddalena Zanoni (01:01:18.926)

Esatto, esattamente.

Maddalena Zanoni (01:01:34.03)

esatto c'è anche un formato spalmabile e in futuro più formaggi più alternative vegetali ai formaggi ovviamente l'inghilterra non è di facilissimo accesso ma ci stiamo lavorando l e i forse è un po' lontano ma non si sa mai ragazzi

Inès Makula (01:01:45.093)

infatti

Camilla Scassellati Sforzolini (01:01:49.978)

Ma, e come dicevi, il formaggio a parte quello, insomma, Fio Life che è quello che mi sembra che c'è dappertutto, non tantissime alternative buone, per cui spazio di mercato mentre su tutto il resto è lei avanti su tutto, qualsiasi cosa, 100 lati vegetali, 30, tutto, anzi non mangi più cose, diciamo, si mangia quasi solo plant based, però il formaggio è la cosa più difficile, quindi.

Inès Makula  (01:02:06.821)

ci saranno tipo 100 lati vegetali.

Maddalena Zanoni (01:02:19.598)

Allora lavoreremo sui vostri mercati.

Inès Makula (01:02:19.749)

Tanto spazio di mercato!

Inès Makula (01:02:24.197)

Ottimo, grazie mille, Maddalena!

Camilla Scassellati Sforzolini (01:02:24.506)

Grazie mille Madalena!

Maddalena Zanoni (01:02:26.542)

Grazie a voi, ciao!


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